Archivio di luglio 2011
Fattore Umano | Garanti dei detenuti: Appello sulla “svuota carceri”
Il coordinatore nazionale, Franco Corleone: «Ci rivolgiamo al volontariato affinché apra le sedi a chi può scontare gli ultimi 12 mesi ai “domiciliari”, come prevede la legge 199/2010». Tra le iniziative anche una lettera al DAP per annunciare la campagna: «In carcere non è mai Ferragosto»
La legge c’è, ma in parecchi casi è difficile applicarla. In vigore dal dicembre scorso la 199/2010 consente infatti ai detenuti, con pena residua inferiore ai 12 mesi, di essere sottoposti ai «domiciliari o in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza». Ma spesso mancano proprio una casa o un posto dove andare. E così rimangono ristretti fra le mura del penitenziario. «La legge è stata impropriamente ribattezzata “svuota carceri” – spiega Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti per il comune di Firenze e coordinatore dei Garanti a livello nazionale – mentre la realtà è sotto gli occhi di tutti: non abbiamo mai avuto istituti così sovraffollati. Nei fatti solo in pochi hanno potuto utilizzarla».
Le cifre fornite dal DAP sono eloquenti: su 67.394 detenuti presenti nelle carceri italiane al 30 giugno, hanno beneficiato della 199/2010 in 2666. A conferma che senza quelle norme si sarebbe già superata la soglia dei 70mila ristretti a fronte di una capienza ufficiale di poco superiore ai 45mila posti. «Tuttavia – insiste Corleone – la legge resterà in vigore fino al 2013 e sarebbe opportuno utilizzarla maggiormente».
Nasce da qui l’appello dei Garanti, riuniti lo scorso 28 giugno a Firenze, rivolto alle associazioni del volontariato (in primo luogo Caritas, Misericordia, Arci ed altri) affinché mettano a disposizione spazi dove accogliere i detenuti. «Sappiamo bene – aggiunge Corleone – che non è questa la soluzione al problema alle carceri che scoppiano, per la quale servirebbero provvedimenti ben più incisivi, ma qualcosa va fatto, anche perché in estate i problemi del sovraffollamento si aggravano. A tal proposito abbiamo chiesto anche un incontro urgente con i presidenti di Camera e Senato e con l’ANCI».
Sempre sul fronte “emergenza carceri” il Coordinamento dei Garanti ha reso noto di aver inviato lo scorso 30 giugno una lettera al dottor Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, preannunciando l’iniziativa In carcere non è mai Ferragosto e per proporre la costituzione di una «unità di crisi» allo scopo di sollecitare – si legge ancora nella lettera – «un terreno di coinvolgimento dei soggetti che hanno responsabilità diverse ma impegno comune per la riforma del carcere e il rispetto dei principi costituzionali e della legge sull’Ordinamento Penitenziario e del Regolamento del 2000».
Fattore Umano | Manna: «Più detenuti ma il governo taglia»
Ogni mese entrano in carcere altre mille persone, ad oggi quasi 68mila, ma le risorse per gli Istituti penitenziari si riducono in modo drastico. È la denuncia del segretario generale del LiSiAPP: «Con la manovra si rischia il collasso»
Più cresce il numero dei detenuti (ad oggi, mediamente i nuovi ingressi negli istituti penitenziari sfiorano i mille al mese) meno risorse si hanno a disposizione. Ma il paradosso continua, come denuncia Mirko Manna, segretario generale del LiSiAPP (Libero Sindacato Appartenenti Polizia Penitenziaria): «Il numero dei detenuti cresce a dismisura e il Governo taglia le risorse per il funzionamento (-22% delle spese per il pagamento del lavoro ai detenuti, -28% di budget per l’acquisto di nuovi arredi e -18% sugli investimenti per il funzionamento del lavoro agricolo)».
«La manovra – spiega Manna – prevede infatti un taglio per il ministero della Giustizia, che inciderà per quasi 44 milioni di euro, con una riduzione di ben 18,5 milioni al programma sull’amministrazione penitenziaria, di cui 7.402.666 euro sulle spese per la gestione delle strutture penitenziarie italiane». Una riduzione di risorse che fa immaginare uno scenario preoccupante in tempi molto brevi: disfunzioni alla vita “normale” del carcere a causa della diminuzione delle risorse per il personale di polizia penitenziaria, attività culturali e di recupero dei detenuti, pulizia degli istituti e utenze.
Le conseguenze saranno inevitabili e produrranno ulteriori difficoltà. Sarà quasi impossibile – insiste Manna – «garantire il funzionamento di strutture che sono quasi al collasso e non mancheranno problemi legati alla sanità penitenziaria». Infatti, il passaggio di competenze dal ministero della Giustizia a quello della Sanità non è ancora terminato e il Governo non trasferisce soldi a sufficienza alle regioni: una fase di transizione che peggiora una «situazione di perenne incertezza in cui si è costretti ad operare negli istituti penitenziari».
Fattore Umano | Carceri: stato di emergenza continua (1)
Alessio Scandurra: «Da due anni è stato dichiarato lo stato di emergenza per il sovraffollamento, ma fino ad oggi non si è visto nessun risultato tangibile»
Il 16 maggio scorso il DAP ha autorizzato Antigone a proseguire anche per quest’anno la sua attività di monitoraggio delle carceri italiane. Nel report Carceri nella illegalità gli esiti delle prime visite: il sovraffollamento, le condizioni di vita dei detenuti e quelle di lavoro degli operatori, la mancanza di risorse e la politica che non sa dare risposte. Uno stato di emergenza dichiarato da due anni «ma fino ad oggi non si è visto nessun risultato tangibile». Ne parliamo con Alessio Scandurra, presidente di Antigone Toscana e membro del comitato direttivo della Associazione Antigone
Cosa si può fare per riportare alla “legalità” le carceri italiane?
