Archivio di ottobre 2011

L’Angolo di Vincino | Ma non vi vergognate…


 

 

Fattore Umano | Ionta: «Da parte dell’Amministrazione nessun tentativo di tacere sui dati negativi»


Da gennaio ad oggi nelle carceri italiane si sono suicidati 56 detenuti (l’ultimo “gesto estremo”, ieri, nel carcere di Livorno: un detenuto italiano prossimo alla scarcerazione che si è impiccato). Un dato «gestibile se paragonato con quelli avvenuti nel corso degli anni e negli altri paesi» ma che rappresenta «una sconfitta per il sistema penitenziario il cui compito è di garantire la vita e la salute delle persone detenute». Questa è l’opinione di Franco Ionta, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del corpo di polizia penitenziaria del Ministero della giustizia, nel corso dell’audizione del 25 ottobre in Senato alla Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani



Ionta, che ha parlato di “soli” 50 suicidii, ha tenuto a sottolineare che in altri Paesi con una popolazione carceraria di dimensioni simili alla nostra si registrano più suicidii che da noi. Sarà. Ma altre statistiche danno risultati ben più inquietanti. La ricerca Suicide en prison: la France comparée à ses voisins européens, pubblicata a dicembre 2009 dall’Istituto Nazionale francese di Studi Demografici (INED) rileva, ad esempio, che l’Italia risulta il Paese con più suicidii tra i detenuti rispetto alla media della popolazione in libertà.



La conferma arriva da Ristretti, che ogni anno elabora il dossier Morire di carcere: a fronte di un suicidio ogni 20mila persone libere, la media diventa di 1 suicidio ogni 924 detenuti (con 1 tentato suicidio ogni 70 detenuti) dietro le sbarre. Ci sono seri dubbi, insomma, sull’idoneità del nostro sistema penitenziario a garantire «la vita e la salute delle persone detenute» come ha ricordato martedì scorso, di fronte ai senatori, il capo del DAP.


Ma cosa è stato fatto (e cosa si farà) per prevenire e limitare gli atti di autolesionismo e i suicidi negli istituti penitenziari italiani? Ionta ha sottolineato in Commissione che «non si può immaginare un sistema di controllo 24 ore su 24, persona per persona», che possa «scongiurare in assoluto» il problema dei suicidii. E ha ricordato che l’Amministrazione ha «approntato una serie di interventi per poter monitorare le situazioni più a rischio». Ovvero: «intensificare i rapporti del detenuto con l’esterno aumentando la frequenza delle telefonate e degli incontri con i familiari, ad elevare il tetto di spesa settimanale e mensile a disposizione di ciascuno, oltre ad un’osservazione costante e attenta delle situazioni più critiche».


Ottime intenzioni ma che, per tradursi in realtà, hanno bisogno di quattrini, materia prima che scarseggia, al punto che risulta a rischio la stessa gestione “ordinaria” delle nostre carceri. L’ultimo allarme lanciato è arrivato da Firenze, dove il Provveditore dell’amministrazione penitenziaria in Toscana, Maria Pia Giuffrida, ha detto di non avere più nemmeno i soldi per pagare le bollette del riscaldamento. «Non possiamo imporre ai detenuti e a coloro che vigilano su di loro anche il surplus di pena del freddo da mancanza di riscaldamento. Questo – ha ribadito – è inaccettabile».


Fattore Umano | Basta Orchestra, al lavoro!


55 suicidi da gennaio, nessuna politica di reinserimento, ma per il ministro Palma il carcere è solo «sotto stress». E smantella la Banda del Corpo di Polizia Penitenziaria. Gli «ispettori orchestrali» faranno turni di guardia tra le mura. Salvo impegni di «evento musicale istituzionale»


L’ultimo che si è impiccato era un detenuto di origini marocchine, 29 anni, nel carcere genovese di Marassi. Lo ha fatto con delle strisce di stoffa ricavate dalle lenzuola in dotazione nella sua cella. È il 55° che si uccide da inizio anno. Una cruda contabilità che dice che ogni settimana se ne ammazza un po’ più di uno. La settimana prossima, statisticamente, se ne ammazzerà un altro. Non sappiamo chi, ma qualcuno lo farà.


Eppure, per il ministro Palma il sistema penitenziario, è solamente sotto «stress». Ed è noto quanto lo stress porti al suicidio. Forse sarebbe il caso di chiamare le cose con il loro nome, e dire che le galere sono piene di disperati. Al punto da togliersi la vita. Come si è capito, ascoltando il capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e del Corpo di polizia penitenziaria del Ministero della giustizia, Franco Ionta, durante l’audizione del 12 ottobre con la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani al Senato: il sistema penitenziario – ha detto – «vive le difficoltà maggiori dal Dopoguerra ad oggi».


