Custodia cautelare: basta con gli abusi

“Sta per esplodere una bomba umana”.


L’avvocato Giandomenico Caiazza, presidente della Camera Penale di Roma, lancia l’ennesimo allarme sul sovraffollamento delle carceri, e annuncia “proposte concrete” in un convegno che si terrà nella città giudiziaria della capitale il 7 luglio. Mentre sul caso Scaglia aggiunge: “E’ incomprensibile che venga trattato così chi si è messo a disposizione dell’autorità giudiziaria”.



Avv. Caiazza, quanti sono ad oggi i detenuti rinchiusi nelle carceri italiane?

La cifra esatta non è disponibile, ma si sa che nel mese di maggio si è superata quota 68.500: un record assoluto in tutta la storia della Repubblica italiana. E’ una bomba umana che rischia di esplodere da un momento all’altro, che va oltre ogni limite di tollerabilità. Ogni mese entrano in galera circa 1.000 persone e ne escono 400. Anche i direttori delle carceri sono disperati, non sanno più che pesci prendere.


Insomma, siamo ancora una volta in piena emergenza?

L’indulto del 2008 aveva svuotato gli istituti di circa 20mila soggetti, facendo scendere la popolazione carceraria da 60 a 40mila persone. In due anni siano tornati al punto di partenza, anzi peggio. Ora ci sono 8mila detenuti in più di allora. Si sa che il limite di capienza di tutti gli istituti italiani è di 45mila, mentre il cosiddetto limite di tollerabilità è di 63mila. Nel frattempo, di tutte le nuove carceri che si dovevano costruire non è ancora stata messa una pietra. Poi si scopre che da qualche parte, come nel carcere di Fuorni a Salerno, c’è un intero piano con le celle vuote, perché il personale è sotto organico.


Ma come mai in soli 24 mesi la popolazione dei detenuti è cresciuta del 70 per cento. Cosa succede?

Purtroppo la situazione è legata ad alcuni provvedimenti presi dal governo. Mi riferisco alla ex Cirielli e al decreto sulla sicurezza. Nei fatti questi due provvedimenti hanno profondamente ristretto l’ambito di applicazione delle misure alternative alla pena “intramuraria” come l’affidamento ai servizi sociali, la semilibertà, ecc.


Quanti sono i provvedimenti di custodia cautelare? Per capirci, i detenuti in attesa di giudizio?

La custodia cautelare riguarda circa 26mila soggetti, quindi il 40% dei detenuti. Anche qui le cifre nude dicono molto, ma non dicono tutto. Il punto è che si è fatto e si continua a fare un abuso di questa custodia. La prassi giudiziaria negli ultimi due decenni in particolare ha modificato la sua funzione, fino a stravolgerla: da strumento di cautela, quale voleva essere, è diventato uno strumento di deterrenza sociale. E come se il magistrato dicesse: se ti prendo sappi che ti tengo dentro, praticamente è diventata un’anticipazione della pena.


Ma non ci vogliono i gravi indizi?

Certamente, ma anche su quelli il concetto si è trasformato. La legge parla chiaro: ti posso tenere in galera se c’è il rischio che scappi, che inquini le prove o che reiteri il reato. E’ una legge perfetta. Peccato che nella applicazione concreta è cambiato tutto.


Cioè?

Le faccio un esempio. La legge prevede che il pericolo della reiterazione del reato deve essere concreto. Ma se il direttore di una Asl viene arrestato, si dimette, poi si dimettono i funzionari a lui collegati, poi si nomina un nuovo direttore, poi si cambia il sistema informativo che c’era in precedenza, mi si vuole spiegare come fa a reiterare il reato? Eppure succede che spesso si specula sulla possibilità di reiterazione del reato.


Perché?

Perché l’altra condizione, cioè l’inquinamento delle prove, esige tempi certi di galera. In altre parole: la legge dice che se tieni dentro uno perché può inquinare le prove devi dare dei tempi certi di carcerazione, mentre se dici che il soggetto potrebbe reiterare il reato hai più spazio per tenerlo in cella. In pratica molti magistrati travestono le cose, anche quando mancano di reale concretezza. E purtroppo molte sentenze dei Tribunali della liberà o della Cassazione avallano queste condotte dei pm.


Ma allora che fare?

Una delle proposte che discuteremo nel convegno è proprio questa: che in relazione alla reiterazione del reato non sia prevista la custodia cautelare, ma gli arresti domiciliari, magari ammettendo delle eccezioni. Purché siano eccezioni e non la norma. Altrimenti la custodia cautelare diventa un’altra cosa, un percorso afflittivo, diventa una pena anticipata, prima ancora del riconoscimento o meno della colpevolezza.


