Archivio di luglio 2011
Ferrara: Il caso Fastweb? Solo “quintali di carcerazione preventiva”
Sordido: niente meno che così lo definisce Giuliano Ferrara. “Sordido – scrive oggi su Il Giornale – è il caso Fastweb, con quintali di carcerazione preventiva a quel Silvio Scaglia che sta smantellando il processo contro di lui (come ha ricordato ieri Nicola Porro), e monumentali gogne che fanno dei crociati appunto degli eroi della legalità apparenti”.
L’articolo di Ferrara è a dir poco – come è nel personaggio – un j’accuse a certa magistratura. Si domanda: Ma chi indaga sulla P5 dei giudici? Tema complesso e complicato. Ma intanto, registra un punto fermo: in questo paese c’è chi si fa “quintali” di galera preventiva. Anche se poi al dibattimento “le ipotesi dell’accusa si smontano pezzo per pezzo (come ha appunto ricordato ieri Nicola Porro…)
Nicola Porro sul processo “Iva telefonica”: “Il dibattimento sta smontando pezzo per pezzo le ipotesi iniziali.”
Secondo Nicola Porro, è “Ottimo l’umore di Silvio Scaglia e dei suoi uomini Fastweb”. Così commenta il vicedirettore de Il Giornale, nella sua rubrica Zuppa di Porro, lo stato d’animo del fondatore di Fastweb e dei suoi. Di ottimo umore – si potrebbe aggiungere – sono anche i tre top manager di TIS rimasti impigliati nel processo per l’Iva Telefonica, per la piega che ha preso il dibattimento.
Spiega Porro fin dal sommario: “Scaglia vede l’inchiesta Fastweb cadere a pezzi”. Già perché in questa estate calda, piena di intercettazioni e guerre tra Procure” – continua Porro – “….davanti alla Procura di Roma sono sfilati i 40 testimoni dell’accusa. Più o meno gli stessi che la difesa porterà a sua discolpa. Si tratta, per Scaglia & Co, di smontare l’accusa di associazione di tipo transnazionale. Mica poco: grazie a questa ipotesi si sono fatti un anno di carcere preventivo.” Accade però che “Il dibattimento sta smontando pezzo per pezzo …le ipotesi iniziali”.
Iva Telefonica: si riprende a settembre
Ieri l’ultima udienza prima della pausa estiva: al centro i contratti di TIS su Traffico Telefonico. Erano noti a tutti i livelli aziendali: rete, commerciale, legale e finanziario. E nessuno sollevò mai dubbi sulla loro liceità.
Con una giornata di anticipo rispetto al calendario previsto, entra in pausa il processo per l’Iva Telefonica che riprenderà il prossimo 22 settembre.
Ieri, intanto, è stata chiamata a deporre Rosangela Petraglia, ascoltata in quanto responsabile delle Risorse Umane di Telecom Italia Sparkle, dunque a conoscenza sia degli aspetti contrattuali relativi al business Traffico Telefonico, sia degli incentivi professionali previsti per i vertici aziendali. Gli obiettivi di Tis – è stato spiegato – venivano indicati dalla capogruppo Telecom Italia, mentre i contratti erano oggetto di attenzione ai diversi livelli aziendali: rete, commerciale, legale e finanziario. Vi era dunque la massima trasparenza, in quanto ogni attività era condivisa da vari uffici. Inoltre, a proposito degli incentivi – ascoltata in sede di controesame – ha chiarito come per i manager Mazzitelli, Comito e Catanzariti, fossero nell’ordine dei 3-5mila euro lordi. Dunque, nel complesso irrilevanti rispetto al totale delle retribuzioni annue. In aggiunta ha anche riferito che in TIS venivano tenuti mensilmente dei “Comitati Reporting” cui partecipavano tutte le linee di management aziendale. E che in nessun caso, sebbene fosse nota ai vari livelli la contrattualistica, furono mai sollevati dubbi sulla loro liceità.
Anche la deposizione di Paola De Nicolais, dirigente del settore Tesoreria di TIS, si è soffermata sugli aspetti contrattuali del business Traffico Telefonico. In particolare sui rapporti di TIS con Acumen (aggregatore del traffico “a monte”) e I-Globe (fornitore del traffico “a valle”), spiegando come a livello di servizio finanziario non vi sia mai stato nulla da eccepire sul contratto medesimo. Così come nessuna anomalia presentava il cosiddetto sistema di “pagamento a cascata”, fra le tre società. Anzi, per TIS tale modalità di pagamento costituiva una garanzia di incasso. In ogni caso – ha spiegato la dottoressa De Nicolais – atteneva a ragioni commerciali, di cui lei non si é mai occupata.
