Giudizio immediato per TI Sparkle – Fastweb: tanti dubbi e qualche perché

I possibili scenari dopo la richiesta avanzata dai pm. Sorprende la decisione della Procura di “secretare” le carte, mentre gli indagati rischiano altri 6 mesi di custodia cautelare.


Dunque, come si intuiva da qualche giorno (comprese le “voci” insistenti che circolavano tra le redazioni dei giornali), i pm dell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb, ovvero il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Francesca Passaniti, Giovanni Bombardieri e Giovanni Di Leo, hanno deciso che il dado andava tratto. Da qui la richiesta di “giudizio immediato” per 37 persone, coinvolte a vario titolo nell’indagine, per singoli reati assai diversi.


Una richiesta che, guarda caso, arriva a ridosso dei circa sei mesi di “custodia cautelare” inflitta agli indagati. Un periodo oltre il quale, per diversi di loro, in caso di rinvio a giudizio per via ordinaria, si sarebbero invece aperte le porte del carcere o degli “arresti domiciliari”, in attesa di stabilire poi in sede di processo, se colpevoli o meno dei reati di cui sono accusati.


Un tempismo che fa riflettere. Infatti, ove il gip accogliesse la richiesta dei pm, il cronometro dei termini della custodia cautelare ripartirebbe da zero. Detto in parole semplici: gli indagati, ad oggi “presunti innocenti” (fino a quando in un aula di tribunale non si stabilirà eventualmente il contrario), rischierebbero di rimanere altri 180 giorni (sei mesi) in stato di privazione della libertà personale. Pur senza aver subito alcuna condanna.


Non a caso, anzi soprattutto per questo, il codice penale subordina l’accoglimento del giudizio immediato ad alcune stringenti condizioni, trattandosi di un rito “speciale” che salta il passaggio dell’udienza preliminare davanti al gup: 1) l’evidenza della prova; 2) che la persona sottoposta a indagini sia stata interrogata sui fatti dai quali emerge l’evidenza della prova 3) che l’indagato, pur invitato a farlo, non si sia presentato.


Fatto altrettanto sorprendente, la richiesta dei pm risulta tuttora “secretata”. Spieghiamo bene: di solito, a fronte di una richiesta di giudizio immediato da parte dei pm, è consentito agli avvocati della difesa (è un diritto per gli imputati) conoscere immediatamente il contenuto della richiesta stesso, ovvero sapere quali sono esattamente le imputazioni dei propri assistiti e/o se vi sono nuove imputazioni precedentemente non ravvisate. Questo perché, per la difesa è possibile depositare delle nuove memorie sul tavolo del gip, in cui sostenere l’illegittimità stessa del “giudizio immediato” e motivare una richiesta di rigetto. Eppure, fino alla tarda mattina di oggi, l’accesso al registro della Procura risultava nei fatti “criptato”, ovvero le carte erano “secretate”, per i difensori.


Alla luce di quanto sopra, gli scenari possibili che si profilano sono i seguenti: 1) il gip può accogliere la richiesta e confermare il giudizio immediato; 2) il gip può rigettare la richiesta e rimettere gli atti ai pm. I quali, a loro volta, a quel punto hanno due strade: continuare le indagini oppure notificare un avviso di conclusione delle medesime, depositando tutti gli atti dell’inchiesta e mettendoli a disposizione di tutti gli avvocati. Poi devono aspettare 20 giorni, prima di fare richiesta di rinvio a giudizio per via ordinaria, con fissazione della udienza preliminare davanti al gup. Un percorso che, per i tempi obbligatori richiesti, comporterebbe inevitabilmente la scadenza dei termini di custodia cautelare, consentendo così a diversi indagati (non tutti) di presentarsi da persone libere e non “ristrette” al successivo processo. Con la possibilità di dimostrare pubblicamente la propria innocenza.

2 Commenti a “Giudizio immediato per TI Sparkle – Fastweb: tanti dubbi e qualche perché”

  • giovanni:

    La protervia accusatoria della Procura di Roma supera ogni limite. Fermo il fatto che ci sembra di capire che sia un suo metodo ricorrere al giudizio immediato, quando vi sono imputati detenuti ed in prossimità della scadenza dei termini della custodia cautelare, saltando un filtro di controllo (quello del GUP) e prolungando artificiosamente i termini della custodia stessa, scopriamo che essa, per perseguire i suoi fini, non si fa scrupolo di NON seguire nemmeno le regole elementari, quelle che si insegnano perfino ai giovani uditori con il ricorso ai formulari prestampati: NON è possibile il giudizio immediato quando non è esaurita la fase del procedimento ex art. 309 c.p.p., ovvero quella del riesame (http://static2.libreriadelgiurista.it/attachments/759.pdf). Gli imputati di TIS, nel caso di specie, hanno TUTTI ottenuto una sentenza favorevole della Cassazione, che ha annullato con rinvio l’ordinanza del mitico D’Arma, prevedendo un NUOVO procedimento al Tribunale del Riesame. Ma il sonno del Diritto, in certe Procure, è ormai una condizione permanente, che non smette di partorire mostri.

    • stefano:

      Giovanni.. Sono 6 mesi che li tengono dentro illegalmente approfittando della connivenza tra magistrati (un Toga party da far impallidire John Belushi).. questi della legge se ne infischiano allegramente.. Cito Notre Dame de Paris “benvenuti alla Corte dei Miracoli… A noi la Giustizia ci passò vicino..”

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