Archive del 2011

L’Angolo di Vincino | Emergenza carceri

 

 

Fattore Umano | Gonnella: «Umanità e dignità calpestate in carcere»


«Il 43% dei reclusi è composto da presunti innocenti», spiega il presidente di Antigone. E ai tossicodipendenti la galera non serve a nulla


La lista delle adesioni allo sciopero della fame proposto da Marco Pannella aumenta di ora in ora per «restituire alla giustizia il suo ruolo di equo strumento sociale di verità». Un gesto di protesta nel silenzio delle istituzioni. Come spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, la onlus che da anni si occupa di politiche della giustizia e diritti dei detenuti.


Ancora una volta le carceri sono in subbuglio, una protesta pacifica ma ferma, con molte adesioni anche all’esterno. Che succede?

La vita nelle carceri italiane è dura, durissima. Ci sono istituti dove i detenuti devono dividersi in tre una cella con meno di dieci metri quadri. Non possono stare tutti in piedi contemporaneamente. Non vedono mai l’educatore. La funzione rieducativa della pena, ben descritta nell’articolo 27 della Costituzione, è pertanto oramai un mito. L’umanità e la dignità sono oggettivamente calpestate. Nelle estati torride non ci si può fare la doccia tutti i giorni. Il medico non sempre è presente. Le malattie crescono. La violenza verso se stessi e verso gli altri pure. Per questo ritengo giusto proporre, come fa Marco Pannella, una piattaforma politica per la giustizia sostanziale.



A proposito di adesioni, si aspettava questi risultati?

Sicuramente di positivo registriamo l’adesione dell’Unione delle Camere Penali. Ci sono i radicali. C’è una crescente sensibilità dell’opinione pubblica. Purtroppo manca una presenza forte delle istituzioni che ben sarebbe utile a rasserenare il clima con proposte concrete. Ad esempio, misure dirette a portare fuori dal carcere i tossicodipendenti che potrebbero fruire dei benefici presenti nella legge sulle droghe. Si tratta di un numero cospicuo di persone circa 10mila alle quali si darebbe una più utile chance di vita. Inoltre le forze politiche dovrebbero trovare le vie tecniche e procedurali per evitare gli eccessi di ingressi in carcere di persone in custodia cautelare. Si consideri che circa il 43% della popolazione reclusa è composto da presunti innocenti. Questa è una anomalia tutta italiana, segno di una giustizia lenta e inefficiente.


Lei ha parlato espressamente di “omertà mediatica”. Siamo a questo punto?

I grandi media selezionano le notizie con criteri non proprio corrispondenti alla loro importanza. Un esempio: sulle reti televisive nazionali c’è raramente spazio per chi intende denunciare un caso di violenza nelle carceri o raccontare uno dei tanti suicidi. Ora si avvicina l’estate e intorno a Ferragosto tutti parlano di prigioni. Ma poi tutti ritornano ad occuparsi di gossip e politica da bar piuttosto che di diritti umani violati.


Come Antigone avete in agenda altre attività? Che spazi per soluzioni concrete?

Magari avessimo una possibilità dico una di dialogare con il Governo. Non abbiamo mai incontrato il ministro Angelino Alfano. Noi le idee le abbiamo chiare. Ma non c’è verso di discutere e confrontarsi. In sintesi, le nostre principali proposte di iniziativa sono quattro e iniziano tutte per D: depenalizzazione, decarcerizzazione, diritti e dignità. Ognuna di queste quattro parole è un contenitore che va riempito con progetti e risorse. L’obiettivo finale è il capovolgimento dell’attuale politica miope, che produce carcere patogeno e recidiva. Ossia occorre restituire alla giustizia il suo ruolo di equo strumento sociale di verità. Oggi è invece un asimmetrico dispensatore di tragedie.


Fattore Umano | Carceri: Rita Bernardini in sciopero “a oltranza”



Da oggi il deputato radicale a fianco di Marco Pannella, giunto al 47esimo giorno di digiuno. Al “rifiuto del cibo” partecipano a turno anche 2000 parenti dei detenuti




«Non è solo una protesta, è una lotta». Rita Bernardini, deputato radicale, commenta così la decisione di iniziare da questa mattina uno sciopero della fame “a oltranza” a fianco di Marco Pannella, giunto al 47esimo giorno di digiuno affinché «l’Italia torni, secondo gli standard internazionali, a poter essere in qualche misura considerata una democrazia».  E non solo: «Affinché venga varato un provvedimento di amnistia, indispensabile per il ripristino del funzionamento del sistema giudiziario e della legalità nelle carceri italiane». «È impossibile – aggiunge l’On. Bernardini – che non si faccia qualcosa. Bisogna ribaltare questa illegalità».




