Archive del 2011

Mokbel ai domiciliari


Accolta dai giudici l’istanza avanzata dai legali “per motivi di salute”. Oggi il trasferimento dal carcere di Civitavecchia alla sua casa romana


Quest’oggi, a sedici mesi di distanza dal suo arresto, Gennaro Mokbel ha lasciato il carcere di Civitavecchia “per motivi di salute”, per essere trasferito agli arresti domiciliari nella sua casa romana.


I giudici della Prima Sezione penale, dove si celebra il processo per l’”Iva Telefonica”, hanno infatti accolto l’istanza di scarcerazione presentata dai suoi legali, Cesare Placanica e Ambra Giovene.


Mokbel, tra l’altro, apparso molto provato e debilitato alle ultime udienze, da circa dieci giorni aveva iniziato uno sciopero della fame, dopo aver più volte denunciato le sue condizioni di detenzione che lo costringevano a rinunciare anche «alla doccia e ai pasti» per essere presente in orario in aula, visti i tempi della traduzione dal carcere di Civitavecchia fino al Tribunale di Roma.


Secondo i periti di parte, i professori Ernesto D’Aloia e Stefano Ferracuti, Mokbel è affetto da una «patologia cardiovascolare che lo pone ad aumentato rischio di infarto acuto del miocardio e di ictus ischemico cerebrale», in aggiunta ad un «significativo deterioramento delle condizioni psichiche».


Per i giudici, per i quali permane comunque «il grado di pericolosità, considerati la gravità dei fatti per i quali viene processato», lo stato di salute di Gennaro Mokbel non è attualmente compatibile con il carcere.


In seguito al provvedimento Mokbel dovrà risiedere presso l’abitazione romana «con divieto assoluto di comunicare con qualsiasi mezzo, anche telefonico o informatico con persone diverse da quelle che con lui coabitano, lo assistono o lo difendono».


Udienza 34. Sfilata di testi “minori” in aula


Venerdì tocca all’imprenditore Vito Tommasino


L’udienza numero 34 del processo sull’”Iva Telefonica” è durata poco più di due ore. Il tempo necessario per verbalizzare le deposizioni di alcuni testi, già convocati a fine aprile. Il primo a presentarsi davanti al Collegio della Prima Sezione penale è stato l’ex poliziotto Paolo Casamenti che ha descritto i suoi rapporti con il Maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola.


È stata poi la volta di Fabrizio Rubini, noto commercialista della Capitale, già socio dell’ex senatore Di Girolamo in varie società (Wbc Srl, Emmemarine Srl, Progetto Ristorazione Srl), secondo gli inquirenti l’intestatario di un conto a San Marino in cui sono girati milioni di euro frutto di attività dell’organizzazione.


È stata sentita anche Francesca Sforza, impiegata presso l’Italarte. Questa galleria avrebbe fatto capo, secondo l’accusa, a Gennaro Mokbel che avrebbe investito una parte dei proventi delle sue attività in opere d’arte lì custodite.


Infine, è comparso davanti al giudice il teste Giovanni Succu, intestatario della Telefox Srl. Si tratta, con ogni probabilità, di una “testa di legno” dall’abbigliamento insolito per un’aula di giustizia (bermuda e sandali da spiaggia) che ha dichiarato di essere in possesso della quinta elementare e ha ribadito, in modo colorito, di non avere la più pallida idea delle attività della società di cui è stato inconsapevole legale rappresentante.


Il processo proseguirà venerdì prossimo quando sfilerà davanti alla Corte l’imprenditore laziale Vito Tommasino dalla cui denuncia ha preso il via l’inchiesta.


Fattore Umano | Padova: detenuti in “sciopero della spesa”


Nella casa di reclusione Due Palazzi da ieri la singolare protesta. Obiettivo: denunciare come «dopo i tagli degli ultimi anni il carcere è sempre più povero». Qualche esempio? L’Amministrazione passa un rotolo di carta igienica a settimana per recluso. E per ogni pasto spende 1,33 euro



In carcere, si sa, si ha il diritto di fare la spesa. Come comprare, ad esempio, cibo o prodotti per l’igiene personale. Basta poter pagare. Ma per i nullatenenti i tagli degli ultimi anni alle Amministrazioni penitenziarie hanno provocato situazioni al limite dell’invivibile.