C’è altro?

Certo, proporremo che si faccia un passo indietro, che vengano abrogate le norme che hanno depotenziato le norme alternative alla custodia. Tra l’altro c’è abbondanza di studi in tal senso, compresi quelli del Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria. I numeri sono chiari: i detenuti che scontano le pene in forma alternativa al carcere hanno una recidiva del 30%, coloro che le scontano in carcere hanno una recidiva del 60 per cento. Dovrebbe bastare.


Che idea si è fatta del caso Scaglia?

E’ un classico esempio di ciò che dicevo prima, anzi è un caso paradigmatico. Risulta incomprensibile una forma di custodia cautelare così estrema, nei confronti di un soggetto che si è messo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Mi sembra che nel caso di Silvio Scaglia trovino conferma una prassi e una cultura che sono fuori dall’alveo costituzionale. Il carcere non come ultima ratio, ma come prima soluzione. E nemmeno ti spiegano il perché.









21 Commenti a “Custodia cautelare: basta con gli abusi”

  • paoloroma65:

    Fanno piacere la parole dell’avv. Caiazza , mi auguro che questa proposta venga presentata in tempi brevi , anzi brevissimi. Mi permetto di ricordare poi il grande abuso che viene giornalmente perseguito con i sequestri preventivi ai sensi dell’art 321 1 comma. Vengono seqeustrati beni a pioggia e con la stessa motivazione della reiterazione del reato si tengono sequestrati per anni. Se ci sono aziende di mezzo, poi , si fanno fallire, così si ottiene un nuovo avviso di custodia cautelare per bancarotta che ovviamente viene assegnato allo stesso PM che ha fatto fallire o peggio chiesto il fallimento dell’azienda. E poi i tribunali del Riesame sono una vera farsa, sono succubi dei PM e nulla mi toglie dalla mente che le sentenze vengono concordate.
    C’è bisogno di dare voce a queste istanze perchè i politici preferiscono cavalcare le onde giustizialiste fino a quando non incappano anche loro in meccanismi assurdi e assolutamente contro il principi costituzionali che tutti apparentemente vogliono difendere

  • stefano:

    Ho trovato questa citazione sul web che volentieri riporto:
    “Il mio sentimento nei confronti della giustizia è di natura quasi di terrore. La mia esperienza mi conferma nella convinzione che sia ancora molto alta, e non solo per il mio caso personale, la possibilità di errori. In fondo è più facile difendersi da colpevoli che da innocenti. Un innocente è travolto dalla macchina dei sospetti. Nel mio processo fui trattato con molta durezza. Sembrava che il mio passato non avesse alcun peso. Per settimane ho dovuto leggere il mio nome a carattere cubitali, sui giornali.. L’assoluzione piena venne invece riportata con una breve notizia” e poco dopo “Mi fanno paura i giudici che sono o si ritengono `preparati’, perché conoscono a memoria i codici. Non è solo la preparazione, che pure occorre, e neanche il coraggio, ma l’equilibrio, la maturità, il senso delle cose. Chi afferma che anche per i giudici andrebbero fatte perizie psichiatriche, o attitudinali, non dice una sciocchezza. Andrebbero bene per evitare di commetterne, di sciocchezze, sulla pelle di gente innocente”.
    Le parole sono del Giudice Istruttore Ferdinando Imposimato, noto alle cronache come “giudice coraggio” per l’inchieste su terrorismo e criminalità organizzata, accusato (e poi riconociuto innocente) di interesse privato in atti d’ufficio. Medita Morgigni.. Medita..

  • Talita:

    Facciamo un po’ di rewind con un articolo di Vittorio Feltri, pubblicato in “Panorama” il 16 aprile 2010.

    A parte il fatto che ripetere giova, è desolante constatare che – a distanza di 45 giorni dalla pubblicazione – non è cambiato nulla, se non i domiciliari per Scaglia: a condizioni-Spielberg.

    I magistrati parlano solo per negare la libertà.
    I sequestrati restano in galera.
    _________
    Feltri: Silvio Scaglia, dimenticato in carcere

    C’è ancora chi va in galera e ci rimane, praticamente dimenticato, trattato come uno straccio. È il caso di Silvio Scaglia, già grande capo di Fastweb, oggetto di un’inchiesta in cui si intrecciano, secondo le carte, due reati: l’evasione fiscale (con truffa) e la collusione con la ’ndrangheta. Forse i lettori ricorderanno il polverone che sollevò l’indagine un paio di mesi orsono.
    Sembrava che da un momento all’altro l’azienda venisse addirittura commissariata, e invece per fortuna i magistrati non hanno giudicato così grave la situazione da imporre un provvedimento del genere.