La decisione arriva anche dopo la visita ispettiva che il deputato ha condotto nei giorni scorsi presso il carcere dei Due Palazzi a Padova, accompagnata da Maria Grazia Lucchiari (Comitato nazionale radicali italiani), Irene Testa (Associazione Detenuto Ignoto), e Ornella Favero (Direttore responsabile Ristretti Orizzonti).


Prosegue Rita Bernardini: «A Padova i detenuti sono già in sciopero della fame, mentre alcuni familiari hanno deciso di iniziare. C’è una situazione insostenibile, 823 detenuti a fronte di spazi che basterebbero per 400. Il risultato è che ci sono celle di 8,5 metri quadri con tre detenuti, meno di 3 metri quadrati a testa. Vorrei ricordare che proprio sotto i tre metri la Corte Europea si è già più volte espressa dicendo che lo Stato italiano dovrà prima o poi risarcire i ristretti. Come non bastasse nella Casa di reclusione di Padova mancano 101 agenti, ci sono due psicologi e un solo dentista».


Nel frattempo la protesta nelle carceri raccoglie adesioni crescenti: è salito a 2000 il numero di parenti dei detenuti che digiunano a turni di tre giorni in segno di solidarietà, mentre nei giorni scorsi è scesa in campo l’Unione delle Camere Penali Italiane, con una nota della Giunta UCPI, che ha reso noto di voler aderire allo sciopero della fame per denunciare «le incivili condizioni delle carceri». Il primo a digiunare è stato il presidente Valerio Spigarelli, seguito a staffetta da tutti i componenti di Giunta.


Secondo i penalisti il sovraffollamento «cresce senza che ancora alcun serio provvedimento venga avviato per fronteggiare quella che non è più un’emergenza ma una cronica condizione». E «come conseguenza del sovraffollamento», si legge nel comunicato «cresce anche il numero dei suicidi, segnale drammatico delle condizioni di disagio fisico e psichico in cui vivono i detenuti».


L’Angolo di Vincino | Controlli



L’Angolo di Vincino | Sorpresa


 

Udienza 31


Si è chiusa ieri, con il controinterrogatorio dei PM preceduto da una serie di dichiarazioni spontanee delle parti, la lunga testimonianza (sette udienze di fila) del Capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli, responsabile delle indagini sull’“Iva telefonica”


Nel corso dell’udienza ci sono state alcune rilevanti dichiarazioni spontanee di alcuni imputati. In particolare, l’ex dipendente di Fastweb, Bruno Zito, ha voluto precisare che:


1. Ai tempi in cui maturò l’affare Phuncard, Zito non aveva potere decisionale in materia. Anzi, quando Carlo Focarelli propose a Fastweb l’affare, Zito lavorava ancora all’ufficio marketing. La prima mail di Focarelli, datata 2 novembre 2002, viene infatti spedita ad altri addetti al servizio (Andrea Conte e Onofrio Pecorella). Solo il 15 novembre 2002 Zito assume la responsabilità dei grandi clienti, tra cui figura la CMC di Focarelli. Una mail inviata al diretto superiore di Zito, Stefano Parisse, rende conto del primo contatto con il cliente. Perciò, sostiene Zito, non è stato lui il primo contatto tra Fastweb e Focarelli.

 

2. Non solo Zito, ma anche Emanuele Angelidis, Stefano Parisse e Vanessa Cioffi, hanno avuto modo di provare le Phuncard. A conferma dell’esistenza delle famose schede si può anche citare la mail con cui vengono girati ad Alberto Trondoli i “press code” per visionare le schede.

 

3. Nella testimonianza del capitano Meoli viene attribuita grande rilevanza all’istruzione, data dallo stesso Zito, di procedere alla “circolarità” di un pagamento, assunta a prova di uno schema circolare sulla falsariga di una “frode carosello”. In realtà, l’istruzione relativa alla “circolarità” stava ad indicare che il pagamento doveva essere effettuato in tempo reale.

 

4.Nelle carte consegnate da Zito alla GdF risulta una copia di contratto tra Fastweb e la Web Wizard di Focarelli firmato da quest’ultimo. Lo stesso contratto figura in Fastweb con la firma di un altro rappresentante legale. Ma questo, sostiene Zito, è dovuto ad una precisa richiesta dell’ufficio legale di Fastweb. Non è, dunque, la prova di un legame occulto, ma un documento superato da altri. Un documento che Zito non ha avuto difficoltà a consegnare agli inquirenti.


