Archive del 2011
Il “caso Micucci” sotto i riflettori
L’edizione online del settimanale Tempi: «Micucci, 14 mesi in carcere senza poter parlare con un PM»
«Prosegue il processo per il presunto maxi riciclaggio di due miliardi di euro che coinvolge anche ex manager delle società telefoniche Fastweb e Telecom Italia Sparkle. L’udienza 24 del processo è stata dominata dalle dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata resa dall’imprenditore Massimo Micucci, accusato di aver contribuito in vario modo a riciclare i capitali in capo a Carlo Focarelli.
Nell’udienza della mattinata, prima di sapere della sua prossima scarcerazione, Micucci aveva fatto presente, con una dichiarazione spontanea, di non esser mai stato interrogato nel corso dei 14 mesi di detenzione, nonostante le richieste in tal senso del suo difensore. «In data 30 marzo 2010 – conferma l’avvocato Fabio Federico – ho presentato per conto del mio assistito un’istanza in tal senso. Ma non ho mai ricevuto una risposta ufficiale». E in via informale? «Mi è stato spiegato che se il mio assistito avesse voluto fornire elementi utili per l’accusa sarebbe stato ascoltato volentieri. Altrimenti, l’interrogatorio sarebbe risultato inutile».
Insomma, si può stare 14 mesi in carcere senza incontrare un inquirente per spiegare la propria posizione, a meno che non si vogliano rendere dichiarazioni gradite alla tesi di accusa? «È così – conferma l’avvocato Federico – anche se, in realtà, l’articolo 358 del codice di procedura penale prevede che il pm indaghi anche fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini. Inoltre, secondo l’articolo 374, il pm riceve le dichiarazioni spontanee dell’indagato, cosa che, a mio avviso, vale a maggior ragione per chi sta in carcere».
In 14 mesi, dunque, Micucci non è riuscito a parlare con un pm. La sua detenzione, dall’arresto nel febbraio 2010 nell’ambito dell’inchiesta “Iva telefonica” con l’accusa di associazione per delinquere e riciclaggio internazionale, si collega all’ordinanza firmata dal gip Aldo Morgigni. In essa si accusa lo stesso Micucci, amico di Carlo Focarelli, di aver collaborato in qualità di amministratore unico di alcune società che facevano capo allo stesso Focarelli, per favorire l’evasione fiscale di quest’ultimo attraverso le società da lui amministrate.
A queste accuse Micucci oppone, come dichiarato in aula, di aver assunto l’incarico di amministratore delle società di Focarelli dopo i fatti contestati nell’ambito della frode fiscale. Le accuse verranno esaminate nella loro sede processuale ma occorre riflettere su questi 14 mesi di silenzio “forzato”».
Udienza 24: anche Massimo Micucci esce dal carcere
Dopo la dichiarazione spontanea in aula: «Io, in cella da 14 mesi, senza esser interrogato»
L’udienza 24 del processo sull’Iva telefonica è stata dominata dalle dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata resa dall’imprenditore Massimo Micucci, accusato di aver contribuito in vario modo a riciclare i capitali in capo a Carlo Focarelli. Micucci ha fatto presente che la sua richiesta avanzata tramite i difensori di essere interrogato per poter chiarire la sua posizione non ha ricevuto risposta alcuna durante i 14 mesi di detenzione preventiva. Poche ore dopo, nel pomeriggio, è stata firmata l’istanza di scarcerazione per lo stesso Micucci che si unisce così alla schiera di altri imputati (dodici) che hanno lasciato il carcere prima di Pasqua. Attualmente risultano ancora detenuti: Gennaro Mokbel, Franco Pugliese, Carlo Focarelli, Luigi Marotta, Silvio Fanella e Luca Breccolotti.
Nel corso dell’udienza si sono registrate anche le dichiarazioni spontanee del Maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola che ha tenuto a precisare di non aver maneggiato dossier secretati ma di aver avuto a che fare, al contrario, con indagini assegnate secondo criteri trasparenti, e dell’avvocato Paolo Colosimo, che ha tenuto a precisare come, al contrario di quanto emerso da alcuni interrogatori, abbia sempre agito su mandato professionale per conto dell’ex senatore Nicola Di Girolamo e come la sua frequentazione della gioielleria di Fabrizio Soprano fosse da collegare alla sua passione per gli orologi non agli affari di Gennaro Mokbel. Quest’ultimo, invece, è intervenuto per precisare che, al contrario di quanto gli viene comunemente attribuito dagli organi di stampa, non è, da sempre, un estremista di destra. Al contrario, Mokbel rivendica le sue origini di uomo della sinistra, almeno finché, causa il suo arresto per reati legati agli stupefacenti, non ha fatto conoscenza in carcere di esponenti dell’estrema destra della Capitale e di esponenti della banda della Magliana.
