Archive del 2011
Fattore Umano
Dal blog uno spazio per raccontare le storie di “ordinaria ingiustizia” dentro le carceri nell’Italia di oggi
Quante sono le storie di “ordinaria ingiustizia” dentro le carceri nell’Italia di oggi? Di libertà negata e dignità soppressa? Nessuno lo sa, nessuno è in grado di dirlo, ma intanto a prescindere che qualcuno sia colpevole o innocente, e ben prima di appurarlo, la macchina si mette in moto: carcerazione preventiva, attesa di giudizio, processi dai tempi biblici. E nel frattempo la tortura psicologica, e perfino fisica, diventano la regola di un meccanismo kafkiano dove tutti – almeno a parole – “applicano la legge”.
Per questo il blog ha deciso di aprire uno spazio chiamato Fattore Umano dove queste storie avranno la possibilità di essere raccontate. A partire da quella di Gennaro Mokbel (detenuto a Civitavecchia, imputato al processo per l’Iva Telefonica) che sarà pubblicata domani.
Riceviamo e pubblichiamo
In merito al nostro post del 31 marzo Crudele: «Pagato per stare zitto» riceviamo e pubblichiamo la richiesta di rettifica da parte dei difensori dell’ing. Giuseppe Crudele.
Cogliamo l’occasione per ricordare che considerata la delicatezza dei temi trattati, la redazione del blog elabora i post sulla base di fonti ufficiali e accreditate quali le agenzie di stampa presenti in aula e i verbali delle udienze.
Siamo disponibili a pubblicare ogni rilievo e critica al nostro lavoro che – ci teniamo a sottolinearlo – si fonda su una attenta e scrupolosa analisi delle fonti.
Poiché non si vuole in alcun modo interferire nella difesa degli imputati, questo blog è ovviamente disponibile a riferire “il significato della deposizione dell’ing. Crudele” e le ragioni per le quali detto significato sarebbe “esattamente opposto” al tenore letterale e o all’interpretazione data dal blog.
Fattore Umano | Massimo Comito: «Pare assurdo, ma bisogna riabituarsi alla libertà»
L’ex manager di TIS al blog: «Ho un presente incombente da affrontare, passo dopo passo». E aggiunge: «Resta l’amarezza di avere subito un licenziamento “pubblico” e “sbrigativo” dall’azienda per cui ho lavorato per vent’anni… Per fortuna ho una splendida famiglia»
Ingegner Comito, l’aria della “libertà” dopo un anno. Le emozioni, i pensieri…
Senza retorica, è come imparare nuovamente a scrivere o perfino a parlare. Si figuri che i primi giorni li ho trascorsi a passeggiare per ore nei pressi di casa, a guardare le vetrine dei negozi come fosse la prima volta. È una lenta presa di coscienza, pare assurdo ma bisogna “riabituarsi” ad essere liberi. Una volta, soprapensiero, mi sono ritrovato in preda al panico all’idea di dover affrettare il ritorno a casa per chiamare la stazione dei carabinieri e comunicare il mio rientro. Come quando agli arresti domiciliari tornavo dalle udienze e telefonavo ai miei controllori. Fortunatamente è una condizione d’animo transitoria, man mano che i giorni passano la situazione si va normalizzando. Non vorrei però dimenticare: le sensazioni iniziali dell’aria sulla faccia, quel che significa aver perso la liberta di uscire per strada, e poi sentirsi di nuovo libero da costrizioni come quelle subite durante questo terribile anno.
Cosa resta dentro?
Come dicevo, porto con me da questa esperienza il desiderio di concentrarmi il più possibile su quanto ho vissuto, mantenendo vive nella mente le splendide sensazioni provate nei primi giorni di libertà. In carcere qualcuno mi diceva “vedrai, fra qualche anno non ricorderai nemmeno la cella in cui hai vissuto per mesi”, ma non credo sia il modo migliore per reagire. Piuttosto penso che, senza farmi troppo male, il ricordo di questo periodo mi darà la forza di affrontare al meglio il futuro. Anche se il mio futuro non riesco ancora a delinearlo, mi appare del tutto incerto.
