Monica Scaglia: Un po’ provato ma è una quercia
«Fisicamente l’ho trovato molto bene, ha perso un paio di chili, ma erano anni che li voleva perdere. Moralmente invece l’ho trovato abbastanza provato, però è una quercia, è uno difficile da scalfire».
E’ quanto ha dichiarato Monica Aschei, moglie di Silvio Scaglia, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti davanti alla casa di Antagnod, piccola frazione di Ayas vicino a Champoluc in Val d’Aosta, dove il fondatore di Fastweb dovrà trascorrere il periodo di arresti domiciliari.
«Adesso speriamo - ha aggiunto la moglie - che passando un po’ di tempo assieme si riprenda. Abbiamo tre mesi di arretrato di chiacchiere. Lui ha voluto sapere tanto dei bambini perché non può telefonare e quindi non può parlare con loro che sono rimasti a casa a Londra».
Silvio Scaglia infatti, sulla base delle restrizioni decise dal gip, non potrà comunicare in alcun modo con l’esterno, le linee telefoniche sono state bloccate così come i collegamenti internet.
Nell’abitazione Scaglia potrà leggere “Abbiamo molti libri quassù”, ha precisato la moglie. Compreso quello che gli hanno fatto avere dal suo staff “Le poesie alla Luna”, insieme a una bottiglia di champagne italiano. Nel pomeriggio è anche arrivato un omaggio floreale.
Verso sera è intanto attesa l’udienza d’appello sulla sentenza del Tribunale del riesame che il 18 marzo scorso aveva negato la scarcerazione di Silvio Scaglia. Il tribunale si riunirà per decidere anche su altri due indagati. I legali di Scaglia hanno chiesto di allentare il provvedimento fortemente restrittivo dei “domiciliari”, in considerazione del ruolo imprenditoriale che svolge.
Nella sua casa di famiglia ad Antagnod Silvio Scaglia ha deciso che raccoglierà idee e fatti in un memoriale che potrà essere utile alla sua linea difensiva. “Questa sera – ha concluso Monica Scaglia – gli preparerò la polenta con la fontina, come mi ha chiesto».
Caro Silvio,
sono immensamente felice del tuo ritorno, anche se condizionato.
Sii sempre “quercia” come dice Monica e come lei stessa è stata in questi interminabili giorni. Ti sono vicino, non mollare e mi auguro che a breve potremo ricominciare a fare delle gite sulle nostre bellissime montagne.
un abbraccio, a presto.
robi
trasferimento di luogo ma la sostanza non cambia: pur sempre arresti seppur domiciliari e completa restrizione della libertà:
continuiamo ordunque nella lettura di Pinocchio:
“… Pinocchio tornò di corsa in città ed andò difilato in tribunale per denunziare al Giudice i due malandrini che lo avevano derubato.
Pinocchio, alla presenza del Giudice, raccontò per filo e per segno l’iniqua frode di cui era stato vittima; dette il nome ed il cognome e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia.
Il Giudice lo ascoltò con molta benignimità: prese vivissima parte al racconto:s’intenerì, si commosse: e quando Pinocchio non ebbe più nulla da dire, allungo la mano e suonò il campanello….”
Ecco, si, è importante resistere come querce alle tempeste della vita, per continuare ad offrire ombra e ristoro a quanti in noi confidano. Il danno di certe ingiuste detenzioni è anche (e, a volte, soprattutto) quello delle privazioni che sono inutilmente e spietatamente inferte alle persone che amano quella privata della libertà.
Ma se da un punto di vista umano sono la gioia o la tristezza (o la disperazione) che prevalgono, dal punto di vista civile, da quello del cittadino, dell’uomo di legge, non può che parlarsi di indignazione.
E’ un’indignazione autentica, per la quale l’unica moneta può essere quella dell’accertamento delle responsabilità.
Del Diritto non si può far strame, come è avvenuto per silvio Scaglia e per altre persone davvero perbene tirate a forza in questa vicenda, in quella che dalle stesse carte dell’accusa appare essere, con tutta evidenza, un’indagine zoppa e, per certi versi, sconclusionata, utile per le fanfare ed il sensazionalismo a buon mercato di certi giornalisti che nemmeno si sognano di leggere gli atti, preferendo la pigra riproduzione delle “veline” che sono loro propinate.
Ecco perchè mi aspetterei che a gridare allo scandalo fossetro tutti quei censori che, un giorno si e l’altro pure, si stracciano le vesti per una libertà di stampa che, senza libere teste, giamai può esistere.
Nel vissuto di ognuno accadono degli eventi
che dividono la vita in un “PRIMA” …
e un … “DOPO”.
Oggi inizia un nostro dopo.
Se sono eventi lieti, il “dopo” trattiene la serenità e può dare felicità.
Se sono eventi tristi, il “dopo” può consistere in una nuova china da superare.
Oggi inizia un nostro dopo.
Talvolta tra il “prima” ed il “dopo”, c’è un DURANTE.
Il nostro “durante” si è protratto sei lunghissimi mesi.
Mesi nei quali non ci è stata risparmiata una serie di ulteriori avversità.
Oggi inizia un nostro dopo.
Ognuno di noi nasconde nel proprio cuore alcune angosce per la propria vita.
A volte inconsce, a volte irragionevoli, ma molto reali.
Oggi inizia un nostro dopo.
La paura di avere un incidente, di incorrere in una malattia.
Le preoccupazioni per i figli.
L’angoscia di perdere un proprio caro o di perdere un amico.
La sgomento per l’insuccesso o per la perdita del lavoro.
Oggi inizia un nostro dopo.
Quello che ci è successo in questi mesi non era neanche
tra le paure che reputavamo probabili nella nostra vita.
Oggi inizia un nostro dopo
… … e preghiamo Dio che continui a “portarci in braccio”
come ha fatto in questi ultimi sei mesi.
26 ottobre 2009
Dedico queste parole, che ha scritto mia moglie in una situazione simile a quella che sta vivendo la famiglia Scaglia, a Monica e Silvio per esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza.
Leggo con immenso piacere che la quercia non è stata scalfita.
Forza Monica e Silvio, oggi inizia un vostro dopo, e vi auguro,che a breve, con la revoca dei domiciliari ne inizi un altro.
Forza, Non mollate, MAI, MAI !!!!