Archive del 2011

Udienza 18: al via l’interrogatorio di Crudele


Davanti ai magistrati l’ex funzionario di Fastweb che ha curato il rapporto con Focarelli


Riparte stamane, con l’udienza numero 18, il processo per l’“Iva telefonica”. La giornata sarà interamente dedicata all’interrogatorio seguito, se ci sarà il tempo necessario, dal controesame di uno dei testi più attesi: l’ex funzionario di Fastweb Giuseppe Crudele.


È stato Crudele, in qualità di responsabile della divisione Grandi Aziende, uno dei principali interlocutori di Carlo Focarelli, con cui compì anche viaggi ad Hong Kong, fin dall’avvio dell’operazione “Traffico Telefonico”. Si tratta, perciò, di un teste–chiave, indagato in reato connesso, per accertare chi eventualmente fosse a conoscenza, in Fastweb, della natura truffaldina dell’operazione.


Quello di stamane è il primo dei tre appuntamenti della settimana. Il processo, dopo la pausa di martedì (l’udienza già prevista è slittata in data 13 aprile, ndr.), proseguirà infatti mercoledì 30 e giovedì 31 marzo.


Al termine dell’interrogatorio di Crudele, sarà la volta di Barbara Murri, sorella di Augusto (già interrogato nei giorni scorsi), l’avvocato Federico Palazzari, esperto di questioni legali e societarie ad Hong Kong e Marco Iannilli, consulente dell’affare Digint e Maurizio Laurenti, titolare di una società ad Hong Kong.


Udienza 17: in attesa di Crudele continua la sfilata dei testi


E Mokbel protesta contro il calendario troppo fitto


«Siamo esseri  umani. Questo calendario di udienze è troppo fitto, per me è diventato insostenibile. Così non ce la faccio». Con questa dichiarazione di Gennaro Mokbel si è chiusa ieri la diciassettesima udienza del processo per l’”Iva telefonica”.


Mokbel, detenuto nel carcere di Civitavecchia, si è lamentato per il calendario troppo fitto. «Con dieci udienze al mese, spesso consecutive – ha affermato nella sua dichiarazione spontanea – non c’è neanche il tempo per lavarsi e mangiare perché le docce del carcere chiudono presto e in carcere si mangia alle 11 e alle 17». Il Presidente della Prima Sezione del Tribunale, Giuseppe Mezzofiore, ha preso atto delle lamentele di Mokbel, disponendone la messa a verbale.


L’udienza di ieri, intanto ha registrato come previsto le testimonianze del gioielliere Massimo Massoli, che ha parlato di alcune transazioni su diamanti e pietre preziose ad Anversa e su alcuni spedizioni in Oriente e di Nathalie Dumesnil, cui si deve l’invio di alcuni bonifici per conto dell’organizzazione, da Hong Kong. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Fabrizio Caccetta, amico di Augusto Murri.


Il processo proseguirà lunedì 28 con una delle testimonianze più attese, quella dell’ex funzionario di Fastweb Giuseppe Crudele. È stata invece rinviata l’udienza di martedì 29 marzo (che sarà recuperata il 14 di aprile). Si terranno invece regolarmente le udienze già fissate per il 30 e 31 marzo.


Nel caso sia già esaurita la testimonianza di Crudele, saranno così ascoltati i seguenti testi:

  • Barbara Murri, la sorella di Augusto Murri, già interrogato nei giorni scorsi;
  • l’avvocato Federico Palazzari, esperto di questioni legali e societarie ad Hong Kong;
  • Marco Iannilli, “consulente” nell’affare Digint;
  • Maurizio Laurenti, titolare di una società ad Hong Kong.


Il processo riparte con un “tris” di interrogatori


Prevista l’audizione di Nathalie Dumesnil, Fabrizio Caccetta e Massimo Massoli


Concluso l’interrogatorio di Marco Toseroni, il processo sull’“Iva telefonica” riparte oggi con l’audizione di tre testi considerati, almeno sulla carta, “minori”. Davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma compariranno: Fabrizio Caccetta, Nathalie Dumesnil e Massimo Massoli. Quest’ultimo è un orefice della capitale, con un negozio in Campo de’ Fiori, emerso nelle prime fasi dell’inchiesta quale uno dei possibili canali di riciclaggio per conto dell’organizzazione. In particolare, per alcuni viaggi ad Hong Kong.


