A colloquio con Sophie Nicolas Rossetti
A colloquio con Sophie Nicolas Rossetti, moglie di Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario Fastweb ai “domiciliari” dal 7 giugno: “Guardo al 23 novembre – dice – con la speranza che il momento della chiarezza si stia avvicinando e finalmente verranno accertate, dove ci sono, le responsabilità”
Signora Rossetti, come vive il fatto che il prossimo 23 novembre inizierà il processo?
L’inizio del dibattimento la prossima settimana segna finalmente la fine di un periodo di incertezza assoluta. Sono passati nove mesi dall’arresto di mio marito, e ancora non è stato possibile difendersi dalle accuse. La sfortuna di Mario non è stata soltanto quella di essere coinvolto in una vicenda assurda perché come direttore finanziario di Fastweb “non poteva non sapere”, ma anche quella di ritrovarsi coinvolto in un procedimento di dimensioni eccezionali, sia per il numero di persone tirate in ballo che per la mole di documentazione.
Con quali effetti?
Almeno due: il primo è che non è stato possibile un approfondimento delle singole posizioni perché sino ad oggi si è valutata l’impostazione dell’inchiesta nel suo complesso; il secondo effetto è la dilatazione di tutti i tempi del procedimento. E ancora oggi non sappiamo quando finirà la sua privazione di libertà, nonostante i casi previsti dal codice penale per la carcerazione preventiva siano molto specifici e limitati.
Nella sua vita quotidiana e in quella dei suoi figli cosa è cambiato?
Posso dire che se gli arresti domiciliari sono sicuramente meglio della carcerazione, restano sempre arresti dove la privazione della libertà incide sulla vita di tutta la famiglia: nessuno può venirci a trovare, persino i miei figli di 10, 9 e 3 anni non possono vedere i loro amici a casa, mio marito da sei mesi non può neanche uscire per una passeggiata e può comunicare solo via lettera; oltre alla quotidianità della famiglia, sto gestendo anche tutti gli aspetti legati all’inchiesta e, non ultimo, quello dei sequestri che abbiamo subito. Questo perché, come misura preventiva, tutti i nostri beni sono stati sequestrati e sottoposti a custodia giudiziaria. La nostra vita è stata stravolta da un giorno all’altro, venendo meno ogni tipo di certezza.
Crede ancora nella giustizia?
Certo che mi aspetto giustizia, ma tutto questo mi ha portato a riflettere su come sia cambiata da febbraio ad oggi la mia percezione dello Stato, delle istituzioni che ho sempre pensato difendessero una famiglia come la mia e che invece hanno preso il controllo della nostra vita. Oltretutto io sono francese e il rapporto dei cittadini con la giustizia nel mio paese è sicuramente più sereno.
In Italia, invece?
Mi chiedo chi mai restituirà tutti questi mesi di vita alla mia famiglia e a mio marito in particolare, dove la vera violenza è stata isolarlo da tutto il mondo di relazioni, con l’eccezione del nucleo familiare stretto. Si figuri che anche per parlare o vedere i propri genitori è stata necessaria un’autorizzazione specifica. Spesso abbiamo parlato con Mario di come i tempi della giustizia siano diversi da quelli di una giornata della gente comune; tutto si dilata, sembra che nessuno pensi a cosa significhi anche un giorno di più vissuto in uno stato di privazione della libertà.
Ora però si andrà in aula…
Il fatto che dai magistrati inquirenti sia stato chiesto e ottenuto il giudizio immediato, che dovrebbe essere un procedimento che garantisce agli imputati tempi brevi del procedimento in casi di responsabilità evidente, in realtà non ha comportato un’accelerazione dei tempi perché sono passati oltre 3 mesi dal 10 agosto senza che il processo sia ancora iniziato. Nei fatti, il venir meno dell’udienza preliminare ha determinato solo venir meno un grado di garanzia per gli imputati. Ecco perché guardo al 23 novembre con la speranza che il momento della chiarezza si stia avvicinando e finalmente verranno accertate, dove ci sono, le responsabilità dei singoli. Ma è solo la mia speranza. A volte temo che prima che si possa definitivamente scrivere la parola fine tutto a questo passerà ancora molto tempo, forse anni.
Cara Sophie, e caro Mario,
no, io temo di non avere più grande fiducia nel sistema. I tempi sono inaccettabili rispetto al senso comune, i modi non chiari e non spiegati. Evidentemente non è prioritario, non è un valore, garantire chiarezza, tempi di esame ragionavolmente brevi, completezza di dibattito, nel vostro come in molti altri casi…….
Bisogna sperare nel singolo, in un paese in cui i singoli si prendono a cuore una causa, accelerano un processo, garantiscono legittimità……
Forza, Forza
Marco
Buongiorno Sophie, solo oggi, parlando con un amico comune, sono venuto a conoscere l’assurda situazione di Mario. Vi sono vicino e sono certo che con la tenacia e la forza del maratoneta mario riuscirà a superare questo terribile momento.
Un abbreccio.
Fabio
Sono con voi con immutato affetto e stima in questa assurda e logorante attesa,certa che il sole riapparirà …..e che sarà più caldo e abbagliante di prima!
Un abbraccio
Patrizia P.
Cara Sophie,
lo so che è difficile in certe circostanze avere fiducia nella giustizia, ma io sono certo che il processo dimostrerà che Mario è estraneo a tutte le accuse che gli vengono rivolte. Sono certo che Mario tornerà presto ad essere la persona allegra e tenace che io ho sempre conosciuto. Un giorno, spero molto vicino, tutta questa vicenda vi apparirà come un brutto sogno, e nulla più.
Un abbraccio a Mario, a Te e ai piccoli.
Giuseppe
Sophie, bisogna continuare ad aver fiducia nonostante tutto. Se, come io profondamente credo, Mario sarà dichiarato estraneo a questa terribile vicenda la vita gli riserverà, non so quando né come, la possibilità di recuperare l’immenso sacrificio al quale è stato sottoposto insieme a te ed a tutti i vostri cari. Digli che noi lo aspettiamo con l’affetto di sempre.
Un abbraccio a tutta la famiglia.
Franco