Fattore Umano | Carceri: la torrida estate 2011
Da Antigone un report drammatico su sovraffollamento e illegalità. A San Vittore fino a 6 detenuti in celle da 7 metri, a Napoli anche 10-12, per venti ore sui letti a castello. Mentre i “soldi mancano” ed è a rischio “il sostentamento”. E la Corte Europea parla apertamente di “tortura”
È un quadro a dir poco drammatico: nel triennio 2007-2010, successivo non a caso all’indulto, la popolazione carceraria in Italia è salita del 50%, da 44.600 a 67.000 mila detenuti, di cui ben 30mila in attesa di giudizio. Ad oggi, è ancora aumentata, si viaggia sulle 68.000 persone ristrette, ma solo perché nel frattempo c’è stato il provvedimento cosiddetto “svuota carceri” che ha liberato (si fa per dire) 2.402 persone che scontano il loro ultimo anno di pena ai domiciliari. Nello stesso periodo gli stanziamenti dello Stato per le carceri sono calati da 3,09 a 2,77 miliardi, con un taglio netto del 10%.
Insomma non soltanto “mancano i soldi”, ma è a rischio “il sostentamento dei detenuti”. Ed è quanto denuncia l’associazione Antigone che ha presentato a Roma un proprio report sul sovraffollamento e le illegalità che si consumano quotidianamente nelle carceri del “Bel Paese”. Cifre da incubo, che spiegano – se ancora ce ne fosse bisogno – gli scioperi della fame che da settimane coinvolgono in decine di carceri migliaia di detenuti e, a rotazione, parenti di detenuti e avvocati delle Camere penali, in segno di adesione al digiuno “per l’amnistia” di Marco Pannella, iniziato oltre due mesi fa, divenuto da tre giorni anche un digiuno della sete.
Il “sovraffollamento e l’illegalità” sono nei fatti, ben documentati dalle “visite” descritte nel report di Antigone, condotte nei diversi istituti. Ad esempio, a Milano San Vittore, nel sesto raggio si sta in 6 in celle di 7 metri quadri, spesso per 20 ore al giorno, sdraiati sui letti a castello a tre piani; a Poggioreale (Napoli) in una cella si arriva a stare in 12-14, con i letti a castello impilati per tre, mentre il bagno e lo spazio cucina sono attaccati; anche nel carcere di Padova (96 posti per 196 detenuti) nelle celle singole sono presenti 3 detenuti, in quelle da 4 se ne trovano 6, in quelle da 6 si sta in 9.
«Si tratta – spiega Antigone – di condizioni che la Corte Europea dei Diritti Umani ha già definito “tortura”, poiché gli standard europei prevedono per ogni detenuto almeno 7 metri quadri in cella singola e 4 in cella multipla». Si aggiunga che tra la popolazione carceraria 37.257 persone scontano una condanna definitiva (l’8,7% è in carcere per condanne fino ad un anno, il 32% fino a tre anni). Ma le “pene alternative” che potrebbero dare una risposta al sovraffollamento sono ormai un pallido ricordo dopo anni di politiche legislative “securitarie”.
In questo scenario, nel giugno 2010 è stato approvato il “piano carceri” presentato dal Commissario straordinario Franco Ionta, che prevede la realizzazione di 9.150 posti e una spesa di 661 milioni di euro entro fine 2012. «Ma – spiega Antigone – la legge finanziaria 2010 prevede stanziamenti per il piano carceri di 500 milioni, mentre la parte restante verrà “scippata” alla Cassa delle Ammende, cioè il fondo destinato al reinserimento dei detenuti». Da qui la domanda che pone Antigone: «Come si farà a tenere aperte le carceri se già oggi manca tutto, e ci sono istituti in tutto o in parte chiusi per mancanza di personale?».
Il risultato? A fine 2012, in assenza di provvedimenti o di inversione del “trend di ingressi” di nuovi detenuti, mancheranno 14mila posti. E sul Paese fioccheranno nuove condanne. Infatti, dopo la sentenza della Corte Europea che nel 2009 ha condannato l’Italia a risarcire un bosniaco detenuto, Antigone ha avviato una campagna per sostenere i detenuti che intendono denunciare le condizioni inumane: le richieste sono state 1.580; i ricorsi presentati dal difensore civico dell’associazione 150, altri 200 li hanno presentati i detenuti stessi.