Scaglia: perché non può presentarsi libero?
Una carcerazione preventiva che non trova ragioni, la possibile “doppia veste” di Fastweb e TIS se verranno accettare come “parti civili”. Questo ed altro sui giornali di oggi, dopo la prima udienza del Processo Carosello. I legali difensori: “potremo dimostrare la sua innocenza”
“Perché Scaglia non può presentarsi al suo processo da uomo libero?”. E la domanda che pone in un editoriale questa mattina Il Foglio, il giorno successivo alla prima udienza del “Processo Carosello” che vede imputato, tra gli altri, anche il fondatore di Fastweb. Il concetto è bene espresso dal titolo “Ancora sulla carcerazione abusiva”. Già, perché di questo si tratta. Scrive Il Foglio: “Spetterà al dibattimento chiarire le ragioni e i torti. Quel che invece non è possibile chiarire è la ragione per cui Scaglia non può affrontare da uomo libero il suo processo. Dopo nove mesi la possibilità di inquinare le prove, che peraltro ormai dovrebbero essere acquisite, è del tutto inesistente, mentre la possibilità di reiterare il reato non può essere nemmeno preso in considerazione. Quanto al pericolo di fuga, l’indagato è rientrato volontario dall’estero”. Pertanto, si avvia a concludere l’articolo “viene naturale sospettare che in realtà la Procura (e i giudici che ne hanno accolto le richieste) intenda applicare una sorta di pena preventiva… ”.
Anche Il Sole 24 Ore torna sulla cronaca della prima giornata del processo, sottolineando l’elemento che terrà banco nella prossima udienza dell’11 dicembre. Vale a dire la richiesta di costituirsi parti civili avanzata da Fastweb e TI Sparkle. “C’è una questione giuridica spinosa – spiega Simone Filippetti – ossia se aziende che sono coinvolte in un processo in base alla legge 231, possano avere contestualmente diritto a esserne parte civile e chiedere un eventuale risarcimento”. In udienza i legali di Fastweb e TIS hanno sostenuto che non ci sarebbe contraddizione, ma – sottolinea l’articolo – “numerosi avvocati difensori dei vari imputati non hanno gradito la richiesta e hanno protestato”. Toccherà ora al collegio dei giudici, presieduto da Giuseppe Mezzofiore decidere. Tuttavia, conclude Filippetti “C’è un precedente simile nella finanza: nel crack della Parmalat, che portò ad un fallimento da 15 miliardi, Bank of America fece una richiesta analoga. Il colosso finanziario americano era però allo stesso tempo coinvolto nel processo e il Tribunale di Milano ha negato la costituzione di parte civile”.
“Scaglia: io vittima come Fastweb” è invece il titolo del quotidiano MF. Scrive in apertura Gianluca Zapponini a proposito di Scaglia: “Da presunto truffatore a truffato”, sottolineando così un aspetto centrale della linea difensiva. “Il manager – si legge – si considera una vittima e non un imputato della complessa frode messa in atto nel cuore dell’azienda telefonica”. Per i legali di Scaglia, infatti, il processo sarà “un modo per dimostrare l’innocenza”.
Infine Il Giornale, oltre a dedicare ampio spazio alla cronaca della giornata giudiziaria, pubblica un articolo a firma del vicedirettore Nicola Porro che ricorda come “Scaglia (e con lui, tra gli altri, il suo ex direttore finanziario Mario Rossetti) sono stati sepolti vivi in una carcerazione preventiva che ha tutto il sapore di una condanna anticipata: più di 270 giorni senza libertà”.
E’ bene che i giornali si accorgano delle cose. Continuo a rilevare però che nessuno, al contrario di quanto è stato fatto a suo tempo, punti il dito sulle responsabilità di chi si arroga il diritto di comminare pene preventive. Vorrei leggere sul giornale nome e cognome dei magistrati che hanno compiuto questo scempio giuridico e a loro rivolgerei la domanda: adesso andate voi sotto processo?