Archive del 2011

Frode Carosello: Catanzariti (TIS) torna in libertà


I giudici della Prima Sezione revocano gli arresti domiciliari al manager


Antonio Catanzariti, già manager di Telecom Italia Sparkle imputato nel processo, con rito immediato, per la “frode Carosello”, torna in libertà. I giudici, accogliendo l’istanza degli avvocati Giovanni Giaquinto, Floria Carucci e Nino Marazzita, hanno deciso di revocare gli arresti domiciliari a Catanzariti dopo un anno esatto di detenzione.


Commentando la decisione del Tribunale l’avvocato Nino Marazzita ha sottolineato che “si è arrivati alla revoca del provvedimento dopo che per tre volte la Corte di Cassazione aveva annullato le decisioni del Tribunale del Riesame che aveva respinto le nostre istanze”.


Per questo il legale di Catanzariti conclude: “Ritengo che se saranno attuate le riforme di cui si parla bisognerà anche ripensare al ruolo, alla funzione e alla utilità del Tribunale del Riesame”.


MF: Quel presunto colpevole


Il 25 febbraio sarà già un anno che Silvio Scaglia è agli arresti. L’ex numero uno di Fastweb è ancora detenuto e al processo in corso non sono emerse pistole fumanti sulla sua colpevolezza. Ora forse tornerà in libertà”. Così il settimanale finanziario, in un ampio articolo dedicato alla “Frode Carosello”, a firma di Roberto Sommella



Trecentocinquantasette giorni, dieci ore, quaranta minuti e quaranta secondi. È il display che divide la vita da libero cittadino da quella di detenuto di Silvio Scaglia e che campeggiava nella sua homepage (www.silvioscaglia.it, ndr.) di venerdì 18 febbraio”. Inizia così l’ampio servizio che il settimanale Milano Finanza, oggi in edicola, dedica al “caso Scaglia” a firma di Roberto Sommella.


Una manciata di ore – prosegue l’articolo – lo separano da un record: un anno di arresti e quasi tutto in attesa di giudizio”. Precisamente il 25 febbraio, data della prossima udienza, quando sarà già scoccato un anno di “custodia cautelare” dal quel fatidico 23 febbraio in cui fu rinchiuso a Regina Coeli, dopo essere precipitosamente rientrato dall’estero per mettersi a disposizione dei giudici.


Ma, intanto, c’è la novità emersa nel corso della nona udienza: “Augusto Murri – si legge ancora su MF – responsabile della Suade Management, una delle tante società con sede in paradisi fiscali che ha dato vita al meccanismo delle frodi Carosello, ha instillato il dubbio, che è poi la chiave di tutto, nei giudici: ‘Non credo – ha detto Murri davanti alla Corte – che a Fastweb fossero a conoscenza della frode, se lo avessero saputo non l’avrebbero fatta’”.


Una dichiarazione di estremo rilievo, giunta a poche ore di distanza dal controesame da parte degli avvocati della difesa, del teste Fabio Arigoni che, al contrario, aveva ipotizzato il coinvolgimento di Fastweb, salvo ammettere però, sempre davanti ai giudici, che nel corso di una telefonata aveva avuto come interlocutori solamente Bruno Zito o Giuseppe Crudele (ndr a questo link la rettifica richiesta dall’Avv. Assuma, difensore dell’Ing. Bruno Zito), oppure tutti e due definiti “alti funzionari di Fastweb”, ovvero “i due dipendenti già riconosciuti infedeli e licenziati un anno fa a seguito dell’indagine”, come ha precisato in un comunicato di qualche giorno fa la stessa Fastweb.


La vicenda processuale di Scaglia scrive ancora Sommella si riassume in due interrogativi di fondo che non sono ancora stati chiariti: sapeva della truffa ed è giusto che sia ancora agli arresti, seppur domiciliari? Alla prima domanda risponderanno i giudici con la sentenza, anche se si è sempre dichiarato innocente; quanto alla seconda si allarga il fronte di chi ha seri dubbi. Il perché è presto detto: codici di procedura penale alla mano, non sembra così immediata la rispondenza tra custodia cautelare e i due reati ascritti, in quanto i termini per entrambi sarebbero già scaduti lo scorso agosto. Solo una serie di interpretazioni ha fatto sì che Scaglia fosse processato per giudizio immediato e quindi nelle condizioni di detenuto”. “Una procedura – si legge ancora – che ad alcuni giuristi ha fatto storcere la bocca e che potrebbe essere impugnata in futuro”.


