Fattore Umano | Bernardini: «Regina Coeli, carcere illegale»
Detenuti costretti a dormire sui pavimenti. Poco cibo, poche docce, poca carta igienica e ozio assoluto in cella per oltre 23 al giorno. La deputata radicale presenta un’interrogazione parlamentare e chiede l’intervento del Magistrato di Sorveglianza: «Una sentenza della Corte Costituzionale lo autorizza ad agire. Lo faccia»
«Siamo oltre il tollerabile, nel carcere di Regina Coeli la situazione è semplicemente illegale». L’On. Rita Bernardini non fa nessuno sconto dopo la sua visita ispettiva (non preannunciata) presso la casa circondariale romana, avvenuta il 22 novembre scorso. Dai risultati è nata un’interrogazione parlamentare rivolta ai ministri della Giustizia e della Salute e la decisione di portare a conoscenza di quanto emerso il Magistrato di Sorveglianza affinché si attivi «esercitando i poteri/doveri che gli attribuisce l’ordinamento penitenziario».
On. Bernardini, cosa ha potuto vedere?
Ormai si fatica persino a trovare le parole adatte. Lo spazio per ciascun detenuto è un terzo di quello che l’Europa impone per gli allevamenti di suini. A fronte di una capienza regolamentare di 724 posti e “tollerabile” di 1002, ci sono 1197 detenuti. Anche accettando la “capienza tollerata” c’è il 20% in più delle persone consentite. Ma non solo. Se si scava in questi numeri si capisce che il sovraffollamento non è casuale: i tossicodipendenti sono 672 (55%) e la somma di stranieri comunitari ed extracomunitari è di 676 (56%).
L’ennesima emergenza?
Definirla un’emergenza umanitaria è il minimo. Se non esplode è solo grazie alla responsabilità di polizia, operatori penitenziari e detenuti stessi. Ho potuto verificare che spesso a due soli agenti tocca sorvegliare 220 detenuti. Nel reparto “Nuovi Giunti” si dorme perfino sui pavimenti, in celle di circa 6 mq vivono in 3, mentre dovrebbe starci una sola persona, il blindato chiude dalle 18 fino al mattino e i detenuti possono fare solo 20 minuti di aria al giorno. Hanno dovuto trasformare in una cella per 5 persone perfino quella che prima era l’area ricreativa. Questo perché Regina Coeli, oltre ad essere stata costruita nel 1600, adesso ha una sezione e mezza chiuse per lavori di ristrutturazione.
Ma che fanno i detenuti nelle rimanenti 23 ore e 40 minuti?
Ozio più assoluto, senza nessuna socialità o poter almeno cucinare. Per non dire di gabinetti rotti, docce solo ogni due- tre giorni e un rotolo di carta igienica a settimana. Non ci sono i soldi per fornire detergenti, così le celle restano sporche. Il personale che ci accompagnava era imbarazzato, perfino umiliato nel descriverci la situazione.
Situazione igienica sotto il limite. E la situazione sanitaria?
C’è il rischio che scoppino epidemie di malattie contagiose come tubercolosi e scabbia. Inoltre c’è stato un taglio del 35% del monte ore degli psicologi penitenziari nel reparto “Nuovi giunti” per valutare le condizioni psicologiche di chi è appena entrato in carcere e il pericolo che compia atti di autolesionismo o violenza verso altri. Nella sezione Primo ingresso i detenuti dovrebbero permanere solo qualche giorno e poi andare nelle rispettive sezioni. Invece quasi tutti, a causa del sovraffollamento, sono costretti a restare chiusi in quel reparto anche per mesi e mesi.
Lei, tra l’altro, sollecita il Magistrato di Sorveglianza, dott. Tamburino, ad attivare i suoi poteri/doveri. Ma cosa potrebbe fare in concreto?
È un aspetto che ci tengo a sottolineare. Il Magistrato di Sorveglianza, secondo l’articolo 69 Ord. Pen., può esprimersi anche con – si legge – «disposizioni dirette ad eliminare eventuali violazioni dei diritti dei condannati e degli internati». In particolare, la sentenza della Corte Costituzionale n. 266 del 23 settembre 2009, nel rivalutare il ruolo complessivo del Magistrato di Sorveglianza nei suoi rapporti con le altre istituzioni ed in particolar modo con l’amministrazione penitenziaria, precisa che «… la norma (l’art. 69 Ord. Pen.), nel quinto comma (“ultimo periodo”) dispone che il magistrato di sorveglianza «impartisce, inoltre, nel corso del trattamento, disposizioni dirette ad eliminare eventuali violazioni dei diritti dei condannati e degli internati». La parola «disposizioni», nel contesto in cui è inserita, non significa segnalazioni o inviti (tanto più che questa modalità d’intervento forma oggetto di apposita previsione nel primo comma dell’art. 69), ma prescrizioni ed ordini, il cui carattere vincolante per l’amministrazione penitenziaria è intrinseco alle finalità di tutela che la norma stessa persegue. Insomma c’è una sentenza della Corte Costituzionale che chiarisce i poteri/doveri del Magistrato di Sorveglianza. Quindi agire è possibile, non sollecitare o invitare, ma decidere. Chiaro no? Ricordo l’art. 27 della Costituzione secondo il quale «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Visto che abbiamo una bella Costituzione, perché non rispettarla?
