Fattore Umano | I garanti dei detenuti: «Riforma carceri improrogabile»



A Milano la riunione del Coordinamento nazionale dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti. Entro due giorni una “Carta” di proposte da inviare al Senato, in vista del 21 settembre

 

È stata una riunione di lavoro intenso quella di oggi al Circolo della Stampa di Milano, dove si è tenuto l’incontro del Coordinamento nazionale dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti. Per l’occasione sono stati presentati i punti-chiave della Carta, che verrà terminata nel corso dei prossimi due giorni, e che verrà inviata in Senato in vista della seduta straordinaria del prossimo 21 settembre.


Presenti al tavolo dei lavori: Franco Corleone, Coordinatore del Coordinamento Garanti
, 15 Garanti, 
Stefano Anastasia (Difensore civico di Antigone), Riccardo De Facci, (vicepresidente CNCA, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), 
Maurizio Mazzi (presidente della Conferenza regionale volontariato giustizia Veneto), Michele Passione (membro dell’Osservatorio nazionale carceri dell’Unione Camere Penali), 
Sergio Segio (Società In/formazione, Forum Droghe) e Ornella Favero (Ristretti Orizzonti). Alla conferenza stampa è intervenuto anche il vicepresidente del consiglio comunale di Milano, Andrea Fanzago che ha voluto comunicare la volontà di impegno da parte della Giunta di migliorare la situazione degli istituti di pena milanesi partendo dal «riallacciare i contatti con la Commissione Servizi Sociali nell’ottica di riconfermare la Commissione Carceri».


A moderare la tavola rotonda, Franco Corleone. In una giornata che ha dato come frutto una “Carta” che «vuole essere di riforma radicale del carcere». In uno sforzo comune e “concreto” per un carcere più aperto e più responsabilizzante: «si pensi ad esempio alla istituzione di supermercati interni, oppure alla distribuzione di carte telefoniche o ancora alle mense comuni». Interventi fattibili che trasformerebbero l’esigenza di bisogni primari dei detenuti (sempre meno colmata) da richiesta di «permessini» a richiesta autonoma e responsabile da parte del singolo recluso. Ma anche «mettere fine alla speculazione del “sopravvitto” (dover comperare ciò che serve in una sorta di negozio interno alle carceri, gestito dalla medesima ditta che fornisce i pasti alla amministrazione carceraria, ndr.)».


«Non si dovrà più parlare – ha sottolineato Corleone – di “capienza regolamentare” o “reale” delle carceri, bensì di “capienza costituzionale”, l’unica possibile in uno stato di diritto e di democrazia». E si sbilancia, immaginando «carceri per meno detenuti. Non a nuovi edifici come prevede il Piano carceri: utilizziamo le risorse pianificate per diversificare le strutture rendendole adatte alle diverse forme di detenzione: chi è in attesa di giudizio, le donne, i tossicodipendenti e così via».


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