La Cassazione: nessuna ragione “concreta” per gli arresti di Catanzariti


L’ipotesi di recidiva del reato è “congetturale”, mentre il rischio di inquinamento delle prove non ha “contenuto concreto”. Queste le motivazioni con cui la Corte Suprema ha “annullato con rinvio” la decisione del Riesame di confermare la custodia per l’ex carrier sales Italy di TIS. La parola passa ora ai giudici del processo, dopo l’istanza di revoca dei domiciliari presentata dall’avv. difensore Giaquinto



Una istanza di revoca degli arresti domiciliari per Antonio Catanzariti, l’ex responsabile carrier sales Italy di TIS, rivolta direttamente ai giudici del processo per la “frode Carosello”.


È quanto formalizzato, con atto depositato presso la cancelleria del Tribunale di Roma, dall’avv. difensore Giovanni Maria Giaquinto, dopo aver ricevuto le motivazioni con cui, per la terza volta consecutiva, la Cassazione ha “annullato con rinvio” il provvedimento del Tribunale del Riesame che, al contrario, confermava, le esigenze cautelari richieste dai PM.





La Corte Suprema – spiega il legale – ha censurato l’ordinanza del Riesame sotto il duplice aspetto, sia in relazione alla reiterazione del reato, sia in relazione all’inquinamento probatorio. La conseguenza mi pare ovvia: non vi sono ragioni concrete per le quali il mio assistito non debba essere rilasciato e potersi difendere nel processo da uomo libero”.


Nelle motivazioni della Cassazione si legge infatti, in relazione alla possibile recidiva del reato: “gli elementi per essere concreti non possono essere meramente congetturali, come nella rappresentazione fatta nell’ordinanza gravata (impugnata cioè dalla difesa, ndr.), laddove si è fatto essenziale richiamo solo alle, e comunque diverse, posizioni di altri correi”. In merito, invece, al rischio di inquinamento delle prove, prosegue la Cassazione: “quando le indagini sono finite e ci si avvia alla fase del dibattimento, un rischio probatorio che si fondi su iniziative volte a contrastare la verità dei fatti merita di essere rivestito di contenuto concreto, vuoi con riferimento alle situazioni di rischio, vuoi con riferimento alle iniziative assunte o che possono in concreto essere assunte dall’interessato”.


Si tratta certamente di parole “forti”, di cui ora il Riesame, richiamato in causa dal rinvio degli atti, non potrà non tenere conto, viste anche le conclusioni finali della Corte: “A ben vedere – scrivono infatti giudici di Cassazione – la decisione non ha corrisposto neppure compiutamente al dictum del precedente annullamento”. In altre parole, già nei precedenti annullamenti con rinvio, la Cassazione riteneva insufficienti e non adeguatamente motivate le ragioni della custodia cautelare e invitava il Riesame a tenere conto di tale “dictum”. Ma così non è accaduto.


Sottolinea l’avv. Giaquinto: “In considerazione di tali motivazioni della Cassazione, in qualità di legale difensore, ho ritenuto di dovermi rivolgere direttamente al Tribunale con un’istanza presentata in cancelleria”. “Del resto – prosegue il legale – è dimostrabile che fin dal 2006 il mio assistito era a conoscenza dell’indagine penale ma, nonostante questo, non ha mai posto in essere alcun comportamento finalizzato ad inquinare il materiale probatorio”.


Per quanto riguarda gli ulteriori possibili passaggi tecnici:

  1. il Tribunale invierà l’istanza di revoca degli arresti di Catanzariti alla Procura;
  2. la Procura dovrà esprimere il suo parere e rimandare gli atti al Tribunale;
  3. a quel punto il Tribunale avrà 5 giorni per esprimersi.


MF: Processo Fastweb, parla Arigoni


Il quotidiano riporta quanto dichiarato in aula dall’ex Ad di Telefox Italia e Telefox International, a partire dal “contatto”, di cui sentiva parlare, con due funzionari della società di tlc





Due soli nomi, quelli di due dipendenti “infedeli”, Giuseppe Crudele e Bruno Zito, secondo la nota diramata ieri da Fastweb, al termine della testimonianza resa al processo per la “frode Carosello” da Fabio Arigoni, l’ex Ad di Telefox Italia srl e di Telefox International srl.





È il quotidiano MF ad occuparsi questa mattina dell’udienza nella quale Fabio Arigoni ha riconosciuto il suo ruolo all’interno della truffa e indicato i “contatti” a sua conoscenza interni all’azienda: «Carlo Focarelli, amico di Mokbel – riporta testualmente il giornale, citando le affermazioni in aula di Arigoni – ci ha fatto ottenere dei contratti importanti grazie alle amicizie che aveva in Fastweb. Io ricevevo il denaro sui conti correnti e, a mia volta, facevo i bonifici dove mi si chiedeva di farli».


«Arigoni – aggiunge l’articolo – ha parlato anche di Luca Berriola, il maggiore della GdF arrestato e ora sotto processo, spiegando che “partecipava alle nostre riunioni”». Infine, in un passaggio della testimonianza citata: «Se ricordo bene sono stato io che ho scelto di andare in Spagna e lì ho costituito alcune società che servivano per la frode fiscale, che sono state utilizzate per i fatti delittuosi che mi vengono contestati».