Cosa può dire del carcere? La dimensione del quotidiano…
Sembrerà strano ai “benpensanti”, fra i quali annovero anche me prima dell’arresto, ma ho trovato tanta umanità fra i detenuti e fra i volontari, che operano a supporto di chi cerca conforto. Purtroppo, non posso dire altrettanto degli… operatori stipendiati. In carcere ho letto tanto e non ho disdegnato, anzi mi hanno aiutato molto, i rapporti con persone che mai avrei immaginato potessero essere così disponibili all’ascolto e a dispensare consigli di “sopravvivenza quotidiana”. Consigli senza i quali la vita dietro le sbarre diventa terrificante, specie per persone che hanno fatto dell’onestà il riferimento della propria vita. Approfitto di questa occasione per ringraziare i tanti amici e conoscenti che hanno avuto il pensiero di scrivermi, donandomi una delle poche gioie quotidiane della vita in carcere, e cioè il ritiro della posta consegnata dalle guardie a noi detenuti messi dietro le sbarre del cancello di accesso alla sezione, ogni giorno alle 16, domenica e festività escluse.
Prima le sbarre, poi i domiciliari, cosa è cambiato?
Si passa dalla cella al “carcere domestico”: il passo è ovviamente semplice, ma non nascondo che trascorsi i primi giorni di grande euforia per la ritrovata fisicità dei propri affetti, lo stato mentale di detenuto si è ripresentato in tutta la sua evidenza e i controlli, anche quattro al giorno, notte inclusa, hanno contribuito a tenerlo ben desto.
La sua famiglia ha resistito?
La mia famiglia è riuscita a superare gli effetti di questo terremoto, in forza dei valori sui quali mia moglie ed io l’abbiamo costruita; quanto ai conoscenti in parecchi mi hanno detto “se è successo a te, può succedere a tutti”. A pensarci bene è terribile…
Diceva prima del futuro, vede solo incertezza?
Ho ancora un presente incombente da affrontare, passo dopo passo. E per tutela mentale mi pongo solo obiettivi di breve termine. Resta l’amarezza di avere subito un licenziamento “pubblico” e “sbrigativo” dall’azienda per cui ho lavorato per vent’anni… Per fortuna ho una splendida famiglia, mia moglie instancabile lavoratrice, senza la quale non potrei nemmeno stare a rispondere alle sue domande, se non altro perché non avrei neanche i soldi per la quotidianità. E mio figlio, studente al liceo: un pezzo del cuore, come si dice.
Ha ancora fiducia nella giustizia?
Questa assurda esperienza ha ingenerato in me, e nella mia famiglia, l’orrenda sensazione di vivere in una società basata su un matrimonio di “reciproco interesse” fra il sistema e i giornalisti, con un rapporto di causa-effetto talvolta non delineato, e per questo fonte di terribile dibattito politico. È un circolo vizioso che contribuisce a rendere il sistema giudiziario, ed in particolare l’uso della custodia cautelare che cattura l’occhio peloso della pubblica opinione, quanto di più insensibile ci possa essere verso un essere umano: in nome della visibilità e di interessi professionali ci si dimentica che dietro la “semplice” carcerazione di un presunto innocente si finiscono per condannare anche mogli, genitori e figli, piccoli o grandi che siano. Una condanna che si abbatte sulle loro esistenze, sconquassa la vita e può disperare profondamente.
Rassegna stampa (6)
Le “sbarre anticipate” di Tempi
Il settimanale ricostruisce l’odissea giudiziaria che ha coinvolto i manager tlc sulla presunta frode dell’Iva Telefonica, a partire dal racconto della detenzione di Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario di Fastweb. E pone una domanda: “Siamo tutti uguali a Totò Riina?”
Clicca sull’immagine per leggere l’articolo.
Scaglia: “Fastweb non era in difficoltà”
Con una dichiarazione in aula, al termine del controesame di Crudele, il fondatore della società ha contestato le affermazioni dell’ex manager sul presunto stato di crisi aziendale: «Al contrario – ha detto Scaglia – il 2004 e il 2005 erano un momento di grande sviluppo. Sono state assunte in quel biennio 1500 persone e realizzati investimenti per un miliardo di euro. In più era stato approvato un piano di altri tre miliardi di investimenti per arrivare ad estendere la rete alla copertura nazionale»
«Vorrei correggere l’immagine di una Fastweb in difficoltà negli anni 2004-05, al punto da non poter pagare gli stipendi. Contrariamente, Fastweb tra il 2004 e il 2005 era in un momento di grande sviluppo. Sono state assunte in quel biennio 1500 persone e realizzati investimenti per un miliardo di euro. In più era stato approvato un piano di altri tre miliardi di investimenti per arrivare ad estendere la rete alla copertura nazionale. È vero che c’erano delle negoziazioni con le banche per linee di credito sino a 12-13 miliardi di euro, ma era per un’offerta destinata all’acquisizione di Wind, un’offerta poi abbandonata per l’arrivo di Sawiris che alzò la posta». È quanto dichiarato da Silvio Scaglia, davanti ai giudici nel corso dell’udienza 20, al termine della deposizione di Giuseppe Crudele, l’ex responsabile del settore Vendita e Servizi voce di Fastweb.