Di particolare importanza sono state anche le dichiarazioni che Focarelli ha voluto render noto:

 

1. Accord Pacific e Accord Pacific Asia sono realtà distinte. Nella prima, di cui era beneficiario Maurizio Laurenti, lo stesso Focarelli aveva depositato somme di denaro a favore di Zito e Crudele, attraverso i signori Prinzi, per avviare un business nel campo del WiMax. Questi quattrini vennero poi restituiti e lì finì – dice Focarelli – il rapporto. Lui stesso non era a conoscenza della costituzione di una Accord Pacific Asia di cui non ha mai avuto notizia prima delle indagini.

 

2. Più rilevante la seconda precisazione, in merito ai contenuti delle Phuncard. Il “content” era posseduto dalla Globestream Tlc, società di diritto inglese, una scelta consigliata non tanto per motivi fiscali (ad Hong Kong esiste comunque una forma di tassazione al 17%) quanto per sfruttare la corsia preferenziale per il business tra il Regno Unito e l’ex colonia britannica. Il contenuto, dunque, esisteva per davvero. E per averne conferma è sufficiente rivolgersi a Giuseppe Cherubini, presso cui venne depositata una parte del materiale.


Nel corso dell’udienza è anche intervenuto Massimo Micucci per precisare la sua posizione in merito alle società inquisite.


Prima di allora, a precisa domanda, il capitano Meoli ha sottolineato che lui, laureato in giurisprudenza, non ha particolari competenze nel campo della telefonia o dell’informatica, materie di cui in genere si occupa il GAT (Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza).


Il processo osserverà ora una breve pausa per consentire di acquisire il materiale raccolto con le intercettazioni telefoniche. Si riprenderà il giorno 15 giugno, con la testimonianza del Capitano dei ROS Francesco De Lellis.


Udienza 30: la linea dei PM sbanda sulle mail


Nel controinterrogatorio di Meoli i legali dei manager tlc puntano il dito su indagini “poco accurate”. Il capitano della GdF ammette che non tutta la posta elettronica interna a TIS (4 cd agli atti) è stata esaminata dagli inquirenti. E su Fastweb, riconosce che fu per primo lo stesso Scaglia a rendere nota ai magistrati l’attività di Audit posta in essere dall’azienda nel 2003. Attività poi, però, divenuta oggetto del “teorema” dell’accusa


C’è qualcosa che scricchiola nel “teorema” della Procura, secondo cui i vertici di TIS e Fastweb “non potevano non sapere” della presunta truffa dell’Iva telefonica. Ad esempio, fu lo stesso Silvio Scaglia, fin dal 2007, interrogato dai PM che indagavano, ad indicare la procedura del Comitato Audit messa in atto da Fastweb nel 2003, in relazione all’operazione Phuncard. Così si è espresso il capitano della GdF, Luca Meoli, in un passaggio del controesame iniziato ieri nel corso dell’udienza numero 30. Una dichiarazione significativa (e anche un punto a favore per la difesa) per il fondatore di Fastweb. Meoli ha infatti chiarito che furono proprio le dichiarazioni di Scaglia a permettere alla Procura di acquisire conoscenza (e documentazione) dei “controlli interni” messi in atto dall’azienda.


Nulla da nascondere, dunque, per Scaglia, fin da allora. Anzi. Eppure proprio le modalità dei controlli interni rappresentano, sia per Fastweb che per TIS, uno dei “capisaldi” su cui dovrebbero reggersi le accuse mosse nei confronti dei vertici apicali delle due società. Ma se così fosse, perché sarebbero stati gli stessi manager tlc a consegnare le “prove” della propria colpevolezza ai PM? Un salto logico, su cui hanno direttamente o indirettamente battuto alcuni dei legali delle difese, nel controinterrogatorio a Meoli, per mettere in evidenza la mancanza di “accuratezza” delle indagini su diversi punti.


In particolare, è emerso ad esempio, che non tutta la posta elettronica “interna” di TIS è stata esaminata nel corso dell’inchiesta. Si tratta di 4 cd agli atti del processo, che testimoniano delle mail scambiate fra i tecnici della rete aziendale nel periodo dell’operazione denominata “Traffico Telefonico”. Se per l’accusa vale quanto sostenuto nel corso di un interrogatorio del maggio 2010 dall’ing. Ciccarella, responsabile della rete TIS, secondo cui vennero fatti controlli sul traffico prima del 2007, la verifica della posta interna di TIS mette invece in luce che tali controlli iniziarono solo dopo il 2007, e che a sollecitarli espressamente (lo dicono le mail) furono i due manager apicali, cioè Stefano Mazzitelli e Massimo Comito, con espressioni del tipo: «Mi raccomando fate bene i controlli».