Con un ingresso di circa 1000 unità al mese, e una quota di detenuti che sfiora le 68mila persone, c’è poco da fare. O meglio, come sostiene Ionta, oltre a «le mura e le sbarre», occorre puntare «sul recupero e il reinserimento dei detenuti nella società». E lo si fa poco. In più, ribadisce il capo del DAP, si aggiunge la presenza di numerosi detenuti che «permangono in carcere, in stato di arresto solo per brevi periodi di 2 o 3 giorni». Questo – ricorda Ionta – «è un fenomeno preoccupante: su un ingresso di 90mila persone circa l’anno, 20mila rimangono per 3 giorni, 7 giorni, un mese. Siamo investiti da un vortice di detenuti con scadenze brevi sui quali non si può applicare nessun approccio rieducativo proprio per i tempi».



E in uno scenario così “fuori controllo” anche la polizia penitenziaria fatica a garantire la sicurezza. Il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, denuncia che molti agenti sono costretti a svolgere più posti di servizio contemporaneamente, a causa della carenza di personale. A ciò si aggiunge la carenza di risorse economiche e materiali. Eppure, le “priorità”, per l’Amministrazione Penitenziaria, sembrano altre. Come smantellare la Banda del Corpo di Polizia Penitenziaria restituendo al servizio in carcere gli orchestrali, salvo convocarli in prossimità di eventi musicali istituzionali.





«Una decisione assurda – sottolinea il segretario generale del Sappe, Donato Capece –: gli orchestrali, tutti diplomati presso i Conservatori di musica italiani, verrebbero restituiti al servizio d’istituto in carcere, ma il bello è che rivestono un grado, quello di Ispettore, senza avere alcuna competenza tecnica operativa nel ruolo perchè la loro è una insegna di rappresentanza».


L’Angolo di Vincino | Il disegnatore e il PM



Baldizzone: il comportamento di TIS conforme alle procedure


Il manager promosso (con Mazzitelli) da Bernabé.  Ciccarella: il traffico “ben distribuito” si spiegava con i fusi orari

 

Il traffico gestito dalle società coinvolte nell’inchiesta “Iva telefonica” è stato sempre seguito con attenzione dalle strutture competenti del gruppo come previsto dai processi aziendali di Telecom Italia. A confermarlo è la testimonianza di Carlo Baldizzone, Responsabile Area Amministrazione e Controllo di Telecom Italia Sparkle in qualità di Chief Financial Officer che a sua volta riferiva all’allora Direttore finanziario di TI Enrico Parazzini.


Baldizzone ha dichiarato che la gestione dell’operazione è sempre stata conforme alle procedure di gruppo applicate e seguite in TIS, a partire da diversi controlli nel tempo effettuati sia sulle società che sulle persone fisiche. Ha inoltre evidenziato come Sparkle avesse una struttura di controlli e di procedure molto articolate ma come normale in operazioni wholesale non era previsto un allarme specifico rispetto alle profilature di traffico che non rappresentano per un Carrier che gestisce traffico un indice particolare da tenere specificatamente sotto controllo. Gli avanzamenti dell’operazione sono stati sempre indirizzati ai vari comitati della capogruppo. La situazione, insomma, era ben nota a Telecom Italia. A conferma di questa affermazione nel corso dell’udienza è stata depositata copia del verbale di riunioni con i vertici di Telecom Italia, presente l’Amministratore delegato dell’epoca Riccardo Ruggiero e tutte le principali funzioni di linea e di staff della capogruppo, in cui si parla delle operazioni in questione, con esplicito riferimento a nomi delle società e delle controparti coinvolte oltre che dei volumi di traffico coinvolti. Le uniche preoccupazioni emerse in quelle riunioni erano di carattere commerciale cioè relative alla potenziale volatilità del traffico, senza che emergesse alcun sospetto di anomalie.


Quando sono emersi i primi dubbi sulla natura dell’operazione, a valle dell’Audit (successivo alle notizie stampa di fine 2006 su un possibile coinvolgimento di I-Globe in una frode fiscale) e dopo ulteriori controlli supportati da illustri pareri legali e fiscali, TIS ha dapprima ridotto drasticamente il traffico il 4 aprile 2007 su iniziativa dell’allora Ad di TIS Stefano Mazzitelli che si è poi azzerato sin dal 4 maggio 2007 e poi completamente sconfigurato la rete sia lato clienti che lato fornitore (1° giugno 2007). Il 4 giugno, infine, il Vicepresidente esecutivo, raccogliendo gli esiti delle extra diligence effettuata da Carlo Buora, ha sancito la chiusura dell’operazione per ragioni di prudenza.