Crudele aveva infatti detto di aver saputo che, in quel periodo, Fastweb era in difficoltà tanto da «rischiare di non pagare le tredicesime», e che lui avrebbe deciso di coinvolgere nell’operazione “Traffico Telefonico” anche Telecom Italia Sparkle perché «non c’era abbastanza cassa per proseguire da soli». Due affermazioni “contestate” dal fondatore di Fastweb, il quale ha ricordato come, al contrario, proprio in quel periodo in Fastweb si valutasse un’eventuale acquisizione del concorrente Wind, e non certo di come trovare i soldi per le buste paga.
L’ex manager ha poi ammesso di avere ricevuto 3 milioni di euro «per stare zitto, per tacere» e, proprio per questo, di non avere mai informato il suo diretto superiore in Fastweb, Fabrizio Casati, che il “minutaggio” fosse fittizio, perché da un punto di vista tecnico il segnale che veniva registrato dalla rete Fastweb era lo stesso e non c’era modo di coglierne l’anomalia.
Ad una successiva domanda posta da un legale difensore: «Senza i tre milioni il suo comportamento sarebbe stato corretto?» Crudele ha risposto di «Sì». Quanto a Telecom Italia Sparkle, l’ex responsabile del settore Carrier Sales Italy, Antonio Catanzariti, anche lui imputato, è intervenuto per precisare che «dal mio punto di vista e dal punto di vista di TIS il traffico registrato era reale: non ho mai avuto alcun elemento che potesse farmi supporre che dietro al business ci potesse essere una frode, non ho mai parlato di Iva evasa con Crudele».
Crudele: «Pagato per stare zitto»
Incalzato dalle difese al controesame, l’ex responsabile del settore Vendita e Servizi Voce di Fastweb ammette di aver “taciuto” in azienda su Focarelli e sul traffico generato in modo fittizio: solo lui era a conoscenza che il traffico venisse simulato attraverso macchinari. Mentre la società registrava e vedeva soltanto minutaggio regolare
Tre punti alle difese, zero all’accusa. Questo, in sintesi, il risultato del controesame di Giuseppe Crudele, l’ex responsabile del settore Vendita e Servizi Voce di Fastweb, incalzato dalle domande degli avvocati difensori sull’operazione “Traffico Telefonico”. «Sono stato pagato per stare zitto, per tacere», ha ammesso Giuseppe Crudele. Tre milioni di euro per non dire all’azienda della vera natura del business “Traffico Telefonico”. «Ma che cosa ha taciuto?», è stato chiesto da un legale. Crudele ha così risposto:
- che era strano che Focarelli essendo consulente Diadem e I-Globe chiedesse a Fastweb l’interconnessione con una centrale di commutazione;
- che era strano che venisse utilizzata la rete Internet per far passare il traffico telefonico Premium;
- che, stante la sua responsabilità, avrebbe dovuto chiedere a Fastweb, ma non lo fece, di fare la “due diligence” della società Diadem;
- che avrebbe potuto chiedere di approfondire, ma non lo fece, le «modalità tecniche» del business.
Dunque, secondo quanto dichiarato da Crudele, il traffico era effettivamente “simulato” (come se si stesse trattando della telefonata di un utente), grazie all’utilizzo di alcuni “macchinari” (generatori di traffico, ndr.), ma all’azienda non poteva che apparire del tutto regolare perché, da un punto di vista tecnico, il segnale che viene registrato dalla Rete è lo stesso e non c’è nessun modo di coglierne l’anomalia. Fastweb non poteva in nessun modo accorgersene, al contrario “vedeva” minutaggio regolare e lo fatturava. Crudele ha anche ammesso che era l’unico, in azienda, ad essere a conoscenza della fittizietà del traffico.
