Fattore Umano | Basta leggi che creano delinquenti


La denuncia di avvocati, magistrati e associazioni volontarie impegnate sul fronte carcere. In un documento comune, le proposte per uscire dall’emergenza degli istituti penitenziari, a partire dall’uso abnorme della “custodia cautelare”


In Italia non ci sono più delinquenti che altrove (o reati), eppure le carceri sono zeppe di gente. Succede che a produrre così tanti detenuti siano le leggi stesse o le loro modalità di applicazione, più «carcerogene» che altrove.


Due esempi fra i tanti: 1) i detenuti in custodia cautelare sono attualmente 28.257 (il 41,9% del totale, a fronte di una media europea del 24,8%). Se ci allineassimo a tale media i detenuti diminuirebbero a 55.861 (-16mila); 2) cinque anni fa, prima della cosiddetta legge ex-Cirielli, nel Belpaese le persone in “misura alternativa” erano 23.394. Oggi sono 17.487, in drastico calo.


Cosa è cambiato? Ai recidivi non è consentito l’accesso diretto alle misure alternative. E ciò, sebbene le statistiche mettano in luce come tali “misure”, innanzitutto il lavoro, siano la ricetta migliore per ridurre i comportamenti recidivi. Dunque, che fare?


Dal tavolo promosso dall’Unione delle Camere Penali in Italia, presenti le maggiori associazioni impegnate sul fronte carcere (Acli, Arci, Antigone, Ristretti Orizzonti), oltre a sigle del volontariato, al sindacato CGIL – FP, fino a Magistratura Democratica e al Coordinamento nazionale Garanti dei detenuti, arriva un documento di proposte «articolate e concrete» per fronteggiare l’emergenza carcere e le «disumane condizioni in cui versano gli istituti penitenziari italiani destinate a peggiorare durante il periodo estivo».


«Si tratta di ritornare – è stato detto nel corso della conferenza stampa indetta presso l’Unione delle Camere Penali a Roma – allo spirito del legislatore del 1988, con un più significativo utilizzo della misura degli arresti domiciliari». Ma non solo. Si tratta di abolire la ex-Cirielli, laddove aggrava le pene e restringe i criteri per accedere ai benefici.


Anche la legge Fini-Giovanardi viene presa di mira: nei fatti non ha ridotto il consumo di droghe (e il numero di drogati), ma ha prodotto decine di migliaia di detenuti-tossici (spesso in galera per le cosiddette droghe leggere), o ributtati in galera per le stringenti condizioni di accesso a programmi terapeutici e ai servizi dei Sert.


L’elenco delle proposte prosegue con misure specifiche dedicate al tema immigrazione, alla “messa in prova” anche per gli adulti (e non solo i minori), all’introduzione di entrate scaglionate in carcere in relazione alla capienza e, infine, alla richiesta della chiusura (una volta per tutte) di quello scandalo che sono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.


«Il tema carcere è un’emergenza nazionale, patologica», ha spiegato il presidente delle UCPI, Valerio Spigarelli, confermando che le Camere Penali per tutta l’estate continueranno la staffetta dello sciopero della fame a sostegno dell’iniziativa di Marco Pannella. «Il fatto è che – ha aggiunto Spigarelli – il sistema carcerario si riempie di imputati che tante volte non hanno una condanna definitiva».


I documenti presentati alla conferenza

Sovraffollamento: che fare?

A fronte dell’attuale sovraffollamento carcerario e dell’evidente inefficacia delle misure introdotte con il Piano carceri, intendiamo opporci con forza all’idea che la costruzione di nuove prigioni sia la soluzione più idonea e auspicabile a tutti i problemi e rilanciare invece l’orizzonte di una riforma sostanziale del Codice penale, che promuova una drastica riduzione delle fattispecie di reato e delle pene e il ricorso al carcere come extrema ratio. La previsione di pene alternative e misure extrapenali e la riduzione dei minimi e dei massimi edittali, a partire dall’abolizione dell’ergastolo, possono rappresentare soluzioni ben migliori se affiancate alla disponibilità a rivedere normative altamente criminogene, quali quelle che penalizzano i recidivi nell’accesso ai benefici penitenziari, quelle che prevedono il carcere per i tossicodipendenti e quelle che criminalizzano l’immigrazione clandestina. Nello specifico proponiamo:

Limiti all’utilizzo della custodia cautelare in carcere:

L’applicazione della misura cautelare carceraria deve essere utilizzata solo e soltanto in casi eccezionali, quando ogni altra misura risulti assolutamente inadeguata. Ciò attraverso la modifica della normativa di settore che riporti l’art. 275 c.p.p. nell’alveo dello spirito del legislatore del 1988, con un più significativo utilizzo della misura degli arresti domiciliari.