Di seguito il calendario delle prossime udienze:
settembre 22 – 23
ottobre 10 – 13 – 14 -17 – 18 – 21
novembre 8 – 10 – 14 – 16 - 17
dicembre 5 – 6 - 7 - 12 - 14 – 16
gennaio 10 – 12 – 13 – 17 – 19 – 23 – 24 – 27
febbraio 6 - 7 - 9 - 13 - 14 - 16 – 17
Moglia: Fastweb si mise a disposizione dei PM per intercettare il traffico
Il direttore Affari legali e regolamentari chiude le testimonianze del filone della società di Tlc
La testimonianza di Giovanni Moglia, direttore Affari legali e regolamentari di Fastweb, ha esaurito ieri la serie delle deposizioni legate al ruolo della società Tlc in merito alle Phuncard ed al traffico telefonico. Moglia, che già all’epoca dei fatti ricopriva una funzione chiave in azienda, ha tra l’altro ricostruito la reazione della società quando è scattato l’allarme, sull’onda delle rivelazioni dell’articolo apparso su La Repubblica nel gennaio 2007, sulle infrazioni fiscali legate al cosiddetto “traffico telefonico”.
Fastweb, ha ricostruito Moglia, ha preso immediatamente tre provvedimenti: 1) ha subito dato mandato all’allora responsabile Wholesale perché potesse intervenire sulle strutture commerciali per bloccare le attività legate al traffico; 2) ha provveduto ad informare il Consiglio di amministrazione; 3) ha messo a disposizione dell’Autorità giudiziaria tutti gli strumenti necessari per procedere alle intercettazioni che potessero tornare utili all’attività degli inquirenti per verificare le eventuali criticità in odore di reato. Un’opportunità cui la procura non ha ritenuto di dover dare seguito.
Moglia, che ha anche risposto alle domande in materia di Phuncard, spiegando le motivazioni che hanno spinto l’azienda a chiedere in merito il parere di Guido Rossi (il dubbio riguardava il ruolo di prestatore di credito che Fastweb, nei fatti, esercitava verso le controparti), è stato interrogato in particolare sulle caratteristiche del “traffico telefonico”. Un business, ha sottolineato il manager, che visto dalla parte di Fastweb non era fittizio: non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che il traffico fosse effettivo, come era stato confermato sia dall’audit interno che da una perizia curata da una struttura di KPMG indipendente dai revisori.
Un passaggio importante della deposizione di Moglia riguarda l’impatto che hanno avuto le operazioni incriminate, “Phuncard” prima e “traffico telefonico” poi, sui bonus dei manager – la cui remunerazione era in parte agganciata a voci variabili – ed al guadagno effettivo derivato da queste operazioni. Al riguardo Moglia ha affermato che secondo i calcoli fatti da Fastweb all’epoca, l’impatto è stato negativo. Se non ci fosse stata l’operazione “traffico telefonico”, insomma, la quota variabile per i manager sarebbe stata superiore.
Alberto Trondoli controllò la reale esistenza dei contenuti delle Phuncard
L’ex Dg di Fastweb spiega perché si trattava di un business normale
Le Phuncard esistevano. Parola di Alberto Trondoli, uno dei fondatori di e.Biscom-Fastweb e direttore generale della società ai tempi dell’operazione, che ieri ha testimoniato al processo sull’”Iva telefonica”. Rispondendo alla domanda del PM Giovanni Bombardieri se ci fu un controllo del contenuto delle Phuncard, Trondoli ha risposto che lui stesso ne verificò l’autenticità accedendo al portale www.phuncard.net, dove digitando il codice riportato sulla card si visionavano contenuti per adulti. È questo uno dei punti salienti della testimonianza del manager che, all’epoca dei fatti (2003) aveva appena assunto la carica di direttore generale sotto la guida dell’Ad Emanuele Angelidis mentre Silvio Scaglia aveva assunto la presidenza.
L’operazione Phuncard, ha spiegato Trondoli, era seguita nella parte operativa direttamente da Bruno Zito mentre le decisioni strategiche, erano di competenza dell’Ad Angelidis, anche lui convocato ieri per testimoniare al processo, ma che non ha risposto alla chiamata per “legittimo impedimento”. Il business delle Phuncard, ha sottolineato Trondoli, non presentava aspetti critici: la controparte era nota a Fastweb per aver già intrattenuto altri rapporti commerciali con reciproca soddisfazione; l’operazione, seppur di portata marginale rispetto al core business presentava comunque una marginalità interessante, nell’ordine del 7-8 per cento. Al momento dell’interruzione dei rapporti, ha infine concluso Trondoli, era stato lui stesso a comunicare di persona, a Roma, la decisione a Carlo Focarelli, per un semplice gesto di cortesia commerciale.