Il testo integrale dell’interrogazione:
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE
Al Ministro della Giustizia
Al Ministro della Salute
Per sapere – Premesso che:
lo scorso 22 novembre, la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso il carcere romano di Regina Coeli accompagnata dall’avv. Alessandro Gerardi e da Irene Testa, militante radicale nonché segretaria dell’associazione Il Detenuto Ignoto;
la visita è stata guidata dagli appartenenti al corpo della polizia giudiziaria, in particolare dal Comandante Moccaldo, dal Commissario Lancieri e dal Brigadiere Emiliano Francescangeli; inoltre nel corso della visita la delegazione radicale ha avuto modo di incontrare anche il dirigente sanitario, dott. Franceschini, e la psicologa Ada Palmonella, la quale presta la propria attività all’interno del reparto “Nuovi Giunti”;
la casa circondariale di Regina Coeli è una struttura realizzata nel 1600 e ormai non è più in grado di garantire standard accettabili di carcerazione; non a caso la stessa richiede continui e costosissimi lavori di restaurazione;
al momento dell’ingresso in carcere, a Regina Coeli erano presenti 1197 detenuti su una capienza regolamentare di 724 posti e “tollerabile” di 1002; di questi ben 676 risultavano essere stranieri (comunitari ed extracomunitari). Un detenuto su quattro è in attesa di appello, mentre i detenuti tossicodipendenti ammontano a 672 e quelli affetti da HIV a 37;
il dato delle presenze fa letteralmente impallidire atteso che: a) lo stesso è aggravato dal fatto che attualmente nella casa circondariale di Regina Coeli una sezione e mezza risulta essere chiusa per lavori di ristrutturazione; b) il numero dei reclusi supera di molto anche quella capienza “tollerabile” spesso usata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria come metro di misura per minimizzare il dramma del sovraffollamento;
la conseguenza più grave del sovraffollamento è legata al peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti e di quelle di lavoro degli operatori penitenziari, in particolar modo degli agenti di polizia penitenziaria in cronica carenza di organico (capita spesso che due soli agenti debbano controllare oltre 220 detenuti);
secondo quanto denunciato lo scorso 4 ottobre dal Garante regionale del Lazio per i detenuti, Angiolo Marroni, a Regina Coeli “i detenuti sono costretti, a causa del sovraffollamento, a dormire in sei o otto in celle che dovrebbero contenerne la metà o su materassi gettati in terra in locali destinati alla socialità, con soli 20 minuti di aria al giorno a disposizione, qualche volta senza mangiare, e con il rischio di epidemie alle porte”;
nel recente passato i collaboratori del Garante hanno ricevuto lamentele dai detenuti della casa circondariale di Via della Lungara anche per la quantità e la qualità del cibo; in almeno un’occasione, 50 detenuti della sezione di Primo ingresso non hanno ricevuto il pasto;
nell’istituto di pena in questione, inoltre, la situazione igienico-sanitaria comincia ad essere preoccupante, con il rischio che scoppino epidemie con malattie contagiose come tubercolosi e scabbia;
la visita ispettiva, durata all’incirca tre ore, si è svolta all’interno del Centro Diagnostico Terapeutico e del reparto “Nuovi Giunti”, la cui capienza regolamentare è di 120 posti ma che attualmente contiene 156 detenuti;
nel reparto chirurgia del Centro Diagnostico Terapeutico non funziona la sala operatoria e all’interno di esso sono ubicati 89 detenuti; tra questi vi è anche il Sig. A.B il quale, sebbene abbia bisogno di costante assistenza psichiatrica, da quando è stato recluso è riuscito a parlare soltanto una volta con lo psicologo;
nella sezione Nuovi Giunti, composta di tre piani, il sovraffollamento, i divieti di incontro, i casi di isolamento sanitario e disciplinare rendono la situazione ingestibile: 3 detenuti sono ristretti all’interno di celle di circa 6 mq, costruite per contenere una sola persona; gli stessi rimangono chiusi nelle loro stanze 23 ore e 40 minuti su 24 nell’ozio più completo (soltanto dieci di loro lavorano) e con il blindato della cella che si chiude alle 18 fino al mattino successivo; hanno appena 20 minuti d’aria al giorno, non possono cucinare, non hanno momenti di socialità, possono contare su un solo rotolo di carta igienica fornito dall’amministrazione, non possono fare la doccia tutti i giorni ma solo 2 o 3 volte la settimana, non vengono forniti loro detergenti sufficienti per pulire le celle, molti gabinetti sono rotti, in alcune celle mancano le lampadine e in due casi non funzionava nemmeno il televisore; alcuni reclusi non hanno nemmeno la branda e sono quindi costretti a vivere su materassi stesi a terra;