Ma non solo. Se per i PM anche le modalità di sottoscrizione del contratto “Traffico Telefonico” da parte di TIS, inviato per posta, rappresentano un possibile tassello, e un atto di accusa, dell’intero  “teorema”, ieri tramite la documentazione segnalata dall’avv. Merluzzi, si è potuto accertare che le procedure organizzative di TIS pretendevano espressamente – come linee guida – che i contratti fossero scambiati proprio per posta. In aggiunta, si è potuto verificare come i contratti realizzati da TIS, in quel periodo (e con modalità del tutto simili), siano stati ben mille.


Tornando a Fastweb, c’è da registrare che Meoli, controinterrogato dall’avvocato Ursini, legale di Roberto Contin, ha anche riconosciuto come agli atti non vi siano “carte” che riguardino l’ex responsabile “wholesale” di Fastweb, se non quelle emerse in quanto documenti aziendali. Nient’altro. Inoltre, come Contin non sia mai stato “intercettato” e non compaia mai il suo nome nelle intercettazioni che riguardano altri imputati. Va ricordato, del resto, come agli atti del processo vi sia anche una mail, citata “a discolpa” del suo assistito dall’avv. Ursini, inviata da Carlo Focarelli all’ex dipendente Fastweb, Giuseppe Crudele, dove si legge testualmente: «Andiamo a pranzo ma non far venire RC, così possiamo parlare».


Udienza 30. Oggi il controesame di Meoli


E Telecom Italia Sparkle torna ad essere “strategica” per TI


«Intendo sottolineare l’assoluta estraneità di Luigi Marotta ai fatti trattati in questo processo». Si è aperta con questa dichiarazione spontanea di Carlo Focarelli la trentesima udienza del processo per l’Iva telefonica, in cui dovrebbe iniziare il controesame del capitano della Gaurdia di Finanza Luca Meoli, che in mattinata chiuderà la sua lunga esposizione che ha occupato sei udenze.


Focarelli, prima dell’inizio del dibattimento ha chiesto di fare una precisazione tecnica sulle vicende giudiziarie che hanno interessato due sue società: la Promodata e la Promodata Uk. Dopo questo prologo, il capitano Meoli ha iniziato la lettura del suo elenco.


Intanto, a quel che si legge su Milano Finanza, Telecom Italia avrebbe deciso di “scongelare” la controllata Telecom Italia Sparkle, già oggetto di trattative per la sua cessione prima che venisse coinvolta nel processo. Secondo il settimanale, l’azienda (già oggetto di una semplificazione organizzativa) potrebbe tornare ad essere strategica e crescere grazie ad acquisizioni.


Fattore Umano | On. Bernardini: «Le carceri scoppiano, è piena emergenza»

Rifiuto del vitto e “battitura”: prosegue la protesta negli istituti di pena. In sciopero della fame “a turno” anche 832 parenti di detenuti. La deputata radicale: «Stato delinquente e recidivo per il reato di maltrattamenti e torture». Oggi la visita a Rebibbia, domani alla casa circondariale di Rieti



L’On. Rita Bernardini, deputato radicale, è la “globe trotter” delle carceri italiane. In questi giorni, poi, ha continue richieste da detenuti, parenti di detenuti, associazioni di volontari impegnati sul territorio, rappresentanze di agenti di custodia. E lei si muove come una trottola: stamane a Rebibbia (Roma), l’altro ieri a l’Ucciardone (Palermo), Noto e Siracusa. Domenica sarà a Rieti, la settimana prossima a Spoleto e Padova. Su quel che accade, cioè migliaia di detenuti in sciopero della fame, non fa sconti e giri di parole: «Siamo di fronte ad uno Stato illegale, delinquente e recidivo».





On. Bernardini, sono parole grosse….

Lo so, ma è il minimo che si possa dire: i maltrattamenti e le torture fisiche e psicologiche sono all’ordine del giorno, va avanti così da anni. C’è stata una breve pausa, ma risale all’indulto, da allora è stato sempre peggio. Gli ultimi dati sono un triste record per la storia della Repubblica: oltre 68mila detenuti a fronte di 44mila posti regolamentari. Poi ci sarebbe molto da dire su come vengono calcolati quei 44mila posti. A Catania, per esempio, ho potuto verificare che c’è un’intera sezione chiusa, ma non per questo si dice che c’è meno capienza…


Un passo indietro, che succede nelle carceri?