A domanda Baldizzone ha confermato che lui (come del resto l’Ad Stefano Mazzitelli) è stato promosso in epoca successiva (fine del 2008), dopo l’arrivo di Franco Bernabé alla guida del gruppo. Sia l’Audit che le indagini successive condotte dall’azienda non avevano riscontrato anomalie, come dimostra il fatto che TI non ritenne necessario procedere ad ulteriori accantonamenti a fronte del dossier “Iva telefonica”.


Dopo la testimonianza di Baldizzone è iniziata la deposizione di Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’Area Network di TIS che rispondeva della sua attività direttamente all’Amministratore delegato Stefano Mazzitelli. La testimonianza “tecnica” proseguirà il prossimo 8 novembre. Le prossime udienze, invece, ad alcune incombenze procedurali relative all’ammissione nel processo di numerose intercettazioni.


La testimonianza di Ciccarella è stata dedicata all’esame di eventuali “anomalie tecniche” nei rapporti tra TIS e le società coinvolte nella presunta truffa sull’Iva. In realtà, ha spiegato Ciccarella, l’instradamento rigido delle chiamate fu richiesto dal cliente e ciò rientrava nell’ambito della normalità. Ciccarella ha anche confermato che non era possibile per il gestore verificare il contenuto del traffico.


Ad una domanda del PM sull’eventuale carattere anomalo dell’andamento uniforme del traffico nelle 24 ore, Ciccarella ha risposto che il traffico non era sospetto perché il rapporto riguardava utenze telefoniche che coprivano diversi fusi orari.


I testi presentati dall’accusa sono anche testi presentati dalle difese degli imputati e potranno essere risentiti dalle difese rispetto a circostanze specifiche.


Merluzzi: «Per Telecom nessun rischio da TIS»


Il difensore di Stefano Mazzitelli replica ad alcune affermazioni di Bernabè, ascoltato come teste: «Per l’Audit del 2007 non vi era nessuna responsabilità, dunque alcun sospetto, che riguardasse i manager o l’azienda»


«Il mio assistito, Stefano Mazzitelli, non si opponeva alla vendita di TIS, semmai era critico sulle modalità con cui si intendeva realizzarla». Chi parla è l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore dell’ex Ad della controllata di TI (oltre che di Massimo Comito, all’epoca Responsabile Area Europa, ndr.), dopo le dichiarazioni rese in aula il 17 ottobre, in qualità di teste, da Franco Bernabé, attuale presidente di Telecom Italia. Confermando anche le dichiarazioni rese dal Andrea Mangoni e da Oscar Cicchetti durante il loro interrogatorio di venerdì scorso.


In particolare, l’avvocato Merluzzi, fa riferimento ad alcuni passaggi dell’esame del PM Bombardieri, quando Bernabè ha affermato che, al momento della decisione di dismettere integralmente la società, si era verificato in Mazzitelli «un cambiamento di atteggiamento molto forte nel senso di “ostruzionistico” alla cessione della società». «Per questo motivo – prosegue Bernabé durante l’esame – ho deciso di inserire al vertice della società una persona (Andrea Mangoni, ndr.) che contribuisse a gestire questo processo con tutta la necessaria trasparenza e con tutta la necessaria collaborazione».


«Ribadisco quanto accennato – prosegue Merluzzi – Mazzitelli non era contrario alla vendita di TIS, anzi, ma sulle modalità da lui considerate inefficaci, come dimostrato dal fatto che l’azienda non si è riusciti a venderla ed il processo si è concluso nel nulla».


«In ogni caso – aggiunge Merluzzi – il punto non è se il mio assistito fosse d’accordo o no sulla dismissione di TIS, se fosse simpatico o scorbutico con chi se ne doveva occupare e, secondo il suo punto di vista non appropriatamente, cioè su un fatto estraneo alla vicenda processuale. Il punto è che l’Audit del 2007 arrivò a conclusioni precise, ovvero l’opportunità di interrompere per ragioni prudenziali alcuni contratti in essere per i quali TIS e in particolare Mazzitelli avevano già provveduto a sterilizzare prima tagliando sostanzialmente il traffico (95%) e poi interrompendolo fin dal 3 maggio, ma non evidenziava alcun profilo di responsabilità né per il management né per l’azienda».


L’Angolo di Vincino | 418 milioni…


 

Radiocor: Bernabè, «la Procura aveva minacciato il commissariamento della società»


Circa due ore di deposizione per il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, ascoltato questa mattina come teste al processo per l’“Iva Telefonica”. «Abbiamo pagato – spiega come battuto dalle agenzie – all’Agenzia delle Entrate (…) 418 milioni di euro (…) non perchè fossimo convinti della correttezza degli accertamenti svolti dalla stessa Agenzia delle Entrate ma perchè il contesto generale ci induceva ad aderire alle pretese erariali. Senza interventi, la Procura aveva minacciato il commissariamento della società e noi intervenimmo per sanare prudenzialmente la situazione riscontrata».


