Archivio di marzo 2011

Il processo visto da Vincino


Rassegna Stampa (5): Il caso Scaglia diventa un “caso”


Oscar Giannino: «… persone specchiate come Silvio Scaglia (concorrente della Telecom come fondatore della Fastweb), finiscono per un anno intero in custodia cautelare… »


Nel suo editoriale L’Affondo (Panorama del 18 marzo), dedicato all’avviso di garanzia che ha raggiunto nei giorni scorsi il neodirettore generale di Telecom Italia, Luca Luciani, il giornalista Giannino ricorda come nel nostro paese: «… non c’è azienda che non debba temere un avviso di garanzia con la legge 231». E di come, in tal senso, la vicenda del fondatore di Fastweb sia divenuta paradigmatica.






Udienza 16: da Dubai all’Uganda, Toseroni spiega il tour del denaro


Alla prossima udienza sarà ascoltata la teste Dumesnil


Dubai, Singapore, Uganda. Nel corso della sedicesima udienza è proseguito il racconto di Marco Toseroni, una delle menti finanziarie dell’operazione di riciclaggio dei capitali. L’udienza è stata dedicata a ricostruire la sorte dei capitali, tra i 15 e i 16 milioni, prima parcheggiati da Toseroni nelle banche di Hong Kong, poi finita a Singapore, sotto la supervisione di uno stimato professionista asiatico, l’avvocato Chandra.


Una parte di questi capitali, per l’importo di 1,5 milioni, è servita a finanziare investimenti immobiliari a Dubai, che non hanno dato frutto. Un’altra è rientrata in Europa, per finanziare l’acquisto di una villa a Cap d’Antibes. Non è mancata un’incursione esotica: 500mila euro destinati in Uganda, per dare il via ad investimenti minerari: un obiettivo interessante ma che avrebbe richiesto, ha commentato Toseroni, ben altri capitali.


La parte più consistente dell’operazione, però, riguardava i capitali parcheggiati nella Runa, la cassaforte costituita dopo l’accredito dei soldi ad Hong Kong. A seguito di contrasti tra i soci, ha commentato Toseroni, si decise di interrompere l’attività della stessa Runa. I capitali rimasti (salvo il mezzo milione di competenza di Toseroni e del socio, l’avvocato Nicola Di Girolamo) hanno perciò rifatto il percorso inverso, dall’Asia all’Italia, via Seychelles.


Il controesame di Toseroni da parte delle difese e, probabilmente, del pubblico ministero si chiuderà nella prossima udienza, fissata per il 25 marzo. In quella data davanti alla prima sezione del Tribunale penale di Roma sfileranno anche altri testi minori, a partire dalla signora Nathalie Dumesnil, che materialmente eseguì i bonifici destinati alla Runa di Hong Kong su mandato di Toseroni.


Udienza 15: Toseroni spiega la rotta del denaro evaso


Da Roma alle Seychelles e ritorno via Singapore e Hong Kong. Mercoledì 16 marzo continuerà l’interrogatorio del manager


L’udienza 16 del processo per la “frode Carosello” sarà, con ogni probabilità, interamente dedicata all’interrogatorio del manager Marco Toseroni, imputato in procedimento connesso, che già nell’udienza di venerdì scorso ha iniziato una puntigliosa ed analitica descrizione dei meccanismi di riciclaggio di una parte dei proventi dell’operazione “traffico telefonico” (e non solo).


L’esame di Toseroni si è soffermato sulla Woldorf, società appositamente costituita alle Seychelles assieme all’ex senatore Nicola Di Girolamo per «prestare consulenza» all’organizzazione criminale. Per questa ragione, Toseroni e l’avvocato Di Girolamo hanno ricevuto, nel 2006, 500mila euro a testa, versati in una banca delle Seychelles. In epoca successiva, ha proseguito Toseroni, la Woldorf è stata usata, su richiesta di Silvio Fanella (l’interlocutore principale per le questioni amministrative e finanziarie dell’organizzazione), come base di transito e di deposito per cifre consistenti che, dopo diversi versamenti, hanno raggiunto quota 32 milioni.


Un importo considerevole, che Toseroni ha contribuito a riciclare in vario modo, grazie a sofisticate manovre finanziarie, verso diverse mete: una parte, la più consistente (all’incirca metà dell’importo) è finita, dopo un’operazione di «cancellazione della tracciabilità tramite una black pool», (di cui Toseroni si è assunta la «piena responsabilità»), in depositi a Singapore ed Hong Kong, paradisi finanziari a prova del segreto bancario, a nome della Runa Investment; una parte, attorno ai 1.5 milioni di euro, è stata bonificata alle Antiche Officine del Campidoglio per finanziamento soci; un’altra quota, 3.5 milioni, è finita invece alla Carifin domiciliata a San Marino. Infine, una quota di 7.5 milioni è servita a finanziare l’operazione culminata nell’acquisto della Ding, partecipata assieme a Finmeccanica.