Udienza 23: un solo teste in aula
Tutti assenti, con diversa motivazione, salvo Fabrizio Soprano, guardia di Ps, chiamato a rispondere sul trasporto di alcuni valori da una gioielleria di Mokbel. Prossima udienza il 29, poi dal 3 maggio al via le deposizioni dei “verbalizzanti”, a partire dal Capitano della GdF Luca Meoli
È stata un’udienza breve, durata soltanto poco più di un’ora, quella di stamane al processo per l’“Iva Telefonica”. Il motivo è che rispetto al lungo elenco dei testimoni attesi se ne è presentato uno solo: Fabrizio Soprano, guardia di Ps, il quale assieme al collega Mirko Pontelini, svolgeva anche un secondo lavoro, sia come autista che come vigilante e portavalori, presso una galleria d’arte e una gioielleria che facevano capo a Gennaro Mokbel. In aula, Soprano ha risposto proprio ad alcune domande relative ad un trasporto di gioielli avvenuto da Milano a Roma. Assente, invece, uno dei testi di maggiore interesse, Maurizio Laurenti, già collaboratore e amico di Carlo Focarelli, che ha motivato l’impossibilità a presentarsi “per ragioni di salute”.
Il processo proseguirà quindi venerdì 29 aprile quando, a meno di ulteriori assenze, sfileranno davanti ai giudici: Milena Migliozzi, Pietro Santini (maresciallo della Polizia valutaria), Isabella Sorgi (ex compagna del Maggiore GdF Luca Berriola), Paolo Casamenti e Sergio Placidi, entrambi ex poliziotti.
Infine, il 3 maggio terminato il controinterrogatorio dell’avvocato Federico Palazzari, esperto di questioni legali e societarie ad Hong Kong, sarà la volta del Capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli, con cui inizieranno le deposizioni dei “verbalizzanti”, ovvero i poliziotti e i finanzieri che hanno effettuato le indagini.
Riparte il processo “Iva telefonica”: in aula il collaboratore di Carlo Focarelli
Dopo i patteggiamenti, le assoluzioni e le condanne comminate venerdì scorso, dopo una camera di consiglio di dieci ore dal Gup Zaira Zecchi, riparte oggi, 27 aprile, il processo per l’Iva telefonica davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma con un nutrito programma di esame dei testi. Davanti alla Corte sfileranno, infatti, Fabrizio Soprano, Fabrizio Rubini, Andrea Vecchione, Andrea De Dominicis e Maurizio Laurenti, collaboratore di Carlo Focarelli.
Intanto, escono dal processo alcuni protagonisti. Il Gup, infatti, ha respinto solo la proposta di patteggiamento (cinque anni) concordata dall’ex senatore Nicola Di Girolamo, accogliendo invece la proposta di cinque anni di reclusione per l’ex dipendente di Fastweb Giuseppe Crudele e per il broker Marco Toseroni, puniti per associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’evasione fiscale, riciclaggio transnazionale aggravato, dichiarazione infedele mediante l’uso di fattura per operazioni inesistenti.
Prime sentenze al processo TIS-Fastweb
Assoluzioni e patteggiamenti davanti al Gup che respinge l’accordo per Di Girolamo
Dopo le testimonianze al processo per l’“Iva telefonica”, arrivano le prime condanne per diversi imputati già comparsi come testi davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. In realtà, il Gup Zaira Secchi ha rifiutato la richiesta di patteggiamento per Nicola Di Girolamo giudicando non adeguata la condanna a cinque anni concordata con la Procura perché non congrua ai reati commessi. L’ex senatore sarà giudicato il 23 maggio da altro giudice con rito abbreviato.
Al contrario il giudice ha accolto il patteggiamento per l’ex dipendente Fastweb Giuseppe Crudele e il manager Marco Toseroni: entrambi sono stati condannati a cinque anni per associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’evasione fiscale, riciclaggio transnazionale aggravato e dichiarazione infedele attraverso l’emissione di fatture inesistenti. Il Gup, che ha condannato anche altri imputati che avevano chiesto il giudizio con rito abbreviato e proceduto a due assoluzioni, ha altresì comminato una pena di cinque anni per Augusto Murri e di quattro anni e otto mesi per Antonio Ferreri, entrambi accusati per l’emissione di fatture inesistenti nell’ambito dell’operazione “Phuncard”. Sono stati condannati anche Dario Panozzo (quattro anni e quattro mesi) amministratore della Planetarium, altra società coinvolta nel giro di fatture fasulle, il gemmologo Massimo Massoli, per impiego di denaro di provenienza illecita e Giulio Cordeschi.
