Zito: Phuncard operazione reale e già introdotta in azienda prima del mio arrivo
E dà la sua versione sui rapporti con Focarelli ad Hong Kong
A fine 2002, quando all’ingegner Bruno Zito viene affidato l’incarico di seguire il cliente Cmc, l’operazione Phuncard era già stata impostata nelle linee generali dai suoi superiori, il responsabile del marketing Stefano Parisse e da Emanuele Angelidis. È uno dei punti cruciali della testimonianza di Zito, l’ex dipendente di Fastweb incaricato dei rapporti con Carlo Focarelli, al processo sull’”Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
Nel corso dell’interrogatorio, che proseguirà nell’udienza del 23 aprile prossimo, Zito ha risposto sui suoi rapporti con Focarelli, a partire dai conti correnti aperti ad Hong Kong da lui e da Giuseppe Crudele, altro dipendente di Fastweb e suo socio in un business estraneo alla società di tlc, fino alla gestione delle Phuncard.
I rapporti personali d’affari con Focarelli, estranei all’attività svolta per Fastweb, spiega l’imputato, discendono dal tentativo di dar vita ad un progetto imprenditoriale basato su una nuova tecnologia di trasmissione su scala regionale. È Crudele, spiega Zito, a proporre di coinvolgere come socio Focarelli, assai attento alle opportunità delle nuove tecnologie. Per far decollare il progetto, secondo i primi calcoli, occorrono 8-9 milioni. È Focarelli a proporre la trasferta ad Hong Kong dove, a suo dire, ci sono i finanziatori adatti per sviluppare il business. Nel frattempo è lo stesso Focarelli ad anticipare, in cambio dell’80% delle quote della nuova società, a Zito e Crudele due milioni di dollari ciascuno che finiscono in due conti correnti a loro intestati. Il progetto, in realtà, non decollerà mai. E i soldi saranno poi restituiti a Focarelli.
Ma come nasce il rapporto tra Zito e Focarelli? Il cliente Cmc, società che fa capo all’imprenditore romano, viene presentato a Zito da Andrea Conte, direttore dell’area centro della Fastweb di Roma che lo raccomanda come uno dei migliori clienti. Si trattava di un cliente importante per la società, sottolinea Zito, fin dai tempi dell’operazione sui “numeri Premium”. Il compito di Zito è di seguire l’operazione Phuncard, già impostata nelle linee generali dai suoi superiori. A novembre Zito mette a punto una sintesi del progetto su richiesta di Parisse. In sostanza, spiega Zito, l’operazione prevede che Fastweb si occupi della commercializzazione delle card da destinare a clienti già individuati dalla stessa Cmc.
Ma non si è chiesto – interviene il PM – perché dovesse esser coinvolta Fastweb? In che consisteva l’utilità del gestore tlc? Il coinvolgimento – replica Zito – rispondeva ad esigenze finanziarie; Fastweb aveva, a differenza delle società di Focarelli, i mezzi per anticipare l’Iva e metterla a credito.
Il progetto, continua il racconto di Zito, decolla dopo le dovute verifiche degli uffici amministrativi e fiscali, in pieno coordinamento tra il settore commerciale e le altre funzioni aziendali. Vengono così effettuate le necessarie verifiche sull’affidabilità di Cmc. L’esistenza delle card? Non solo non viene messa in discussione ma Alberto Trondoli, all’epoca direttore generale della società, ne chiede una decina.
Nel 2003 l’operazione subisce una battuta d’arresto: prima sono i partner inglesi ad interrompere gli acquisti perché non hanno più necessità di nuove carte, poi, a luglio, scatta l’audit di Fastweb sollecitato dagli “shareholders”. La decisione – specifica Zito – non riguarda solo le Phuncard bensì, per quel che gli risulta, tutti i business ritenuti non strategici e che portano nelle casse della società introiti occasionali. L’audit viene affidato a Beverly Farrow che, assieme a Vanessa Cioffi, si recò a Londra in visita alle società in affari con Cmc. Da queste verifiche non risultò alcuna anomalia nell’operazione Phuncard, tanto meno sull’esistenza delle card. Anzi, da una visita al magazzino risultò che era ancora lì almeno metà delle card. Dopo l’audit e l’assemblea che modificherà lo statuto di Fastweb riprenderà l’operazione Phuncard, fino al suo esaurimento. Poi riprenderà il business, ma stavolta al posto dei partner londinesi Focarelli individuerà l’americana Fulcrum.
Di questo si tornerà a parlare nella prossima udienza, fissata per il giorno 23. Nella sua lunga testimonianza Zito ha voluto far emergere che: a) il primo contatto di Focarelli con Fastweb avviene attraverso il dirigente romano Andrea Conte; b) il business delle Phuncard viene modellato direttamente da Stefano Parisse ed Emanuele Angelidis prima di essere affidato allo stesso Zito; c) il business appariva perfettamente normale e comprensibile, viste le esigenze finanziarie; d) prima dello stop imposto dall’audit, c’era stata un’interruzione dettata da esigenze commerciali dei partner inglesi; e) l’audit non ha riscontrato alcuna anomalia; f) i rapporti d’affari tra Focarelli, Zito e Crudele sono estranei sia alle Phuncard che al Traffico Telefonico.
Al termine dell’udienza, l’ingegner Silvio Scaglia ha voluto fare una dichiarazione spontanea relativa a due punti della testimonianza che potevano generare dubbi: a) l’ingegnere ha ribadito di non aver mai conosciuto Carlo Focarelli (presentato da Zito come «uno dei principali clienti di Fastweb»); b) di non aver mai partecipato all’attività di comitati direttivi o ad operational review, sedi in cui si è trattato in specifico delle operazioni in oggetto.