«Scaglia costretto all’appello: ma perché?»
Sulla carta stampata e su Internet le reazioni all’intervista del fondatore di Fastweb a Il Fatto quotidiano che denuncia: «In italia la corruzione è tantissima ma nessuno lo dice».
L’intervista di Silvio Scaglia a Il Fatto Quotidiano ha acceso i riflettori sulla decisione della Procura di Roma di proporre l’appello contro la sentenza di «assoluzione piena» pronunciata dalla Prima sezione penale del Tribunale di Roma nell’ottobre 2013.
Al proposito LANOTIZIAgiornale.it titola «Dopo l’assoluzione l’ex ad di Fastweb costretto all’appello».
Nel commento di Gaetano Pedullà dal titolo «Un Paese poco garantista» si legge: «Ci sono giorni in cui la cronaca accende un faro su macigni che stanno lì da sempre senza che nessuno se ne accorga. In un Paese dove la corruzione dilaga, l’abuso della carcerazione preventiva è considerato da tanti un male necessario. Poi si scopre che l’imprenditore Caltagirone Bellavista a più di 70 si è fatto sei mesi di carcere per un reato che non sussiste, nel frattempo il suo gruppo è finito in difficoltà e si sono persi centinaia di posti di lavoro. La storia non è isolata e coinvolge potenti e pezzenti, perché se non altro in questo campo l’ingiustizia è democratica».
A proposito del fondatore di Fastweb l’editoriale continua così: «Ieri così persino un giornale definito da molti manettaro come Il Fatto quotidiano ha chiesto a un altro industriale, Silvio Scaglia (assolto in primo grado dopo tre mesi in carcere) cosa ha significato quell’esperienza. La prigione è come la morte per chi ci finisce senza motivo. Il nostro ordinamento in tal senso prevede che la carcerazione preventiva sia usata solo in casi precisi. Le cose però non vanno sempre così. E rispettando sommamente il difficile lavoro dei magistrati è altrettanto intollerabile che in nome della giustizia si commetta tanto spesso la più grande delle ingiustizie: togliere la libertà a un innocente».
Anche Filippo Facci su Libero interviene sulla materia in un corsivo dedicato alle amnesie di opinion maker come Massimo Gramellini. «Ieri – scrive – c’era il caso del manager Silvio Scaglia a cui persino Il Fatto Quotidiano ha lodevolmente dedicato una pagina intera: un anno di detenzione, milioni di euro in spese legali, assolto in primo grado con formula piena».
L’intervista sul Il Fatto Quotidiano di Marco Lillo ha avuto vasta eco su Internet.
Il sito Dagospia l’ha introdotto così: «Scaglia assolto per Fastweb racconta i sui tre mesi da incubo al gabbio tra zingari, lamiere dl tonno e degrado». Dice l’imprenditore: «In Italia la corruzione è tantissima. Ma mi preoccupa che nessuno lo dica. Almeno in Cina l’hanno ammesso… ».