Rassegnarsi? Ma anche no!
“Il tribunale del riesame si riserva di decidere sull’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Silvio Scaglia. Intanto i giorni passano”.
Così scrive Alberto Mingardi sul Riformista ricordando che “Scaglia, che subisce il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, la libertà può solo annusarla nell’aria frizzante della val d’Ayas”. Con il passare del tempi, cresce anche il rischio che su questa storia di straordinaria ingiustizia cali la cortina del silenzio, nonostante l’emergenza sia tutt’altro che finita.
E l’articolo riaccende i riflettori su due aspetti inquietanti: la detenzione di Mario Rossetti e la fidejussione di 10 milioni richiesta a Silvio Scaglia “per lasciarlo andare in val d’Aosta”. Mingardi si occupa, in particolare, della storia di Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario di Fastweb ancora detenuto a Rebibbia ormai da 87 giorni. Mingardi riprende le informazioni già diffuse dal nostro blog, definito “ormai rassegnato diario informatico” (urge una rettifica, non siamo per niente rassegnati) : a Rossetti è stato sequestrato tutto. Tutti i conti correnti. La sua famiglia, la moglie e tre bambini, si trova in una situazione di grande difficoltà.
“Ma la cosa più incredibile che si apprende dall’avvocato di Rossetti, Lucio Lucia, è che il suo assistito è stato sì protagonista di un interrogatorio, ma il 13 aprile scorso. Poi, basta. Più nulla”.
“Da più di un mese Rossetti è in galera a far la muffa. Non viene usato dai magistrati per comprendere meglio lo svolgimento dei fatti. Pensare che possa inquinare le prove è ridicolo, visto che non lavora in quell’azienda da quattro anni”.
Per quanto riguarda la fidejussione richiesta a Scaglia, Mingardi rileva che “sembra un dettaglio trascurabile, a parte l’entità della somma. Ma non lo è. Gli hanno chiesto, di fatto, un pedaggio. Come al Monopoli.”.
“E’ normale – si chiede Mingardi – che ben prima che cominci il processo esistano già condanne così certe da poter pretendere, nei fatti, un anticipo della pena? Che impressione danno casi di questo tipo che coinvolgono direttamente la business community agli investitori stranieri? La presunzione d’innocenza è diventata un guscio vuoto?”.
In attesa di una risposta è importante non rassegnarsi. Mai.
Messaggio per Mario: Spero che qualcuno ti passi questi messaggi, che sono il nostro modo per dirti che ti vogliamo bene, che ti siamo vicini e che ti invitiamo a NON MOLLARE anche se stanno facendo di tutto per tirarti scemo.
Messaggio per tutti gli AMICI di Mario: Se andassimo davanti a Rebibbia a manifestare per la sua scarcerazione? Ci sarà almeno un canale TV che ci dedica trenta secondi sul TG in prima serata …
ALBI
Nel giorno della memoria di Falcone, vedere certi personaggi come Morgigni & C. che si fregiano dello stesso titolo a me fa un po’ schifo. Sono predoni dell’altrui libertà: mi ricordano i dissennatori di Potteriana memoria. Solo che questa non è fantasia.
ah, dimenticavo, x Mario Rossetti, a cui hanno sequestrato tutto e quindi la famiglia non ha disponibilità, potrebbe essere doveroso organizzare una raccolta di fondi x pagare eventuale “pedaggio” x fargli riacquistare la libertà personale.
Probabilmente se questa vicenda diventasse di pubblico dominio anche all’estero, ci saranno sicuramente spiriti liberi disponibili a contribuire x restituire Mario alla sua famiglia.(del resto in America è noto che, quando si paga una cauzione, si esce di prigione e si rimane liberi fin tanto che si viene – in regolare processo – condannati a fronte di prove oggettive)
Sono rimasto sorpreso dalla lettura dell’articolo di Mingardi: “… gli hanno chiesto, di fatto, un pedaggio…”
Mi sono quindi ricordato, ai tempi in cui si studiava ancora latino al liceo, della lettura di Svetonio – Vita dei Cesari che per condivisione della lezione trascrivo integralmente:
“Mentre Giulio Cesare era in navigazione verso Rodi per seguire le lezioni del celebre maestro di oratoria Apollonio Molone,fu fatto prigioniero dai pirati e tenuto in ostaggio per circa quaranta giorni, mentre i suoi compagni di viaggio erano stati inviati a Roma per raccogliere i soldi del riscatto. Durante tale periodo, Cesare entrò in confidenza con i pirati, spesso giocava a dadi con loro e talvolta chiedeva loro a quale albero avrebbero voluto essere impiccati o quale supplizio avrebbero voluto una volta che, libero, egli li avrebbe catturati.
