TIS. La vendor due diligence da parte di due primarie società di revisione: nessun rischio per il gruppo dall’operazione in oggetto
Si è conclusa per il momento la sfilata dei testi dei manager TIS. La Dr.ssa Di Nenna: il contratto Acumen è stato giudicato regolare dall’audit, dalla due diligence di due primarie società esterne e dal collegio sindacale
È proseguita ieri al processo per l’“Iva Telefonica” la sfilata dei testi chiamati a deporre dalla difesa degli ex manager di TIS. Davanti alla giuria della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore è comparsa la Dr.ssa Federica Martini Di Nenna, oggi operante nello staff del CFO di Telecom Italia, all’epoca operante nell’area Amministrazione e Controllo di TIS con responsabilità sul reporting del business Voce e dopo Program Manager dipendente direttamente dal Dr. Mazzitelli, ed il Dr. Vittorio Zinzi, incaricato della regolarità fiscale delle operazioni. Per la difesa di Antonio Catanzariti sono stati sentiti anche i due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi. Sono inoltre state ascoltate Antonella Giammattei e Olga Montanari, segretarie del Dr. Mazzitelli all’epoca dei fatti e degli altri due AD di TIS che si sono succeduti.
La Dr.ssa Di Nenna ha ribadito che i rapporti contrattuali con Acumen erano a conoscenza della prima e della seconda linea del management e ovviamente della capogruppo, in tutto alcune centinaia di persone. Inoltre, sia del vecchio che del nuovo management di Telecom Italia a cui veniva rappresentato il fenomeno degli anni precedenti durante le business review. Nel 2006 nell’ambito delle normali verifiche a campione degli auditors vennero indicati 10 contratti tra i quali le relazioni in questione. Il Dr. Mazzitelli non era nemmeno coinvolto nel processo che veniva gestito in autonomia dalla funzione Amministrazione e Controllo. Nessun rilievo. Quando nel 2009, su incarico di Telecom Italia (sotto la guida dell’AD di Telecom Italia Franco Bernabé), venne effettuata la vendor due diligence in vista di una possibile vendita di TIS, il business in questione e le discontinuità normalmente evidenziata nei bilanci TIS, vennero esplicitamente monitorate dalle due primarie società di consulenza incaricate da Telecom Italia (Price Water House e Arthur the Little), presenti in azienda con decine di persone per mesi interi e che hanno avuto la possibilità, fra le altre, di esaminare specificatamente la questione come risulta dal loro report finale. Dall’esame emerse l’assoluta regolarità del comportamento aziendale e l’assenza di qualsiasi rischio connesso all’operazione per il gruppo. Ha ribadito come l’azienda non ha mai operato nessun accantonamento né prima né in corso di vendita. La Dr.ssa Di Nenna, numeri alla mano, ha inoltre evidenziato il reale peso dell’operazione Premium nei numeri TIS nel periodo 2005-2007: 1,2% dei minuti totali trasportati da TIS e solo il 4% dei ricavi netti totali di TIS (margine dell’operazione) mettendo nella giusta luce quella che i PM definiscono la «dipendenza» di TIS da questa operazione: la dipendenza proprio non esisteva.
Il Dr. Zinzi è stato invece chiamato a testimoniare sulle ragioni che spinsero a trasformare i contratti da mandati con rappresentanza a mandati senza rappresentanza. In piena sintonia con quanto già dichiarato dall’avv. Stefano D’Ovidio nell’udienza precedente, il Dr. Zinzi ha spiegato che l’operazione nasceva dalla volontà di fornire al mercato una rappresentazione più fedele della portata del business vista la crescita del business in questione; in questo modo, infatti, viene evidenziato il dato sull’EBTIDA, ovvero l’effettivo margine di utile, piuttosto che i volumi di traffico, meno rappresentativi in questo genere di attività che genera volumi di traffico ad alto prezzo unitario ma che comporta anche alti costi.
I due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi, hanno invece ribadito che non c’è stata alcuna stranezza nella gestione dei clienti inglesi e del fornitore I-Globe prima e Planetarium dopo e che tutto si è sempre svolto in linea con l’usuale gestione di clienti e fornitori da parte del settore commerciale e tecnico. In particolare la Dr.ssa Secchi ha spiegato la genesi della presentazione, da parte dei funzionari di Fastweb, del Dr. Focarelli a lei e all’Ing. Catanzariti. Non c’era alcuna anomalia, secondo i due funzionari, nemmeno nel comportamento dei clienti inglesi (Acumen, ndr): gente competente, e di spessore, con esperienza nel business, caratteristica assai rilevante in un settore ed in un periodo di forte sviluppo del mercato in cui non era infrequente imbattersi in start-up. Entrambe hanno affermato che un flusso di pagamenti rapido è condizione necessaria in un business quale quello dei Premium in cui i content provider hanno necessità di forti investimenti pubblicitari.
Circa l’uso del timbro per la firma dei mandati di pagamento in assenza dell’AD e previa autorizzazione via mail o via telefono da parte dell’interessato, le due segretarie del Dr. Mazzitelli hanno spiegato che anche questa procedura non era anomala né tanto meno era nata per la gestione di questi contratti e veniva utilizzata anche da altri AD. In questo modo si poteva assicurare l’operatività dell’azienda anche in assenza del responsabile impegnato in viaggi all’estero. I pagamenti così autorizzati, ma anche la firma di contratti e partecipazione a gare, sono stati, nel corso degli anni, di varia di natura e di entità.
Si è così conclusa, per il momento, la serie di testimonianze chieste dai manager di Telecom Italia Sparkle. Il processo riprenderà giovedì 17 maggio con un’udienza dedicata ai testi chiamati a deporre dal manager Fastweb Roberto Contin.