Abrogazione della legge cosiddetta ex-Cirielli

La Legge ex-Cirielli, diventata famosa come “legge salva-Previti”, non ha soltanto ridotto i termini di prescrizione dei reati, ma ha dato nuova forma e contenuto alla figura del “recidivo” e inventato la disciplina del “recidivo reiterato”, che in realtà penalizza la stragrande maggioranza dei detenuti, che sono condannati per reati di microcriminalità, spesso dovuti alla loro condizione, di tossicodipendenti o di immigrati irregolari. Per loro sono stati introdotti inasprimenti di pena, divieto in molti casi di applicazione di circostanze attenuanti, aumento dei termini per la richiesta di permessi premio, irrigidimento per la concessione delle misure alternative, divieto di sospensione pena. Si chiede in particolare l’abrogazione di tutte le misure che comportano un aggravio di pena e/o la restrizione delle condizioni per accedere ai benefici.

Modifica della legge Fini-Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti

Superamento del carcere per i tossicodipendenti attraverso la ridefinizione delle tabelle ministeriali relative ai quantitativi riferibili all’uso personale; la depenalizzazione totale dell’uso personale includente la coltivazione; la drastica riduzione delle pene per lo spaccio di droghe leggere, la rimozione del limite a due concessioni dell’affidamento terapeutico; l’abrogazione dell’obbligo per gli operatori del SerT di denunciare ogni singola violazione del programma terapeutico. Tutto ciò in vista dell’estensione di percorsi riabilitativi alternativi al carcere, per i quali è necessario un forte impegno degli Enti locali.

Disposizioni relative agli immigrati condannati

1) Previsione del rientro nel Paese di origine come “misura alternativa” solo su richiesta dell’interessato e in caso di residuo pena di 3 anni, senza esclusioni pregiudiziali per tipo di reato;

2) Predisposizione di condizioni e risorse idonee a garantire la piena applicazione delle misure alternative agli immigrati condannati.

Maggiore e più rapida applicazione delle misure alternative al carcere

L’applicazione delle misure alternative al carcere è l’unico strumento idoneo a garantire il recupero del detenuto e ad evitare il rischio di recidiva. Se si considera che circa il 60% dei detenuti definitivi ha una pena o un residuo pena inferiore a tre anni, l’utilizzo razionale delle misure alternative alla detenzione consentirebbe di evitare il carcere e di liberare diverse migliaia di soggetti. Per una maggior applicazione delle misure alternative, sono necessari: 1) Una accelerazione dei tempi di accesso, ottenibile con provvedimenti quali: velocizzazione dei tempi di esecuzione delle sentenze definitive per le persone già in custodia cautelare; potenziamento del Gruppo di osservazione e trattamento con la collaborazione degli Enti locali, al fine di una attivazione di effettive opportunità a sostegno dei programmi di reinserimento; 2) Un aumento delle risorse per programmi di reinserimento di determinate tipologie di soggetti (tossicodipendenti, concreta applicazione della legge a favore delle detenute madri con prole fino ai 10 anni), da applicare senza alcun limite per i recidivi; 3) Vanno anche sostenute proposte che prevedano una sistematica concessione delle misure alternative per un tempo significativo nell’ultimo periodo di detenzione, senza limiti oggettivi e soggettivi, per favorire un rientro “accompagnato” nella società delle persone a fine pena e garantire così una maggior sicurezza sociale.

Introduzione della messa alla prova anche per gli adulti

Estendere l’istituto della sospensione del procedimento con la messa alla prova dell’imputato che, per la sua positiva sperimentazione nel settore minorile, può risultare efficace nel contrasto di fenomeni di microcriminalità, prevenendone l’evoluzione verso manifestazioni criminali più pericolose.

