“Nessun danno per Swisscom Italia”
Secondo i legali presenti sabato in udienza, la richiesta di costituirsi parte civile è “infondata” e “carente di legittimazione”: la società conosceva perfettamente i rischi e li scontò in anticipo nel prezzo dell’Opa
Si può partire da un’informativa datata 24 febbraio 2010, dunque ben più recente dei presunti reati contestati nel “Processo Carosello” che risalgono al periodo 2003-2006. Un documento in cui Swisscom Italia ricostruisce, e quindi riconosce come proprie, tutte le informazioni di cui disponeva fin dal maggio-giugno 2007, quando venne lanciata l’Opa su Fastweb, rilevando l’82,02% delle azioni. Con un dettaglio, non irrilevante, da precisare in anticipo, sempre del 2007: la nomina, conseguente all’Opa, di un Cda di propria fiducia “di cui l’ing. Scaglia era un mero consigliere operativo, per non vincolarlo a una non concorrenza”, come riportato dai legali in una delle memorie che solleva “eccezioni” alla richiesta di Swisscom Italia di costituirsi parte civile nel procedimento.
Cosa sapeva dunque Swisscom Italia fin dalla primavera del 2007? Come si legge testualmente dall’informativa:
a) Al momento dell’acquisizione “era a conoscenza del procedimento per presunta frode fiscale relativa al periodo 2003-2006”.
b) Aveva proceduto con “due differenti perizie” per capire lo stato delle cose e cautelarsi prima di lanciare l’Opa.
c) Inoltre, “l’impossibilità di esigere il rimborso dallo Stato in base alle conoscenze di allora, veniva considerato parte del rischio insito nell’offerta d’acquisto”.
In sostanza Swisscom Italia conosceva perfettamente (ed è la società stessa a dichiararlo), tutte le “possibili ricadute negative” legate a un’eventuale procedimento giudiziario. E infatti, tale rischio, se lo fece “pagare in anticipo” quando si trattò di determinare il prezzo dell’Offerta Pubblica che venne abbassato in considerazione dei potenziali rischi. Pertanto, sostengono i legali, “la richiesta di potersi costituire oggi parte civile è carente di legittimazione”. Inoltre, non è vero che la società sia stata “danneggiata dal reato”, avendo in sede di Opa “ammortizzato in anticipo l’eventuale danno, riconoscendo una remunerazione ridotta agli azionisti”.
“La pretesa risarcitoria” – aggiungono i legali – “risulta manifestamente infondata… innanzitutto perché mira a far valere non un danno da reato ma, semmai, una conseguenza (nota e accettata) da contratto; in secondo luogo, perché il risarcimento l’ha già avuto – e in anticipo – dagli azionisti aderenti all’Opa… ”.
A conferma, si può anche ricordare una recente intervista rilasciata alla Berner Zeitung da Carsten Schloter, presidente di Swisscom (nonché ex presidente di Fastweb fino al 9 novembre 2010), che così si esprime:
Domanda: “Le autorità italiane stanno effettuando accertamenti sul fondatore di Fastweb Silvio Scaglia e sull’ex Ad Stefano Parisi. Ha riscontrato qualche irregolarità durante la sua presidenza?”.
Schloter: “No, non mi sono mai trovato di fronte ad alcuna irregolarità”.
Domanda: “Com’è l’atmosfera tra i dipendenti della società, che sanno che è in corso un’indagine sul loro presidente?”.
Schloter: “I dipendenti sono fermamente convinti che il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia e l’ex Ad Stefano Parisi sono estranei ai fatti. I problemi sono nati da due dipendenti che apparentemente hanno accettato mazzette e che sono stati licenziati all’inizio delle indagini nel febbraio scorso”.
Il 18 dicembre la decisione dei giudici.
Dipendenti infedeli…è davvero una barzelletta!!!!!!!
ha scoperto acqua calda Wikileaks
l’Italia cerca di censurare Internet
i segnali di quanto dicono loro sono stati
1) arresto si Silvio Scaglia fondatore Fastweb
2) Fastweb, vodafon wind, tiscali volevano fare cordata per portare fibra ottica in italia alternativa a Telecom non glie lo hanno lasciato fare
3) tassare i router internet
3) Tassare le Web TV e le web Radio
4) frequenze: TV gratis, e per la telefonia a pagamento