Sempre ad Hong Kong si è recata, almeno in un paio di occasioni, Nathalie Dumesnil che nella piazza finanziaria asiatica ha effettuato diversi bonifici per conto di Marco Toseroni che ha tenuto a precisare che la stessa Dumesnil era del tutto inconsapevole, a suo dire, della natura delittuosa delle operazioni.


Infine, il programma prevede l’esame di Fabrizio Caccetta,  amico di Augusto Murri.


In sostanza l’udienza numero 17 sembra avere un carattere interlocutorio nell’attesa degli appuntamenti della prossima udienza che si aprirà con l’interrogatorio dell’ex funzionario di Fastweb Giuseppe Crudele.


Vincino: “Tra il carcere e i domiciliari”

Il commento di Vincino all’intervista a Mario Rossetti pubblicata ieri dal blog


 

 

Fattore Umano | Mario Rossetti: «È stato un esercizio si sopravvivenza»


Ad un mese dalla scarcerazione, l’ex direttore finanziario di Fastweb racconta al blog la sua esperienza di detenuto: «Cerchi di pensare a quello che hai e nessuno ti può togliere, come la tua famiglia». E aggiunge: «Grazie di cuore a tutti coloro che mi sono stati vicini e solidali»



Dottor Rossetti, un mese dopo la “libertà ritrovata” il primo pensiero che viene in mente?

Il primo è un grazie di cuore a tutte le persone che sono state vicine a me e alla mia famiglia, che hanno manifestato ed espresso la loro solidarietà. In particolare mi ha sorpreso positivamente la vicinanza di chi fa un mestiere simile al mio e che ha compreso meglio di altri cosa sia successo e ha declinato sulla propria situazione personale quello che mi è successo. Poi, visto che me lo chiede oggi pomeriggio, ci sono poche cose belle come una passeggiata con i bambini al parco, in una giornata di sole.


Che segni lascia un’esperienza del genere?

Sono stato detenuto esattamente un anno e un giorno: un anno di isolamento e solitudine. A suo modo, è stato anche un viaggio interiore e di approfondimento. Di sicuro un esercizio di sopravvivenza: spesso era difficile non pensare alla violenza che veniva fatta a me e alla mia famiglia, ma più ci pensi più rischi di perdere la testa.  Ecco perché devi riuscire a volgere la tua mente verso immagini positive, verso quello che hai e nessuno ti può togliere, come la tua famiglia. Il problema è che anche la famiglia finisce sotto stress. Ad esempio, si pensa comunemente che passare dal carcere ai domiciliari sia quasi la fine di ogni problema. Certo che il carcere è orrendo, ma la verità è che a finire ai domiciliari è tutta la tua famiglia, il tuo stato detentivo si trasmette a tutti loro. I miei figli, ad esempio, hanno dovuto aspettare 4 mesi perché un amichetto potesse venirli a trovare. E solo dopo una formale istanza al Tribunale è potuto accadere. Inoltre, l’aver ancora oggi sequestrati tutti i beni miei e di mia moglie ha creato una difficoltà ulteriore nell’affrontare i problemi della vita quotidiana. E oggi la libertà sicuramente mi permette di affrontare personalmente queste situazioni ma l’esercizio di sopravvivenza ancora… continua!


Insomma, si è ristretti in tutti i sensi…

Non voglio fare filosofia ma gli essere umani sono relazione: gli arresti sottraggono questa dimensione fondamentale.


Qualcosa di positivo, se non è azzardato chiederlo…

Beh, ho vissuto un anno senza usare Blackberry e telefono! Battute a parte, una cosa bella è successa: da uomo professionalmente molto impegnato non ho mai dedicato molte ore ai figli. In questo dramma, lo confesso, ho scoperto il piacere di trascorrere molte ore con loro. Ho tre figli di 11, 10 e 3 anni. Quello più piccolo si è così abituato a tornare a casa alle 4 di pomeriggio e avere il papà a sua disposizione che adesso un po’ comincia a lamentarsi…


Come si fa a spiegare a tre figli piccoli che sei innocente, che è tutto uno sbaglio giudiziario?

È questa la cosa terribile: se sono grandi capiscono da soli, ti puoi confrontare, spiegare, con tre figli piccoli è un doppio trauma. Con mia moglie si è deciso di non farli venire in carcere per non metterli in contatto con una realtà disastrosa. Sono riuscito a telefonare a casa solo dopo 2 mesi dal mio arresto.


