Archivio di giugno 2011

Udienza 33. Riprende l’interrogatorio del capitano De Lellis


Dopo l’estate il processo riprenderà solo il 22 settembre. Il difensore di Breccolotti: Se ci saranno ancora detenuti, chiedo che si vada avanti anche in estate


È iniziata in orario l’udienza numero 33 del processo sull’”Iva telefonica”, la seconda dedicata alla testimonianza del capitano dei ROS Francesco De Lellis che dovrà ricostruire, anche attraverso l’ausilio di parte delle intercettazioni telefoniche effettuate (e trascritte) il meccanismo dell’eventuale evasione fiscale.


Prima dell’inizio dell’esame del teste il Presidente della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, Giuseppe Mezzofiore, ha comunicato le date delle udienze dopo la pausa estiva. Il processo riprenderà il 22 settembre per poi proseguire, dopo una seconda udienza il giorno 23, nel mese di ottobre, nelle seguenti date: 10, 13, 14, 17, 18 e 21.


Dopo la comunicazione di questo calendario, ha chiesto la parola l’avvocato Bruno Naso, difensore di Luca Breccolotti (ancora detenuto) e di Paolo Colosimo. Il legale ha avanzato la richiesta al Collegio di celebrare il processo anche durante le ferie estive nel caso il Collegio decida di prorogare la carcerazione preventiva degli imputati ancora detenuti.


Attualmente sono ancora in carcere: Gennaro Mokbel, Carlo Focarelli, Luigi Marotta, Silvio Fanella e Luca Breccolotti.


Udienza 32. Il capitano De Lellis racconta l’origine delle indagini


Gennaro Mokbel, malato, inizia lo sciopero della fame


È cominciata ieri, presso la Prima Sezione del Tribunale di Roma, la deposizione di uno dei testi chiave dell’indagine sull’Iva telefonica: il capitano dei ROS Francesco De Lellis, cui toccherà il compito di illustrare l’inchiesta attraverso la trascrizione di una parte dello sterminato materiale raccolto attraverso le intercettazioni telefoniche.


De Lellis ha ieri affrontato il capitolo delle origini delle indagini, iniziate dopo la denuncia di un imprenditore laziale, Vito Tommasino, nei confronti di alcuni elementi della Guardia di Finanza. Ha poi affrontato il tema dei rapporti del Maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola con alcuni imprenditori per poi soffermarsi sull’analisi dettagliata dei passaggi di denaro che hanno coinvolto alcuni imputati, come Augusto Murri e Fabio Arigoni, argomenti in parte già affrontati nella precedente deposizione del Capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli.


Prima dell’inizio della deposizione di De Lellis, che proseguirà nell’udienza di venerdì 17 giugno, sono sfilati davanti alla Corte i periti che hanno “sbobinato” le intercettazioni prodotte. Facile prevedere che sul tema delle intercettazioni, prodotte o meno dall’accusa, si svilupperà il controesame di alcuni difensori. Ma, prima di affrontare questo capitolo, il processo proseguirà con l’esame di alcuni testi già convocati ma mai sentiti in precedenza. Davanti alla Corte sono stati chiamati, per comparire nell’udienza del 21 giugno, Fabrizio Rubini, commercialista, intestatario di conti a San Marino. Il poliziotto Paolo Casamenti, già coinvolto in altre inchieste, e Stefano Placidi, legato all’organizzazione romana. Il giorno 24, invece, si terrà l’interrogatorio di Vito Tommasino, l’imprenditore che con la sua denuncia ha preso il via l’inchiesta.


Ieri, nel corso dell’udienza numero 32, ci sono state diverse dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata quella di Gennaro Mokbel, visibilmente debilitato al punto da aver abbandonato l’aula prima della fine. Mokbel, dopo aver descitto le condizioni intollerabili del carcere di Civitavecchia, ha annunciato l’intenzione di iniziare lo sciopero della fame a sostegno dell’iniziativa di Marco Pannella e Rita Bernardini per denunciare la situazione dei detenuti.

Riparte il processo: domani l’udienza 32


Dopo qualche giorno di pausa riprenderà domattina il processo per l’Iva Telefonica. L’udienza 32 sarà dedicata alla testimonianza del capitano dei ROS, Francesco De Lellis


In particolare, l’esame da parte dei pubblici ministeri verterà sulla ricostruzione e l’analisi dei flussi finanziari relativi ad alcune società che, secondo l’accusa, facevano capo all’organizzazione criminale.


Si tratta di una ricostruzione in parte già emersa e discussa nella precedente testimonianza del capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli, cui dovrebbero aggiungersi altri materiali relativi ad intercettazioni telefoniche.