Le cause del sovraffollamento del nostro sistema penitenziario sono ormai chiare da tempo. Oggi, ad esempio, i dati presentati nel Green Paper della Commissione europea sulla applicazione della giustizia penale nel campo della detenzione evidenziano infatti come l’Italia abbia il sistema penitenziario più sovraffollato d’Europa, secondo solo alla Bulgaria, ma mostrano anche come abbiamo la più alta percentuale di detenuti in attesa di giudizio, la più alta percentuale di detenuti per reati previsti dalla legge sulle droghe, ed una delle più alte percentuali di detenuti stranieri. Le cause del sovraffollamento sono evidenti. Un ricorso abnorme alla custodia cautelare, diventata una anticipazione di pena da applicare a furor di popolo, una normativa sulle droghe che produce una carcerazione di massa di piccolo spacciatori e di tossicodipendenti, ed una normativa sugli stranieri che produce marginalità ed illegalità. Sono questi i temi su cui è urgente intervenire.
Negli ultimi giorni c’è stata una forte risposta allo “sciopero nonviolento” di Pannella. Siamo a un punto di svolta?
Si tratta certamente di un fatto importante. Indulti ed amnistie sono stati il motivo principale per cui la popolazione detenuta, fino agli anni ‘90, non ha mai superato le 45.000 presenze. Dal 1992 è cambiata la maggioranza parlamentare necessaria per la loro concessione, elevata ai due terzi, rendendo questi provvedimenti molto difficili da approvare. Ed è cambiata anche la sensibilità dell’opinione pubblica, rendendoli più difficili da promuovere. Eppure, in assenza di una politica penitenziaria degna di questo nome, un provvedimento generalizzato di clemenza è oggi l’unica misura in grado di riportare il sistema penitenziario nella legalità costituzionale ed internazionale. Come dice Pannella, un provvedimento di giustizia sostanziale reso necessario dal fallimento della giustizia formale. Come dicono i fatti, anche se può non essere la migliore delle misure per uscire da questa crisi, c’è da dubitare che questo governo possa fare di meglio.
Antigone tramite il Difensore civico ha avviato una campagna per sostenere i detenuti che vogliono denunciare le condizioni delle carceri in cui sono reclusi. Un percorso difficile?
Sì, si tratta di un percorso difficile. L’idea di ricondurre il sistema penitenziario alle regole ed alle norme che lo disciplinano sembra ovvia, ma non lo è affatto. Nonostante le molte regole del carcere, i detenuti spesso non hanno “veri” diritti, la cui violazione possa essere denunciata davanti ad un giudice. Per quanto sembri incredibile le inumane condizioni di detenzione che vengono quotidianamente riferite al nostro difensore civico non possono essere portate davanti ad una corte nazionale. I detenuti non hanno il diritto a non essere stipati come sardine, a non soffocare per il caldo o a non restare chiusi in cella tutto il giorno. Non lo hanno mai avuto, e far passare l’idea che questo diritto possa invece essergli riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che nessuno sa cosa sia o dove si trovi, non è ovviamente cosa semplice. Eppure i ricorsi alla corte arrivano a centinaia, da tutta Italia. È difficile dire se siano pochi o molti. È lecito sperare che siano abbastanza perché all’Italia si intimi di porre fine a questa situazione.
L’Angolo di Vincino | Nobel per la pace a Marco Pannella
Una vita in difesa dei «diritti», un costante impegno politico «nonviolento». L’instancabile Marco Pannella, a 81 anni passati, continua le sue battaglie. In ultimo uno sciopero della fame (e anche della sete) contro le carceri sovraffollate. Anche la Rete si è attivata creando il Comitato Marco Pannella, Nobel per la pace. «La risposta della comunity è stata esaltante – racconta il giornalista Mario Campanella, promotore dell’appello – abbiamo registrato migliaia di adesioni al gruppo su Facebook, e migliaia di mail arrivate all’indirizzo di posta elettronica dedicato all’iniziativa». Ma la campagna non finisce qui: «A breve – aggiunge – partirà la raccolta di firme da indirizzare a Berlusconi affinché il Governo lanci la candidatura di Pannella, ufficialmente, come atto simbolico, all’Accademia Reale svedese».
Anche Vincino aderisce all’appello, come sempre armato di penna.
Nasce Il Mese di Quaderni Radicali
Il numero zero dedicato al “carcere fuorilegge”
Il network di comunicazione dei Radicali – Radical Approach Nonviolence in Media – si allarga: nasce Il Mese di Quaderni Radicali, periodico concepito esclusivamente per il web.
Per il suo debutto, il nuovo mensile omaggia Pannella dedicando la copertina e la rubrica di approfondimento “Zum” al dramma delle carceri italiane. Il Mese – si legge nell’editoriale del direttore, Giuseppe Rippa –, «pone al centro l’individuo, i diritti umani, i diritti della persona».
Come tutte le altre testate legate a Quaderni Radicali, anche l’ultima nata non vivrà di finanziamenti pubblici. Disponibile per adesso nella versione sperimentale online, dai prossimi numeri la sua fruizione sarà a pagamento (25 euro per 11 numeri).