Scrivono i detenuti della casa di reclusione Due Palazzi di Padova: «attualmente vengono forniti per ogni persona un rotolo di carta igienica a settimana, per ogni cella due sacchetti di spazzatura e detersivo in quantità insufficiente. Saponette, spazzolino da denti e dentifricio sono disponibili solo per chi dimostra di avere meno di 25 euro sul libretto. E i fondi destinati alle telefonate per i nullatenenti non sono previsti del tutto».





Ma non solo: «L’Amministrazione penitenziaria – si legge ancora – paga circa 4 euro al giorno per i tre pasti forniti ai detenuti. Da questo consegue che la cucina del carcere prepara una quantità di cibo insufficiente a soddisfare i bisogni dei detenuti, spesso giovani; è sparita anche l’integrazione del vitto per i giovani adulti».


Tutti esempi che fanno capire come il sovraffollamento strutturale dei penitenziari italiani sia ormai divenuto una variabile impazzita, senza che si intraveda alcuna soluzione: 68mila persone contro una capienza ufficiale di 44mila, destinate soltanto a crescere, mentre i flussi finanziari dello Stato continuano a diminuire.


Per questo, da ieri, i detenuti del Due Palazzi di Padova, hanno deciso nella quasi totalità di dar vita ad una singolare forma di protesta, vale a dire lo “sciopero della spesa”, per sensibilizzare il mondo esterno sulle carceri “sempre più povere” e per portare la propria adesione al digiuno di Marco Pannella per “l’amnistia” iniziato il 19 aprile scorso, due mesi fa esatti.


«Il messaggio che vogliamo trasmettere – insistono i detenuti – è che se anche nella Casa di Reclusione di Padova, pur ritenuta una delle carceri migliori d’Italia, c’è una situazione difficile, nel resto del paese le condizioni di vita dei detenuti sono al limite della disumanità».


Resta il fatto che anche al Due Palazzi di Padova negli ultimi tre mesi si sono suicidati in tre. Che attualmente sono rinchiuse circa 800 persone in 350 celle, a fronte di una capienza ufficiale ben più bassa. E se in passato si “rimediava” con due persone per ciascuna cella, ora si è dovuti andare oltre, pur trattandosi di persone con condanne definitive spesso molto lunghe, anche diversi decenni.


L’Angolo di Vincino | Sciopero della fame


Udienza 33. De Lellis ricostruisce i flussi finanziari


Secondo l’accusa il riciclaggio funzionava così

L’udienza numero 33 del processo sull’”Iva Telefonica” è stata interamente  dedicata alla testimonianza del capitano dei ROS Francesco De Lellis. L’ufficiale ha ricostruito l’attività investigativa (compresi i servizi di osservazione e pedinamento e il materiale fotografico collegato) svolta per inquadrare i flussi finanziari collegati alle attività dell’organizzazione che secondo l’accusa faceva capo a Gennaro Mokbel con l’obiettivo di capire i meccanismi dell’eventuale riciclaggio.


De Lellis si è così soffermato sulle attività e sugli acquisti di beni preziosi. In particolare, sono stati filmati alcuni incontri tra vari protagonisti dell’organizzazione, compresi diversi meeting a Londra e in una villa di Cap d’Antibes.


La testimonianza del capitano De Lellis proseguirà nell’udienza del 28 giugno, mentre nella prossima, fissata per mercoledì 21 giugno, il Tribunale ascolterà alcuni testi già convocati in precedenza: Fabrizio Rubini, commercialista, intestatario di conti a San Marino. Il poliziotto Paolo Casamenti, già coinvolto in altre inchieste, e Stefano Placidi, legato all’organizzazione romana. Il 24 giugno sarà invece la volta dell’imprenditore laziale Vito Tommasino dalla cui denuncia ha preso il via l’inchiesta.


L’udienza del 27 giugno sarà invece totalmente dedicata alla richiesta di sospensione dei termini avanzata a suo tempo dalla Procura per evitare la scarcerazione degli imputati ancora sottoposti a misura detentiva  in carcere. Si tratta di Gennaro Mokbel, Carlo Focarelli, Luigi Marotta, Silvio Fanella e Luca Breccolotti. Per questi imputati  il Tribunale potrebbe, infatti, decidere per la liberazione o per gli arresti domiciliari.


