Archivio di maggio 2011
Udienza 27: va in scena il “Traffico telefonico”
La testimonianza del capitano Meoli alla terza puntata
Una lunga ricostruzione dei risultati delle indagini sul “Traffico telefonico”, ovvero uno dei meccanismi adoperati per mettere in atto la presunta evasione dell’Iva, attraverso l’uso dei servizi di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle.
La terza udienza del processo sull’Iva telefonica dedicata alla testimonianza del capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli non ha regalato sorprese. L’ufficiale responsabile delle indagini, del resto, si è limitato a ribadire, in maniera assai analitica, le risultanze del lavoro delle Fiamme Gialle.
Questa volta, a differenza di quanto capitato nelle due precedenti udienze, non ci sono state dichiarazioni spontanee da parte di imputati o altri colpi di scena (a parte il black out che ha oscurato l’udienza per una ventina di minuti).
L’analisi del capitano Meoli proseguirà anche nell’udienza del 23 maggio prossimo. Poi dovrebbe cominciare il controesame da parte delle difese.
Udienza 27: Il capitano Meoli affronta il “Traffico telefonico”
Oggi prosegue la testimonianza del responsabile delle indagini
Si riparte. Stamane, al processo per l’lva telefonica che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, proseguirà la testimonianza del capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli.
Dopo aver tracciato, nel corso delle due precedenti sedute, il quadro emerso dalle indagini sulle Phuncard, il capitano Meoli affronterà il secondo capitolo della presunta truffa basata sull’evasione dell’Iva, quella legata al cosiddetto “traffico telefonico”.
Facile prevedere che la ricostruzione, stavolta, verterà più sulle attività di Telecom Italia Sparkle che di Fastweb, data la diversa incidenza finanziaria delle attività. Ma sarà comunque rilevante verificare, alla luce della deposizione del capitano, se le indagini hanno confermato i risultati emersi dalla prima parte della testimonianza.
E cioè:
- la presunta evasione Iva può avere avuto per protagonista CMC (contestata da Carlo Focarelli), Telefox International o altre società del gruppo. Ma, di sicuro, non è stata Fastweb ad evadere l’Iva;
- la stessa Fastweb ha attivato i controlli interni nella sua disponibilità per verificare la legittimità del business.
Legal Day. A Busto Arsizio il Cinema processa la Giustizia
I migliori soggetti in gara diventano film. Perché non proporre l’Iva telefonica?
Non è da escludere che, ad ispirare il Legal Day che si terrà alla Villa Calcaterra di Busto Arsizio il prossimo 20 maggio, ci siano vicende giudiziarie ai limiti dell’assurdo, come quella che dal febbraio del 2010 è vissuta dall’ingegner Silvio Scaglia.
Di sicuro, l’indagine sull’evasione dell’Iva telefonica, grazie ai non pochi paradossi, alla fragilità degli indizi a carico dei colletti bianchi ed al manifesto uso improprio della carcerazione preventiva avrebbe buone chances di successo nel concorso che si terrà in concomitanza con la manifestazione: i migliori soggetti legati al tema della giustizia, infatti, verranno tradotti in un cortometraggio a cura degli allievi dell’istituto cinematografico Michelangelo Antonioni.
A far da cornice al concorso Open Instant Crime ci sarà una platea di autori e di addetti ai lavori: il vicedirettore di Panorama Maurizio Tortorella, ben noto per il suo impegno per un’informazione corretta sul caso Scaglia, nelle vesti di coauotre del libro Rapita dalla giustizia, storia di un padre condannato a due anni per una violenza mai commessa; Stefano Zurlo, inviato de Il Giornale, autore de La legge siamo noi, antologia di processi presso il CSM a carico di giudici (spesso assolti) che hanno depositato sentenze con ritardi di anni oppure si sono “dimenticati” in carcere imputati che avrebbero dovuto essere scarcerati. Parlerà l’avvocato Jacopo Pensa e un magistrato, Massimo Maiello. Infine, sarà presentato il libro Processo al buio dell’avvocato Remo Danovi, che ha per sottotitolo «Lezioni di etica in venti film». I legal thriller, così diversi dalla dinamica della macchina giudiziaria nel mondo reale servono a riflettere sui problemi e le storture della giustizia vera e propria.