Crudele ha riconosciuto nel corso del controesame che nella presentazione ufficiale della proposta commerciale (sequestrata dalla Procura di Roma e discussa in aula), destinata ad una valutazione del management di Fastweb, evitò consapevolmente di indicare i possibili rischi, per non generare domande scomode in azienda.
Ma ecco un passaggio cruciale del controesame:
Domanda: «Si può dire che solo lei in Fastweb avesse conoscenza che il traffico fosse fittizio?»
Crudele: «Sì»
Domanda: «Ha detto a Casati (suo diretto superiore in Fastweb, ndr.) che il traffico era fittizio?»
Crudele: «No»
Domanda: «Senza i tre milioni il suo comportamento sarebbe stato corretto?»
Crudele: «Sì»
Oggi il controesame di Crudele proseguirà con le domande da parte dei legali difensori di Telecom Italia Sparkle. Per quanto riguarda il calendario, sono state annullate le udienze del 7 e del 26 aprile, riprotette da quella del prossimo 13 maggio.
Udienza 19: al via il controesame di Crudele
Al vaglio delle difese le affermazioni dell’ex dipendente Fastweb
Sarà un’udienza di particolare interesse: questa mattina infatti, una volta esaurito l’esame da parte dei PM di Giuseppe Crudele, l’ex responsabile del settore Vendita e Servizi Voce di Fastweb (la cui richiesta di patteggiamento è ancora in via di definizione), la parola passerà ai difensori degli imputati.
Crudele ha confermato in aula quanto già affermato nei suoi interrogatori, vale a dire che dal suo punto di vista, quindi su un piano puramente “congetturale”, l’operazione commerciale “Traffico Telefonico” rispetto alla quale ha ammesso di essersi accordato con Carlo Focarelli per ricevere un compenso, non aveva una fondata «ragione tecnica ed economica», aggiungendo che secondo la sua opinione Fastweb all’epoca, cioè nel 2004, presentava «problemi di cassa».
Al termine del controesame di Crudele, a salire sul banco dei testimoni sarà Barbara Murri, sorella di Augusto Murri, interrogato già nei giorni scorsi, poi toccherà all’avvocato Federico Palazzari, esperto di questioni legali e societarie ad Hong Kong, a Marco Iannilli, consulente dell’affare Digint (Finmeccanica) e, infine, a Maurizio Laurenti, titolare di una società ad Hong Kong.
Udienza 18: Crudele spiega i rapporti con Zito e Focarelli
“La promessa era di dividere il compenso in tre parti”
«L’idea era di Carlo Focarelli. Mi era stato presentato da Bruno Zito, mio diretto superiore in Fastweb. Focarelli era una persona arcinota in Fastweb, era considerato un cliente Vip, era un consulente di società che avevano fatto business con Fastweb sin dal 2001, affari significativi sia per fatturato che per margine di guadagno. La promessa iniziale di Focarelli era quella di dividere il compenso delle sue parcelle in tre parti, una per lui, una per me e l’altra per Zito». Questo ha dichiarato Giuseppe Crudele, ex responsabile del settore Vendita e Servizi Voce di Fastweb, nel corso del processo su un maxi riciclaggio di oltre due miliardi che lo vede imputato assieme ad altre 25 persone in corso davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma.
«Quello che doveva essere un affare di circa due milioni di euro al mese per Fastweb – ha raccontato Crudele, che dopo il suo arresto ha deciso di collaborare con i magistrati ammettendo le proprie responsabilità, concordando un patteggiamento ancora in via di definizione –, è passato in poco tempo ad un volume di 10-15 milioni. Tanto è vero che inizialmente pensavo di intascare per l’affare una cifra di circa trecentomila euro, mentre invece ho ricevuto in sei mesi tre milioni di euro su un conto corrente personale appositamente aperto ad Hong Kong. La medesima cifra è stata guadagnata anche da Bruno Zito».
Quanto al coinvolgimento nella vicenda di alcuni ex manager di Telecom Italia Sparkle (TIS), Crudele ha detto di essere stato lui a «presentare a Carlo Focarelli il mio omologo in TIS ovvero Antonio Catanzariti e questo perché l’affare non poteva essere messo in piedi solo con Fastweb che all’epoca aveva problemi di cassa».
L’esame di Crudele proseguirà mercoledì, quando la parola passerà ai difensori degli imputati. L’udienza è iniziata in forte ritardo per l’assenza, per motivi di salute, di Gennaro Mokbel.