Scaglia, il miliardario trasparente (2)
La storia del patrimonio del fondatore di Fastweb, ricostruita davanti ai PM. Dall’aumento di capitale di Fastweb del febbraio-marzo 2005 alla vendita delle sue quote alla Sms Finance, fino all’avvio di Babelgum ed altre attività imprenditoriali tra cui l’investimento nella cinese Gold Typhoon nel 2009
Arrivano gli anni dello sboom borsistico, ma e.Biscom nonostante la crisi va avanti per la sua strada: il processo di realizzazione della fibra ottica prosegue e si estende in molte città del Belpaese, portando nelle case degli italiani una velocità di collegamento alla Rete impensabile fino a pochi anni prima.
Dal 2003 e.Biscom, in piena moria delle finte promesse della “new economy”, entra invece a far parte dell’indice S&P Mib che contiene le 40 maggiori società italiane per capitalizzazione. Non a caso la società viene ribattezzata sui media “la regina del tech” tricolore. Nel 2004 arriva un passaggio delicato: Fastweb viene infatti “fusa per incorporazione” nella controllante che ne assumerà contestualmente il nome. All’epoca la quota in mano a Scaglia vale parecchie centinaia di milioni di euro. Precisamente, al 31 dicembre 2003, il 30,2% intestato ancora all’ingegnere ha un valore di mercato di 724 milioni, su una capitalizzazione complessiva di 2,4 miliardi di euro.
Date le cifre in questione (Scaglia per il mercato borsistico è un signore che “vale” oltre 700 milioni di euro) non è difficile immaginare che il fondatore di Fastweb godesse di un ampio credito personale: il 25 febbraio del 2005, infatti, a fronte di un pegno su 5,7 milioni di azioni di sua proprietà, Scaglia riceve un finanziamento da Unicredit per l’importo di 115 milioni di euro (poco più di un settimo della sua “fortuna personale”). L’operazione è da collegare al nuovo aumento di capitale di Fastweb, per l’importo complessivo di 800 milioni. In quell’occasione, siamo nel marzo 2005, Scaglia vende i diritti d’opzione non utilizzati, incassando perciò 21,5 milioni, reinvestiti totalmente per sottoscrivere 2,9 milioni di nuove azioni. In sintesi, il fondatore prima di e.Biscom, poi divenuta a tutti gli effetti Fastweb, investe 99 milioni di euro, di cui 21,5 milioni rivenienti dalla cessione dei diritti e 77,5 milioni provenienti dal prestito personale erogato da Unicredit.
L’anno della cessione
Nel novembre 2005, Scaglia arriva poi a cedere la sua partecipazione in Fastweb al prezzo medio dei corsi di Borsa, rilevato ad ottobre (38,5 euro per azione), alla Sms Finance per un importo di 771 milioni di euro: la società, non disponendo allora di cassa, si impegna a pagare allo stesso Scaglia la cifra complessiva in cinque tranches da dividersi nei successivi 5 anni.
Nel 2006 Fastweb distribuisce riserve, non più necessarie allo sviluppo, per un importo di 300 milioni, di cui 75 competono a Sms Finance. Il 15 gennaio 2007, Sms cede un primo 6,3% di azioni Fastweb ad Unicredit per l’importo di 222 milioni (5 milioni di titoli al prezzo unitario di 44,4 euro) operazione annunciata preventivamente in un’intervista che l’ingegner Scaglia rilascia al Financial Times. In seguito, la Sms cederà l’intero pacchetto rimanente all’offerta pubblica di acquisto di Swisscom per la cifra di 699 milioni (ovvero 14.879.564 azioni a 47 euro l’una).
Resta ancora un passaggio: Sms, dopo aver rimborsato il debito nei confronti di Unicredit e pagate le tasse, ha utilizzato la liquidità disponibile per dare l’avvio alla piattaforma Babelgum e ad altre attività imprenditoriali tra le quali, nel 2009, l’investimento nella cinese Gold Typhoon, ex EMI, una delle società di produzione musicale più attive nel mercato del Dragone, quello a maggior crescita a livello planetario.
Per questo l’ingegner Scaglia, il 16 marzo del 2010, ha potuto dichiarare ai magistrati che “il patrimonio a me riferibile direttamente e indirettamente – tutto documentato nella genesi – ammonta a circa 1 miliardo di euro a fine 2007”.