La Cassazione: per Fastweb esagerato chiedere il commissario
Ciotti (Dow): Le multinazionali alla larga dall’Italia
I magistrati della sesta sezione penale della Cassazione, con sentenza 20.560 del 31 maggio scorso, hanno stabilito che, di fronte ad un presunto reato commesso in azienda, non è per forza necessario procedere al commissariamento dell’intera società, anche a costo di metterne a repentaglio la stessa esistenza. Come ha rischiato Fastweb, investita dal ciclone giudiziario dell’inchiesta sulla frode carosello. E’ possibile, al contrario, limitarsi ad un commissario “settoriale” che metta sotto controllo solo l’area incriminata .
Insomma, a leggere le motivazioni della Cassazione, Fastweb non doveva correre il rischio di finire sotto un commissario, con esiti devastanti per l’impresa, ma, al più, subire un provvedimento circoscritto al settore coinvolto . Invece, per evitare il commissario dell’azienda delle tlc, c’è voluto il passo indietro dell’ad Stefano Parisi. Una decisione in tal senso, come aveva sottolineato il direttore delle relazioni esterne di Fastweb, Sergio Scalpelli, avrebbe potuto rappresentare una “sentenza di morte” per l’azienda, tra l’altro quotata in Borsa.
La Cassazione, insomma, ha voluto metter ordine nella materia della legge 231: il legislatore si legge nella sentenza, “ di fronte alla forte incisività delle misure interdittive ha voluto che il giudice tenesse conto della specifica attività dell’ente” . Una lettura in linea con lo spirito della legge che, come ha sottolineato sul Sole 24 Ore Marcello Panucci, direttore degli affari legislativi della Confindustria prevede per le spa , un investimento “ingente” per prevenire la commissione di reati oppure, per “ottenere, nel caso che il reato sia comunque commesso, il riconoscimento in sede processuale di una scelta organizzativa virtuosa”.
Proprio quello che non è stato concesso a Silvio Scaglia, sottoposto a provvedimenti restrittivi della libertà personale da più di cento giorni, sulla base della presunzione che, comunque, lui “non poteva non sapere”. Il caso Scaglia/Fastweb, insomma, si qualifica sempre di più come la punta dell’iceberg di un problema di rapporti tra il mondo dell’economia e dell’applicazione della giustizia, sia in sede penale che civile, che penalizza gli investimenti, specie delle multinazionali.
“Faccio sempre più fatica – ha commentato in un dibattito al circolo De Amicis di Milano Antonello Ciotti, ad dell Dow Chemical italiana – a spiegare ai miei colleghi le ragioni dei tempi e dei costi esorbitanti degli arbitrati in Italia. Ma anche dei tempi e delle incertezze che comporta l’ingresso in un procedimento civile o penale nel nostro Paese”.
A proposito di complottismo-sì/complottismo-no, per decidersi è sufficiente guardarsi bene attorno e analizzare – a mo’ d’esempio – l’affair Nutella al Parlamento europeo.
È davvero un caso che detto Parlamento non riesca a distinguere tra nutrizione e alimentazione?
Che non realizzi che le etichette alimentari sono plausibili solo per quanto riguarda la prima e dunque carne, pesce e simili?
Che c’entra la Nutella?
Ma certo che c’entra, se ci ricordiamo che solo l’anno scorso un sondaggio stabilì che la Ferrero è il marchio più affidabile in tutto il mondo.
Più di ogni altra industria: non solo alimentare.
E adesso arriva il veto dei “salutisti” di Bruxelles!
(Quelli che hanno voluto la cioccolata senza cacao, l’aranciata senza arance, il formaggio senza latte e così via…).
E che per ora impongono di “non fare messaggi promozionali”. Domani, chissà…
E, facendo un po’ di zoom, qual è stato il voto che ha consentito il pareggio – 309 voti a favore e 309 contrari – per cui è stato respinto l’emendamento dell’eurodeputata tedesca Renate Sommer (Ppe) che chiedeva l’eliminazione dei profili nutrizionali dalla normativa specifica?
Casualmente – del tutto casualmente – è stato il voto di Sonia Alfano, longa manus in Europa dell’ex-magistrato che in Italia continua a minacciare sfracelli: tra cui anche l’ “incendio del Palazzo” (!!!).