La ricostruzione, per ora, è finita qui. In attesa di nuovi sviluppi nella prossima udienza di mercoledì, in cui non mancheranno di sicuro le domande da parte dei difensori di numerosi imputati.


Rassegna Stampa (4): Il caso Scaglia diventa un “caso”


Maurizio Belpietro: «Non abbiamo ancora capito di che cosa sia accusato esattamente»





Tratto da L’ultima parola del 5 marzo 2011 (RAI 2 ore 23.40), programma televisivo condotto da Gianluigi Paragone. In studio: Gad Lerner (L’Infedele); Maurizio Belpietro (Libero); Francesco Storace (La Destra); Benedetto della Vedova (Fli); Fabrizio Cicchitto (PdL); Michele Emiliano (sindaco di Bari).



Clicca qui per vedere il video (Apertura diretta del player), durata 4′ 40”

 

 

Un blog mette sotto processo la “giustizia spettacolo”



Nasce Processo Mediatico di Caludio Velardi. Un dossier dedicato a Scaglia




Un blog per demistificare la “giustizia spettacolo”. Ovvero “quello strano fenomeno mediatico giudiziario tutto italiano che vede celebrare i processi attraverso le pagine dei giornali prima che nelle corti di giustizia”, si legge nell’articolo de Gli altri, quotidiano diretto da Piero Sansonetti, dedicato a “Processo Mediatico”, il blog “garantista” promosso da Claudio Velardi, già promotore assieme a Fabrizio Rondolino di The Front Page. L’obiettivo dei promotori è di individuare gli abusi di potere: “da Tortora fino al recente caso Scaglia – si legge – la nostra storia repubblicana è piena di esempi in cui il mix fra accuse delle procure e i titoli mediatici hanno provocato effetti devastanti sulla vita e la dignità delle persone, prima che si arrivasse ad una sentenza definitiva”. Per questo motivo, il blog si ripromette di raccontare casi giudiziari noti e meno noti attraverso la raccolta di dossier ma anche raccogliendo le opinioni espresse dai lettori del blog.


Tra i primi casi esaminati, anticipa l’articolo, ci sarà proprio il caso di Silvio Scaglia. Forse perché, potremmo dire, il lavoro è facilitato dagli sforzi del nostro blog che, in quasi un anno di attività, ha contribuito correggere l’immagine emersa nella prima fase dell’inchiesta sulla “Frode Carosello” in cui le cronache dei giornali avevano in pratica attinto solo al materiale dell’accusa, come purtroppo quasi sempre accade, a danno di inquisiti ricchi e meno ricchi, secondo il copione della giustizia spettacolo.

Udienza 15: Toseroni dà lezione di finanza “in nero”


Il manager, secondo l’accusa, è una delle menti finanziarie del riciclaggio


Si è finalmente conclusa, con il controesame delle difese, la testimonianza dell’ex senatore Nicola Di Girolamo. Le domande, per l’occasione, si sono concentrate su alcuni aspetti della carriera politica del teste: dalla sua residenza estera, ottenuta a tempo di primato, ad alcune iniziative parlamentari.


Ma l’aspetto più rilevante dell’udienza n.15 del processo per la “frode Carosello” riguarda l’inizio della testimonianza di Marco Toseroni, imputato in procedimento connesso (e in attesa di patteggiamento), considerato dall’accusa una delle menti finanziarie che avrebbe contribuito ad attivare i canali di riciclaggio dei capitali frutto dell’evasione fiscale.


Toseroni si è soffermato a lungo sulle tecniche per occultare i movimenti di denaro e per scongiurarne la “tracciabilità”. In particolare, il manager ha descritto i passaggi attraverso esempi e dettagli, senza lesinare particolari e notazioni da addetti ai lavori. Ma, al di là della “lezione” quasi accademica di Toseroni, che non fa mistero di considerarsi un’autorità in materia, gli elementi concreti finora emersi riguardano solo pochi milioni di euro, una frazione della cifra contestata.


Facile, perciò, prevedere che l’esame del teste, che ieri ha anche affrontato il tema dell’acquisizione di Digint, società controllata assieme al gruppo Finmeccanica, sia destinato ad occupare almeno la prossima udienza, fissata per mercoledì 16 marzo. Intanto il Tribunale, condividendo la richiesta degli avvocati, ha deciso di cancellare l’udienza già fissata per il giorno 18 marzo.