Altrimenti il Collegio dovrà pronunciarsi sulla richiesta del difensore di Breccolotti, l’avvocato Bruno Naso, che ha avanzato la richiesta di celebrare il processo anche durante le ferie estive nel caso il Collegio decida di prorogare la carcerazione preventiva degli imputati ancora in carcere.


Altrimenti, il calendario prevede che il dibattimento riprenda il 22 settembre per proseguire il giorno 23. Sono state fissate anche le date di udienza per i seguenti giorni di ottobre:  10, 13, 14, 17, 18 e 21.


Udienza 33. Riprende l’interrogatorio del capitano De Lellis


Dopo l’estate il processo riprenderà solo il 22 settembre. Il difensore di Breccolotti: Se ci saranno ancora detenuti, chiedo che si vada avanti anche in estate


È iniziata in orario l’udienza numero 33 del processo sull’”Iva telefonica”, la seconda dedicata alla testimonianza del capitano dei ROS Francesco De Lellis che dovrà ricostruire, anche attraverso l’ausilio di parte delle intercettazioni telefoniche effettuate (e trascritte) il meccanismo dell’eventuale evasione fiscale.


Prima dell’inizio dell’esame del teste il Presidente della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, Giuseppe Mezzofiore, ha comunicato le date delle udienze dopo la pausa estiva. Il processo riprenderà il 22 settembre per poi proseguire, dopo una seconda udienza il giorno 23, nel mese di ottobre, nelle seguenti date: 10, 13, 14, 17, 18 e 21.


Dopo la comunicazione di questo calendario, ha chiesto la parola l’avvocato Bruno Naso, difensore di Luca Breccolotti (ancora detenuto) e di Paolo Colosimo. Il legale ha avanzato la richiesta al Collegio di celebrare il processo anche durante le ferie estive nel caso il Collegio decida di prorogare la carcerazione preventiva degli imputati ancora detenuti.


Attualmente sono ancora in carcere: Gennaro Mokbel, Carlo Focarelli, Luigi Marotta, Silvio Fanella e Luca Breccolotti.


Udienza 32. Il capitano De Lellis racconta l’origine delle indagini


Gennaro Mokbel, malato, inizia lo sciopero della fame


È cominciata ieri, presso la Prima Sezione del Tribunale di Roma, la deposizione di uno dei testi chiave dell’indagine sull’Iva telefonica: il capitano dei ROS Francesco De Lellis, cui toccherà il compito di illustrare l’inchiesta attraverso la trascrizione di una parte dello sterminato materiale raccolto attraverso le intercettazioni telefoniche.


De Lellis ha ieri affrontato il capitolo delle origini delle indagini, iniziate dopo la denuncia di un imprenditore laziale, Vito Tommasino, nei confronti di alcuni elementi della Guardia di Finanza. Ha poi affrontato il tema dei rapporti del Maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola con alcuni imprenditori per poi soffermarsi sull’analisi dettagliata dei passaggi di denaro che hanno coinvolto alcuni imputati, come Augusto Murri e Fabio Arigoni, argomenti in parte già affrontati nella precedente deposizione del Capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli.


Prima dell’inizio della deposizione di De Lellis, che proseguirà nell’udienza di venerdì 17 giugno, sono sfilati davanti alla Corte i periti che hanno “sbobinato” le intercettazioni prodotte. Facile prevedere che sul tema delle intercettazioni, prodotte o meno dall’accusa, si svilupperà il controesame di alcuni difensori. Ma, prima di affrontare questo capitolo, il processo proseguirà con l’esame di alcuni testi già convocati ma mai sentiti in precedenza. Davanti alla Corte sono stati chiamati, per comparire nell’udienza del 21 giugno, Fabrizio Rubini, commercialista, intestatario di conti a San Marino. Il poliziotto Paolo Casamenti, già coinvolto in altre inchieste, e Stefano Placidi, legato all’organizzazione romana. Il giorno 24, invece, si terrà l’interrogatorio di Vito Tommasino, l’imprenditore che con la sua denuncia ha preso il via l’inchiesta.