    Ma non di questo aspetto intendiamo parlare, bensì delle due persone maggiormente implicate: SILVIO SCAGLIA e MARIO ROSSETTI, direttore finanziario.
    Entrambi blindati, non se ne sa più niente.

    Da notare che il primo, all’estero quando scoppiò lo scandalo, rientrò spontaneamente in Italia e si consegnò all’autorità giudiziaria, pronto a chiarire i fatti. Una volta in cella, attese tre giorni l’interrogatorio di garanzia previsto dalla legge; poi dovette aspettare oltre 40 giorni per rispondere alle domande dei pubblici ministeri.
    I suoi avvocati hanno chiesto invano che fosse scarcerato. E lentamente su di lui è scesa una coltre di silenzio da cui non è filtrato nulla, se non che i magistrati non hanno ravvisato gli estremi per concedergli la libertà provvisoria.

    Perché una simile severità ai limiti della crudeltà?
    Di norma si trattiene un detenuto se si teme possa fuggire, se si teme possa inquinare le prove e reiterare il reato. Ebbene, non c’è alcuno dei tre pericoli.
    Perché Scaglia si è presentato non appena appreso che era ricercato, quindi non aveva e non ha intenzione di tagliare la corda, altrimenti sarebbe rimasto dov’era. Se avesse voluto inquinare le prove, lo avrebbe fatto prima di costituirsi. Quanto alla reiterazione del reato, impossibile in quanto in Fastweb egli non ha più incarichi ed è fuori da ogni gioco.

    Davvero incomprensibile il motivo per cui non gli aprono la porta della prigione. Una storia senza precedenti. Tra l’altro Scaglia, quando si dimise dall’impresa, incassò la bellezza di 800 milioni di euro e non si occupò più del vecchio lavoro. Si è comprato una società in Cina e non si interessa d’altro.

    Ha evaso il fisco? Non gli mancano i quattrini per saldare un eventuale debito.
    Rammentiamo che altri famosi evasori, per esempio Valentino Rossi, e vari imprenditori di grido, hanno negoziato e transato senza mai mettere piede in galera.

    A questo punto è difficile fare delle ipotesi, e sarebbe opportuno che i pm svelassero cosa c’è dietro la loro rigidità.

    La questione dell’altro detenuto, Rossetti, non è meno inquietante. Basti pensare che i suoi conti sono stati spulciati fino all’ultimo euro e non sono stati trovati versamenti sospetti; dal che si deduce che il direttore finanziario del gruppo non abbia commesso reati che rendano indispensabile una detenzione tanto lunga.

    Non abbiamo elementi per dire che i magistrati non si siano comportati correttamente; esprimiamo solo due sentimenti: stupore per ciò che è accaduto, e accade, e desiderio di conoscere, se ce ne sono, le ragioni per cui in uno stato di diritto la carcerazione preventiva possa protrarsi per mesi senza che nessuno fiati.
    (Rassicuro il lettore: né Scaglia né Rossetti sono miei amici. Mai incontrati in vita mia).
    _________
    Quarantacinque giorni fa Feltri scriveva “Non abbiamo elementi per dire che i magistrati non si siano comportati correttamente”.
    Oggi sarà dello stesso parere?

    • Bruno:

      Grazie per aver riportato alla luce quel pezzo.

    • Bruno:

      [[...A questo punto è difficile fare delle ipotesi, e sarebbe opportuno che i pm svelassero cosa c’è dietro la loro rigidità....]] – In questi giorni si sta giocando una grossa partita in Italia in tema di telecomunicazioni a banda larga….

  • Stefano:

    E se provassimo a denunciare gli aguzzini per violazione dei diritti umani all’ONU e all’Ue? Faccio fatica a capire cosa poter fare, mi sembra di essere impotente di fronte a questa follia.

  • Talita:

    Se posso permettermi, non accomunerei il tragico problema della custodia cautelare all’altrettanto drammatico problema del sovraffollamento delle carceri.

    Quest’ultimo deve essere risolto mediante la costruzione di nuove carceri. E mediante il riattamento di carceri già costruite e non utilizzate, come pure con l’idonea ristrutturazione di edifici pubblici (per esempio, caserme) ormai dismessi.

    Il punto focale è che, genericamente parlando, le carceri – al di là del fatto che siano sovraffollate o no – devono contenere solo individui COLPEVOLI, ossia giudicati da un Tribunale.
    Non da un Gip & cari colleghi del Gip.

    Dunque i due discorsi dovrebbero essere paralleli e non convergenti.
    Evidenziando a caratteri cubitali l’ILLEGALITÀ con cui da tempo viene utilizzata la custodia cautelare: ossia per sciogliere la lingua dei prigionieri.

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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World