Mazzitelli: “Le società, a partire dai vertici, non potevano essere a conoscenza”


Se truffa c’è stata, tra i truffati vanno annoverate anche le società telefoniche perché non avevano visibilità del traffico che transitava sulle loro reti”. Così, in una dichiarazione spontanea davanti ai giudici si è espresso quest’oggi l’ex Ad di TIS. Silvio Scaglia in aula: “Voglio associarmi a quello che ha detto il collega, noi adottiamo lo stesso modello di business


Se nella vicenda che ha visto coinvolte Telecom Itala Sparkle e Fastweb c’è stata truffa, tra i truffati vanno annoverati anche le società di telecomunicazione in questione perché non avevano visibilità del traffico che transitava sulle loro reti”. È quanto sostenuto dall’ex Ad di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli, in una dichiarazione spontanea resa davanti ai giudici nel corso dell’udienza di oggi.


Vorrei precisare alcune cose – ha detto Mazzitelli, al termine della deposizione dell’ex senatore Di Girolamo, imputato in procedimento connesso – a partire da come funziona il modello di business degli intermediari di traffico telefonico all’ingrosso come Telecom Sparkle e Fastweb. Questi operatori non hanno alcuna relazione con l’utente, non possono conoscere né l’utente iniziale, né quello finale, né il contenuto che viene veicolato. Si occupano solo dell’interconnessione. Non hanno modo di controllare l’andamento del traffico, né l’origine, né la destinazione. Gli operatori che fanno interconnessione hanno un’apparecchiatura elettronica che si limita a registrare il traffico che passa sulla loro rete e fatturano di conseguenza”. Insomma, secondo Mazzitelli, sia TIS che Fastweb sono state vittime di “una truffa ad alta tecnologia di cui, a partire dai loro vertici, non potevano essere a conoscenza”.


Sulla dichiarazione di Mazzitelli, intervenendo in aula, ha aderito anche Silvio Scaglia: “Voglio associarmi – ha sostenuto – a quello che ha detto il dottor Mazzitelli: noi adottiamo lo stesso modello di business”.



Di Girolamo: le operazioni telefoniche non erano fittizie


La tredicesima udienza è stata interamente dedicata all’esame dell’ex senatore che conferma la corrispondenza puntuale tra l’oggetto della fatturazione, cioè il traffico, e la fatturazione stessa


Dopo le domande del PM, è cominciato il controinterrogatorio delle difese. Sotto la lente l’analisi dell’organizzazione e la decisione di entrare in politica. Una lunga illustrazione delle caratteristiche dell’organizzazione criminale fino all’avventura politica culminata nell’ingresso al Senato nelle liste di An. Questo gli argomenti che hanno occupato larga parte della tredicesima udienza del processo sulla “frode Carosello”, dedicata all’esame del teste Nicola Di Girolamo, già senatore del PdL.


Ma, soprattutto, nel corso del lungo esame ad opera del sostituto procuratore Giovanni Bombardieri, Di Girolamo ha confermato che le operazioni legate alle schede telefoniche, a suo avviso, avevano una sostanza reale. Nulla, in altri termini, lasciava intravvedere che si trattasse di operazioni fittizie. Anche dalla testimonianza di Di Girolamo prende consistenza l’ipotesi che le attività fossero vere o quantomeno avessero caratteristiche tali da apparire realistiche anche agli occhi di chi, come Di Girolamo, frequentava assiduamente l’organizzazione.


E, a maggior ragione, al mondo esterno, comprese le società telefoniche toccate dalle operazioni. A questo proposito, tra l’altro, Di Girolamo si è limitato a dire di aver sentito parlare, tramite Focarelli, di rapporti con funzionari delle società telefoniche senza citare alcun nome.


L’illecito, dunque, potrebbe riguardare la sola frode fiscale di cui lo stesso Di Girolamo, che per professione è avvocato tributarista, afferma di aver avuto conoscenza solo nel tempo.


Il controesame dell’ex senatore ad opera delle difese di alcuni imputati proseguirà nell’udienza di stamane.


Frode Carosello: prosegue l’esame per Di Girolamo


La tredicesima udienza proseguirà oggi con la testimonianza dell’ex senatore davanti ai PM, poi il “controesame” delle difese. Possibile inizio anche dell’interrogatorio a Marco Toseroni


Sarà una settimana intensa per il processo per la “frode Carosello” che prevede in calendario tre appuntamenti, rispettivamente mercoledì, giovedì e venerdì.


Questa mattina la tredicesima udienza riprenderà con la fase conclusiva, almeno nelle attese, dell’esame da parte dei PM della testimonianza dell’ex senatore del PdL Nicola Di Girolamo.


Nel pomeriggio dovrebbe poi iniziare il “controesame” da parte degli avvocati difensori. Non è escluso che, sempre in giornata, possa iniziare anche l’interrogatorio nei confronti di Marco Toseroni.



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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World