Luigi Manconi: “Quel silenzio totale sul caso Telecom Sparkle – Fastweb”

L’ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi denuncia lo stato “pre-agonico” del garantismo in Italia.

Prima il deputato del Pd Gianni Cuperlo, con un’interrogazione al ministro Alfano sui tre dirigenti di Telecom Sparkle (Mazzitelli, Comito e Catanzariti) detenuti da 139 giorni, ora la presa di posizione di Luigi Manconi su l’Unità, il quotidiano diretto da Concita De Gregorio, sul “silenzio davvero totale – e senza alcun bavaglio berlusconiano – che accompagna, anche a sinistra, l’indagine sull’affaire Telecom Sparkle-Fastweb”.


Va detto che Luigi Manconi, sociologo, ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi (2006-2008) e attuale presidente dell’associazione A Buon Diritto, ha un curriculum da garantista doc, con pochissimi riscontri nell’area politica di riferimento.


A maggior ragione, l’editoriale non è solo una denuncia sulle libertà violate, ma un invito a riflettere su come “la sensibilità per l’Habeas corpus e per le garanzie a tutela dell’indagato sia sottoposta inesorabilmente alla variabile rappresentata dall’affinità, o meno, con l’accusato”. Un terreno sul quale, storicamente la sinistra ha finito per privilegiare “il piano delle garanzie sociali e dei diritti collettivi”, mentre oggi dovrebbe aprire gli occhi su qualcos’altro: “l’autonomia individuale e la libertà delle persone”.


In particolare sull’affaire Telecom Sparkle-Fastweb, “La misura di custodia non sembra rispondere a esigenze investigative, dal momento che i requisiti tassativi, richiesti dal Codice per motivare un simile provvedimento, non sembrano più sussistere. Dunque il protrarsi della custodia in carcere sembra rispondere ad altre esigenze, che ignorano, oltretutto, come alcuni degli indagati si trovino in uno stato di salute particolarmente grave”.


È il caso di Stefano Mazzitelli, affetto da paresi a un piede, a una caviglia e a una mano. Ma anche di Giorgia Ricci, moglie di Gennaro Mokbel. Aggiunge Manconi “I due (Mokbel e consorte ndr.) non sono presentabili in società. Il loro spessore criminale viene segnalato come consistente e le loro figure sociali appaiono riprovevoli, oscillanti tra tic da nuovi ricchi e simpatie fascistiche, tra stili di vita borgatari e frequentazioni equivoche, tra memorie eversive e affiliazioni ’ndranghetare e qualche commercio con la banda della Magliana. Ma l’impresentabilità sociale non dovrebbe avere alcun peso – proprio alcun peso – nel giudizio sulla condizione di Giorgia Ricci, affetta dal 1997 da sclerosi multipla recidivante remittente, assolutamente incompatibile con il carcere”.


C’è da augurarsi che “succeda qualcosa il 16 luglio – conclude Manconi – quando si terrà l’udienza del Tribunale della Libertà chiamato a decidere sulla revoca della custodia in cella”. Precisando, infine, che “non conosce le persone in questione e non sa se siano colpevoli o innocenti”. Ma qui infatti si parla d’altro: di garantismo.


8 Commenti a “Luigi Manconi: “Quel silenzio totale sul caso Telecom Sparkle – Fastweb””

  • John Percival:

    The more you read about this travesty of justice, the more you realize it has nothing to do with the relevant facts, but rather is focused on the capricious behaviour of prosecutors who seem to be above the law and wholly unaccountable for their actions. To arbitrarily throw people in prison without delivering any evidence that the arrested has committed a crime is something you expect to see in Russia or China but should never see in a country such as Italy.

    • Bruno:

      Probably not even there for a long time, as Amnesty International would make public statements going on world media.
      Doesn’t seem the case here….

  • Cesare:

    il “silenzio davvero totale” si accompagna ai convegni sulla banda larga, come appare sul Corsera di sabato 10 luglio: “33 convegni ma il divario digitale aumenta”.

    A entrambi i casi, banda larga e custodia cautelare si applica bene la conclusione dell’articolo: “…. si accusa,si blatera, ci si divide, ma con qualche eccezione virtuosa, si combina poco. Sarebbe l’ora di passare, se non dalle parole ai fatti, almeno ai progetti.”.

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