Fattore Umano | Milano col cuore in mano, ma non a San Vittore
Leo Beneduci, Segretario Osapp, in visita nel carcere più sovraffollato d’Italia in rapporto alla capienza: «Qualcosa si è fatto, ma troppo poco». E aggiunge: «Ora sono pure finiti i soldi»
L’attesa fuori dal carcere è estenuante. I passeggini accanto alle panchine, i sacchi del supermercato pieni di biancheria. Gli occhi stanchi di chi esce da quel portone. «Mi sono liberata – dice una giovane donna sotto gli alberi di Piazza Filangieri – Mi ha detto che lo trattano bene». Nonostante tutto.
Nonostante cioè il sovraffollamento che qui, a San Vitùr, «è pesantissimo». Chi parla è Leo Beneduci, Segretario Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) al termine della sua visita all’interno dell’istituto penitenziario. «San Vittore – insiste Beneduci – è il simbolo della situazione emergenziale degli penitenziari italiani». Basta leggere i dati della “conta” del 3 ottobre: +50% di detenuti presenti rispetto alla cosiddetta “capienza tollerabile” (1540 persone a fronte delle 639 che la struttura penitenziaria potrebbe ospitare). Risultato: in una cella per due ci sono fino a quattro detenuti, mentre in quelle da tre si arriva a cinque persone.
«Qualcosa di buono è stato fatto, ma non basta – sottolinea Beneduci – in due reparti del carcere (il terzo nel 2000 e il quinto nel 2006, ndr.) si è effettuato l’adeguamento sulla base del nuovo Regolamento di Esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario». A partire dai servizi igienici che – è bene ricordarlo –, secondo l’art.7 del Regolamento, devono essere collocati «nelle adiacenze dei locali e delle aree dove si svolgono attività in comune e in un vano annesso alla camera», fornito «di acqua corrente, calda e fredda […] lavabo, doccia e, in particolare negli istituti o sezioni femminili, anche di bidet […]».
Richieste “normali”, insomma, che contribuiscono a garantire una “detenzione dignitosa”. Ma siamo nel 2011 e – sottolinea il sindacalista – «i soldi sono finiti». «Non bastano più anche per pagare il vitto dei detenuti e le prestazioni professionali» per non far collassare la struttura: le guardie carcerarie a Milano sono 740 – dice Beneduci – «250 in meno rispetto a quelle previste per legge. In Lombardia la carenza è di 1340 unità». Il segretario dell’Osapp conclude la sua tappa milanese appellandosi alla concretezza. Per far fronte a questo «danno costante per le carceri, per chi in carcere ci lavora e vive». Il tempo del «pressapochismo» è finito.