Arigoni: “Così Mokbel mi propose di entrare in affari”


Il teste ricostruisce in aula la genesi della “frode Carosello”


Gennaro Mokbel era un mio cliente, eravamo appassionati di orologi e fu lui a propormi di entrare in affari. Mi disse che c’erano da guadagnare tanti soldi”. Fabio Arigoni, amministratore di Telefox, ha descritto così la struttura dell’organizzazione creata per la “frode Carosello” nel corso del suo interrogatorio, in qualità di testimone in procedimento connesso, al processo che si celebra di fronte ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma.


Arigoni, che ha risposto per sei ore alle domande del pubblico ministero Giovanni Bombardieri ha ricostruito le varie tappe della presunta attività di riciclaggio che, come da lui ammesso in aula, lo ha portato a guadagnare 5 milioni di euro. Ha raccontato che per conto di Mokbel ha gestito società appositamente create per movimentare e riciclare denaro attraverso bonifici e conti correnti aperti all’estero. Il tutto allo scopo di evadere l’Iva.


Arigoni, latitante a Panama per alcuni mesi, è rientrato a Roma nei mesi scorsi ed ha cominciato a collaborare con gli inquirenti. Il teste, che figura come imputato in un’altra parte del procedimento ancora in istruttoria, ha sostenuto che il gruppo formato da lui, Mokbel e da pochi altri ha avuto una svolta quando Carlo Focarelli, anche lui imputato, fece balenare la possibilità di sottoscrivere attraverso sue amicizie presso Fastweb sostanziosi contratti. Nell’azienda, ha aggiunto Arigoni “Tutti sapevano dell’evasione dell’Iva. I soldi, poi, venivano divisi tra di noi. Tra cui anche la società telefonica nelle persone dei funzionari Bruno Zito e Giuseppe Crudele”. Ovvero, come sottolinea una nota emessa dalla stessa Fastweb, il teste “ha specificamente nominato solo due dipendenti, peraltro già riconosciuti infedeli e licenziati un anno fa in seguito all’indagine”.


Nella prossima udienza di venerdì 18 Arigoni sarà a disposizione degli avvocati di parte civile e della difesa che svolgeranno il contro interrogatorio.



.

Riparte il processo, domani l’ottava udienza

La fase dibattimentale entrerà nel vivo con la testimonianza di Fabio Arigoni, ex Ad di Telefox e Telefox International, indagato in procedimento connesso. Alcuni legali potrebbero però sollevare una questione di “mancato avviso”, da parte della Procura, proprio in relazione ai suoi interrogatori del settembre 2010, in quanto atti d’indagine successivi alla richiesta di rito immediato, non comunicati alle difese





Dopo una lunga pausa, domani 16 febbraio il processo per la “frode Carosello” entrerà nel vivo della sua fase dibattimentale.


L’ottava udienza inizierà con l’ordinanza del Tribunale relativa alle prove da ammettere nel procedimento, subito dopo sarà la volta del primo teste Fabio Arigoni, ex Ad di Telefox e Telefox International, che verrà ascoltato in qualità di testimone su richiesta della Procura, essendo imputato in procedimento connesso.



Il motivo del processo separato con rito ordinario, pur a fronte di analoghe imputazioni, è legato al fatto che Arigoni è rientrato in Italia da Panama, dopo alcuni mesi di latitanza, nei primi giorni del mese di settembre 2010, quindi successivamente alla richiesta di giudizio immediato avanzata dai PM per gli altri indagati.


Domani, dunque, dovrebbe iniziare il suo interrogatorio da parte dei magistrati inquirenti ma, in ipotesi, è possibile che alcuni avvocati difensori sollevino una questione di “mancato avviso”. Questo perché, a suo tempo, la Procura non comunicò ai legali della difesa che erano in svolgimento alcuni interrogatori ad Arigoni, precisamente avvenuti in data 3 e 15 settembre 2010. Di conseguenza, da parte di tali avvocati, potrebbe essere sollevata nei confronti del Tribunale la richiesta che vengano depositati tali atti, temporalmente successivi alla richiesta di rito immediato.


Nel qual caso si profilano due scenari:

  1. il Tribunale sospende l’udienza e richiede alla Procura di inviare tutti gli atti di indagine;
  2. si procede con l’interrogatorio di Arigoni da parte dei PM, salvo differire il controesame da parte dei legali difensori, solo in seguito all’invio di tali materiali.


