Archive del 2011

“Iva telefonica”. Sentiti ieri i marescialli De Luca e Fasano


Identificate in forma ufficiale le intercettazioni effettuate da GdF e ROS


Il processo per l’“Iva telefonica” è ripreso ieri con la testimonianza di Alessandro Fasano, maresciallo capo della Guardia di Finanza, e del maresciallo dei ROS Giovanni De Luca, uno dei più stretti collaboratori del capitano Francesco De Lellis, già sentito in aula dal PM Giovanni Bombardieri lo scorso 21 ottobre che ha partecipato alle indagini fin dalle prime battute, cioè dall’epoca della denuncia dell’imprenditore laziale Vito Tommasino a carico di Luca Berriola. I due militari hanno ricostruito in aula gli estremi delle intercettazioni telefoniche e delle caselle di posta elettronica. Per ogni utenza sottoposta a controllo sono stati elencati: data, orario, identità del comunicante e del comunicato. Un’udienza che ha consentito di esaurire una serie di incombenze tecniche, che verranno completate con la seconda parte della testimonianza del capitano De Lellis, in una delle udienze di dicembre.


Il processo ripartirà il 5 dicembre con la seconda parte della deposizione di Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’Area Network di TIS.


Nell’udienza di ieri l’avvocato Ambra Giovene, difensore di Gennaro Mokbel, ha anticipato una dichiarazione spontanea del suo assistito, assente per un aggravamento delle sue condizioni di salute. La dichiarazione spontanea, ha riferito l’avvocato Giovene, riguardava «ciò che i giornali purtroppo in maniera molto invasiva stanno riferendo per un’operazione che non lo riguarda affatto e cioè (…) in merito alla vicenda Enav».


Fattore Umano | Detenuti in libertà, via etere


Nasce GRC, il primo giornale radio realizzato dai detenuti di Roma Rebibbia nuovo complesso e di Milano Bollate. Un progetto – spiegano i curatori – «per far parlare il carcere senza mettergli in bocca ogni volta le nostre parole»


Ieri sera la prima puntata.  Il GRC avrà uno spazio ogni lunedì in diretta all’interno della trasmissione radiofonica Jailhouse Rock su Radio Popolare Roma (103.3 Fm) dalle 21 alle 22.30 e ogni domenica in replica nella stessa fascia oraria sulle frequenze della Lombardia. La trasmissione è curata da Patrizio Gonnella e Susanna Marietti dell’Associazione Antigone. A Jailhouse Rock spiega il Presidente di Antigone, Gonnella «parliamo di rock e parliamo di carcere, incrociamo storie di musicisti attuali e del passato con le storie che ci provengono dalle nostre galere. Raccontiamo il carcere per come lo viviamo noi dal di fuori. Con questo nuovo spazio daremo invece voce a chi il carcere lo vive da dentro e di voce ne ha sempre troppo poca».




Cosa si dirà dal carcere?

Gli argomenti sono selezionati dai detenuti stessi che lavorano al giornale radio. Si tratta di due redazioni, una nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso e l’altra in quello milanese di Bollate, costituitesi allo scopo. Il GRC parla di tutto ciò che riguarda la vita all’interno dell’istituto. In pochissimi al di fuori sanno come si vive dentro un carcere giorno per giorno, ora per ora. Il giornale radio, al di là dell’evento eclatante che riesce a trovare spazio anche sulle testate ufficiali, vuole raccontare la galera nella sua quotidianità. Spesso un’assurda quotidianità.


Come sono stati selezionati i redattori e gli speaker?

Abbiamo lanciato la proposta a tutti i detenuti, e alcuni hanno risposto. A Rebibbia siamo stati aiutati dal fatto che, proprio nei mesi in cui cominciavamo il nostro lavoro, aveva preso il via un corso di giornalismo organizzato dall’associazione A buon diritto e rivolto ai detenuti interessati. Siamo stati coinvolti anche noi all’interno del corso e abbiamo chiesto agli studenti se volevano prendere parte al progetto di giornale radio. Sono stati entusiasti. Pure a Bollate, con l’aiuto anche del giornalista William Beccaro, la redazione ha mostrato una grande volontà di partecipazione. Redattori e speaker coincidono. I detenuti propongono i temi, si riuniscono in vere e proprie riunioni di redazione e incidono le notizie prescelte.


Per info e podcast della trasmissione visita il blog di Jailhouse Rock.