Comunque è un caso se s’intravede sempre più un perverso intreccio tra poteri forti – più o meno occulti – ed economia/finanza.
È solo un caso.
Prego la Redazione di riferirlo anche a Silvio Scaglia: è solo un caso.
P.S. Però i “salutisti sappiano che in Italia la Nutella viene appena dopo il Tricolore.
E che saremo in molti a difendere entrambi.
Anche con i forconi.
Dunque, tanto tuonò che piovve.
Potremmo dire così, leggendo l’articolo – Nastri Unipol, Ghedini: “Giudici inqualificabili. Ora Alfano deve inviare gli ispettori in Procura” – (Il Giornale, oggi)
Sommario: “Il deputato del Pdl presenta un’interrogazione di 8 pagine al ministro della Giustizia: bisogna mandare gli ispettori alla procura di Milano per avviare un’azione disciplinare contro il sostituto procuratore Meroni. Il magistrato aveva convocato in procura Ghedini per poterlo ascoltare”
Roma – Bisogna mandare gli ispettori alla procura di Milano per vedere se non sia il caso di avviare un’azione disciplinare contro il sostituto procuratore della Repubblica Massimo Meroni. A chiederlo è il legale del premier e deputato del Pdl Niccolò Ghedini in un’interrogazione di 8 pagine presentata al ministro della Giustizia Angelino Alfano nella quale parla anche di “COMPORTAMENTI INQUALIFICABILI” da parte del pm.
(…)
_________
Ora, io non pretendo di affermare che Ghedini abbia ragione.
Ma pretendo che queste benedette ispezioni siano finalmente espletate e che ci dicano chi ha ragione.
E, se del caso, STRONCHINO l’arroganza o l’ignoranza o la pelosità dei giudici.
“Per Fastweb esagerato chiedere il commissariamento.”
Esagerato o peloso?
O frutto d’ignoranza?
Il quadro è comunque sconsolante.
Prendiamo a esempio la Procura di Milano, che:
a) ha convocato l’avvocato Niccolò Ghedini – che è anche un deputato in Parlamento – come testimone al processo Unipol;
b) non essendosi presentato, ne ha chiesto alla Giunta parlamentare l’accompagnamento coatto;
c) ci ha ripensato e ha revocato la richiesta di autorizzazione di accompagnamento coatto.
PELOSITÀ?
Può essere.
Ghedini è l’avvocato del cliente preferito della Procura di Milano.
IGNORANZA?
Può essere.
Sentiamo il diretto interessato:
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“La richiesta di accompagnamento coattivo inviata dal dott. Meroni della Procura di Milano alla Camera dei Deputati è totalmente INFONDATA ed ERRONEA.
(…)
Meroni mi aveva citato come teste dopo alcuni rinvii ritenuti ovviamente legittimi per il giorno 8 febbraio 2010. Tempestivamente comunicavo che per quel giorno non mi era possibile presenziare poiché impegnato per esami clinici presso l’Ospedale San Raffaele, di cui ho anche documentazione producibile in ogni momento.
Facevo altresì presente che NON RITENEVO POSSIBILE UNA MIA CITAZIONE QUALE TESTIMONE POICHÉ ERO DIFENSORE IN QUEL PROCEDIMENTO, vincolato dal segreto così come attestato anche dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
(…)
Ovvio che vi è la massima disponibilità ad andare in Procura A VERBALIZZARE L’IMPOSSIBILITÀ DI RENDERE TESTIMONIANZA, e ciò rende la richiesta di accompagnamento coattivo palesemente illogica e carente di fondamento.
È quindi evidente che la richiesta è del tutto sconnessa dalla realtà fattuale e tale accadimento non potrà rimanere senza le dovute conseguenze che porterò avanti in ogni sede competente“.
(Il Giornale, 14 giugno 2010)
Dunque – ritirando la richiesta di autorizzazione – la Procura di Milano ha deciso di non perdere tempo a verbalizzare l’impossibilità di un avvocato difensore di testimoniare contro il proprio patrocinato.
Non lo sapeva prima?
Ma, in precedenza, ha ritenuto di perdere tempo, richiedendo inutilmente l’accompagnamento coatto: anche a fronte di un certificato medico.
Vorrei sentire il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Ecco! Mi piace tanto l’espressione “sconnessa dalla realtà fattuale”: gran parte della nostra (in)Giustizia lo è.