L’avvocato Giaquinto: “Rischia il doppio processo”


Antonio Catanzariti, ex responsabile carrier sales Italy di TIS, dovrà difendersi separatamente per i reati di cui è accusato. In pratica, come spiega il suo legale a Panorama Economy: “potrebbe essere processato due volte per gli stessi motivi”. La Cassazione, intanto, per ben tre volte, ha già “annullato con rinvio” l’ordinanza del Riesame sulla sua custodia cautelare


«L’avvocato Giovanni Maria Giaquinto è il difensore di Antonio Catanzariti, ex responsabile carrier sales Italy di TIS, sotto accusa per delitto associativo e reato fiscale, e tuttora ai “domiciliari”. Ma, a differenza degli altri manager tlc, verrà processato separatamente per i due reati. Questo perché, il 10 agosto 2010, Catanzariti aveva già ottenuto la libertà per la presunta evasione dell’Iva, stante la scadenza dei termini di custodia, motivo per cui il GIP Paolicelli aveva respinto il giudizio immediato chiesto dalla Procura, salvo poi, su ulteriore intervento dei PM, ripristinarlo per la sola “associazione”. “Il procedimento – spiega il legale – ricorda molto Tangentopoli, quando o collaboravi o stavi in galera. C’è il forte sospetto di un utilizzo della custodia come strumento di confessione”. “Vorrei però ricordare – aggiunge – che la Cassazione ha già dato due volte ragione al mio assistito, l’ultima volta il 20 gennaio 2011, quindi pochi giorni fa, annullando quanto sostenuto dal Tribunale del Riesame sia sotto il profilo del rischio di inquinamento delle prove, sia rispetto alla possibile reiterazione del reato”. Per conseguenza ora il Tribunale della Libertà verrà chiamato a valutare per la terza volta. “Ma prima ancora – sottolinea ancora il legale – ci rivolgeremo direttamente ai giudici del processo per chiedere la revoca della custodia, visto che in due occasioni la Suprema Corte non ha ravvisato elementi attuali e concreti che giustifichino gli arresti”. Resta aperta la questione di come potrà svolgersi un processo verso un imputato che in aula dovrà rispondere di un reato (associazione) ma non di quello che l’avrebbe motivato (evasione fiscale). “Mi opporrò a tutte le domande che riguardino il reato fiscale – chiarisce Giaquinto – ma il rischio concreto per l’ingegner Catanzariti è che venga processato due volte per gli stessi motivi”».


Da Il Foglio: Tra 20 anni…


L’avvocato Ursini: “Scagionato da una mail”




Andiamo a pranzo ma non far venire Roberto Contin, così possiamo parlare”. Questo il documento, ora agli atti del processo, che il legale dell’ex responsabile “wholesale” di Fastweb, cita a discolpa del proprio assistito su Panorama Economy. Ma, aggiunge: “Si rifiuta l’idea che abbia potuto non sospettare nulla”. E sulla carcerazione preventiva: “Una misura ingiustificabile, vista l’impossibilità, perfino in astratto, di reiterazione del reato




«“Andiamo a pranzo, ma non far venire Roberto Contin, così possiamo parlare”. Firmato Carlo Focarelli, colui che la Procura di Roma considera la mente di tutta la “frode Carosello”. La mail che Focarelli invia all’ex dipendente Fastweb, Giuseppe Crudele, è ora agli atti del processo. Il documento dovrebbe, a tutti gli effetti, costituire una prova a discolpa per Roberto Contin, ex responsabile “wholesale” (traffico all’ingrosso, ndr.) di Fastweb: se c’è un’associazione a delinquere e qualcuno ne viene intenzionalmente tenuto alla larga, a rigor di logica è difficile considerarlo un “associato”. E infatti Contin si è sempre dichiarato innocente. Ma così non è, secondo i PM romani, che il 23 febbraio 2010 ne hanno chiesto l’arresto e che tuttora si trova ai “domiciliari”. Spiega il suo legale Gildo Ursini: “In relazione all’inchiesta Traffico Telefonico il mio assistito è accusato del solo delitto associativo e non di frode fiscale”. Insomma, per i PM si sarebbe associato ma senza alcuno scopo di reato: davvero uno strano comportamento. Anche perché il suo nome non risulta da intercettazioni e mai un euro è finito nelle sue tasche. “In realtà –aggiunge il legale – l’accusa si fonda sul fatto che Contin firmava i contratti ed era responsabile di quel perimetro aziendale. Si rifiuta l’idea che abbia potuto non sospettare nulla, rispetto ad un contratto standard, tipico per operazioni commerciali di quel genere”. Ma intanto Contin resta detenuto: “Una misura ingiustificabile – conclude Ursini – vista l’impossibilità, perfino in astratto, della reiterazione del reato, dopo che Fastweb ha scisso in altra società il business wholesale”».


Lo “scandaloso caso Scaglia” su Vanityfair.it



Vincino commenta “lo scandaloso caso Scaglia” anche dal suo blog su Vanityfair.it




Guarda la vignetta su Vanityfair.it






Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World