Fattore Umano | «La galera ha bisogno di aria e di luce»


Il corpo e lo spazio della pena: un libro di prossima uscita su architettura, urbanistica e politiche penitenziarie. A colloquio con uno dei tre curatori, Franco Corleone, coordinatore nazionale dei Garanti dei detenuti e Garante a Firenze. Le riforme possibili, le riflessioni sul senso della pena



«Il sovraffollamento delle carceri non è come un terremoto, un incidente naturale, al contrario è il frutto di scelte sbagliate».  Chi parla è Franco Corleone, ex sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2001, attualmente Garante per i diritti dei detenuti a Firenze e Coordinatore nazionale dei Garanti territoriali. Tra le mani mostra l’ultima fatica Il corpo e lo spazio della pena (Ediesse edizioni), in libreria dal prossimo 23 novembre. È il frutto di un lavoro collettivo, nato da due seminari del 2009 e 2010, di cui Corleone è uno dei tre curatori, accanto a Stefano Anastasia, docente di Filosofia e Sociologia del Diritto a Perugia, e Luca Zevi, architetto e urbanista.


«Nel libro c’è l’ambizione – aggiunge Corleone – di proporre un disegno di politica della giustizia e di politica penitenziaria. Mi auguro che il nuovo ministro abbia voglia di tenerne conto perché c’è tutto: da come concepire gli spazi e i luoghi dell’architettura penitenziaria, all’idea che il carcere debba essere un luogo di responsabilizzazione e non dove si ritorna infantili, c’è il tema delle pene alternative, dei limiti che deve avere la carcerazione preventiva e altro ancora. Sono 15 interventi, di altrettante persone che si dedicano da anni su questi temi, che non posso elencare tutti, ma che riflettono – ritengo – la frase finale con cui Adriano Sofri chiude il suo intervento che vorrei citare: “Io penso che il fine della pena sia la fine della pena”. Come non essere d’accordo?»



Dottor Corleone, si diceva degli spazi e dei luoghi dell’architettura penitenziaria…

Non si risolve l’emergenza con nuove carceri. Certo, bisogna costruirne di nuove ma giusto per chiudere quelle immonde dove adesso si accatasta la gente. Carceri vecchie, antiche, dove diventa difficile garantire il recupero, la salute e la dignità dei reclusi. Poi bisogna cominciare a distinguere: non si possono mettere negli stessi luoghi le mamme con i figli, le persone in attesa di giudizio, i semiliberi e i detenuti con il 41-bis. Bisogna differenziare, costruire luoghi diversi e separati, in questo consiste il ripensare l’architettura dell’edilizia penitenziaria.


Ma intanto c’è il degrado degli oltre 67mila ristretti…

Come dicevo, non è un degrado naturale e inevitabile, è frutto di errori, culturali e politici innanzitutto. In cifre: se in un anno passano dalle carceri 80mila persone, sappiamo che 26mila sono piccoli spacciatori, di cui 16mila sono tossicodipendenti, e che il 40% di chi entra è in attesa di giudizio. Che senso ha mischiare tutti negli stessi identici luoghi. Ci sono esperienze all’estero dove il tema della differenziazione dei luoghi è stato affrontato, penso alla Danimarca. Sarebbe anche un modo per introdurre responsabilità e non infantilismo. Che senso ha chiedere a uomini maturi, in attesa di giudizio, magari con una vita famigliare professionale alle spalle, di dover fare la “domandina” per una scatola di pomodori? Che senso ha mettere negli stessi luoghi chi è in semilibertà e chi deve scontare venti anni? Ad esempio, bisognerebbe creare quelle che chiamiamo le Case della semi-libertà, luoghi dove costruirsi il futuro.


Oltre l’architettura?

Oltre l’architettura, oltre il corpo e lo spazio della pena, c’è tutto il resto: ripensare il senso della pena, abolire leggi criminogene sulla droga che inchiodano nelle carceri decine di migliaia di persone, chiudere gli OPG, fare davvero una riforma della giustizia, riscrivere il codice penale, rivisitare la riforma del Corpo di Polizia Penitenziaria limitandone i compiti al controllo delle sezioni del 41-bis e dell’Alta Sicurezza, alle traduzioni e alla vigilanza antievasione.


E le altre funzioni?

Affidarle a un Corpo civile che sviluppi percorsi educativi e trattamentali riprendendo, ad esempio, il modello della Catalogna. Le cose da fare sono molte e possibili. Ma siamo in ritardo.


L’Angolo di Vincino | Il “disegnatore a difesa” aderisce allo sciopero!



Fattore Umano | De Federicis: «Giustizia e istituti di pena al collasso. Le nostre proposte»


Intervista al Responsabile Osservatorio Carcere UCPI sui progetti e gli obiettivi dei penalisti italiani: riforma della custodia cautelare, potenziamento dei domiciliari, revisione del sistema sanzionatorio. E un sito di informazione e denuncia sulle patrie galere


Avv. De Federicis, cosa è emerso sul sistema penitenziario?

In moltissimi interventi, così come nella relazione del Presidente Spigarelli, è stata evidenziata la drammatica situazione del nostro sistema penitenziario ormai prossimo al collasso. In particolare si è unanimemente ritenuta la necessità di riformare l’istituto della custodia cautelare, con la previsione del carcere solo in casi di eccezionale rilevanza e con il potenziamento della misura degli arresti domiciliari, unitamente alla riforma del sistema sanzionatorio con la previsione di istituti differenti ed alternativi a quelli carcerari. Si è infine rilevata l’inadeguatezza attuale delle misure alternative alla detenzione in Italia, anche attraverso una ricerca effettuata con l’Università di Torino, i cui risultati confermano quello che gli avvocati penalisti già sapevano. Insomma tante idee e soluzioni per una giustizia migliore che dovranno trovare, però, il modo di essere veicolate nell’opinione pubblica per creare quel consenso alle riforme che oggi si è arenato nelle secche della politica.


Conferma che intendete creare un sito ad hoc per parlare di carceri?

L’idea del sito nasce dalla volontà dell’attuale giunta di individuare canali di comunicazione più efficaci e moderni. L’UCPI ha già sperimentato con successo un analogo sito sulla separazione delle carriere (altra storica nostra battaglia), e da qualche mese abbiamo anche un profilo su Facebook ove registriamo numerosi contatti quotidiani. Gli obiettivi sono quelli di un’immediata e corretta informazione sul carcere ad uso interno ma anche e soprattutto esterno, valorizzando gli ormai consolidati contatti con le altre associazioni che si occupano di carcere.


A che punto è il lavoro di raccolta delle denunce sulla situazione sanitaria in carcere?

Per quel che riguarda l’iniziativa delle denunce presentate nelle Procure italiane sulla situazione sanitaria all’interno degli istituti penitenziari, le stesse sono o stanno per essere tutte archiviate. Dalla lettura degli atti istruttori emerge però, nella quasi totalità, una forte consapevolezza dell’illegittimità in cui versano gli stessi ma non si ritengono, correttamente, penalmente responsabili i direttori degli istituti penitenziari all’epoca denunciati.


Altri impegni nell’agenda 2012?

Nel programma dell’anno prossimo sul carcere un punto fermo sarà quello di denunciare con forza e nel contempo proporre soluzioni rispetto allo scandalo degli OPG e delle case di lavoro. Per farlo abbiamo pensato di organizzare un convegno nazionale di due giorni  nel quale invitare gli esponenti della magistratura e della politica per cercare insieme di risolvere uno dei più grandi scandali italiani, venuto anche mediaticamente alla ribalta grazie ad alcune coraggiose inchieste giornalistiche che hanno denunciato la situazione delle persone ristrette in quei luoghi.


L’Angolo di Vincino | Sciopero Camere Penali…



Fattore Umano | Camere Penali in sciopero


Dal 14 al 18 novembre, cinque giorni di astensione dalle udienze e di confronto pubblico nei Tribunali per ripristinare «il diritto alla difesa». Per Spigarelli, presidente della UCPI: «Il segreto professionale deve tornare un tabù invalicabile». Mentre la riforma dell’ordinamento professionale, auspicata, «deve puntare alla qualità con percorsi di specializzazione»



Il diritto alla difesa? «È uno dei capisaldi dello stato democratico e il difensore ne è l’interprete essenziale». Ma, nell’attuale momento storico, «una serie di elementi mirano ad indebolire, e di fatto indeboliscono, la figura e la funzione dei difensori». Non usano mezze parole gli avvocati penalisti d’Italia nel denunciare lo «stato di difficoltà» in cui si trovano ad esercitare.  Per questo l’UCPI (Unione delle Camere Penali Italiane) ha indetto una “cinque giorni” di astensione dalle udienze e dalle altre attività processuali, dal 14 al 18 novembre compreso, durante i quali in tutti i Tribunali d’Italia si discuterà su come uscire da una situazione definita di «grave attacco al ruolo del difensore».




«C’è un punto prioritario – spiega l’avvocato Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane – occorre ristabilire un’area sacra, invalicabile, tra assistito e difensore, dove nessuno può pretendere di entrare. E invece assistiamo sempre più spesso al contrario. Un fatto grave, che non è certo l’unico aspetto della nostra protesta».


Presidente Spigarelli, ci spieghi meglio?

Osserviamo che si moltiplicano i casi in cui, ad esempio, la Polizia Giudiziaria o i PM utilizzano intercettazioni fra un assistito e il suo avvocato per, magari, sottoporre qualcun altro a richieste di intercettazioni o richiedere al GIP provvedimenti di proroga delle indagini o di custodia cautelare. È inaccettabile. Vogliamo che gli italiani sappiano che il loro diritto di parlare liberamente con il proprio avvocato sta venendo meno, viene compromesso da norme interpretate in modo distorto. Non si può tacere, ad esempio, sul fatto che a disporre la revoca del segreto professionale sia un PM, com’è accaduto a Napoli con il caso Tarantini. Può, in certe circostanze, farlo un giudice, ma non certo un PM.


Un altro esempio?

Be’, all’avvocato difensore di Bisignani è capitato di leggere sul Corriere della Sera dei dialoghi fra lui e il suo assistito. Una telefonata del tutto innocente, ma non è questo il punto. Il poliziotto che ascolta dovrebbe fermarsi quando sente che una persona, chiunque esso sia e di qualunque cosa sia indagato, sta parlando col difensore. È vero che si tratta di materiale inutilizzabile dal punto di vista processuale, ma di fatto gli avvocati si ritrovano intercettati nelle carte processuali.


Che fare?

C’è una proposta che rimanda alla modifica dell’art. 103 del codice di procedura penale. È già pendente in Parlamento dal 2008, noi chiediamo che si sblocchi: in pratica si fa obbligo a chi intercetta di interrompere ogni ascolto e non trascriverlo, quando c’è di mezzo un avvocato difensore.


La modifica del 103 non è però l’unico motivo dello sciopero…

La lista è lunga, ed è per questo che abbiamo deciso di aprire ai cittadini e alle forze sociali la possibilità di discuterne a fondo. In sintesi, un altro elemento è la riforma dell’ordinamento professionale. Si parla di liberalizzazioni e tariffe, ma nel nostro caso si deve partire dal fatto che ci sono in Italia 200mila penalisti, una cifra enorme che, di fatto, rende già la nostra professione ultra-concorrenziale. Semmai il tema è quello della qualità della difesa, e su questo la nostra proposta è chiara: chiediamo che ci siano esami di accesso alla professione più rigorosi, che vi sia l’obbligo di un percorso di specializzazione e che venga anche riformato il procedimento disciplinare per gli avvocati.


Sono previste anche due manifestazioni nazionali?

Sì, il 14 a Verona e il 17 a Roma. Posso anticipare inoltre che a Roma il giorno 16 si confronteranno il Preside e i ragazzi di quinta del liceo Manara, il giornalista di Report Paolo Mondani, il presidente dell’ANM romana e il responsabile giustizia della CGIL. Insomma, vogliamo un dialogo a 360°.


Processo “Iva Telefonica”. Tutto rinviato al 22 novembre


Salta anche l’appuntamento del 10 novembre. Si terrà udienza il 5 gennaio


Dopo le udienze “tecniche”, dedicate alle procedure necessarie per l’ammissione tra gli atti di numerose intercettazioni, era prevista oggi la ripresa delle testimonianze al processo sull’“Iva telefonica” che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. Ma un membro del Collegio giudicante, la dottoressa Alessandra Cupone, è stata costretta a dare forfait. Il «Collegio precario», come viene definito in questi casi in linguaggio giuridico, si è così aggiornato a nuova data. Per lo stesso motivo è stata cancellata l’udienza già prevista per giovedì 10 novembre. Il rinvio è destinato a protrarsi fino al giorno 22 perché la settimana prossima, dal 14 al 18, è prevista l’astensione dalle udienze indetta dalle Camere Penali.


La seconda ed ultima parte della deposizione dell’ingegner Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’Area Network di TIS, slitterà perciò al giorno 22 novembre. Nella stessa udienza dovrebbe trovare spazio la testimonianza del maresciallo dei ROS Giovanni De Luca. La testimonianza di Ciccarella, manager che rispondeva della sua attività direttamente all’Amministratore delegato Stefano Mazzitelli, ha preso il via il 20 ottobre scorso. In quell’occasione Ciccarella era stato chiamato a spiegare le presunte «anomalie tecniche» nei rapporti che intercorrevano tra Telecom Italia Sparkle e le società coinvolte nella presunta truffa sull’Iva. A partire dall’instradamento rigido del traffico che: non si trattava di un’anomalia, ha precisato Ciccarella bensì una richiesta, assolutamente normale, da parte del cliente. Sempre sul piano tecnico, il manager ha confermato che non era possibile per il gestore verificare il contenuto del traffico. Infine, ad una domanda del PM sull’eventuale carattere anomalo dell’andamento uniforme del traffico nelle 24 ore, Ciccarella ha risposto che il traffico non era sospetto perché il rapporto riguardava utenze telefoniche che coprivano diversi fusi orari.


Il maresciallo dei ROS Giovanni De Luca, uno dei più stretti collaboratori del capitano Francesco De Lellis, già sentito in aula dal PM Giovanni Bombardieri lo scorso 21 ottobre, ha partecipato alle indagini fin dall’inizio, cioè dall’epoca della denuncia dell’imprenditore laziale Vito Tommasino a carico del Berriola da cui ha preso il via l’inchiesta. De Luca ha curato tra l’altro le attività di intercettazioni, compresa, come recita la formula ufficiale, «la loro refutazione nella parte occlusiva» che precede la stesura dell’informativa.


Dopo le due testimonianze l’iter processuale proseguirà nel mese di dicembre, a partire dal giorno 5. In quella sede, salvo ulteriori intoppi, riprenderà la testimonianza del capitano dei ROS De Lellis che probabilmente occuperà più di un’udienza. Il resto del mese dovrebbe essere dedicato all’interrogatorio dei testi esteri citati dall’accusa, chiamati a deporre in aula sulle triangolazioni internazionali effettuate dagli ideatori della presunta evasione. Non è escluso che l’esame dei testi presentati dalla Procura possa chiudersi entro il 2011. In ogni caso il Presidente della Prima Sezione penale, il dottor Giuseppe Mezzofiore, ha aggiunto al calendario una nuova udienza, fissata per il 5 gennaio 2012.


L’Angolo di Vincino | Giornata di allargamento del carcere





Fattore Umano | «Giustamente». Un viaggio nelle carceri italiane


Un reportage sulla condizione della detenzione nel nostro Paese. Girato in otto istituti di pena, il video è presentato da Fainotizia.it, primo sito di giornalismo partecipativo italiano diventato poi format di inchieste distribuite di Radio Radicale

 

In carcere il silenzio è prezioso. Quasi come la libertà. Anche solo un attimo di intimità – per riflettere, comprendere e aspettare – non è concesso. Giustamente? È così: il tintinnio delle chiavi, il lamento dei compagni di cella, i passi della “guardia” che passeggia nel corridoio con la chiave appesa alla cintura, non concedono un momento di pace. Giustamente? E quando il silenzio arriva ti accorgi che il tuo compagno di cella si è tolto la vita. Giustamente? Il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio. E 15mila di loro risulteranno innocenti dopo aver passato anche mesi ad aspettare il momento della verità. Giustamente?



Questa è solo una parte dell’“universo carceri”. Una piccola parte di un viaggio da compiere perché «per conoscere la civiltà del tuo Paese devi visitare le sue carceri». Giustamente. Un’esperienza conoscitiva e critica raccontata in un reportage «in cui le telecamere non erano mai entrate».


Girato in otto istituti di pena italiani è presentato da Fainotizia.it. Un lungo lavoro svolto per poter presentare una realtà in cui vivono stipate migliaia di persone spesso in condizioni al limite della legalità costituzionale. Valentina Ascione, Simone Sapienza sotto la regia di Pasquale Anselmi, hanno concluso il loro viaggio. Agosto, settembre e ottobre 2011: 3 lunghi mesi in cui hanno raccolto testimonianze, immagini e suoni catturati all’interno delle carceri di Messina, Palermo Ucciardone, Giarre, Favignana, Sassari, Brescia, Perugia e Padova.


Su l’Espresso – che ha dedicato un ampio articolo all’iniziativa dei Radicali – il lavoro viene descritto come un viaggio fatto di «immagini spesso rare, come quelle girate all’interno della fortezza di Favignana, già definita “una tomba” nell’800 da Alexander Dumas». Sull’isola siciliana, continua l’articolo – «le celle sono a livello seminterrato, si affacciano all’interno del vecchio fossato della struttura. Qui in molti internati scontano il cosiddetto “ergastolo bianco”, un vecchio retaggio della legislazione fascista che mantiene in cattività persone che hanno già scontato la loro pena ma sono ritenute socialmente pericolose». «In teoria – si legge – la loro condizione non dovrebbe equivalere a quella dei detenuti, nella pratica la distinzione rimane sulla carta».


Radio Radicale ha scelto di mettere il proprio materiale a disposizione di telegiornali e reti televisive pubbliche e private, per favorirne la maggior diffusione possibile e «riparare, almeno in parte, al grave deficit di informazione su un tema rimosso dall’agenda politica del nostro Paese».


Qui potete vedere il reportage.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World