Ieri, nel corso dell’udienza numero 32, ci sono state diverse dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata quella di Gennaro Mokbel, visibilmente debilitato al punto da aver abbandonato l’aula prima della fine. Mokbel, dopo aver descitto le condizioni intollerabili del carcere di Civitavecchia, ha annunciato l’intenzione di iniziare lo sciopero della fame a sostegno dell’iniziativa di Marco Pannella e Rita Bernardini per denunciare la situazione dei detenuti.

Riparte il processo: domani l’udienza 32


Dopo qualche giorno di pausa riprenderà domattina il processo per l’Iva Telefonica. L’udienza 32 sarà dedicata alla testimonianza del capitano dei ROS, Francesco De Lellis


In particolare, l’esame da parte dei pubblici ministeri verterà sulla ricostruzione e l’analisi dei flussi finanziari relativi ad alcune società che, secondo l’accusa, facevano capo all’organizzazione criminale.


Si tratta di una ricostruzione in parte già emersa e discussa nella precedente testimonianza del capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli, cui dovrebbero aggiungersi altri materiali relativi ad intercettazioni telefoniche.


Quasi certamente l’esame del capitano De Lellis occuperà anche l’udienza successiva prevista per venerdì 17 giugno.


Processo “Iva telefonica”. Capitano Meoli: «Veniamo a sapere dell’esistenza dell’audit da Scaglia o comunque dagli interrogatori di marzo»


Gli inquirenti hanno ricevuto la documentazione dell’audit su segnalazione dello stesso Silvio Scaglia. Questo è ciò che si ricava dalle dichiarazioni del capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli, in sede di controesame da parte delle difese. La documentazione, indicata dal fondatore di Fastweb, ha permesso alla Procura di essere a conoscenza dei controlli interni posti in essere dalla società


In particolare, dice Meoli: «(…) veniamo a sapere dell’esistenza dell’audit da Scaglia o (…) comunque dagli interrogatori di marzo». Dunque, furono proprio le indicazioni di Scaglia a permettere agli inquirenti di poter svolgere le indagini sui “controlli interni” messi in atto dall’azienda. C’è da domandarsi perché il fondatore di Fastweb avrebbe consegnato agli inquirenti quelle che sono considerate dall’accusa le “prove” delle lacune nei controlli o, peggio, di un coinvolgimento in attività truffaldine dei vertici.  


Al proposito, merita soffermarsi su questo passaggio (preso dal verbale dell’udienza del 30 maggio 2011).


Avv. Ursini: «KPMG nel suo rapporto di audit (…) espone in sintesi e formalmente non si ravvisano sostanziali anomalie sotto il profilo fiscale, documenti attivi e fatture passive, contabile, pagamenti in bonifici e tecnico, corrispondenza fra traffico entrata e uscita. È corretto dire questo?»

Cap. Meoli: « (…)».

Avv. Ursini: «È corretto dire che tutte le anomalie da voi riscontrate erano già presenti nel rapporto di audit interno della società Fastweb SpA?»

Cap. Meoli: « (…)».

 

[...]

 

Avv. Ursini: «Ricorda se dà dei suggerimenti sull’implementazione di alcune procedure di controllo ma non ravvisa problemi, anomalie, sul profilo dell’inesistenza del traffico? (…) Mi può rispondere se è corretto?»

Cap. Meoli: «No, dice di implementare le procedure 231 in relazione anche… ».

Avv. Ursini: «Di controllo, ma non ravvisa?».

Cap. Meoli: «».


Dunque, al di là “della diversa valutazione degli audit” da parte della Procura, tutto il castello accusatorio nei confronti del management di Fastweb poggia – allo stato – su dichiarazioni rese da altri imputati.


Fattore Umano | Genitori e carcere


Indagine sulla condizione dei bambini in visita dai genitori «nel posto per i grandi che sbagliano»


Li chiamano “orfani di fatto”. Sono i 100mila bambini (cifra che supera il milione se si allarga la panoramica su tutto il territorio Ue) che ogni anno, vanno «nel posto per i grandi che sbagliano», cioè in visita ai loro genitori. Bambini che sopportano regole che ai loro occhi (e non solo) paiono assurde. Bambini che rischiano, ogni giorno, di essere “puniti” insieme a mamma e papà.