Invece la nostra realtà fattuale è che siamo ancora in attesa che il Governo ci metta le mani.
Domanda conclusiva
Ora Ghedini, giustamente incavolato, dice che si attiverà in ogni sede competente e che il fattaccio non rimarrà senza conseguenze.
Che dite?
Quali conseguenze avrà il signor Meroni della Procura di Milano?
Sarà premiato con uno o due scatti in carriera?
Non solo con uno o due scatti di carriera, ma anche con uno o due scatti dei fotografi dei giornali.. Passerà per quello che è stato tarmato per aver sfidato l’ordine cosituito, il potere forte della politica che si nasconde dietro i “cavilli legali” quali il segreto avvocato/cliente (ricordiamo che se l’avvocato è anche amico il segreto non vale più, come sostiene il pm di Genova), o che procura certificati medici come il peggiore degli assenteisti.. Mi verrebbe da citare Sordi “procuratorii.. (evito la pernacchia perché sono a rischio censura)”
caro Stefano, solo oggi ho occasione di leggere il tuo commento; vorrei solo ricordardi che prima di esprimere giudizi sarebbe necessario conoscere bene i fatti, sentendo possibilmente la versione di tutte le parti coinvolte, come facciamo abitualmente purtroppo noi magistrati.
A proposito della vicenda della convocazione dell’avv. Ghedini (che, come tutte le persone, magistrati e deputati compresi, quando riceve una convocazione a comparire davanti al magistrato è obbligato ad eseguire), lo stesso era stato convocato informalmente per ragioni di cortesia per telefono più di una volta,concordando anche insieme la data; l’avvocato purtroppo non si è mai presentato, senza peraltro neppure avvertire, quindi è stato convocato una prima volta formalmente e non si è presentato, è stato nuovamente convocato e ancora non si è presentato, adducendo ragioni di salute ma senza fornire alcuna documentazione al riguardo; pertanto ho pregato il suo collaboratore di farmi avere la documebntazione in questione, ma ciò non è avvenuto; tutto ciò legittimava ampiamente l’ordine di accompagnamento coattivo, ma essendo l’avv. Ghedini anche un deputato, era necesseraio chiedere l’autorizzazione della Camera; cosa che ho fatto.
La richiesta di autorizzazione è stata poi revocata solo perchè l’avv. Ghedini ha finalmente assicurato per iscritto che si sarebbe presentato, come poi è effettivamente avvenuto.
Lascia a te giudicare il mio comportamento, per il quale comunque non ho ricevuto nessuno scatto nè di promozione nè di fotografo, di cui nulla me ne importa, come potranno confermarti tutti i fotografi e i giornalisti d’Italia.
Massimo meroni
Di oggi la dichiarazione del presidente dell’Anm Palamara per i tagli della manovra “non arretreremo di un solo millimetro, per la tutela e la difesa del settore giustizia”.
Beh.. egregio Palamara.. neanche noi, per la tutela e la difesa delle persone che devono difendersi dal settore giustizia.
Capisco la difficoltà di Antonello Ciotti a fornire determinate spiegazioni senza descrivere il caos della Giustizia italiana.
Oberata da gravissimi arretrati, per risolvere i quali si lavora poco e ci si occupa prevalentemente della difesa dei propri privilegi e/o di aprire pratiche a tutela dei poveri magistrati.
In altri casi, invece, può anche succedere che le pratiche vengano seppellite sotto altre pratiche – mantenendo l’incedere maestoso ma da bradipo dei nostri esimi giudici – al fine di perseguire particolari risultati, che si avvalgono del “tanto peggio, tanto meglio”.
Non volendo raccontare tutto ciò, per amor patrio, sì: è davvero difficile dare una spiegazione.
… e si rischia di passare per autolesionisti nonchè disfattisti. Ma la realtà è quella.
Così come mi è difficile spiegare ai conocenti stranieri il “caso Silvio Scaglia”, perchè ha dell’incredibile. Sentendolo in carcere da oltre 100 giorni il primo pensiero che hanno, ammiccando, è “e ma allora…ne deve aver fatte se no non lo terrebbero così”.
Come dire loro che la sua libertà è ristretta senza prove (altrimenti perchè indurlo a confessare, basterebbero le prove per inchiodare il colpevole, no?) e sulla base dell’ormai tristemente celebre “non poteva non sapere”