Infine, pena di un anno e sei mesi per Marco Iannilli, accusato di aver favorito, in concorso con Roberto Macori (condannato a sei anni) e Gennaro Mokbel, la cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto, che si attivò per l’elezione al Senato di Nicola Di Girolamo.
Assolti con formula piena Roberto Caboni e Renzo Mattioli.
Iva Telefonica: il processo riprende il 27 aprile con Laurenti
Previsto l’esame di dieci testi nelle udienze del 27 e del 29 aprile
Dieci testi in due sole udienze. Riparte con questo programma ambizioso il processo per l’Iva telefonica davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. Nella giornata del 27 aprile, in particolare, è in programma l‘esame di: Fabrizio Soprano, Fabrizio Rubini, Maurizio Laurenti, Andrea Vecchione e Andrea De Dominicis.
La testimonianza attesa con più interesse è quella di Maurizio Laurenti, amico e collaboratore di Carlo Focarelli. Seguirà l’esame di Fabrizio Rubini, coinvolto nell’inchiesta perché, secondo l’accusa, fa capo a lui – conoscente di antica data dell’ex senatore Di Girolamo – un conto corrente e San Marino su cui furono accreditati da parte dell’organizzazione diversi milioni di euro provenienti da vari paradisi fiscali.
Sarà ascoltato anche Fabrizio Soprano, il poliziotto che, assieme al collega Mirko Pontelini, volgeva un secondo lavoro, come autista, portavalori e vigilante presso la galleria d’arte e la gioielleria che facevano capo a Gennaro Mokbel.
Infine, dovrebbero essere sentiti anche l’anatomopatologo Andrea Vecchione e Andrea De Dominicis, gioielliere, protagonista di alcuni viaggi ad Hong Kong ed in Belgio per svolgere perizie su pietre preziose acquistate dall’organizzazione.
La sfilata dei testi occuperà anche l’udienza di giovedì 29 aprile. In quell’occasione è prevista la testimonianza di Milena Migliozzi, Pietro Santini (maresciallo della Polizia valutaria), Isabella Sorgi (l’ex compagna del maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola), Paolo Casamenti e Sergio Placidi, entrambi ex poliziotti, pentiti, al centro di un’inchiesta per riciclaggio legata al commissariato Trastevere, arrestati nell’aprile del 2005, le cui deposizioni sono state prese in considerazione, si legge nella sentenza del Gip, per «meglio valutare la figura del Berriola».
Rassegna Stampa (6): Il caso Scaglia diventa un “caso”
Una lettera al direttore del settimanale Tempi ricostruisce alcuni aspetti della vicenda carceraria del fondatore di Fastweb
In particolare, ricordando ciò che scrisse la moglie Monica Aschei Scaglia il 14 maggio 2010 al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una “corretta” precisazione verso un articolo comunque esemplare, di quelli che si vorrebbe leggere più spesso, su come funziona la custodia cautelare (pena preventiva?) nel nostro Belpaese.
«Volevo segnalare un particolare non da poco sulla vicenda giudiziaria di Silvio Scaglia, che nel vostro articolo nel numero 13 vi è sfuggita: Scaglia è uscito dal carcere per andare agli arresti domiciliari solo quando la moglie, credo ormai esasperata, ha scritto una lettera al presidente della Repubblica per sapere le ragioni per le quali suo marito si trovasse ancora in galera, pur mancando i requisiti di legge per la sua permanenza in loco (no pericolo di fuga: è tornato apposta per farsi arrestare da uno Stato estero privo di accordi di estradizione con l’Italia; no reiterazione del reato: i fatti incriminati risalivano ad anni precedenti; no inquinamento delle prove: non lavorava più in Fastweb da un paio d’anni). Napolitano rispose alla lettera e, dopo il solito melenso peana sull’autonomia e indipendenza della magistratura che gli impedivano qualsivoglia intromissione, scrisse che avrebbe preso informazioni: ebbene, qualche giorno dopo Silvio Scaglia uscì dal carcere. Ho voluto ricordare questo episodio perché emblematico della deriva arbitraria e disumana a cui si riduce un potere autoreferenziale senza limiti e contrappesi, qual è divenuto oggi quello giudiziario italiano». Un caro saluto. Luca Cantatore via internet.
La risposta:
«Fate finta che Dio non esiste. La vita degli uomini è di 70-80 anni. Vediamo quale Giudice dirà l’ultima parola».