Quando il riscatto di ben cinquanta talenti fu pagato e fu lasciato libero, subito Giulio Cesare assoldò una flotta e si lanciò all’inseguimento dei pirati. Dopo averli raggiunti e catturati, li condannò al supplizio o li impiccò all’albero che essi stessi avevano scelto per scherzo”.
Ovviamente oggi i pirati non ci sono più, la morale cristiana ci ha insegnato il perdono, ma se facciamo pagare il riscatto ed inoltre l’ostaggio è tenuto isolato sotto vuoto, sicuramente rimane lontano dal business un personaggio che può essere pericoloso per le sue idee (rivoluzionarie) di innovazione.
proposta:
riempiamo di” volantini “redazioni dei giornali, sedi di partito, computer di amici e conoscenti
Purtroppo personalmente non sono abile , ma se la redazione ci aiutasse..
per esempio mi immagino quel muro con finestra e porta rossi pieno di volti noti e e di volti bianchi (per coloro che non hanno voce) ,uno slogan sulla carcerazione preventiva e l’indirizzo del sito-blog di silvio .
Ognuno di noi potrebbe girarlo in automatico molto velocemente ad un sacco di indirizzi mail….tanto per non rassegnarsi! che ne pensate?
beatrice
Foreign investors…..they would be mad to even go close to Italy!!!
Vorrei rivolgermi anche al magistrato Pietro Grasso – dal 2005 Procuratore nazionale antimafia – oggi intervenuto a Palermo alla commemorazione del giudice Giovanni Falcone.
Grasso ha detto, tra l‘altro “Difenderemo il valore dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura dal potere esecutivo“.
E ha strappato il prevedibile applauso.
Ma c’è un “ma”.
Non mi sembra che qualcuno abbia mai voluto attentare all’indipendenza della magistratura.
Mi sembra, invece, che molti vogliano farla finita con la prepotenza di alcuni magistrati.
E credo altresì che l’applauso sarebbe ben più fragoroso, se Pietro Grasso volesse esprimersi anche su quest’ultimo, tragico aspetto della magistratura.
Raramente si sentono autocritiche dalla magistratura.
Le rare volte, in merito ai ritardi della giustizia, lo fanno per denunciare che la loro scarsa operatività è dovuta a mancanza di fondi, organici ridotti ecc. ecc. Insomma, le colpe sono sempre e solo di altri.
Deve esserci molta verità in tutto quello. Indubbio.
Ma ragionare sulle proprie mancanze, mai, vero?
Prendere in esame, almeno, la realtà di quei colleghi un po’ “pocofacenti”? Che conducono certe indagini con noia, lentezza esasperante, stanchezza, disinteresse, applicando una bieca burocrazia.
Ho avuto a che fare, per fortuna (o forse per sfortuna) non come loro indagato. E quelle 2-3 esperienze sono state poco edificanti. Solo una volta sono incappato in un magistrato illuminato, ma il suo buon senso è stato presto ingabbiato dal “sistema”.
Caro Bruno,
tu dici “Deve esserci molta verità in tutto quello. Indubbio”.
Sei gentile, ma io preferisco affidarmi ai numeri.
Anche perché ho il vizio di credere che due più due faccia sempre quattro.
Dunque, ecco un po’ di numeri: secondo la stima del rapporto CEPEJ 2009.