Nel corso dell’udienza di ieri ci sono state altre testimonianze, di cui daremo un succinto resoconto nei prossimi articoli. In particolare, c’è stata la deposizione dell’Ad di Fastweb Stefano Parisi e quella dell’allora Responsabile dell’amministrazione mentre ha completato la sua testimonianza la ex Responsabile dell’Internal audit.
Oggi si conclude la serie delle testimonianze relative a Fastweb con la deposizione di Giovanni Moglia. Poi inizierà la serie dedicata ai testi di Telecom Italia Sparkle.
Traffico telefonico: Fastweb faceva solo da postino
L’ex responsabile Wholesale di Fastweb ha spiegato in aula perché i servizi Premium usano solo l’“istradamento rigido”
Durante l’udienza del 20 luglio, nel corso del proseguimento dell’esame dell’ex responsabile Wholesale di Fastweb da parte dei PM, iniziato lunedì scorso, sono state sollevate alcune questioni di natura tecnica di non facile comprensione al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, ma di importanza cruciale per rispondere alla domanda chiave: i dirigenti delle società di Tlc, Fastweb in particolare, potevano cogliere un’eventuale anomalia nell’operazione proposta da Diadem? Oppure, vista dal desk della società Tlc, la richiesta di far da transito tra Diadem e il “content provider” rientrava nella normalità?
Nel corso dell’interrogatorio il teste ha spiegato che «in tutti i casi in cui c’è la fornitura di un servizio Premium tutto il traffico è instradato verso il content provider, quindi tutto il traffico raccolto è instradato rigidamente verso un’unica destinazione che è il content provider». Ma qual è la differenza sostanziale tra l’“istradamento dinamico” del traffico telefonico e quello “rigido”?
Per comprendere uno dei punti fondamentali sollevati dalla Procura durante la scorsa udienza, il Blog ha chiesto a degli esperti di fare chiarezza sui concetti di rigidità e di dinamicità del traffico. Nell’istradamento dinamico la società che gestisce il traffico ha la possibilità di scegliere tra una pletore di fornitori del servizio, a seconda del prezzo. Ma lo stesso non capita nell’istradamento rigido, tipico – come ricordato dall’allora responsabile Wholesale di Fastweb nel corso del suo esame – delle formule Premium quando l’aggregatore del traffico deve mettere in contatto quello specifico content provider con l’utente che ha scelto il servizio.
Per capirci, esiste il traffico “Person to Person” in cui chi si occupa del traffico sceglie la strada da percorrere; e il traffico “Person to Application” in cui il traffico deve seguire una strada obbligata, scelta dall’aggregatore per effettuare la “consegna” del contenuto. In questo caso Fastweb faceva lo stesso lavoro del postino che riceve una lettera dal mittente e la recapita all’indirizzo scritto sulla busta.
Il “postino”, quindi, non aveva modo né di leggere il contenuto, né di scegliere la strada da percorrere. O di condizionare i ritmi del traffico. Né, tantomeno, di guardare cosa c’era dietro i numeri di Tuvalu. Una circostanza che non ha nulla di eccezionale, ma è connaturata alla natura dei servizi Premium via Tlc.
Dagospia. L’incredibile vicenda Fastweb si va ridimensionando
«Le ultime notizie fanno pensare che l’incredibile vicenda finirà con un ridimensionamento delle accuse nei confronti di Silvio Scaglia, il maggior imputato del processo sul quale si sono abbattute misure giudiziarie al limite della civiltà»
È il commento apparso su Dagospia, dopo le ultime udienze del processo “Iva telefonica” dedicate al capitolo Fastweb. In effetti, dopo le ultime deposizioni, compresa quella di Francesco Micheli che Il Fatto Quotidiano ha sintetizzato con l’eloquente titolo «Fastweb: Scaglia poteva non sapere», si diffonde la sensazione che il teorema dell’accusa poggi su basi sempre meno solide, che almeno finora non hanno retto all’esame in aula.
Il risultato, come conferma l’articolo di Dagospia, è che i protagonisti messi fuori gioco dall’«incredibile vicenda» possono tornare in pista. Come Stefano Parisi, già Ad di Fastweb, «messo in frigorifero dagli svizzeri di Swisscom» dopo l’avviso di garanzia. In questi mesi l’ex Direttore generale della Confindustria, candidato in pole position per la poltrona di numero uno in Telecom Italia prima delle disavventure giudiziarie, non è stato con le mani in mano. In particolare, a lui si deve la nascita di Confindustria digitale, la nuova associazione nelle quali sono rappresentate le aziende di telefoni, informatica e media di cui è presidente. Inoltre, Parisi guida anche Asstel, l’associazione degli industriali a cui aderiscono i gestori in cui figurano quali suoi vice i rappresentanti di tutti i Big: Oscar Cicchetti, Paolo Bertoluzzo, Ossama Bessada di Wind, Renato Soru e Marco Tripi.