Succede che migliaia di detenuti, in decine di carceri, da settimane rifiutano il vitto e fanno la “battitura”, cioè protestano picchiando le stoviglie sulle sbarre. Un rumore infernale, per denunciare l’inferno in cui vivono. Tutto è partito da Marco Pannella che 39 giorni fa ha iniziato uno sciopero della fame per lanciare un messaggio chiaro: l’unica soluzione al sovraffollamento e all’illegalità delle carceri italiane è un’amnistia. Altre strade non se ne vedono. Anche i famigliari dei detenuti stanno aderendo “a turno” a questa forma di protesta non violenta: sono in sciopero della fame 305 parenti di detenuti del carcere di Fuorni a Salerno, 121 a Rebibbia, 142 a Poggioreale, 67 a Velletri. In totale ne abbiamo contati 832.


Cosa ha potuto osservare girando in questi giorni le carceri d’Italia?

Sto rilevando un fenomeno grave e preoccupante. È in corso uno “sfollamento” dagli istituti del Nord a quelli del Sud; è un fatto che riguarda soprattutto i detenuti extracomunitari. Ho incontrato gente veramente abbandonata. A parte le difficoltà ovvie di essere stranieri perdono completamente ogni contatto, non hanno avvocati con cui poter parlare, molti non conoscono nemmeno la loro posizione giudiziaria. Sono lì, in galera, e non sanno cosa li aspetta, vivono sospesi, ignorando cosa potrà succedergli. Poi c’è la questione, gravissima, degli agenti di custodia.


Cioè?

Siamo di fronte a organici palesemente sottodimensionati, una carenza che si estende ad educatori e psicologi. In particolare, però, sono gli agenti a vivere situazioni al limite della sopportazione. A Siracusa, ad esempio, ho visto un solo agente per 150 detenuti, uno solo per una intera sezione; il risultato è che a malapena si riescono a garantire le ore d’aria; per il resto tutto il giorno in cella a non fare nulla. Del resto, il numero di suicidi fra il personale penitenziario non è mai stato così alto. Insomma, non si ammazzano solo i detenuti. C’è altro da dire?


Tra le altre cose, c’è una sua interpellanza in Parlamento sulla situazione sanitaria del carcere di Opera, ai bordi di Milano. Qualche risposta?

Martedì prossimo (31 maggio, ndr.), dovrebbe venire in aula un rappresentante del ministro Alfano a rispondere. Il punto è che al carcere di Opera si è data la patente di centro clinico senza che sia davvero tale. Ho potuto verificare con i miei occhi che ci sono persone con gravi patologie, magari costretti a letto per 24 ore, senza cure adeguate. Un tema che la Direzione del carcere ha presente, ma su cui può fare ben poco. Non è un caso che anche ad Opera ci siano 605 detenuti in sciopero della fame, da una settimana.


Udienza 29: la ricostruzione di Meoli si avvia al traguardo


E a sorpresa spunta un video con Zito e Crudele ad Hong Kong


Si avvia verso la fine la lunga ed analitica testimonianza del capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli. Ieri il teste ha illustrato, con dovizia di particolari e di tabelle, i percorsi finanziari del denaro movimentato dal “traffico telefonico”.


Una lunga ricostruzione tabellare dei movimenti circolari dei capitali che, a detta dell’ufficiale della Guardia di Finanza, dovrebbero comprovare il meccanismo di riciclaggio adottato per l’evasione dell’Iva cui, da quanto emerso nelle precedenti udienze, Fastweb risulta estranea.


In questo modo si è quasi esaurita la lunga ed analitica ricostruzione di Meoli, che si concluderà nella prossima udienza con la lettura di «lungo elenco» (parole dello stesso teste) di documenti contabili attestanti i movimenti di denaro a monte e a valle della presunta catena truffaldina.


L’appuntamento è fissato per lunedì 30 maggio perché è saltata l’udienza già prevista per oggi 26 maggio. In quella data comincerà, salvo sorprese, il controesame del capitano Meoli.


Ieri, a ravvivare la seduta estremamente tecnica c’è stata nel pomeriggio una piccola digressione filmica. Il capitano Meoli, infatti, ha esibito un video (rintracciato sul computer di uno dei due indagati) in cui compaiono a turno Bruno Zito e Giuseppe Crudele, che si sono “immortalati” ad Hong Kong. Una testimonianza curiosa, che in se non ha alcuna rilevanza penale, che ha animato l’udienza.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World