Spesa annua per il sistema giudiziario
Italia: 4,08 miliardi di euro
Francia: 3,35 miliardi di euro
Spagna: 2,98 miliardi di euro
Spendono più dell’Italia:
Germania: 8,73 miliardi di euro
Gran Bretagna: 6,07 miliardi di euro
MA
giustificate dalle spese per il gratuito patrocinio, per il quale l’Italia spende meno di tutti (86,5 milioni l’anno), rispetto a Germania (oltre 6 volte di più), Francia (quasi quattro volte di più), Spagna (il doppio) e Gran Bretagna (che addirittura riserva all’assistenza legale oltre la metà del suo budget per la Giustizia, ossia 3,35 miliardi su 6,07).
Passiamo al numero di tribunali.
Italia: 1.292
Francia: 773
Spagna: 703
Gran Bretagna: 595
Ne ha più solo la Germania (1.136), ma là occorre considerare tutti i problemi connessi con la riunificazione.
Considerando il numero di giudici, procuratori, e personale non togato e tecnico-amministrativo, l‘Italia è ancora ai primi posti – se non al primo – per numero di addetti.
Per esempio, alla fine del 1999 il personale non togato in Italia era pari a 27.067 addetti, contro i 15.199 della Francia: ossia quasi il doppio.
A questo punto c’è un’unica conclusione da tirare: in Italia, il settore giudiziario lavora POCO e con una produttività avvilente.
Eccetto alcuni processi particolari, a cui si applicano velocità supersoniche.
E i sindacati del settore giudiziario dovrebbero anche risparmiarci le loro vane auto-giustificazioni, che non stanno né in cielo né in terra, perché sono balle.
Ho tratto i suddetti dati da un ottimo articolo comparso sul “Velino”.
Se ti interessa leggere tutto:
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26620
Non ho ancora letto l’articolo di Mingardi – e mi riservo di leggerlo – ma comunque considero lodevole non lasciar cadere l’argomento.
Vorrei, però, che non si usassero locuzioni a effetto, come “ormai rassegnato diario informatico”.
Non mi sembra che qui prevalga la rassegnazione.
C’è molta gente che impiega parte del proprio tempo per far sentire la propria voce e – anzi – sarebbe opportuno che i magistrati usassero correttamente le loro trombe di Eustachio o, perlomeno, non fingessero una sordità che alla lunga (e speriamo non tanto lunga) si ritorcerà contro di loro.
E questa non è una minaccia: è un insegnamento della Storia.
Inutile dilungarsi sulla sorte di Robespierre, ghigliottinato a 36 anni, e di Louis Antoine Saint-Just addirittura a 24 anni.
Dopo un cursus honorum di tutto rispetto, ma senza alcun rispetto per la Giustizia.
Altrettanto inutile è dilungarsi su Masaniello, che dalla “pancia” del popolo fu acclamato, ma dalla stessa “pancia” fu infine decapitato e gettato nelle fogne.
Il popolo si stanca presto dei tiranni e dei carnefici. Magari è lento nel reagire, ma infine reagisce.
Ovviamente, oggi la ghigliottina dovrebbe essere utilizzata sullo strapotere: in qualunque settore attecchisca, ma particolarmente nell’àmbito giudiziario, che influisce pesantemente sull’esistenza stessa degli uomini e può facilmente distruggere un’intera vita in un attimo.
I magistrati dovrebbero anche temere la sicura metamorfosi di alcune vittime in SIMBOLI, facilmente fruibili per opporsi alla prepotenza e all’ingiustizia.
Infine, se posso chiederlo a Mingardi, si rivolga specificamente a quella parte politica che partecipa e sostiene il cosiddetto “partito giustizialista”, che è nato e che ingrassa proprio sull’uso distorto della Giustizia.
E rifletta che sono proprio quei bravi soldatini – come coatti da una mania ossessivo-compulsiva – a riempirsi la bocca citando continuamente la Costituzione.
Di cui sarebbero purissimi custodi, ma che in realtà trattano a livello di carta igienica, ignorando i diritti che dovrebbe garantire a tutti.
E che invece – secondo loro – basta garantisca solo ai proverbiali “amici della parrocchietta”.
Dunque qui non c’è nemmeno un filo di rassegnazione.
Ma anzi voglia di guerra e, soprattutto, di redenzione. Che è come dire “liberazione”.
Parlo per me, ma credo che siano in tanti a condividere il detto latino “Si vis pacem, para bellum”.