Fattore Umano | Una class action contro il sovraffollamento


La denuncia collettiva potrebbe costare allo Stato italiano «almeno 4.720.540 euro»



«Dove è finita l’ipotesi di class action contro lo Stato» da parte dei detenuti italiani “vittime” del sovraffollamento? Che sviluppi ha avuto l’iniziativa dell’anno scorso promossa dai Radicali all’indomani della sentenza Sulejmanovic in cui la Corte Europea «condannava l’Italia al pagamento di una multa di 1000 euro per risarcire un detenuto costretto a vivere in cella, in uno spazio non regolamentare (inferiore a 7 metri quadrati a persona)?».


La questione, a distanza di un anno, rimane ancora aperta. A risollevare il tema un articolo di Fabio Galli pubblicato sull’ultimo numero di Cartebollate, il periodico di informazione della Seconda casa di reclusione di Milano-Bollate.


In concomitanza con la proposta dei Radicali, a fine 2010, ben 50 detenuti di 4 carceri siciliane e del penitenziario Fuorni di Salerno hanno tentato una class action rivolgendosi alla Corte europea di Strasburgo per denunciare «la situazione nelle carceri» e chiedendo un «risarcimento danni per le condizioni disumane» in cui erano costretti a vivere».



Ma non è un caso isolato. A giugno di quest’anno la «non osservanza delle norme imposte dalla Comunità Europea e della legge che disciplina le condizioni di detenzione carcerarie e della Convenzione sui diritti dell’uomo» sono stati oggetto delle motivazioni dell’ordinanza n°17/10 del giudice di sorveglianza di Lecce sul reclamo proposto a giugno 2010 da Slimani Abdelaziz.


Il detenuto richiedeva infatti al Tribunale l’accertamento della «lesione dei diritti soggettivi del detenuto e la conseguente liquidazione a titolo di indennizzo di 7.000 euro o quella maggiore ritenuta congrua secondo discrezionale giudizio di equità per aver sopportato detenzione inumana e degradante». Il giudice – si legge nell’articolo di Cartebollate – «si è attenuto agli standard decisi dal Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e di ogni forma di trattamento inumano e degradante». Parametri definiti dal Comitato per la prevenzione dalla tortura e dalle pene o dai trattamenti disumani o degradanti che stabilisce che «in cella singola si deve disporre di almeno 7 metri quadri di spazio utile, mentre in cella multipla lo spazio non deve essere inferiore ai 4 metri quadri per ogni detenuto». Un provvedimento che spinge la questione “valutativa” ben al di là di una semplice “valutazione volumetrica”.


Questo risarcimento “simbolico” rappresenta però un precedente importante che crea ampie possibilità di successo ad una class action da parte dei detenuti italiani ristretti in condizioni «degradanti» e «disumane» che violano le normative previste. Una “azione collettiva” di denuncia che – secondo quanto riportato dal periodico del carcere di Bollate – potrebbe costare allo Stato «almeno 4.720.540 euro».


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