Diceva delle carceri…

Sono un luogo perfino difficile a raccontarsi, dove le sigarette sono la moneta di scambio comune e avere pillole per dormire è come tenere un lingotto in tasca. Cose che sono perfino difficili da credere. Attualmente nelle carceri italiane ci sono circa 68mila detenuti in uno spazio che ne può contenere al massimo 43mila. C’è una situazione indescrivibile dove la dignità dell’essere umano non viene rispettata. La cosa peggiore del carcere è che il tempo diventa “circolare”, tutto si ripete uguale al giorno prima, non c’è nulla che cambi la routine di giornate vuote ed inutili. Ovviamente, non dipende da chi le carceri le gestisce, è il sistema che è insensato e che va ripensato: al di là di costruire nuove carceri e aumentare i posti “letto” bisogna ragionare su come il carcere possa effettivamente svolgere il suo ruolo rieducativo per il reinserimento nella società civile. Per questo in futuro vorrei impegnarmi su questi temi, cercando contatti con chi lo fa già. I penitenziari italiani sono zeppi di giovani detenuti “recuperabili”, gente che magari ha sbagliato ma vorrebbe ricominciare, imparare un mestiere che non ha, darsi un futuro. Magari iniziando da un nuovo lavoro proprio in carcere. E su questo che mi piacerebbe dare un mio contributo.


L’avv. Merluzzi: Nessun “fiume di denaro” ai manager tlc


Il difensore dei due ex dirigenti di TIS, Massimo Comito e Stefano Mazzitelli, commenta così le dichiarazioni rilasciate da Marco Toseroni nel corso del “controesame” del 16 marzo, secondo cui “mai” Carlo Focarelli gli disse di aver versato soldi ai vertici delle aziende


L’udienza è la numero sedici, del 16 marzo scorso, nell’aula del Tribunale di Roma: a rivolgere la domanda è l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore dei due manager di Telecom Italia Sparkle, Massimo Comito e Stefano Mazzitelli. A rispondere è il teste Marco Toseroni, imputato in procedimento connesso, reo confesso di essere stato il “riciclatore” di tutto l’affaire.



Avv. Fabrizio Merluzzi: «Focarelli le ha mai detto di aver versato denaro ai dirigenti delle varie società telefoniche?».

Marco Toseroni: «No. Assolutamente no. Questo no».

Avv. Fabrizio Merluzzi: «Con la confidenza che avevate, se lo avesse fatto, glielo avrebbe detto?».

Marco Toseroni: «Non glielo so dire».

(…)

Marco Toseroni: «No. Non me ne parlò mai, questo glielo posso dire per certo».


(Fonte: registrazione udienza del 16 marzo 2011)


È certamente questo il passaggio più delicato e significativo del “controesame” di Marco Toseroni, in relazione all’intero impianto accusatorio dei PM sui rapporti tra i vertici delle aziende tlc e i protagonisti dei presunti illeciti fiscali. Commenta al blog l’avvocato Merluzzi: «Se i top manager della telefonia, accusati di frode fiscale ed associazione a delinquere, fossero stati davvero concorrenti e consapevoli – come sostengono i PM sarebbe dovuto scorrere un fiume di denaro fra loro e gli artefici della truffa. Invece non vi è nulla, nè traccia, nè testimonianza, che un solo euro dei 360 milioni della frode siano finiti nelle loro tasche». «Ancora una volta – aggiunge Merluzzi – si conferma che i magistrati si sono mossi sulla sola ipotesi del “non potevano non sapere”. Una ipotesi sempre più debole».


Il processo visto da Vincino


Rassegna Stampa (5): Il caso Scaglia diventa un “caso”


Oscar Giannino: «… persone specchiate come Silvio Scaglia (concorrente della Telecom come fondatore della Fastweb), finiscono per un anno intero in custodia cautelare… »


Nel suo editoriale L’Affondo (Panorama del 18 marzo), dedicato all’avviso di garanzia che ha raggiunto nei giorni scorsi il neodirettore generale di Telecom Italia, Luca Luciani, il giornalista Giannino ricorda come nel nostro paese: «… non c’è azienda che non debba temere un avviso di garanzia con la legge 231». E di come, in tal senso, la vicenda del fondatore di Fastweb sia divenuta paradigmatica.