Al di là dell’aspetto ludico, l’evento Cinema e Giustizia diventa così l’occasione per meditare sulla “Giustizia spettacolo” che alimenta spesso un’informazione alla ricerca della sensazione più che dalla ricerca della verità.
Iva telefonica: Ma Fastweb poteva sapere? (2)
La testimonianza del capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli. Parla il Professor Guido Rossi: «attività lecita, ma integrate l’oggetto sociale»
Il parere del professor Rossi porta la data del 28 luglio 2003: «(…) non ritengo che l’attività sottoposta al mio esame possa considerarsi illecita o comporti rischi particolari, visto anche la sua accertata regolarità fiscale e corretta implicazione del bilancio della società, come acclarato oltre che dal parere che mi è stato sottoposto, anche dalla conforme opinione dei sindaci e dei revisori». Il parere che viene citato è opera dello studio Romagnoli-Picardi. Lo stesso professor Rossi, però, aggiunge di essere tuttavia del parere che «trattandosi di attività che presenta seri dubbi e incertezze rispetto alle previsioni dell’oggetto sociale, sia buona regola di una corretta amministrazione mantenerla nei limiti di assoluta ragionevolezza e comunque di marginalità rispetto alle altre attività proprie dell’impresa sociale».
Le conclusioni delle attività di verificare e le perizie prodotte saranno oggetto della riunione del comitato di controllo interno del 28 agosto 2003. Il documento, allegato alla comunicazione di polizia giudiziaria n°51 letto in aula dallo stesso capitano Meoli, riferisce che:
«Il giorno 29 agosto 2003 in Milano sono presenti i signori Carlo Micheli Presidente, Mario Greco assente giustificato, Gianfelice Rocca. Partecipano i signori Silvio Scaglia, Emanuele Angelidis e Vittorio Terrenghi, rispettivamente Presidente del consiglio di amministrazione, amministratore delegato e Presidente del collegio di e.Biscom. Assume la presidenza Carlo Micheli, il quale invita quindi Mario Rossetti a svolgere funzione di segretario. Aggiornamento in merito all’attività di audit. Il Presidente rammenta che nella precedente riunione del 14 luglio il comitato, con riferimento ai ricavi del gruppo Fastweb derivanti dalle vendite di carte prepagate, aveva ravvisato l’opportunità di effettuare alcuni approfondimenti circa i possibili ulteriori risvolti fiscali, contabili e civilistici. Carlo Micheli invita dunque Paolo Fundarò a illustrare sulla base della documentazione di seguito allegata al presente verbale le attività svolte a tal fine».
Vengono così ricostruiti i risultati delle verifiche compiute a Londra e presso la CMC. oltre che il parere del professor Rossi. La riunione termina con le seguenti conclusioni:
«Tali analisi hanno confermato sia la lecità dell’attività in parole, in particolare per quanto riguarda la relativa regolarità fiscale e contabile, sia la secondarietà rispetto al business di Fastweb. Unicamente per il profilo civilistico è stato sollevato qualche dubbio sul fatto che la commercializzazione di servizi e di terzi sia effettivamente riconducibile (…) dell’oggetto sociale di Fastweb e ciò sul presupposto che l’attuale formulazione sembra circoscrivere l’attività sociale e i servizi propri di Fastweb. Alla luce di tale considerazione è stato suggerito di contenere tali transazioni entro un ambito limitato rispetto alle complessive attività dell’impresa. Il comitato prende atto anche alla luce (…) del business e della regolarità delle attività in esame. Peraltro ha rilevato che onde evitare ogni possibilità fraintendimento ed eliminare ogni profilo di incertezza sull’attività in esame, e su invito del Presidente del comitato, il consiglio di amministrazione di Fastweb ha provveduto immediatamente a convocare l’assemblea straordinaria per integrare l’oggetto sociale, al fine di rendere esplicita la facoltà di commercializzazione anche i servizi di terzi».