Introduzione di entrate scaglionate in relazione alla capienza

Ai fini deflattivi rispetto ai numeri che caratterizzano l’attuale popolazione detenuta, proponiamo che, raggiunto il limite della capienza regolamentare, si proceda all’attivazione di entrate scaglionate in relazione alla capienza per potenziali detenuti eccedenti, con previsione di decorso immediato della pena in detenzione domiciliare. Il Ministero della Giustizia determinerà l’ordine di ingresso per i condannati in via definitiva seguendo un ordine cronologico. Nel caso di alcuni reati particolarmente gravi, non verrà rispettato l’ordine cronologico e si potrà procedere direttamente alla esecuzione del provvedimento di condanna. Durante la sospensione del provvedimento di carcerazione la pena scorre regolarmente come se fosse espiata. Il detenuto che non rispetta le prescrizioni relative all’obbligo di domicilio vedrà invece interrompere lo scorrimento della pena.

Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Provvedere alla chiusura degli Opg (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ed eliminare le misure di internamento psichiatrico per attuare quanto previsto dalla legge Basaglia e dal decreto 229 del ‘99. Andare verso il superamento delle altre misure di sicurezza divenute pressoché indistinguibili dalle pene detentive.

Tutela dei diritti e istituzione del Garante

Sosteniamo inoltre la necessità di garantire la tutela dei diritti fondamentali delle persone detenute, in particolar modo per quanto riguarda la promozione di opportunità di formazione e reinserimento sociale e l’effettiva tutela giurisdizionale dei loro diritti, anche attraverso il ripristino di risorse consistenti per la gestione degli istituti di pena e per le attività promosse da associazioni e cooperative all’interno delle carceri e l’istituzione della figura del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale.

Considerato che a causa del sovraffollamento non è possibile garantire una detenzione rispettosa della dignità delle persone, è auspicabile che, nell’attesa che siano messe a punto soluzioni di più ampio respiro, siano subito attuate misure per rendere almeno più decenti le condizioni di vita nelle carceri, intervenendo per rendere più umani i rapporti con le famiglie e garantendo una effettiva tutela della salute.


Promotori:

ACLI

Associazione nazionale Giuristi Democratici

Antigone

Beati i Costruttori di Pace

CGIL – FP

Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia

Magistratura Democratica

Ristretti Orizzonti

Unione Camere Penali Italiane

 

Aderenti:

A Buon Diritto

ARCI

Forum droghe


 



Sovraffollamento: che fare? | I dati


La premessa: l’inefficacia del piano carceri

Il 29 giugno 2010 è stato approvato il piano carceri, che prevede la realizzazione di 9.150 posti, per un importo totale di € 661.000.000. Il tutto da realizzarsi entro la fine del 2012. I posti sono insufficienti (ad oggi mancano 14mila posti), non sono previste risorse per la gestione dei nuovi istituti e la scadenza è già slittata. Franco Ionta, infatti, ha recentemente dichiarato che “entro tre anni dall’affidamento degli appalti dovrebbe essere tutto ultimato”. In sette mesi dalla sua entrata in vigore la L.199/2010, la cd “svuota carceri”, al 30 giugno 2011 ha consentito la scarcerazione in tutto di 2.666 detenuti. Nel 2007, con una presenza media giornaliera 44.587 detenuti, lo stanziamento per le carceri era di € 3.095.506.362. Per il 2010, anno che ha registrato una presenza media di 67.156 detenuti, lo stanziamento è stato di € 2.770.841.742. Un calo delle risorse dunque del 10,4% a fronte di un aumento della popolazione detenuta del 50,6%. Manca tutto, e da mesi un importante sindacato di polizia penitenziaria avvisa che è a rischio “il sostentamento dei detenuti, considerato che a settembre non ci saranno più nemmeno i soldi per dar loro da mangiare”.

Limiti all’utilizzo della custodia cautelare in carcere

I detenuti in custodia cautelare sono 28.257, il 41,9% del totale dei detenuti, a fronte di una media europea del 24,8%. Se ci allineassimo alla media europea il numero dei detenuti scenderebbe a 55.861.

Abrogazione della legge cosiddetta ex-Cirielli

All’inizio del 2006, prima dell’entrata in vigore della ex-Cirielli, le persone in misura alternativa in Italia erano 23.394. Al 30/06/2011, a fronte della più alta presenza di detenuti di sempre, sono 17.487. Il calo riguarda interamente le misure alternative concesse dalla libertà, ed è quindi imputabile alla ex-Cirielli, che impedisce per i recidivi l’accesso diretto alle misure alternative. Se si tornasse ai numeri del 2006 il numero dei detenuti scenderebbe a 61.487.