L’attuale presidente di TI ha precisato che il totale della cifra, beneficiando dello sconto è stato appunto di 418 milioni «tra Iva, sanzioni e interessi, una cifra per noi rilevantissima, versata senza contestare l’accertamento».


Come riportato da Radiocor, Bernabè, già ascoltato come teste dai PM il 1° ottobre del 2010, ha sottolineato di essere tornato al vertice di Telecom Italia soltanto agli inizi del 2008, dopo che erano già stati chiusi i contratti tra Telecom Italia Sparkle e le società riconducibili a Gennaro Mokbel.


Nel corso dell’udienza sono stati anche ascoltati Marco Orsini, Direttore generale di Intermatica e Carlo Baldizzone, Responsabile Area Amministrazione e Controllo di TIS, in qualità di Chief Financial Officer.


I manager di Telecom Italia: per TIS era un business normale


Dopo Cicchetti e Mangoni, lunedì in aula la testimonianza del presidente Franco Bernabé

 

Il traffico telefonico gestito dalle società coinvolte nell’inchiesta “Iva telefonica” assicurava senz’altro volumi rilevanti a Telecom Italia Sparkle, perciò il cliente veniva seguito con la dovuta attenzione. Quando sono emersi i primi dubbi sulla natura dell’operazione, a valle dell’Audit (successivo alle notizie stampa di fine 2006 su un possibile coinvolgimento di I-Globe in una frode fiscale) e dopo ulteriori controlli supportati da illustri pareri legali e fiscali, TIS ha dapprima calmierato sostanzialmente il traffico (aprile 2007) e poi lo ha interrotto completamente (maggio 2007).


Questa la sintesi delle deposizioni di alcuni alti dirigenti del gruppo Telecom Italia, sentiti ieri in aula, in qualità di testimoni nel corso del processo sull’“Iva telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore.


A rispondere alle domande del PM sono stati: Oscar Cicchetti, Responsabile delle Strategie di Telecom Italia, Andrea Mangoni, dal 1° luglio 2009 nel gruppo TI a capo dell’Area Administration, Finance and Control & International Development di Telecom Italia e presidente di Telecom Italia Sparkle, Federico Maurizio D’Andrea, all’epoca dei fatti a capo dell’Audit & Compliance Services di Telecom Italia SpA (struttura di controllo interno), e attualmente Responsabile Audit. I tre testi hanno ribadito il comportamento corretto dei vertici e dei dirigenti di TIS a partire dall’amministratore delegato Stefano Mazzitelli.


Nella giornata di ieri, infine, è stata completata la deposizione di Claudio Castellani, presidente e socio di maggioranza di Intermatica, società che, attraverso Crosscom, affittava gli archi di numerazione ad I-Globe.


Castellani, esperto di servizi Premium ha offerto una ampia ed esauriente descrizione del funzionamento di tali servizi, dell’istradamento rigido necessario per il completamento delle chiamate sui fornitori di contenuti, del VoIp, del funzionamento dei contratti di Code Borrowing (affitto di numerazioni) e delle dinamiche commerciali e competitive sottostanti, in generale e per questa specifica operazione.


La deposizione ha messo in luce la normalità delle relazioni commerciali, le enormi dimensioni del mercato mondiale dei servizi Premium, la presenza di competitors nell’ambito dei servizi di Code Borrowing e la linearità dei comportamenti.


Nel corso del controesame dell’avvocato Merluzzi, Castellani ha segnalato un episodio, avvenuto alla fine del 2006, a proposito della linearità dei comportamenti dei manager TIS: al Castellani che portava in dono due orologi a Mazzitelli e Comito veniva risposto dagli stessi che per prassi aziendale non potevano accettare regali di quel tipo e che pertanto, ringraziando, glieli avevano restituiti.


Il processo riprenderà lunedì 17 con un teste d’eccezione: Franco Bernabé, attuale presidente di Telecom Italia. Dopo di lui, sarà la volta di Carlo Baldizzone, Responsabile Area Amministrazione e Controllo di Telecom Italia Sparkle in qualità di Chief Financial Officer. Chiuderà la giornata l’inizio della testimonianza di Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’area network di TIS che rispondeva della sua attività direttamente all’Amministratore Delegato Stefano Mazzitelli. Per completare la sua testimonianza, che probabilmente occuperà più sedute, sono state previste altre due udienze, fissate per il 18 e 21 ottobre.


Buon compleanno Silvio!

 

 

 

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World