Fastweb ha pagato l’Iva. E non poteva conoscere l’identità dei clienti
Udienza 28: il capitano Meoli entra nei dettagli del “Traffico telefonico”
Fastweb non poteva conoscere l’identità dei clienti del traffico telefonico, sia a monte che a valle della catena. Inoltre, è emerso ancora una volta che la società ha regolarmente versato l’Iva di sua competenza. Sono queste due le indicazioni scaturite dall’udienza numero 28, la quarta del processo “Iva telefonica” dedicata alla testimonianza del capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli, a suo tempo alla guida delle indagini sulla presunta evasione dell’Iva.
Nell’udienza di ieri, cominciata solo a mezzogiorno per il ricovero del detenuto Gennaro Mokbel, il capitano Meoli si è soffermato sul contesto e sui contenuti del circuito finanziario creato attorno ai servizi sviluppati da Fastweb e da Telecom Italia Sparkle.
Per quanto riguarda Fastweb è stato chiarito che il traffico “in voce” via VoIP (cioè attraverso il protocollo internet) era tradotto in Tdm da macchine Diadem presso la farm di Fastweb. In parole povere, il traffico veniva decrittato dagli aggregatori ma la società non aveva modo di conoscerne il contenuto né a monte né a valle della filiera.
È poi stato confermato che Fastweb ha regolarmente versato l’Iva di sua competenza, come era già emerso in un’altra udienza dedicata alla testimonianza di Meoli. L’eventuale evasione si concentra su una parte delle società clienti del servizio, in particolare a quelle che fanno capo a Fabio Arigoni ed Augusto Murri. Questi i passaggi principali della lunga e dettagliata deposizione del capitano Meoli, che si protrarrà anche nella seduta di domani, 25 maggio. L’inizio del controesame del teste, con ogni probabilità, comincerà solo il giorno 26.