Fini qui l’articolo di Dagospia. Le lotte per il potere o d il sottopotere di viale dell’Astronomia non sono certo un argomento interessante per questo Blog, dedicato ad un caso giudiziario emblematico «al limite della civiltà» come nota giustamente il sito. Ma l’articolo merita di esser segnalato per due ragioni: 1) il ritorno, comunque troppo lento, alla “normalità” per i manager e gli imprenditori “congelati” nell’ambito dell’inchiesta; 2) la speranza che, in vista di una nuova stagione di Confindustria torni d’attualità, più che i cambi di poltrona, l’esigenza di una lettura più certa e civile della legge 231 e dei rapporti tra amministrazione della giustizia e dell’economia.
Perché non succeda più, come è accaduto, che un’azienda quotata in Borsa rischi, come Fastweb, il commissariamento con danni irreparabili, per inchieste che più di anno dopo meritano l’etichetta di «incredibile vicenda».
Casati: l’operazione Traffico telefonico era un business in linea con il mercato e del tutto normale
L’ex responsabile Wholesale di Fastweb: era un’attività non-core, perfettamente in linea con il mercato per il margine prodotto e dai bassi costi di investimento
La procedura seguita per le operazioni commerciali con Diadem ed I-Globe, i due terminali del cosiddetto “Traffico telefonico”, non presentava alcuna anomalia rispetto agli altri contratti normalmente conclusi da Fastweb. È questo, in sintesi, il risultato dell’interrogatorio di Fabrizio Casati, dal 2004 al 2010 responsabile dell’Area Wholesale di Fastweb, al quale riportava Giuseppe Crudele.
Casati, rispondendo alle domande del Pubblico Ministero Giovanni Bombardieri nel corso dell’udienza numero 40, ha rilevato che: a) è assolutamente nella norma, in contratti di questo tipo, adottare il sistema di pagamento “a cascata” che tutela l’azienda dai mancati pagamenti; b) che il ruolo svolto da Fastweb è stato di puro transito del traffico attraverso la sua infrastruttura di rete, tra Diadem a monte ed I-Globe a valle.
In sostanza, secondo il teste Casati, dal punto di vista di Fastweb il “traffico telefonico” non lasciava emergere alcuna perplessità rispetto ad analoghe operazioni commerciali. Le condizioni economiche e contrattuali, del resto, erano state ricalcate su quelle praticate dagli incumbent.
È vero, infine, che seppur si trattava di operazioni che non facevano parte del “business core” dell’azienda producevano un discreto margine a fronte di bassi costi di investimento perché sfruttava l’infrastruttura di rete già esistente.
«Scaglia poteva non sapere»
Il Fatto Quotidiano riferisce l’interrogatorio di Francesco e Carlo Micheli
Processo Fastweb: «Scaglia poteva non sapere». Con questo titolo Il Fatto Quotidiano sintetizza le testimonianze di Carlo e Francesco Micheli al processo per l’“Iva telefonica”. In particolare, si legge nell’articolo, Francesco Micheli ha asserito che anche Scaglia, al pari di lui, «“poteva non sapere”, visto che a gestire l’operazione era il settore commerciale». Anche Carlo Micheli – si legge nell’articolo – «si è limitato a dire: “Ho sentito parlare di carte prepagate nella primavera-estate del 2003, quando ho visto i report aziendali e di crescita del fatturato. Era Scaglia a definire la strategia ma sotto di lui c’erano i manager operativi”».
Francesco Micheli – che con il figlio Carlo, è stato chiamato al processo dall’accusa –, ha confermato di aver suggerito «in via informale di sentire il parere di Guido Rossi» sull’attività delle carte prepagate. Cosa che puntualmente avvenne. Il Fatto riporta che il professor Rossi, come dichiarato da Carlo Micheli, «si limitò a sollecitare una modifica dell’oggetto sociale di Fastweb». Cosa che fu puntualmente fatta.
Insomma, dall’interrogatorio di Francesco Micheli è emersa la conferma che «Scaglia era il detentore del know how e delle tecnologie» non il gestore delle operazioni commerciali per cui esistevano strutture specifiche.
Foto by Marco Menu.