Quasi certamente l’esame del capitano De Lellis occuperà anche l’udienza successiva prevista per venerdì 17 giugno.


Processo “Iva telefonica”. Capitano Meoli: «Veniamo a sapere dell’esistenza dell’audit da Scaglia o comunque dagli interrogatori di marzo»


Gli inquirenti hanno ricevuto la documentazione dell’audit su segnalazione dello stesso Silvio Scaglia. Questo è ciò che si ricava dalle dichiarazioni del capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli, in sede di controesame da parte delle difese. La documentazione, indicata dal fondatore di Fastweb, ha permesso alla Procura di essere a conoscenza dei controlli interni posti in essere dalla società


In particolare, dice Meoli: «(…) veniamo a sapere dell’esistenza dell’audit da Scaglia o (…) comunque dagli interrogatori di marzo». Dunque, furono proprio le indicazioni di Scaglia a permettere agli inquirenti di poter svolgere le indagini sui “controlli interni” messi in atto dall’azienda. C’è da domandarsi perché il fondatore di Fastweb avrebbe consegnato agli inquirenti quelle che sono considerate dall’accusa le “prove” delle lacune nei controlli o, peggio, di un coinvolgimento in attività truffaldine dei vertici.  


Al proposito, merita soffermarsi su questo passaggio (preso dal verbale dell’udienza del 30 maggio 2011).


Avv. Ursini: «KPMG nel suo rapporto di audit (…) espone in sintesi e formalmente non si ravvisano sostanziali anomalie sotto il profilo fiscale, documenti attivi e fatture passive, contabile, pagamenti in bonifici e tecnico, corrispondenza fra traffico entrata e uscita. È corretto dire questo?»

Cap. Meoli: « (…)».

Avv. Ursini: «È corretto dire che tutte le anomalie da voi riscontrate erano già presenti nel rapporto di audit interno della società Fastweb SpA?»

Cap. Meoli: « (…)».

 

[...]

 

Avv. Ursini: «Ricorda se dà dei suggerimenti sull’implementazione di alcune procedure di controllo ma non ravvisa problemi, anomalie, sul profilo dell’inesistenza del traffico? (…) Mi può rispondere se è corretto?»

Cap. Meoli: «No, dice di implementare le procedure 231 in relazione anche… ».

Avv. Ursini: «Di controllo, ma non ravvisa?».

Cap. Meoli: «».


Dunque, al di là “della diversa valutazione degli audit” da parte della Procura, tutto il castello accusatorio nei confronti del management di Fastweb poggia – allo stato – su dichiarazioni rese da altri imputati.


Fattore Umano | Genitori e carcere


Indagine sulla condizione dei bambini in visita dai genitori «nel posto per i grandi che sbagliano»


Li chiamano “orfani di fatto”. Sono i 100mila bambini (cifra che supera il milione se si allarga la panoramica su tutto il territorio Ue) che ogni anno, vanno «nel posto per i grandi che sbagliano», cioè in visita ai loro genitori. Bambini che sopportano regole che ai loro occhi (e non solo) paiono assurde. Bambini che rischiano, ogni giorno, di essere “puniti” insieme a mamma e papà.


È lo spaccato drammatico, di quotidiana realtà carceraria, che per la prima volta viene raccontato in un’indagine realizzata in Italia dalla Onlus Bambinisenzasbarre (partner italiano della francese Eurochips, European network for Children of Imprisoned Parents). Lo studio, coordinato dal Danish Institute for Human Rights (DIHR), in collaborazione con l’università Bicocca di Milano e il DAP, Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Giustizia, è stato riassunto nel libro bianco “Quando gli innocenti sono puniti: i figli di genitori detenuti. Un gruppo vulnerabile”.



Una ricerca iniziata nell’ottobre 2010 con l’obiettivo di sottoporre al Parlamento Europeo un rapporto sugli standard legali e le “buone pratiche” riguardanti i figli dei detenuti. Un lavoro che ha coinvolto le 213 carceri italiane basandosi sull’analisi di 441 questionari compilati da educatori, agenti e assistenti sociali di 112 istituti penitenziari. Uno strumento di sensibilizzazione per il sistema penitenziario e non solo, «una chiave di riflessione che – ricorda Lia Sacerdote, responsabile del progetto italiano –, fa emergere con forza dagli operatori penitenziari, l’esigenza di riqualificazione della propria identità professionale e la consapevolezza che ciò implica il miglioramento dell’ambiente penitenziario, non solo strutturale, bensì come uno spazio-tempo di relazione».