nel reparto Primo ingresso, inoltre, gli arredi delle celle sono scarsi e inadeguati (a volte i detenuti sono costretti a mettere sotto i letti gli oggetti personali, compresi gli indumenti), il vitto insufficiente, i muri scrostati, sporchi e ammuffiti. Al primo piano l’area ricreativa è stata trasformata in una cella all’interno della quale sono ristretti ben cinque detenuti e qualche settimana prima della visita ispettiva, all’interno del bagno degli psicologi, sei di loro hanno dormito in terra;
la direttiva europea 2008/120/CE del Consiglio (18 dicembre 2008) riguardante le norme minime per la protezione dei suini, al punto 8 delle considerazioni iniziali stabilisce che “I suini traggono beneficio da un ambiente che corrisponde alle loro esigenze in termini di possibilità di movimento e di comportamento esplorativo. Il loro benessere sembra essere pregiudicato da forti restrizioni di spazio.”; nella stessa direttiva si fa anche riferimento allo spazio che devono avere a disposizione i suini di sesso maschile adulti: “i recinti per i verri devono essere sistemati e costruiti in modo da permettere all’animale di girarsi e di avere il contatto uditivo, olfattivo e visivo con gli altri suini. Il verro adulto deve disporre di una superficie libera al suolo di almeno 6 m2”; è possibile pertanto affermare che nel reparto nuovi giunti del carcere di Regina Coeli i detenuti, essendo ristretti in spazi non superiori ai 2 mq a testa, dispongono di un terzo dello spazio che le direttive europee impongono per gli allevamenti di suini;
nel corso della visita ispettiva la prima firmataria del presente atto ha avuto modo di colloquiare con decine e decine di detenuti. Nella circostanza uno di loro, il Sig. E.F. ha detto di soffrire di paralisi ostetrica (lo stesso soffre di malformazione al braccio destro fin dalla nascita) e quindi di avere enormi problemi di movimento non potendo egli né lavarsi e né vestirsi in modo autonomo, cioè senza chiedere l’aiuto e l’assistenza degli altri detenuti. Un altro recluso, africano, avverte continui e forti dolori alla schiena a causa di una coltellata ricevuta in passato e, quindi, dice di essere fortemente limitato nei movimenti e di aver bisogno di cure mediche che nessuno ancora gli ha saputo garantire;
a causa del taglio del 35 per cento al monte ore, già estremamente esiguo, degli psicologi penitenziari, a Regina Coeli, nel delicatissimo reparto Nuovi Giunti – laddove cioè occorre valutare le condizioni psicologiche di chi ha appena varcato la soglia del carcere, il pericolo che compia atti di auto o eterolesionismo, e dunque indicare per ciascuno se, ad esempio, si renda necessaria la detenzione in una cella di quelle cosiddette “a rischio”, senza lenzuola né suppellettili, o in una cella normale - si prevedono solo 24 ore mensili da ripartire fra 7 psicologi, mentre per l’osservazione e trattamento sono previste solo 10 ore mensili;
nella sezione Primo ingresso i detenuti dovrebbero permanere solo qualche giorno in attesa di essere destinati alle rispettive sezioni, ciononostante quasi tutti, a causa del sovraffollamento, sono costretti a restare chiusi in quel reparto anche per mesi e mesi;
a Regina Coeli la prima firmataria del presente atto ha potuto riscontrare una situazione di vera e propria emergenza umanitaria la quale non è ancora deflagrata grazie al senso di responsabilità dei detenuti e, soprattutto, all’impegno della polizia e degli operatori penitenziari. Per tutti questi motivi gli interroganti hanno deciso di portare anche a conoscenza del Magistrato di Sorveglianza gli esiti della visita ispettiva affinché lo stesso si attivi esercitando i poteri/doveri che gli attribuisce l’ordinamento penitenziario in materia di vigilanza sul rispetto delle leggi e dei regolamenti che sovrintendono l’esecuzione della custodia in carcere;
preso atto che il contenuto del presente atto di sindacato ispettivo, relativo al sovraffollamento, all’inadeguatezza della struttura, alla carenza di personale, alla scarsa assistenza sanitaria ed alle precarie condizioni igieniche sono già state oggetto di separati atti ispettivi poiché già rilevati nel corso delle numerose visite effettuate dalla prima firmataria del presente atto presso la struttura penitenziaria romana:-
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di tutto quanto sopra esposto e, in caso affermativo, se ritengano opportuno effettuare, negli ambiti di rispettiva competenza, delle ispezioni all’interno della casa circondariale di Regina Coeli;
quali iniziative, negli ambiti di rispettiva competenza, intendano intraprendere al fine di: a) rimuovere tutte le criticità e aberrazioni evidenziate in premessa; b) garantire il rispetto del terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione;