Archive del 2011
L’avvocato Merluzzi: “Perché privarli della libertà?”
“Nei confronti dei miei assistiti la Procura non ha in mano nulla, solo congetture”. Così dichiara a Panorama Economy il legale di Stefano Mazzitelli e Massimo Comito, ex manager di TIS. E aggiunge: “la custodia cautelare è regolata da principi stringenti, che in questo caso sono assenti”
«“Altro che prova evidente, nei confronti dei miei assistiti la Procura non ha in mano nulla, solo congetture”. Parla così l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore degli ex dirigenti di TIS, Stefano Mazzitelli e Massimo Comito. “In tre anni di intercettazioni – aggiunge –, comprese le microspie piazzate in alberghi londinesi, e di rogatorie internazionali, i PM non hanno trovato un solo centesimo finito nelle loro tasche o in quelle di parenti e amici; vorrà pur dire qualcosa se il fine del reato, vale a dire l’arricchimento, non sta in piedi sotto il profilo giuridico e anche sotto il profilo logico, visto che manca il suo scopo, cioè il profitto. Eppure, dopo un anno gli indagati sono ancora agli arresti“. Già, tre anni di indagini, dal 2006 al 2009, che secondo la Procura avrebbero prodotto prove tali da esigere il “giudizio immediato”. Che però, ad ora, non risultano. “Nel nostro ordinamento – insiste il legale – la custodia cautelare è regolata da principi stringenti, che in questo caso sono assenti. Qui non si tratta di criminali abituali, ma di dirigenti d’azienda che hanno visto uno o due soggetti associati, per una o due volte, poi nulla più. Nessun altro contatto di alcun genere, nessuna telefonata che accenni al loro coinvolgimento, nessun euro a loro riferibile. Perché devono andare a giudizio privati della libertà personale? La verità è che sono accusati di non aver attivato controlli tipici di un’autorità statale e non certo di una società commerciale. Per capirci: non era compito dei manager Comito e Mazzitelli verificare se I-Globe pagasse o meno l’Iva“».
L’avvocato Lucia: “Quasi una pena anticipata, senza condanna”
“Una pena anticipata senza condanna”. È quanto dice a Panorama Economy l’avvocato Lucio Lucia che, insieme al collega Vittorio Virga, difende Mario Rossetti, ex direttore finanziario di Fastweb. “L’auspicio – aggiunge – è che possa presto difendersi da uomo libero”
«“È stato un anno lungo e difficile nel corso del quale, per il nostro assistito, è stato assai duro sopportare uno stato di detenzione che reputa del tutto ingiusto ed inutile, quasi una pena anticipata senza condanna”. Chi parla è l’avvocato Lucio Lucia il quale, insieme al collega Vittorio Virga, difende Mario Rossetti, l’ex direttore finanziario di Fastweb. “Le difficoltà – prosegue il legale – sono state personali e familiari, essendo il padre di tre bambini piccoli, ma anche relative alla difesa tecnica, in quanto una restrizione così a lungo protratta ha certamente reso più difficile il contatto con i suoi difensori e consulenti tecnici“. Ora che il processo è iniziato si potrà «finalmente» – sottolinea l’avv. Lucia – confrontare pubblicamente con l’accusa: “Come legale – aggiunge – dico che il dott. Rossetti potrà dimostrare la sua assoluta estraneità alla truffa perpetrata ai danni suoi e della società“. “Bisogna dare atto al Tribunale – prosegue – di avere programmato un impegno importante e di aver già stabilito un serrato calendario di udienze. Speriamo quindi di potere affrontare subito il merito della questione“. Resta il fatto che Mario Rossetti, al pari degli altri manager tlc, resta agli arresti domiciliari a circa un anno di distanza da quel fatidico 23 febbraio, giorno dell’arresto. “Difatti l’auspicio – insiste Lucia – è che possa presto difendersi da uomo libero: riteniamo che non vi sia alcun motivo di protrarre gli arresti domiciliari, ma in ogni caso confidiamo che il chiarimento processuale imminente possa far ritenere, anche al PM ed al Tribunale, insussistente ogni esigenza cautelare. Siamo comunque assolutamente ottimisti sull’esito della vicenda perché certi che emergerà presto l’innocenza del nostro assistito“».
La parola alle difese
“Su Scaglia tre anni di indagini, nessuna prova”. Così si esprime il prof. avv. Antonio Fiorella, difensore del fondatore di Fastweb, su Panorama Economy. “La raccolta di elementi a supporto dell’inchiesta – aggiunge – è stata amplissima ma non è emerso nulla a suo carico”
“L’ingegner Silvio Scaglia è vittima di una truffa, consumata a suo danno e a quello di Fastweb. E infatti, tre anni di indagini non hanno prodotto alcuna prova contro di lui”. Distilla le parole il prof. avv. Antonio Fiorella, che insieme al collega prof. avv. Piermaria Corso rappresenta il collegio difensivo del fondatore di Fastweb. “La raccolta di elementi a supporto dell’inchiesta – prosegue il legale – è stata amplissima, ma non è emerso nulla a suo carico perché nulla poteva emergere”. D’altronde hanno passato al vaglio tutti i conti correnti dell’ingegner Scaglia e non hanno trovato un soldo che fosse riferibile alla truffa.
Silvio Scaglia è stato raggiunto da mandato di cattura il 23 febbraio 2010, mentre si trovava in vacanza ai Caraibi. Ha affittato un aereo ed è rientrato precipitosamente, convinto di poter chiarire tutto in brevissimo tempo. Invece, è stato rinchiuso a Rebibbia e solo mesi dopo ha ottenuto i “domiciliari, per i quali è tuttora ristretto”.
Insiste Fiorella: “Nel 2003, da parte del Comitato Audit di Fastweb, come si conviene ad un’azienda quotata, furono svolti tutti i controlli e i passaggi formali volti a verificare la regolarità e la liceità di operazioni commerciali che, solo diversi anni dopo, si sono rivelate una truffa ben organizzata. Scaglia non faceva parte degli organi di controllo, ma si limitò soltanto a prendere atto delle conclusioni di quegli organismi, in sede di Cda”.
Eppure la Procura lo accusa del fatto che, essendo al vertice dell’azienda, “non poteva non sapere”. Tesi “astratta” secondo l’avv. Fiorella che, anzi, ribalta nel suo contrario: “Le indagini, in realtà, testimoniano che Scaglia ‘non poteva sapere’. Ed è quanto dimostreremo. I controlli effettuati dagli organi di controllo, tra i quali l’Audit, avrebbero rassicurato chiunque”. Resta il fatto che il fondatore di Fastweb è ancora privato della libertà personale: “È un uomo di specchiata moralità – insiste il legale – che non ha precedenti, e non c’è alcun elemento che possa suffragare una qualsivoglia pericolosità soggettiva”.
Panorama Economy: “Un anno di libertà negata”
Il settimanale diretto da Giorgio Mulè dedica un ampio servizio ai “colletti bianchi” del processo per la “frode Carosello”, dando voce ai legali difensori, a quasi un anno di distanza dai provvedimenti di custodia cautelare. Perché, scrive il giornale, “le ragioni per la limitazione della libertà sono scadute da tempo”. Mentre sull’intera vicenda “è caduto un inquietante cono d’ombra”
“Un anno fa, nel febbraio 2010, Silvio Scaglia, ai Caraibi, per una breve vacanza con moglie e alcuni amici, venne raggiunto da una notizia che, al momento, gli fece probabilmente l’effetto di un pesce d’aprile fuori stagione”. Inizia così l’ampio servizio che Panorama Economy dedica ai “colletti bianchi” del processo per la “frode Carosello”, a circa un anno di distanza dai provvedimenti di custodia cautelare, per i quali – sottolinea il settimanale – “le ragioni per la limitazione della libertà sono cadute da tempo”.
“Scaglia, si sa – prosegue l’articolo –, reagì come farebbe chiunque crede nella giustizia, così come è e dev’essere amministrata in un Paese civile: organizzò il viaggio di rientro per arrivare il più in fretta possibile in Italia, mettersi a disposizione degli inquirenti sia per chiarire la sua posizione sia per contribuire, con la sua conoscenza del business, alla buona riuscita delle indagini. Una scelta doverosa, ma non la migliore, a giudicare dal seguito”.
Scaglia, infatti, nonostante il suo rientro precipitoso, dopo aver trascorso tre mesi di carcere, si trova tuttora ristretto da circa nove mesi ai domiciliari in Val d’Ayas. Ma in quest’anno l’ex fondatore di Fastweb, sottolinea il servizio, “è stato sentito dagli inquirenti in una sola occasione, su sua richiesta, ad aprile 2010”. Poi il silenzio, il vuoto, l’impossibilità di chiarire altri elementi. E ciò a fronte del venir meno dei presupposti per la limitazione della libertà personale: l’impossibilità di inquinamento della prove “ormai acquisite dal giudice competente” o il rischio di “reiterazione del reato” visto che Scaglia “non ricopre più alcun incarico in Fastweb”.
Adesso il procedimento è entrato nel vivo con un calendario di udienze che, a partire dal 16 febbraio, vedrà sfilare i primi testi per gli interrogatori. “In quella sede – si legge ancora – si potrà stabilire l’innocenza o la colpevolezza di singoli imputati”. “Ma, nel frattempo, si pone un problema di libertà negata che ha il sapore della condanna preventiva”. Per questo – insiste l’articolo – dando voce alla difesa dei singoli imputati si vuole accendere un riflettore su una vicenda su cui è caduto un inquietante cono d’ombra.
Una “parola alla difesa” cui anche il blog intende dare il suo contributo con la pubblicazione nei prossimi giorni delle interviste rilasciate dai diversi legali dei “colletti bianchi”.
Dalla Cassazione un terzo annullamento a favore di Catanzariti
Non vi sono ragioni sufficienti per privare della libertà personale l’ingegner Antonio Catanzariti, l’ex manager di Telecom Italia Sparkle, coinvolto nel processo per la “frode Carosello” e tuttora agli arresti domiciliari
È quanto stabilito dalla Terza Sezione della Cassazione che ieri ha “annullato con rinvio”, per la terza volta consecutiva nel giro di pochi mesi, il provvedimento del Tribunale della libertà che aveva confermato la decisione del GIP, su richiesta della Procura, in relazione alle esigenze di custodia cautelare. L’avvocato Giaquinto: “Mi rivolgerò direttamente al Tribunale ordinario per chiedere la scarcerazione, forse già nella prossima udienza del 16 febbraio”.
Si tratta di un altro punto a favore della difesa dell’ex responsabile carrier sales Italy di TIS, dopo che già due volte in precedenza la Suprema Corte aveva rigettato l’ordinanza del Riesame. Spiega l’avvocato difensore Giovanni Maria Giaquinto: “Resto in attesa delle motivazioni della Cassazione, ma posso già anticipare che con questo provvedimento, cioè il terzo annullamento con rinvio della decisione del Riesame, mi rivolgerò a questo punto anche direttamente al Tribunale ordinario per chiedere la scarcerazione del mio assistito. Se possibile articolerò la richiesta di revoca già alla prossima udienza del 16 febbraio, chiedendo che ci si attenga al ‘dictum’ della Cassazione”.
“È evidente – aggiunge il legale – che per la terza volta la Suprema Corte ci sta dando ragione: non vi sono motivi attuali e concreti per ritenere necessari gli arresti, sia in relazione al rischio di inquinamento probatorio, sia in relazione alla possibilità di reiterazione del reato”.
Diversamente da altri manager tlc, l’ingegner Catanzariti verrà processato separatamente per i reati di “associazione” e “frode fiscale” dei quali è accusato, poiché fin dallo scorso agosto aveva ottenuto la libertà per la presunta evasione fiscale, motivo per cui il GIP aveva respinto nei suoi confronti la richiesta di rito immediato avanzata dai PM. Salvo ripristinarlo per la sola “associazione”, su ulteriore richiesta della Procura.
In ogni caso, l’orientamento che emerge dalle pronunce della Cassazione apre uno spiraglio a favore delle posizioni dei “colletti bianchi” di Fastweb e di TIS coinvolti nell’inchiesta: per tutti appaiono sempre meno convincenti i motivi per protrarre la limitazione della libertà personale a quasi un anno dagli arresti.
“Frode Carosello”. Dopo Arigoni e Murri tocca a Di Girolamo
Dal 16 febbraio cominciano gli interrogatori. L’elenco continua con Toseroni e Crudele
La lunga pausa del “Processo Carosello”, come già anticipato, terminerà solo il 16 febbraio, quando finalmente, entrerà nel vivo la fase dibattimentale. Va ricordato che, giusto una settimana dopo, sarà passato un anno esatto dall’emissione dei provvedimenti cautelari nei confronti dell’ingegner Silvio Scaglia che, rientrato in Italia il 26 febbraio e detenuto nel carcere di Rebibbia per tre mesi, è sottoposto al regime degli arresti domiciliari in Val d’Ayas dal 17 maggio scorso, senza che ormai ricorrano gli estremi della carcerazione preventiva.
Il 16 febbraio, davanti al Collegio giudicante della Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma, dovrebbe cominciare la sfilata degli interrogatori. Il primo sarà, com’è noto, quello di Fabio Arigoni, già amministratore di Telefox e Telefox International, società costituite nell’ambito dell’operazione Phuncard.
Dopo Arigoni, l’audizione proseguirà con Augusto Murri che dovrà riferire, tra l’altro, in merito “alla costituzione delle società panamensi e all’estero”. Seguirà, sempre nelle vesti di indagato in reato connesso, la testimonianza dell’ex senatore Nicola Paolo Di Girolamo per riferire “in ordine tra l’altro sulle attività di riciclaggio… sui rapporti con Focarelli Carlo… sulle circostanze relative alla candidatura al Senato dello stesso Di Girolamo...”. Dopo sarà la volta di Marco Toseroni. Infine, è stata fissata la convocazione di Giuseppe Crudele, già dipendente di Fastweb, per riferire, recita la richiesta della Procura, “in merito alla gestione dell’operazione Traffico Telefonico all’interno di Fastweb”, al rapporto con Carlo Focarelli ed ai rapporti avuti con dirigenti di Telecom Italia Sparkle.
Non è difficile prevedere che queste testimonianze occuperanno le udienze previste per il mese di febbraio, fissate per i giorni 16, 18, 23, 25 e 28.
Intanto il Collegio ha aggiornato il calendario delle udienze.
- marzo: 1, 3, 9, 10, 11, 16, 18, 25, 28, 29, 30 e 31;
- aprile: 7, 8, 26, 27 e 29;
- maggio: 2,3,5, 17,20, 23, 25, 26, 30 e 31.
“Frode Carosello”. Slitta l’udienza
Si riprenderà il 16 febbraio: dopo Fabio Arigoni, sarà interrogato Augusto Murri
Slitta ancora l’inizio della fase dibattimentale del processo per la “Frode Carosello”. L’ottava udienza, che doveva essere dedicata all’audizione del primo teste convocato dalla Procura, Fabio Arigoni, è stato rinviato per il legittimo impedimento del difensore, impegnato in un interrogatorio di garanzia al tribunale di Napoli. Non si terrà nemmeno l’udienza già prevista per il 3 febbraio prossimo.
Il calendario del processo, dunque, slitta al 16 febbraio prossimo. Solo in quell’occasione, quindi, il collegio esaminerà le eccezioni presentate dalle difese sulle prove prodotte dalla Procura. Poi, nella stessa mattinata, inizierà la testimonianza di Fabio Arigoni, già Ad di Telefox, cui seguirà quello di Augusto Murri.
Prossima udienza il 1° febbraio
Dopo l’ordinanza del Collegio dei giudici sull’ammissione delle prove il procedimento proseguirà l’interrogatorio del primo testimone Fabio Arigoni, ex Ad di Telefox e Telefox International
Slittata l’ottava udienza prevista per oggi, il processo per la “frode Carosello” riprenderà il prossimo martedì 1° febbraio. Il primo passaggio in aula sarà relativo all’ordinanza del Collegio dei giudici che indicherà quali prove il Tribunale intende ammettere o respingere al dibattimento. Le ultime due udienze sono infatti state dedicate alla presentazione dell’intero quadro delle richieste probatorie avanzate dai PM e alle successive obiezioni o richieste di integrazione dei materiali da parte degli avvocati difensori.
In particolare, i legali hanno eccepito che all’attenzione della Corte venga sottoposto tutto, e non solo parte, del materiale raccolto dalla Procura, compreso quello ancora da “decrittare” con l’ausilio di tecnici, e i supporti informatici prodotti dal consulente Genchi (comprensivi di email e chat).
Dopo la lettura dell’ordinanza inizierà l’istruttoria dibattimentale con l’interrogatorio del primo testimone richiesto dalla pubblica accusa. Si tratta di Fabio Arigoni, ex amministratore delegato di Telefox e Telefox Int.
Il calendario delle udienze di febbraio: 1, 3, 16, 18, 23, 25, 28.