Sono infatti troppe le “sbarre” che separano i bambini dai loro genitori detenuti: solo il 35% degli istituti ha dei locali destinati alle visite dei più piccoli, nel 76% delle carceri non c’è personale specializzato per partecipare agli incontri con i minori (nonostante ci sia la “Circolare del sorriso” del Ministero di Giustizia del dicembre 2009 che indica le norme di comportamento per la corretta accoglienza dei figli dei detenuti, raccomandazioni conosciute solo dal 34% del personale degli istituti).


Uno dei vincoli più delicati da gestire è la perquisizione dei bambini, compreso il controllo del cambio dei pannolini (e il “sequestro” dei loro giocattoli prima delle visite). Anche i tempi di incontro con i genitori sono “ristretti”: nell’81% delle carceri i colloqui avvengono solo di mattina, solo nell’8% l’orario si estende a tutto il giorno. La frequenza consentita ad ogni detenuto è di 6 ore al mese, 8 ore se i figli hanno meno di 10 anni; nel 54% dei casi la durata di ogni visita non può superare l’ora. Situazione simile anche per le telefonate dal carcere ai bambini (il 93% degli istituti consente solo un contatto a settimana della durata di 10 minuti e senza limitazioni di orario solo nel 39% dei casi) e per quelle dei bambini a mamma e papà (l’84% delle carceri non permette la ricezione di telefonate).




Insomma, al di là delle sbarre, si incontrano ogni giorno occhi che osservano le guardie come “mostri” che tengono reclusi i loro genitori, ma anche occhi capaci di trasformare quel buio in un giardino fiorito in cui cogliere dei fiori per mamma e papà. Quello che manca non è certo la forza dei più piccoli, bensì il supporto dei più grandi, maggiormente consapevoli delle carenze di un sistema che, per definizione, non è pensato per accogliere dei bambini.


Più formazione per gli operatori, un ambiente penitenziario più “umano”, minimizzare i traumi, raccontare una verità più sostenibile: queste solo alcune delle raccomandazioni indirizzate al Parlamento europeo. In attesa che qualcosa cambi. Perché, come ricorda Sebastiano Ardita, Consigliere DAP, «quei bambini diventeranno adulti ed il loro rispetto per le Istituzioni passerà anche attraverso i ricordi dell’accoglienza che hanno ricevuto».


La pubblicazione del “libro bianco” ha inaugurato la seconda edizione dell’European Prisoners’ Children Week (che si concluderà domani, 12 giugno), una serie di giornate di informazione, comunicazione e sensibilizzazione che si svolgono contemporaneamente nei 14 paesi europei per parlare della genitorialità in carcere e la tutela dei figli dei detenuti.


L’Angolo di Vincino | Emergenza carceri

 

 

Fattore Umano | Gonnella: «Umanità e dignità calpestate in carcere»


«Il 43% dei reclusi è composto da presunti innocenti», spiega il presidente di Antigone. E ai tossicodipendenti la galera non serve a nulla


La lista delle adesioni allo sciopero della fame proposto da Marco Pannella aumenta di ora in ora per «restituire alla giustizia il suo ruolo di equo strumento sociale di verità». Un gesto di protesta nel silenzio delle istituzioni. Come spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, la onlus che da anni si occupa di politiche della giustizia e diritti dei detenuti.


Ancora una volta le carceri sono in subbuglio, una protesta pacifica ma ferma, con molte adesioni anche all’esterno. Che succede?

La vita nelle carceri italiane è dura, durissima. Ci sono istituti dove i detenuti devono dividersi in tre una cella con meno di dieci metri quadri. Non possono stare tutti in piedi contemporaneamente. Non vedono mai l’educatore. La funzione rieducativa della pena, ben descritta nell’articolo 27 della Costituzione, è pertanto oramai un mito. L’umanità e la dignità sono oggettivamente calpestate. Nelle estati torride non ci si può fare la doccia tutti i giorni. Il medico non sempre è presente. Le malattie crescono. La violenza verso se stessi e verso gli altri pure. Per questo ritengo giusto proporre, come fa Marco Pannella, una piattaforma politica per la giustizia sostanziale.



A proposito di adesioni, si aspettava questi risultati?

Sicuramente di positivo registriamo l’adesione dell’Unione delle Camere Penali. Ci sono i radicali. C’è una crescente sensibilità dell’opinione pubblica. Purtroppo manca una presenza forte delle istituzioni che ben sarebbe utile a rasserenare il clima con proposte concrete. Ad esempio, misure dirette a portare fuori dal carcere i tossicodipendenti che potrebbero fruire dei benefici presenti nella legge sulle droghe. Si tratta di un numero cospicuo di persone circa 10mila alle quali si darebbe una più utile chance di vita. Inoltre le forze politiche dovrebbero trovare le vie tecniche e procedurali per evitare gli eccessi di ingressi in carcere di persone in custodia cautelare. Si consideri che circa il 43% della popolazione reclusa è composto da presunti innocenti. Questa è una anomalia tutta italiana, segno di una giustizia lenta e inefficiente.


Lei ha parlato espressamente di “omertà mediatica”. Siamo a questo punto?

I grandi media selezionano le notizie con criteri non proprio corrispondenti alla loro importanza. Un esempio: sulle reti televisive nazionali c’è raramente spazio per chi intende denunciare un caso di violenza nelle carceri o raccontare uno dei tanti suicidi. Ora si avvicina l’estate e intorno a Ferragosto tutti parlano di prigioni. Ma poi tutti ritornano ad occuparsi di gossip e politica da bar piuttosto che di diritti umani violati.


Come Antigone avete in agenda altre attività? Che spazi per soluzioni concrete?

Magari avessimo una possibilità dico una di dialogare con il Governo. Non abbiamo mai incontrato il ministro Angelino Alfano. Noi le idee le abbiamo chiare. Ma non c’è verso di discutere e confrontarsi. In sintesi, le nostre principali proposte di iniziativa sono quattro e iniziano tutte per D: depenalizzazione, decarcerizzazione, diritti e dignità. Ognuna di queste quattro parole è un contenitore che va riempito con progetti e risorse. L’obiettivo finale è il capovolgimento dell’attuale politica miope, che produce carcere patogeno e recidiva. Ossia occorre restituire alla giustizia il suo ruolo di equo strumento sociale di verità. Oggi è invece un asimmetrico dispensatore di tragedie.


Fattore Umano | Carceri: Rita Bernardini in sciopero “a oltranza”



Da oggi il deputato radicale a fianco di Marco Pannella, giunto al 47esimo giorno di digiuno. Al “rifiuto del cibo” partecipano a turno anche 2000 parenti dei detenuti




«Non è solo una protesta, è una lotta». Rita Bernardini, deputato radicale, commenta così la decisione di iniziare da questa mattina uno sciopero della fame “a oltranza” a fianco di Marco Pannella, giunto al 47esimo giorno di digiuno affinché «l’Italia torni, secondo gli standard internazionali, a poter essere in qualche misura considerata una democrazia».  E non solo: «Affinché venga varato un provvedimento di amnistia, indispensabile per il ripristino del funzionamento del sistema giudiziario e della legalità nelle carceri italiane». «È impossibile – aggiunge l’On. Bernardini – che non si faccia qualcosa. Bisogna ribaltare questa illegalità».




La decisione arriva anche dopo la visita ispettiva che il deputato ha condotto nei giorni scorsi presso il carcere dei Due Palazzi a Padova, accompagnata da Maria Grazia Lucchiari (Comitato nazionale radicali italiani), Irene Testa (Associazione Detenuto Ignoto), e Ornella Favero (Direttore responsabile Ristretti Orizzonti).


Prosegue Rita Bernardini: «A Padova i detenuti sono già in sciopero della fame, mentre alcuni familiari hanno deciso di iniziare. C’è una situazione insostenibile, 823 detenuti a fronte di spazi che basterebbero per 400. Il risultato è che ci sono celle di 8,5 metri quadri con tre detenuti, meno di 3 metri quadrati a testa. Vorrei ricordare che proprio sotto i tre metri la Corte Europea si è già più volte espressa dicendo che lo Stato italiano dovrà prima o poi risarcire i ristretti. Come non bastasse nella Casa di reclusione di Padova mancano 101 agenti, ci sono due psicologi e un solo dentista».


Nel frattempo la protesta nelle carceri raccoglie adesioni crescenti: è salito a 2000 il numero di parenti dei detenuti che digiunano a turni di tre giorni in segno di solidarietà, mentre nei giorni scorsi è scesa in campo l’Unione delle Camere Penali Italiane, con una nota della Giunta UCPI, che ha reso noto di voler aderire allo sciopero della fame per denunciare «le incivili condizioni delle carceri». Il primo a digiunare è stato il presidente Valerio Spigarelli, seguito a staffetta da tutti i componenti di Giunta.


Secondo i penalisti il sovraffollamento «cresce senza che ancora alcun serio provvedimento venga avviato per fronteggiare quella che non è più un’emergenza ma una cronica condizione». E «come conseguenza del sovraffollamento», si legge nel comunicato «cresce anche il numero dei suicidi, segnale drammatico delle condizioni di disagio fisico e psichico in cui vivono i detenuti».


L’Angolo di Vincino | Controlli



L’Angolo di Vincino | Sorpresa


 

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