Modifica della legge Fini-Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti

L’Italia detiene il record in Europa per la percentuale di persone detenute per violazione della legge sulle droghe: il 36,9% a fronte di una media europea del 15,4%. Dall’entrata in vigore della nuova legge le persone in affidamento terapeutico sono passate da 3.852 a 2.606. Se ci allineassimo alla media europea e tornassimo agli affidamenti terapeutici del 2006 il numero dei detenuti scenderebbe a 51.658.

Disposizioni relative agli immigrati condannati

Dal 30/06/2001 al 30/06/2011 la popolazione detenuta è cresciuta del 117%. Gli Italiani erano 30.104, mentre oggi sono 43.162. Gli stranieri erano 5.365, mente oggi sono 24.232, il 35,9% della popolazione detenuta, a fronte di una media europea dell’ 11,5. Delle 15.762 misure alternative in corso al 30/12/2010, soltanto 1.926 (il 12,2%) riguardavano stranieri. Se ci allineassimo alla media europea il numero dei detenuti scenderebbe a 50.949.

Maggiore e più rapida applicazione delle misure alternative al carcere

Dei 37.432 detenuti con condanna definitiva al 31 dicembre 2010 il 29,9% aveva un residuo pena inferiore all’anno, il 63,8% dei detenuti aveva un residuo pena inferiore ai tre anni. Si tratta di 23.895 persone. Applicando una misura alternativa almeno alla metà di costoro il numero dei detenuti scenderebbe a 55.446.

Introduzione della messa alla prova anche per gli adulti

La messa alla prova, che ha dato ottimi risultati nel processo minorile, può essere applicata con qualche modifica anche al processo penale per adulti. Nel 2004, sotto un precedente governo di centro-destra, un testo simile vide il parere favorevole della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e approdò all’esame dell’Aula. Gli effetti sulla popolazione detenuta dipenderebbero dall’ampiezza con cui viene disegnato questo istituto.

Introduzione di entrate scaglionate in relazione alla capienza

In questo momento l’Italia, dopo la Bulgaria, è il paese più sovraffollato d’Europa. In 45.732 posti sono stipati 67.394 detenuti. 147,3 detenuti ogni cento posti, a fronte di una media europea di 96,6. Sulle entrate scaglionate vi è un ampio dibattito in Francia e qualche sperimentazione in Olanda e Svezia. La Norvegia le applica da oltre 25 anni, prevedendo per i reati meno gravi, la possibilità di non entrare in carcere quando gli istituti sono pieni, ma di “attendere” il proprio turno.

Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

In Italia esistono 6 OPG, comunemente chiamati manicomi criminali. Montelupo Fiorentino che contiene più di 200 persone, mentre la sua capienza massima è di 188. Aversa, in provincia di Caserta, che ne contiene più di 200 sulle 150 previste. Napoli più di 150 su 150. Reggio Emilia più di 200 su una capienza di 190. Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, più di 200 su 194 posti. Castiglione delle Stiviere, Mantova, l’unico ad avere anche un reparto femminile che contiene circa 200 persone, delle quali meno di 100 sono donne.

Tutela dei diritti e istituzione del Garante

Oggi un Garante nazionale per i diritti dei detenuti è presente in 22 paesi dell’Unione europea. Generalmente ha ampi poteri ispettivi, dritto di accesso agli atti, emette raccomandazioni ed in alcuni casi anche sanzioni. In Italia non è ancora stata istituita la figura del Garante nazionale, ma esistono garanti regionali, provinciali e comunali le cui funzioni sono definite dai relativi atti istitutivi. Hanno poteri limitati ed un ostacolo strutturale nei loro rapporti con l’Amministrazione penitenziaria dello Stato, essendo emanazione di un ente locale. Sono stati istituti in 17 Comuni (Bergamo, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Livorno, Nuoro, Pescara, Piacenza, Pisa, Reggio Calabria, Roma, Rovigo, San Severo (FG), Sassari, Torino, Verona) 5 Province (Ferrara, Lodi, Milano, Padova, Trapani) 5 Regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia).


Antigone Onlus


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