È lo spaccato drammatico, di quotidiana realtà carceraria, che per la prima volta viene raccontato in un’indagine realizzata in Italia dalla Onlus Bambinisenzasbarre (partner italiano della francese Eurochips, European network for Children of Imprisoned Parents). Lo studio, coordinato dal Danish Institute for Human Rights (DIHR), in collaborazione con l’università Bicocca di Milano e il DAP, Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Giustizia, è stato riassunto nel libro bianco “Quando gli innocenti sono puniti: i figli di genitori detenuti. Un gruppo vulnerabile”.



Una ricerca iniziata nell’ottobre 2010 con l’obiettivo di sottoporre al Parlamento Europeo un rapporto sugli standard legali e le “buone pratiche” riguardanti i figli dei detenuti. Un lavoro che ha coinvolto le 213 carceri italiane basandosi sull’analisi di 441 questionari compilati da educatori, agenti e assistenti sociali di 112 istituti penitenziari. Uno strumento di sensibilizzazione per il sistema penitenziario e non solo, «una chiave di riflessione che – ricorda Lia Sacerdote, responsabile del progetto italiano –, fa emergere con forza dagli operatori penitenziari, l’esigenza di riqualificazione della propria identità professionale e la consapevolezza che ciò implica il miglioramento dell’ambiente penitenziario, non solo strutturale, bensì come uno spazio-tempo di relazione».




Sono infatti troppe le “sbarre” che separano i bambini dai loro genitori detenuti: solo il 35% degli istituti ha dei locali destinati alle visite dei più piccoli, nel 76% delle carceri non c’è personale specializzato per partecipare agli incontri con i minori (nonostante ci sia la “Circolare del sorriso” del Ministero di Giustizia del dicembre 2009 che indica le norme di comportamento per la corretta accoglienza dei figli dei detenuti, raccomandazioni conosciute solo dal 34% del personale degli istituti).


Uno dei vincoli più delicati da gestire è la perquisizione dei bambini, compreso il controllo del cambio dei pannolini (e il “sequestro” dei loro giocattoli prima delle visite). Anche i tempi di incontro con i genitori sono “ristretti”: nell’81% delle carceri i colloqui avvengono solo di mattina, solo nell’8% l’orario si estende a tutto il giorno. La frequenza consentita ad ogni detenuto è di 6 ore al mese, 8 ore se i figli hanno meno di 10 anni; nel 54% dei casi la durata di ogni visita non può superare l’ora. Situazione simile anche per le telefonate dal carcere ai bambini (il 93% degli istituti consente solo un contatto a settimana della durata di 10 minuti e senza limitazioni di orario solo nel 39% dei casi) e per quelle dei bambini a mamma e papà (l’84% delle carceri non permette la ricezione di telefonate).




Insomma, al di là delle sbarre, si incontrano ogni giorno occhi che osservano le guardie come “mostri” che tengono reclusi i loro genitori, ma anche occhi capaci di trasformare quel buio in un giardino fiorito in cui cogliere dei fiori per mamma e papà. Quello che manca non è certo la forza dei più piccoli, bensì il supporto dei più grandi, maggiormente consapevoli delle carenze di un sistema che, per definizione, non è pensato per accogliere dei bambini.


Più formazione per gli operatori, un ambiente penitenziario più “umano”, minimizzare i traumi, raccontare una verità più sostenibile: queste solo alcune delle raccomandazioni indirizzate al Parlamento europeo. In attesa che qualcosa cambi. Perché, come ricorda Sebastiano Ardita, Consigliere DAP, «quei bambini diventeranno adulti ed il loro rispetto per le Istituzioni passerà anche attraverso i ricordi dell’accoglienza che hanno ricevuto».


La pubblicazione del “libro bianco” ha inaugurato la seconda edizione dell’European Prisoners’ Children Week (che si concluderà domani, 12 giugno), una serie di giornate di informazione, comunicazione e sensibilizzazione che si svolgono contemporaneamente nei 14 paesi europei per parlare della genitorialità in carcere e la tutela dei figli dei detenuti.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World