Lasciate ogni speranza
“Lasciate ogne speranza voi ch’intrate” (Dante, Inferno, canto III)
Stime, soltanto stime, e perlopiù approssimative. Funziona così la giustizia in Italia, fra tanti quasi e all’incirca. Prendete i processi civili pendenti in primo grado. Quanti sono? Vai a saperlo. E quelli penali? Vai a saperlo. Ci sono stime, certo, ma gli unici dati davvero attendibili (o quasi) li offre nientemeno che la European Commission for the Efficiency of Justice. Peccato che risalgano al 2006.
Ebbene la stima di allora era di 3.687.965 (sì, avete letto bene: oltre tre milioni e mezzo) processi civili in primo grado pendenti in Italia, contro i 544.751 della Francia e poco più del doppio (1.165.592) per la Germania.
E la loro durata? Una media di 507 giorni, contro i 262 della Francia. Ma non è tutto: perché se si legge la relazione sui dati forniti dal Ministero di Grazia e Giustizia si scopre che nel 2009 la stima (sempre e solo stime…) dei giorni schizza a 985 giorni. Insomma, poco meno di tre anni, solo per il primo grado.
E il penale come sta messo? Sempre secondo la European Commission nel 2006 c’erano 1. 204.151 di casi gravi pendenti in Italia, contro i 287.223, ad esempio, della Germania.
Si potrebbe supporre che tutta questa “inefficienza” nasca dalle scarse risorse destinate al settore. Ma non è così. Infatti, secondo i dati forniti dal Ministero nel 2009 si è speso l’1,45 per cento del bilancio dello Stato (pari a 7,325 miliardi di euro) fra Organizzazione giudiziaria e Amministrazione penitenziaria. Sono pochi o sono tanti?
Il confronto è meglio farlo con il cosiddetto Pil “pro capite” (ma bisogna ritornare ai dati del 2006, dopo non si sa). E in base a questo, il dato era pari allo 0,26% in Italia, allo 0,35% in Germania e allo 0,17% in Francia. In modo tale da far concludere alla European Commission che la spesa destinata alla giustizia nel nostro paese “si colloca entro la fascia dei paesi europei comparabili”.
E per concludere un dato che ha qualcosa di agghiacciante: il numero dei detenuti. Al 30 febbraio 2010 la stima del Ministero (sempre e ancora una stima) era di 66.692 persone, di cui 30.184 imputati e di essi addirittura 15.241 (quindicimiladuecentoquarantuno) in attesa di giudizio di primo grado.
Original photo by Valentina Photography
Un punto per Monica, che ha correttamente scelto di citare le parole di un antropologo.
Infatti qui ci sarebbe da studiare l’Uomo e, nella fattispecie, scoprire perché quello sapiens rinunci tanto facilmente alle leggi evolutive e regredisca con tutta evidenza.
Poi c’è da dire che Faouzi Skali auspica un “Dialogue entre les peuples et les cultures dans l’espace euro-méditerranéen”, mentre qui dobbiamo ancora accettare e innescare un dialogo all’interno del territorio nazionale, dove i campanili comunali persistono.
Anche e soprattutto in senso metaforico e sotto forma d’interessi di casta.
Per analizzare e descrivere una determinata situazione italiana non serve neppure un approccio olistico. È tutto così chiaro, così lineare, così terra-terra.
..a tutti coloro che soffrono dell’ingiustizia e non hanno la straordinaria forza di Silvio
Dedicato a chi pensa di sapere: “la mancanza di sincerita’, amico, fa di te un’ombra.
Ormai vivi solo per l’immagine di te stesso.
Che strano spettacolo quello di un uomo guidato dalla sua ombra!
Alza dunque gli occhi verso il sole dell’Essere
e afferra la sorgente della verita’ e dell’illusione.
Non restare prigioniero degli sguardi di questo mondo.”
Faouzi Skali