Questo il verbale che porta la data del 29 agosto 2003. Come si comportò in seguito Fastweb? Ecco che cosa è emerso nell’udienza del 5 maggio 2011:
PM: «Dagli accertamenti che avete svolto risulta (…) sia stato modificato o meno l’oggetto sociale della società Fastweb in quel periodo?».
DICH: «Sì, è stato integrato l’oggetto sociale di Fastweb nel settembre del 2003».
Iva telefonica: Ma Fastweb poteva sapere? (1)
La testimonianza del capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli: i controlli e le verifiche sulle controparti ci furono (prima a Londra, poi in Italia)
Il 14 luglio 2003, nel corso della riunione del Comitato di controllo interno, il Presidente informa che la «funzione di internal audit, di recente creata all’interno del gruppo e.Biscom ha iniziato la propria attività effettuando secondo quanto già stabilito un’analisi dettagliata dei crediti e dei ricavi commerciali e dei fondi di svalutazione crediti del gruppo. L’ingeger Micheli invita quindi Paolo Fundarò sulla base della documentazione già distribuita ai presenti a illustrare gli aspetti salienti della verifica». La citazione sta nel verbale della seconda udienza del processo per l’Iva telefonica (5 maggio 2011) dedicata alla testimonianza del capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli, in cui si è affrontato uno dei temi-chiave dell’inchiesta: Fastweb non “poteva non sapere” della presunta truffa basata sull’evasione dell’Iva, oppure l’azienda ha effettuato verifiche e controlli nell’ambito delle sue possibilità?
Dalla lettura della testimonianza del capitano Meoli emerge l’impressione di un controllo tutt’altro che di routine da parte del Comitato interno e della costante attenzione dei vertici aziendali per il rispetto, non solo formale, delle regole.
L’obiettivo dichiarato, come si legge nei verbali interni è, al contrario, quello di «fare approfondimenti di natura legale, fiscale per assicurarsi che in nessun modo Fastweb possa essere coinvolta in eventuali operazioni fiscalmente elusive o evasive». Uno sforzo culminato nella richiesta di pareri ad illustri consulenti, compreso il professor Guido Rossi, ma preceduto da indagini effettuate dalle strutture interne in vista di quella richiesta; del resto, il Comitato, come si legge nella documentazione raccolta all’interno di Fastweb nel corso delle indagini, diede mandato di «predisporre tutta la documentazione necessaria per presentare il business al professor Guido Rossi e richiedere un parere in relazione a quelli che sono gli obiettivi che si pongono». E così «per verificare che Fastweb non sia coinvolta in un’operazione elusiva, evasiva» si dà il via ad alcune verifiche con l’utilizzo delle strutture interne, cui viene chiesto di verificare se le controparti di Fastweb «siano società operative con struttura commerciale e dei canali distributivi e dei clienti, e non soltanto delle scatole societarie, seppure validamente costituite». Per effettuare tale verifica, si legge ancora, «Fastweb ha richiesto un incontro con i rappresentanti delle società, PGT e LLB, tale incontro avrà luogo a Londra presso le sedi delle società il 17 luglio».
Dopo il meeting a Londra, ci sarà un incontro in Italia, il 28 luglio 2003, presso CMC, società con 70 dipendenti in cui Carlo Focarelli ha il ruolo di direttore generale. Viene ricostruito il business, basato «su metodo di accesso ai propri servizi attraverso una carta prepagata il cui valore intrinseco è rappresentato dal codice stesso di accesso».
Quindi viene ricostruita la catena commerciale messa in moto da CMC. Al termine di questi approfondimenti, secondo la ricostruzione del capitano Meoli, Fastweb richiede il parere del professor Guido Rossi. In particolare si chiede «di esprimere un parere sulla compatibilità dell’attività di vendita delle schede prepagate con l’oggetto sociale di Fastweb, sugli eventuali rischi ad esso connesso e di verificare la compatibilità dell’attività di vendita delle schede prepagate con l’oggetto sociale di Fastweb, nonché sugli eventuali rischi ad esso connesso».
Di quanto ha scritto il Professor Guido Rossi ce ne occuperemo nella prossima puntata.
Iva 2003: da Fastweb oltre 45 milioni all’Erario
I verbali della deposizione (3 maggio 2011 – udienza 25) del capitano della GdF, Luca Meoli, confermano che la società versò interamente l’imposta dovuta sulle Phuncard. Mentre non vi è alcuna evidenza del “teorema” dei PM sulla presunta consapevolezza dei top manager della frode fiscale
È una ricostruzione complessa, articolata, documentata, che ha richiesto anni di accertamenti. Sono 148 pagine (file 1) e costituiscono la prima parte della deposizione (3 maggio 2011 – udienza 25) del capitano della GdF, Luca Meoli, al processo per l’Iva Telefonica. Un passaggio rilevante ai fini dibattimentali, poiché il capitano Meoli è stato tra i protagonisti delle indagini che hanno portato alla scoperta della presunta evasione fiscale.
In questo primo caso si tratta dell’Operazione Phuncard (2002-2003), le carte prepagate per accedere via web a servizi a valore aggiunto, da cui si sarebbe originata una “circolarità” di flussi finanziari (tramite triangolazioni tra varie società italiane ed estere) volti ad evadere l’imposta. Ebbene, Fastweb ha saldato tutti i suoi conti con l’Erario, oltre 45 milioni di euro. Al tempo stesso, non emerge alcuna accertata responsabilità del top management di Fastweb, su cui si fondano invece le accuse dei PM: la presunta consapevolezza che si stava “sotterraneamente” consumando una frode fiscale. I libri contabili e i bilanci di Fastweb non fanno una piega. E il teorema del “non potevano non sapere” resta tutto da dimostrare.
Dalla deposizione del 3 maggio 2011 – udienza 25
COSA É L’OPERAZIONE PHUNCARD
DICH: «(…) Noi abbiamo individuato due operazioni: l’operazione “Phuncard” e l’operazione “Traffico telefonico”. Che cos’è l’operazione Phuncard. Parliamo dell’oggetto della prestazione. L’oggetto della prestazione è l’accesso a contenuti protetti dal diritto d’autore attraverso l’inserimento… attraverso il collegamento via internet e l’inserimento di un codice su un sito internet. (…)».
FASTEWB HA PAGATO L’IVA? “SÌ, OLTRE 45 MILIONI”
DICH: «(…) Quindi ricostruire esattamente (il soggetto, ndr.) su cui incombe l’obbligo tributario, non è stato possibile, nel senso che sicuramente qualcuno avrebbe dovuto versare l’IVA. Sulla base dei rapporti contrattuali è Telefox Srl (…) Sulla base della documentazione contabile rinvenuta, una dei due soggetti o Telefox o CMC-Web Wizard avrebbe dovuto versare l’IVA».
PM: «Le risulta se è stata… lei ha detto che si è creato quindi un credito d’IVA per Fastweb».
DICH: «Sì».
PM: «Le risulta se Fastweb ha provveduto successivamente al pagamento dell’IVA? Ha provveduto a sanare la propria posizione IVA nei confronti dell’Erario, all’Agenzia delle Entrate? (…)».
DICH: «In relazione all’attività svolta, alla concessione dell’utilizzo dei dati fiscali, sono state effettuate delle verifiche nei confronti di Fastweb e anche nei confronti di Telecom Italia Sparkle. Emerge come (…) per l’anno 2003 Fastweb abbia pagato l’IVA più le sanzioni e gli interessi per un importo di 45 milioni di euro».