Mazzitelli: “Le società, a partire dai vertici, non potevano essere a conoscenza”
“Se truffa c’è stata, tra i truffati vanno annoverate anche le società telefoniche perché non avevano visibilità del traffico che transitava sulle loro reti”. Così, in una dichiarazione spontanea davanti ai giudici si è espresso quest’oggi l’ex Ad di TIS. Silvio Scaglia in aula: “Voglio associarmi a quello che ha detto il collega, noi adottiamo lo stesso modello di business”
“Se nella vicenda che ha visto coinvolte Telecom Itala Sparkle e Fastweb c’è stata truffa, tra i truffati vanno annoverati anche le società di telecomunicazione in questione perché non avevano visibilità del traffico che transitava sulle loro reti”. È quanto sostenuto dall’ex Ad di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli, in una dichiarazione spontanea resa davanti ai giudici nel corso dell’udienza di oggi.
“Vorrei precisare alcune cose – ha detto Mazzitelli, al termine della deposizione dell’ex senatore Di Girolamo, imputato in procedimento connesso – a partire da come funziona il modello di business degli intermediari di traffico telefonico all’ingrosso come Telecom Sparkle e Fastweb. Questi operatori non hanno alcuna relazione con l’utente, non possono conoscere né l’utente iniziale, né quello finale, né il contenuto che viene veicolato. Si occupano solo dell’interconnessione. Non hanno modo di controllare l’andamento del traffico, né l’origine, né la destinazione. Gli operatori che fanno interconnessione hanno un’apparecchiatura elettronica che si limita a registrare il traffico che passa sulla loro rete e fatturano di conseguenza”. Insomma, secondo Mazzitelli, sia TIS che Fastweb sono state vittime di “una truffa ad alta tecnologia di cui, a partire dai loro vertici, non potevano essere a conoscenza”.
Sulla dichiarazione di Mazzitelli, intervenendo in aula, ha aderito anche Silvio Scaglia: “Voglio associarmi – ha sostenuto – a quello che ha detto il dottor Mazzitelli: noi adottiamo lo stesso modello di business”.