Carcere: idee contro il disastro
Dal convegno della C.P.R una proposta per rivedere i criteri della “reiterazione del reato”
La situazione è grave e anche seria: carceri che scoppiano, suicidi in aumento, un uso abnorme della custodia cautelare, con quel continuo rimbalzo di “copia e incolla” fra pm, gip e Tribunali del Riesame, per giustificarla oltre ogni “ragionevole limite”, in spregio ai diritti dell’indagato.
Del resto, la nuda verità delle cifre non lascia spazio ad equivoci: oltre 68mila detenuti stipati nelle patrie galere (di cui 14mila in attesa di giudizio), con una capienza “ufficiale” che non dovrebbe superare le 45mila unità. Insomma, un disastro. Eppure soluzioni ve ne sarebbero, anche a costo zero, ripensando ad esempio le modalità di “esecuzione della pena” (come accade già in molti altri paesi europei) e ponendo paletti più stringenti, sebbene già dovrebbero esserci, per la privazione della libertà personale.
E’stato un convegno a 360° sul “pianeta giustizia in Italia”, quello promosso mercoledì 7 luglio dalla Camera Penale di Roma dal titolo significativo “Carcere: idee contro il disastro”. Su un punto tutti i relatori si sono dichiarati d’accordo: troppe cose non funzionano o funzionano male. Non è certo una novità, anzi rischia di essere una quasi ammissione di sconfitta. Ma allora che fare? Come reagire e come uscirne? Qualche ricetta ci sarebbe. Ad esempio, cominciando a ripensare le modalità di “esecuzione della pena”, senza rinunciare alla “domanda di sicurezza” dei cittadini.
E’ stato, fra gli altri, il dr. Petralla (Direzione Generale Esecuzione Penale Esterna D.A.P.) ad illustrare con numeri e tabelle come “meno carcere non significhi meno sicurezza”. Intanto perché le pene alternative alla detenzione, in Italia (poche) e all’estero (molte di più), riducono fortemente la recidiva, ma si potrebbe fare anche ricorso, in modo sostanziale, ad esempio, ai cosiddetti “lavori di pubblica utilità”. Un esempio? “Le immagini di Naomi Campbell vestita da spazzina che pulisce le strade, dopo essere stata condannata per violenze ad una colf, hanno anche un risultato sociale: fanno capire che chi sbaglia paga, a prescindere dal suo status. E ciò rassicura i cittadini ben di più delle carceri zeppe”. Laddove in Italia, invece, nonostante siano previste misure di questo tipo, si registrano soltanto 15 casi negli ultimi anni di persone che hanno “pagato” facendo lavori utili alla collettività. Oppure, un’altra soluzione (per certi reati, s’intende) sarebbe quello di fare ricorso agli arresti nei soli fine settimana. O ancora: al controllo elettronico. Tuttavia, mente in Italia si registra il fallimento totale di questa misura, e i braccialetti costati 10 milioni di euro ammuffiscono in qualche scantinato, in Francia lo stesso esperimento sta dando ottimi risultati.
Ovviamente a dominare la scena del Convegno è stato anche il tema della custodia cautelare, ovvero della “pena preventiva”. Materia sulla quale la Camera Penale, rappresentata innanzitutto dal presidente avv. Caiazza, ha lanciato tramite il relatore Prof. Avv. Luca Marafioti una proposta concreta. “E’ vero – ha detto Marafioti – che il modo di ingabbiare la discrezionalità (di pm e gip ndr.) in materia, pur in presenza di leggi ben definite, resta di non facile soluzione”. Ma, ad esempio, sul tema della “reiterazione del reato” (che insieme al pericolo di fuga e all’inquinamento delle prove rappresenta il perno dei provvedimenti per la restrizione della libertà prima del processo), una modifica potrebbe essere quella di introdurre il tema della “attualità” di tale pericolo. Insomma non si dovrebbe stare in galera perché si è accusati (pur non condannati) di aver commesso un reato anni prima, ma vi dovrebbe essere un concreto riferimento all’attualità che ciò si possa ripetere.
L’intervento del Prof. Marafioti (nell’immagine l’avv.Giandomenico Caiazza)
Una proposta definita da altri relatori “una possibile base di partenza”, anche se non priva di necessari aggiustamenti tecnici, coerenti con l’impianto del codice penale. Ma anche giudicata “insufficiente” dall’on. Avv. Gaetano Pecorella (già professore di procedura penale) che parlando della sua esperienza di legale ha sottolineato come occorra spingersi anche oltre per garantire maggiormente il diritto alla difesa. “La custodia cautelare – ha detto Pecorella – da fatto eccezionale è diventato un fatto ordinario e incivile”. “La galera, come accade in Francia – ha proseguito il deputato – dovrebbe essere l’estrema ratio solo dopo un “contradditorio” davanti a un giudice che ascolti le ragioni della difesa”.
E invece no. Del resto, ha sottolineato un altro esponente politico – l’on. Tenaglia del Pd, che “viviamo tempi non facili, con la gente che chiede galera. Non dovrebbe essere così, ma è così”. Ed è questo, tra gli altri, un “ problema di consenso elettorale”, un ostacolo che impedisce alla politica di affrontare più ampiamente il discorso della giustizia che richiederebbe sempre secondo Tenaglia “un’ampia riforma del processo penale”.
Peccato che in attesa di questo “vaste programme” tutto degeneri: nonostante un recente indulto le carceri scoppiano più di prima (sebbene vi sia stato un numero di recidive non eccessivo), senza che riesca a far maturare una soluzione che metta in equilibrio domanda di sicurezza, garanzie per gli imputati e certezza della pena (magari alternativa).
E intanto sul piano concreto, come sottolineato dall’on. Bernardini dei Radicali, l’unico cilindro dal cappello della politica, per ridurre il sovraffollamento carcerario, è quello del ddl Alfano che dovrebbe spedire agli “arresti domiciliari” coloro a cui manca un “ultimo anno da scontare”. Fatto salvo che occorrerà però “la valutazione del magistrato di sorveglianza per ogni singolo caso e un controllo di idoneità dell’alloggio”. E se tutto andrà bene, ha concluso l’on Bernardini, “il beneficio riguarderà difficilmente più di 2mila persone”.
E per gli altri 66 mila? Niente da fare. Il tempo passa e il carcere resta “ un disastro”.
Ecco i 16 eletti «togati» del Csm:
Movimento per la giustizia
Paolo Carfì, Aniello Nappi, Roberto Rossi
Unicost
Paolo Auriemma, Pina Casella, Giovanna Di Rosa, Riccardo Fuzio, Alberto Liguori, Mariano Sciacca
Magistratura indipendente
Alessandro Pepe, Antonello Racanelli, Tommaso Virga
Magistratura democratica
Vittorio Borraccetti, Franco Cassano, Francesco Vigorito
Eletto indipendente dalle correnti
Paolo Corder
Manca Morgigni…
Dal sito de “La Repubblica”
Arrestato Cola, consulente Finmeccanica
I pm: “Ha riciclato denaro del gruppo Mokbel”
Il manager fermato a Roma poche ore prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti. La procura lo accusa di riciclaggio di sette milioni e mezzo per l’acquisto del 51% della Digint srl
di MARIA ELENA VINCENZI ed ELSA VINCI
Svolta nell’indagine su Finmeccanica. Alle tre di oggi pomeriggio i carabinieri del Ros hanno arrestato Lorenzo Cola, 44 anni, consulente di Finmeccanica, con l’accusa di concorso in riciclaggio aggravato. A Cola è stato notificato un provvedimento di fermo firmato alle 2.30 della notte tra mercoledì e giovedì dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Rodolfo Sabelli, Giovanni Bombardieri, Francesca Passaniti. Al manager e consulente personale del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, e della moglie e amministratore delegato di Selex, Marina Grossi, la procura contesta il riciclaggio di sette milioni e mezzo di euro versati dal gruppo di Gennaro Mokbel (coinvolto nella megafrode da due miliardi di euro Fastweb e Telecom Italia Sparkle) per l’acquisto del 51 per cento della società Digint srl. Questa somma, secondo quanto ricostruito con rogatorie a Hong Kong, San Marino e Svizzera, faceva parte di un versamento complessivo di otto milioni e 300 mila euro nominalmente utilizzati per l’acquisizione societaria. In realtà, quei sette milioni e mezzo sarebbero stati il prezzo illecito preteso da Cola per chiudere l’affare Digint Finmeccanica.
Cola è stato fermato a Roma, nella centrale piazza San Lorenzo in Lucina, poche ore prima di imbarcarsi sul volo che, via Parigi, lo avrebbe dovuto portare stanotte negli Stati Uniti. Il manager era arrivato in Italia nei giorni scorsi, a Milano, proveniente dalla Svezia dove sua moglie aveva appena partorito. A rendere necessario il fermo, secondo la Procura, ”il concreto e fondato pericolo di fuga”, dimostrato dalla ”consapevolezza dell’indagato di un’indagine a suo carico e dall’imminente allontanamento per l’estero”.
Cola è stato trasferito nel carcere di Rebibbia dove ha nominato quali suoi avvocati il professor Franco Coppi e Ottavio Marotta. La perquisizione della sua abitazione a Roma, nel quartiere Parioli, è proseguita per tutto il pomeriggio. Entro 48 ore il gip dovrà interrogarlo e decidere se convalidare o meno il suo fermo.
(08 luglio 2010)
ferma la presunzione di innocenza anche per il manager di Finmeccanica notiamo che:
1) Telecom e Fastweb sono sempre sapientemente accostate alla figura di Mokbel, anche se non esiste una carta che provi come i due gruppi (ed, in specie, le persone oggi strumentalmente private della libertà che vi appartenevano) potessero, anche solo lontanamente, immaginare l’esistenza e le attività di questo soggetto;
2) benchè presentata in modo accattivante, la motivazione per la cattura del dott. Cola, così come descritta sul quotidiano, appare del tutto claudicante e insoddisfacente;
3) come sempre sono citate dai “giornalai”, con dovizia di particolari “esaltanti”, le gesta dei “soliti eroi”, ovvero il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, i sostituti Rodolfo Sabelli, Giovanni Bombardieri, Francesca Passaniti;
4) anche questa volta i “pennivendoli” si limitano a fare da “agitprop” della Procura, accettando acriticamente la verità preconfezionata delle veline dei magistati e senza offrirci alcun autonomo spunto critico di approfondimento.
Che pena!!!