Archivio di luglio 2010
Continua il racconto di Vincino sul “caso Scaglia”
Questa volta la sua matita graffiante tocca il tema della “reiterazione del reato”.
Questo perché nelle motivazioni del gip per giustificare il provvedimento di custodia cautelare, si fa riferimento anche alla possibilità di “reiterazione”. Quel che non si riesce però a capire è come Scaglia potrebbe agire in un modo del genere, non ricoprendo più alcun ruolo operativo in Fastweb. La verità è che Scaglia non ha mai avuto a che fare con i denari della “frode”, al contrario ne è stato vittima, insieme alla stessa Fastweb.
Dì la tua: Scaglia ha fatto bene a rientrare?
Silvio Scaglia, 153 giorni fa, è rientrato immediatamente in Italia convinto di poter chiarire subito la sua posizione.
Secondo te ha fatto bene?
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Da oggi la matita di Vincino racconta il caso Scaglia
SCENA N.1: MA DOVE STA IL RISCHIO DI FUGA?
Da oggi il nostro (e vostro) blog ospita un nuovo, prestigioso collaboratore:Vincino, uno dei più noti esponenti della satira italiana, che da decenni con le sue vignette commenta la realtà italiana con ironia graffiante. Vincino ha accettato volentieri di raccontare per noi le disavventure di Silvio Scaglia, in regime di custodia cautelare da oltre 150 giorni senza che sia emersa una sola prova a suo carico. Ma, ancor prima di entrare nel merito delle contestazioni, Vincino ha voluto interrogarsi sul perché Scaglia, dopo novanta giorni di carcere, debba restare ancora agli arresti domiciliari.
Non sussistono, con tutta evidenza, motivazioni per negargli la piena libertà, almeno sulla base delle motivazioni previste dal codice di procedura penale: a) non c’è pericolo di fuga, dato che Scaglia è rientrato dall’estero alla prima notizia delle indagini; b) non c’è rischio di inquinamento delle prove, dato che i fatti, ampiamente investigati, risalgono ad almeno tre anni fa o più; c) non esiste, infine, il rischio di reiterazione del reato, non fosse che per il fatto che Scaglia non ha più rapporti con Fastweb.
Basta così. Convinti come siamo della superiorità, per efficacia ed immediatezza, dell’immagine sulla parola scritta vi lasciamo alla matita di Vincino.
La Scaglia Story diventa un cartoon
Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb e attuale azionista di riferimento di Babelgum, si è consegnato il 26 febbraio scorso alla giustizia italiana per chiarire la sua posizione agli inquirenti. Avrebbe potuto aspettare, prendere tempo, mandare avanti i suoi legali, ma non lo ha fatto , si è costituito “senza se e senza ma”. Forte della sua innocenza.
Da allora però ha trascorso oltre cinque mesi agli arresti: quasi 90 giorni nel carcere romano di Rebibbia, per poi essere trasferito dal 17 maggio ai domiciliari in Val d’Aosta. Nel frattempo, sui mass media le ragioni della sua innocenza sono passate in secondo piano per l’incalzare di altri eventi giudiziari dal grande appeal mediatico.
Per queste ragioni e per ribadire l’assoluta estraneità di Scaglia ai fatti contestati, il Blog ha deciso di rinfrescare la memoria ad amici, conoscenti, collaboratori, media e opinione pubblica in genere, ripercorrendo le tappe di questa vicenda kafkiana. In una maniera nuova, certamente dissacratoria, nella convinzione che la verità può essere raccontata con un po’ di humour, anche se investe drammaticamente quella delicatissima sfera che è la privazione della libertà personale. Perché , è bene ricordalo Silvio Scaglia è in carcere preventivo (senza che i tre motivi fondamentali sussistano ovvero rischio di fuga, reiterazione del reato e inquinamento delle prove) in attesa di potersi finalmente difendere nelle sedi competenti.
Di più non diciamo. L’appuntamento è per domani, mercoledì 28 luglio. Arrivederci al prossimo click!
Piero Ostellino: Se vige il “pregiudizio di colpevolezza”
La firma è una garanzia. E’quella di Piero Ostellino, ovvero rigore intellettuale e sani principi liberali. Quegli stessi principi che dovrebbero ispirare il legislatore (e i media) in uno Stato di diritto. Ma così non è, troppo spesso così non è, almeno in Italia. Basta riflettere – spiega appunto Ostellino sul Corriere della Sera – a proposito degli “emendamenti al decreto governativo sulle intercettazioni”. “Noi giornalisti – si legge – vediamo tutelato il nostro diritto a informare e i lettori vedono il loro a essere informati”. Tutto bene? In apparenza sì, ma solo in apparenza, se con quelle pubblicazioni “i lettori finiscono per conoscere gli elementi raccolti dalla magistratura per formulare il suo atto d’accusa, ma poco o nulla sapranno degli argomenti della difesa, perché i giornali non li pubblicheranno o, quanto meno, non ne parleranno con la stessa enfasi”.
Il tasto è dolente, visto che a parlarne è uno che di media se ne occupa da una vita e i giornalisti li conosce come le sue tasche. Ma come dimenticare, fra i tantissimi episodi che si potrebbero citare, i casi degli ex ministri Rino Formica e Vito Lattanzio? Dipinti come mostri della politica, assatanati di soldi e potere da giornali e tv dell’epoca, sono stati riconosciuti completamente innocenti ben 17 (diciassette, avete letto bene!) anni dopo. E come è stata riconosciuta dai giornali la loro innocenza? Il loro calvario durato quasi una generazione? Con qualche trafiletto, poche righe di spalla, come si dice in gergo. E già gli è andata bene, perché a molti neanche quello.
Ma perché funziona così? Innanzitutto – osserva Ostellino – perché la nostra cultura “assegna pregiudizialmente allo Stato un primato sull’individuo. Così, anche in sede processuale, l’accusa – lo può testimoniare ogni avvocato penalista – per il solo fatto di essere formulata da un potere dello Stato, gode di fatto (ancorché non di diritto), di una condizione di privilegio sulla difesa e, a livello di opinione pubblica, è credibile e persino giusta, per definizione”.
Il risultato è che funziona il “pregiudizio di colpevolezza”, invece di quello liberale di innocenza. Non a caso, insiste Ostellino “la carcerazione preventiva, che si protrae spesso ben oltre i limiti della decenza, lascia indifferenti la politica, i media, i magistrati e la stessa opinione pubblica”.
Capita così, per dirne una che ci sta a cuore, che un signore come Silvio Scaglia, messosi a disposizione dell’autorità giudiziaria, tornando di corsa dall’estero un venerdì sera (con l’ingenuità di chi non sa che per la magistratura il week end è più sacro della libertà personale) se ne stia da 150 giorni (anzi 152 per l’esattezza), agli arresti. Prima a Rebibbia, poi murato ad Antagnod (bontà loro), a protestare la sua innocenza alla luna. Anzi, nemmeno a quella, perché gli hanno vietato di mettersi alla finestra.
Quando la giustizia si misura sull’auditel
STUPRATORI IN LIBERTÀ, SCAGLIA AGLI ARRESTI
La Corte Costituzionale ha deciso nei giorni scorsi che il giudice non è più obbligato a disporre la custodia cautelare per chi è accusato di violenza sessuale anche verso i minori. Non serve, non c’è rischio, non c’è pericolo. Il motivo? Salvatore Tramontano su il Giornale dà una spiegazione che convince: “la giustizia si sta ammalando di auditel o di qualcosa di simile che misura la popolarità”. Insomma, val la pena di perseguire gli imputati vip, quelli che comunque “bucano” lo schermo. E gli altri? Vadano per la loro strada.
Meglio prendersela con Silvio Scaglia, insomma, che con un boss di narcotraffico, già condannato a 30 anni, in odore di priapismo. Non è un paradosso, ma una storia di cronaca. Da una parte il caso di tal Franco Castriota, 30 anni di carcere da scontare, che viene rimandato a casa perché sofferente di priapismo. Manco a dirlo, dopo mezza giornata di arresti domiciliari, Castriota se ne va per i fatti suoi e diventa “uccel di bosco”. Poco male, un latitante in più di cui non si occuperanno i giornali. E probabimente, nemmeno le procure che hanno il loro bel daffare. Con Silvio Scaglia, ad esempio, che si è presentato prontamente agli inquirenti (troppo prontamente, addirittura il venerdì sera senza rendersi conto che il weekend è sacro per la giustizia) e che se ne sta, obbediente, agli arresti in Val d’Ayas dal 17 maggio, senza nemmeno aprire la finestra per non infrangere i vincoli draconiani imposti dal Gip Aldo Morgigni.
“Ricordate il caso Fastweb?” è costretto a scrivere Tramontano, consapevole che, una volta spenti i riflettori mediatici, secondo la volontà dei Pm (che hanno altre occasioni per stare sulla ribalta) il malcapitato presunto reo entra in un angosciante cono d’ombra. “Quanto tempo è rimasto in carcere Scaglia prima di ottenere i domiciliari? È più pericoloso lui degli stupratori, dei narcotrafficanti o dei pedofili?”. E potremmo aggiungere: ha più occasioni lui (che non fa più parte di Fastweb) di “reiterare il reato” oppure uno stupratore reo confesso che si aggira per i parchi in piena estate? No, la reiterazione del reato, così come il rischio di inquinamento delle prove, sottolinea l’autore, “valgono solo per certi tipi di inquisito”.
Eppure, quando si tratta di restituire la libertà ad un cittadino sottoposto a custodia cautelare da quasi 150 giorni, come è il caso di Scaglia e di altri indagati di Fastweb-Telecom Sparkle, almeno quelli per cui non è contestato il riciclaggio ma solo eventuali reati fiscali, il panorama delle procure è quello che ben descrive Tramontano: “Pm che si defilano e non si fanno trovare, Gip che vanno improvvisamente in ferie, interrogatori di garanzia che diventano una terra promessa, giorni che passano lenti senza una certezza e un orizzonte”. Già, “quando la giustizia ha in mano un manager, un brogliaccio di intercettazioni, e scartoffie piene di indizi non si esita a ricorrere alla carcerazione preventiva. Perché il ricco è un simbolo, perché fa notizia, perché se lo sbatti dentro, in barba a qualsiasi garantismo, c’è il rischio che parli”. E guai se, come Scaglia, non ha reati da confessare o sodali da tradire: non c’è nulla di peggio che essere innocenti nel gran circo della giustizia mediatica. La verità, insomma, è che arrestare i vip paga. Fa audience. “Il pm si becca i titoloni dei giornali, diventa personaggio, in taluni casi si innamora delle veline, viene fotografato dai giornali di gossip”.
Ma che razza di giustizia è mai questa, si chiede Tramontano. E ce lo chiediamo anche noi, convinti che, come scrive lui, al di là del tema delle intercettazioni, il vero problema ereditato da Tagentopoli sia “la simbiosi e la collaborazione troppo stretta tra magistratura e giornalisti”. “Quando si sale sul palcoscenico è molto difficile scendere” per occuparsi di reati comuni che interessano la gente comune.
Slitta per ora la richiesta di rito immediato
I RICORSI DEI LEGALI RESTANO QUINDI NEL CASSETTO
Lunedì 26, Scaglia “festeggia” i 5 mesi di custodia cautelare.
Il dottor Giancarlo Capaldo, pm dell’inchiesta Fastweb-Telecom Sparkle, non ha inoltrato nemmeno oggi all’ufficio dei Gip la richiesta di rito immediato per i 56 indagati. Anzi, sembra assodato che il magistrato, protagonista delle inchieste più delicate che riguardano la procura romana, sia intenzionato a prendersi una decina di giorni, almeno, prima di chiudere l’istruttoria per compiere alcune indagini. Questo ha fatto sì che i diversi legali abbiano riposto nel cassetto le varie richieste di ricusazione nei confronti del Gip Aldo Morgigni (in vacanza da oggi) e, naturalmente, i vari ricorsi contro la richiesta del giudizio immediato, già ventilata in più occasioni dal pubblico ministero (anche sui quotidiani), ma che ora risulta assai meno sicura.
Gli inquirenti, per esempio, una volta valutata la difficoltà di non ottenere il rito immediato (per cui è necessario produrre “una prova evidente”) nei confronti degli indagati, in particolare per gli imputati di sola evasione fiscale, potrebbero aver scelto un’altra strategia processuale optando, per una parte degli indagati, per il rito normale. In questo caso, ci sarebbe la prospettiva della liberazione dopo sei mesi di custodia cautelare per la decorrenza dei termini: ovvero, per Silvio Scaglia, il 26 agosto prossimo.
C’è da chiedersi, però, al di là delle tattiche procedurali, che utilità possa avere per gli inquirenti protrarre fino ad allora la custodia cautelare di Silvio Scaglia, dal 17 maggio agli arresti domiciliari in quel di Ayas dopo quasi 90 giorni in carcere. Al di là del fatto che quest’arco di tempo è stato senz’altro sufficiente per condurre ogni tipo di verifica.
E’ davvero difficile, a questo punto, sostenere che Scaglia, per cui non sussiste il rischio di fuga o di inquinamento delle prove, possa “reiterare il reato”.
Rito immediato, il pm Capaldo prende tempo
IL GIP DICE NO ALLA RICHIESTA DI LIBERTA’ PER MAZZITELLI
“Il dottor Capaldo ha assicurato che oggi non presenterà alcuna richiesta di rito immediato. Questo, dopo un colloquio telefonico, ci è stato detto dal dottor Figliolia, il presidente dei gip”. Così l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore dei dirigenti di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli e Massimo Comito, al termine di una mattinata di insolita animazione presso la cancelleria dell’ufficio Gip del Tribunale di Roma. Infatti una decina di avvocati hanno invano atteso, fino alla chiusura degli uffici, che dalla procura della Capitale arrivassero le richieste per il giudizio immediato relativo alle posizioni degli indagati Fastweb -Telecom Sparkle. Il tutto per una ragione ben precisa: presentare, senza indugi, la richiesta di ricusazione del Gip Aldo Morgigni, dopo che lo stesso magistrato aveva rifiutato il “passo indietro” dall’incarico.
Nel pomeriggio, un altro colpo di scena: il pm Giancarlo Capaldo, titolare dell’inchiesta, ha precisato ai giornalisti che lo hanno interpellato in merito, che la richiesta non sarà presentata “nemmeno domani” giovedì 22 luglio, ovvero l’ultima data utile (salvo cambiamenti dell’ultima ora) prima che inizino le ferie del Gip Aldo Morgigni che non dovrebbe aver cambiato i suoi programmi fissati già prima delle elezioni (per lui non fortunate) del nuovo Csm.
Il quadro, a questo punto, presenta più di un’incertezza:
a) se Morgigni resta a capo dell’inchiesta, come è probabile, gli sarà necessaria una performance da Superman per conciliare l’esame delle carte processuali;
b) un’eventuale sostituzione, data la complessità dell’indagine, non potrà che dilatare i tempi;
c) l’iter della procedura dovrà comunque fare i conti con le richieste di ricusazione in arrivo, con varie motivazioni, dai difensori di numerosi imputati.
Di certo, per ora, c’è solo la decisione del Gip di respingere il ricorso per la libertà provvisoria di Massimo Comito e di Stefano Mazzitelli presentata dal loro difensore, Fabrizio Merluzzi, per decorrenza dei termini per reati fiscali, puniti con una pena massima di anni sei. Il Gip ha rigettato la richiesta perché, a giustificare la detenzione (e, di riflesso, a rendere possibile il rito immediato) vale il collegamento con il reato associativo.
“Di sicuro ricorreremo in appello – ha preannunciato Merluzzi – perché con una motivazione di questo tipo si rischia di giustificare la custodia cautelare anche per i reati per cui è, a termini di legge, è venuta meno l’esigenza. Altri difensori hanno annunciato iniziative, di vario segno, per contestare l’eventuale richiesta di rito immediato da parte della Procura. Ma, come si è visto, il dottor Capaldo, cui non mancano certo gli impegni di questi tempi, intende gestire l’operazione secondo i tempi che ritiene più opportuni.
Rito immediato, il gip Morgigni si prepara al record: 56 rinvii a giudizio in una sola giornata
Il dottor Aldo Morgigni, Gip dell’inchiesta Fastweb-Telecom Sparkle, non intende astenersi dal suo ruolo in caso di richiesta di “rito immediato” da parte della Procura come richiesto, con una lettera depositata presso il suo ufficio, da parte di alcuni difensori degli indagati.
E’ perciò probabile che già domani il dottor Morgigni prenda visione delle richieste per i 56 indagati firmate dal pm Giancarlo Capaldo. Sarà una corsa contro il tempo, considerato che il dottor Morgigni sarà operativo sino al 22 luglio. Considerato che si tratterà di esaminare i fascicoli di indagine dal 23 febbraio a ieri, relativi alle posizioni di 56 indagati, si può concludere che il gip dovrà vagliare in una dozzina di ore diverse migliaia di pagine di documenti prima di contestare “i gravi indizi” o la “prova evidente” che la legge richiede quale presupposto per il rito immediato che rende possibile di saltare l’udienza preliminare e, conseguenza non indifferente, di far ripartire da zero i termini della custodia cautelare che per gli indagati, compreso Silvio Scaglia, dovrebbero scadere il prossimo 22 agosto. Una prova da Guinnes dei primati, degna dell’invidia di Stakanov.
Tutto lascia prevedere, in ogni caso, che sia ormai prossima la decisione sul giudizio immediato. Altrettanto probabile è che i difensori che hanno chiesto l’astensione del dottor Morgigni si accingano a ricusare il magistrato, con un’iniziativa già preannunciata presso la Corte d‘Appello. I legali, cioè gli avvocati Valerio Spigarelli, difensore di Aurelio Gionta, Antonello Giudice e Massimo Lauro (legali dell’ufficiale della Finanza Luca Berriola), Fabrizio Merluzzi (che assiste l’ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle Massimo Mazzitelli), e Ambra Giovene (che cura gli interessi di Gennaro Mokbel e della moglie Giorgia Ricci), chiederanno che la ricusazione abbia un immediato effetto sospensivo. E’ assai improbabile , però, che questa richiesta abbia un qualche esito positivo.
Così come, per ora, non ha ricevuto alcuna riposta l’interrogazione avanzata dall’onorevole radicale Rita Bernardini al ministro della Giustizia Angiolino Alfano in merito al mantenimento in capo al Gip Aldo Morgigni di Roma dell’inchiesta Fastweb-Telecom Sparkle, “Morgigni – aveva scritto il 14 luglio l’onorevole Bernardini- continua ad occuparsi solo di quest’inchiesta non occupandosi in alcun modo del restante ruolo dei procedimenti a lui precedentemente assegnati” in assenza del titolare, la dottoressa Paolicelli, impegnata nella commissione d’esame per il concorso da magistrato.
Verso il rito immediato: salta la garanzia del GUP, si allungano i termini
Pare ormai assodato che la Procura di Roma sia intenzionata a chiedere, probabilmente entro la fine di luglio, il giudizio immediato per tutti gli inquisiti, Silvio Scaglia compreso, sottoposti a misura cautelare nell’ambito dell’indagine Fastweb-Telecom Sparkle. Come interpretare questa mossa processuale? E quali effetti può avere sulla sorte degli indagati, sottoposti a misure cautelari, in carcere o agli arresti domiciliari, dal 23 febbraio scorso?
Ciò che caratterizza il giudizio immediato è l’assenza dell’udienza preliminare, e il passaggio diretto dalla fase delle indagini preliminari al dibattimento. Viene così meno l’esame del giudice dell’udienza preliminare. Ovvero decade una garanzia in più per l’indagato, rappresentata dalla verifica davanti al gup della sussistenza di elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. D’altro canto, però, si avvicina l’esame di un giudice di merito, con piena soddisfazione di un indagato che, come Scaglia, altro non attende che l’occasione di dimostrare la propria piena innocenza.
Va inoltre sottolineata la novità rappresentata dal decreto legge n.92/2008 (noto come decreto sicurezza) convertito in legge n.125/2008 che ha introdotto una nuova ipotesi di giudizio immediato al comma 1-bis dell’articolo 453 c.p,p. Mentre l’articolo 453 c.p.p., prevede espressamente che il pubblico ministero chiede il giudizio immediato “quando la prova appare evidente”, la nuova ipotesi, definita “custodiale” prevede che il pubblico ministero richieda al Gip il giudizio immediato anche quando l’indagato si trova in stato di custodia cautelare, entro 180 giorni dall’esecuzione del provvedimento di custodia, purché sia definito il procedimento di riesame.
In questo modo, il pm può avanzare la richiesta di giudizio immediato. L’effetto pratico, dal punto di vista della libertà dell’indagato, è che si azzerano i tempi della custodia cautelare precedente: il prossimo 22 agosto, infatti, scadono i termini (sei mesi) previsti per Silvio Scaglia. La richiesta di rito immediato, però, allontana, salvo esito diverso dei vari ricorsi presentati in più sedi (tribunale del riesame e Corte di Cassazione) , l’ora della piena libertà di Scaglia.