Udienza 16: da Dubai all’Uganda, Toseroni spiega il tour del denaro


Alla prossima udienza sarà ascoltata la teste Dumesnil


Dubai, Singapore, Uganda. Nel corso della sedicesima udienza è proseguito il racconto di Marco Toseroni, una delle menti finanziarie dell’operazione di riciclaggio dei capitali. L’udienza è stata dedicata a ricostruire la sorte dei capitali, tra i 15 e i 16 milioni, prima parcheggiati da Toseroni nelle banche di Hong Kong, poi finita a Singapore, sotto la supervisione di uno stimato professionista asiatico, l’avvocato Chandra.


Una parte di questi capitali, per l’importo di 1,5 milioni, è servita a finanziare investimenti immobiliari a Dubai, che non hanno dato frutto. Un’altra è rientrata in Europa, per finanziare l’acquisto di una villa a Cap d’Antibes. Non è mancata un’incursione esotica: 500mila euro destinati in Uganda, per dare il via ad investimenti minerari: un obiettivo interessante ma che avrebbe richiesto, ha commentato Toseroni, ben altri capitali.


La parte più consistente dell’operazione, però, riguardava i capitali parcheggiati nella Runa, la cassaforte costituita dopo l’accredito dei soldi ad Hong Kong. A seguito di contrasti tra i soci, ha commentato Toseroni, si decise di interrompere l’attività della stessa Runa. I capitali rimasti (salvo il mezzo milione di competenza di Toseroni e del socio, l’avvocato Nicola Di Girolamo) hanno perciò rifatto il percorso inverso, dall’Asia all’Italia, via Seychelles.


Il controesame di Toseroni da parte delle difese e, probabilmente, del pubblico ministero si chiuderà nella prossima udienza, fissata per il 25 marzo. In quella data davanti alla prima sezione del Tribunale penale di Roma sfileranno anche altri testi minori, a partire dalla signora Nathalie Dumesnil, che materialmente eseguì i bonifici destinati alla Runa di Hong Kong su mandato di Toseroni.


Udienza 15: Toseroni spiega la rotta del denaro evaso


Da Roma alle Seychelles e ritorno via Singapore e Hong Kong. Mercoledì 16 marzo continuerà l’interrogatorio del manager


L’udienza 16 del processo per la “frode Carosello” sarà, con ogni probabilità, interamente dedicata all’interrogatorio del manager Marco Toseroni, imputato in procedimento connesso, che già nell’udienza di venerdì scorso ha iniziato una puntigliosa ed analitica descrizione dei meccanismi di riciclaggio di una parte dei proventi dell’operazione “traffico telefonico” (e non solo).


L’esame di Toseroni si è soffermato sulla Woldorf, società appositamente costituita alle Seychelles assieme all’ex senatore Nicola Di Girolamo per «prestare consulenza» all’organizzazione criminale. Per questa ragione, Toseroni e l’avvocato Di Girolamo hanno ricevuto, nel 2006, 500mila euro a testa, versati in una banca delle Seychelles. In epoca successiva, ha proseguito Toseroni, la Woldorf è stata usata, su richiesta di Silvio Fanella (l’interlocutore principale per le questioni amministrative e finanziarie dell’organizzazione), come base di transito e di deposito per cifre consistenti che, dopo diversi versamenti, hanno raggiunto quota 32 milioni.


Un importo considerevole, che Toseroni ha contribuito a riciclare in vario modo, grazie a sofisticate manovre finanziarie, verso diverse mete: una parte, la più consistente (all’incirca metà dell’importo) è finita, dopo un’operazione di «cancellazione della tracciabilità tramite una black pool», (di cui Toseroni si è assunta la «piena responsabilità»), in depositi a Singapore ed Hong Kong, paradisi finanziari a prova del segreto bancario, a nome della Runa Investment; una parte, attorno ai 1.5 milioni di euro, è stata bonificata alle Antiche Officine del Campidoglio per finanziamento soci; un’altra quota, 3.5 milioni, è finita invece alla Carifin domiciliata a San Marino. Infine, una quota di 7.5 milioni è servita a finanziare l’operazione culminata nell’acquisto della Ding, partecipata assieme a Finmeccanica.


La ricostruzione, per ora, è finita qui. In attesa di nuovi sviluppi nella prossima udienza di mercoledì, in cui non mancheranno di sicuro le domande da parte dei difensori di numerosi imputati.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World