Archivio di marzo 2012

Prosegue l’esame di Focarelli. Entra in scena Gourevitch


Dopo le Phuncard si parla di Traffico Telefonico. Focus del PM sul ruolo del finanziere americano d’origine kirghiza


È proseguito ieri, di fronte al Collegio giudicante della Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore, l’esame di Carlo Focarelli. Il teste, imputato al processo per l’“Iva Telefonica”, è stato ogetto di un approfondito esame su alcuni aspetti dell’intricata operazione. In particolare, le domande del Pubblico ministero hanno avuto per oggetto i rapporti con Gennaro Mokbel e Fabio Arigoni.


Focarelli ha fornito spiegazioni sul quadro societario che si era delineato al momento dell’avvio del “business” relativo al Traffico Telefonico quando, una volta esaurita la funzione societaria di CMC, l’operazione fu messa in capo alla società Ubique.


Nel  corso dell’udienza è stato dato dal PM Giovanni Bombardieri ampio spazio alla ricostruzione dei rapporti tra Carlo Focarelli ed Eugene Gourevitch, cittadino americano di origine kirghiza, coinvolto nel finanziamento dell’operazione.


La testimonianza di Focarelli proseguirà alla ripresa del procedimento, fissata per il prossimo 11 aprile.


Focarelli spiega l’operazione Phuncard

I rapporti con Fastweb furono «normali»


L’operazione Phuncard è stata al centro dell’udienza di ieri del processo “Iva Telefonica” dedicata alla testimonianza di Carlo Focarelli, considerato dall’accusa il cervello della presunta frode.


Davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, Focarelli ha ricostruito le fasi d’avvio dell’operazione Phuncard, a partire dal contatto con Fastweb, con cui il teste aveva già avuto rapporti tramite la sua CMC, attraverso Bruno Zito.


Focarelli non si è addentrato in particolari tecnici, limitandosi a spiegare le ragioni economiche per cui aveva deciso di interrompere con numeri Premium, troppo costosa, per convergere sulle card prepagate.


Interrogato dal PM Giovanni Bombardieri ha ricostruito le varie fasi dell’attività, compreso il periodo di sospensione del business “Phuncard” chiesto da Fastweb. Focarelli ha sottolineato che il rapporto tra lui e Fastweb è avvenuto nell’ambito della più assoluta normalità commerciale.


La testimonianza di Carlo Focarelli prosegue nell’udienza di oggi.


Contin: Traffico Telefonico «operazione assolutamente ordinaria»



Focarelli conferma: soldi a Crudele e Zito per una loro operazione


L’attività effettuata da Fastweb di puro transito del traffico tra le società Diadem e I-Globe rientrava «nell’assoluta ordinarietà». È quanto, con una ricostruzione analitica e puntuale, ha dimostrato Roberto Contin, ex direttore Large Account della società telefonica, nella seconda parte della sua testimonianza al processo sull’“Iva Telefonica”.


Davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, Contin, oltre a far rilevare di non aver goduto di alcuna utilità, diretta od indiretta, dall’operazione Traffico Telefonico, ha sottolineato, semmai, che fu Giuseppe Crudele, il funzionario della società che seguiva l’operazione, a nascondere nella sua presentazione alcune anomalie del business. Nel corso della testimonianza, