Scaglia, il miliardario trasparente (1)
La storia della “fortuna economica” del fondatore di Fastweb, ricostruita passo dopo passo davanti ai magistrati. Dove si capisce l’origine assolutamente lecita, e la totale mancanza di interesse patrimoniale nella vicenda delle truffe “Phuncards” e “Traffico telefonico”
La fortuna dell’ingegner Silvio Scaglia ammonta a circa un miliardo di euro, un dato che lo pone al 13° posto nella classifica italiana tra gli italiani più abbienti elaborata annualmente dalla rivista Forbes. Si tratta di un patrimonio dall’origine perfettamente trasparente e lecita, che infatti l’ingegnere ha potuto ricostruire in ogni minimo dettaglio, senza alcuna esitazione, davanti ai magistrati inquirenti. Potendo così, in tal modo, smentire qualunque possibile sospetto di interesse patrimoniale nella truffa delle carte prepagate “Phuncards” o in quella denominata “Traffico telefonico”.
Da Omnitel a Fastweb
Per raccontare la storia occorre fare un salto indietro di 15 anni. Il primo passo verso l’affermazione economica coincide infatti con il 1995, quando l’ingegner Scaglia, in procinto di trasferirsi in Estremo Oriente a Singapore per conto del gruppo Piaggio, viene chiamato a far parte dello staff dirigente di Omnitel, oggi divenuta Vodafone Italia, ovvero la società telefonica mobile che ha saputo sfidare il monopolio di Telecom Italia.
Il manager Scaglia, divenuto ben presto Amministratore delegato (ai magistrati dichiarerà anni dopo “credo che un manager esprima il meglio di se stesso intorno ai 35 anni”), guida le sorti di Omnitel fino alla sua cessione dall’Olivetti alla tedesca Mannesmann. In quel periodo Omnitel è riuscita nell’impresa di passare da 30.000 a oltre 1 milione di abbonati. All’uscita da questa avventura Scaglia riscuote così un consistente pacchetto di stock options, pari a 14 miliardi di vecchie lire. E sarà questo il capitale necessario che l’ingegnere mette a disposizione per iniziare la nuova iniziativa imprenditoriale. Altri, chissà, avrebbero magari preferito la campagna o i Caraibi, oppure un posto di lavoro garantito e tranquillo. Ma Scaglia è da sempre un talento “innovatore”, un “distruttore creativo” avrebbe detto l’economista Joseph Shumpeter.
Si arriva così all’anno 1999, quando Silvio Scaglia dà il via, assieme al finanziere Francesco Micheli e ad alcuni manager ex Omnitel, alla società e.Biscom, vale a dire la prima impresa al mondo capace di realizzare una rete telefonica interamente basata sull’Internet Protocol, in grado cioè di connettere in fibra ottica anche le utenze residenziali. Nel marzo del 2000, in pieno boom della “new economy”, quando ancora non si distingue bene tra chi propone business tecnologici dalla prospettiva solida e chi si ingegna a piazzare delle semplici “patacche”, la società e.Biscom raccoglie in Borsa i fondi necessari per la realizzazione della rete in fibra ottica. Con l’aumento di capitale, propedeutico alla quotazione, la società raccoglie 1,7 miliardi di euro. Ai tempi del collocamento Scaglia controlla il 35,3% del capitale, mentre la famiglia Micheli, ovvero Francesco e i due figli Carlo ed Andrea, controllano complessivamente il 35,6%. In tre date successive (marzo 2001, poi ottobre 2001 e ottobre 2002), l’ingegner Scaglia arriva a cedere una piccolissima porzione del suo capitale, complessivamente 547.000 azioni per un controvalore di 33 milioni di euro in totale.
(segue)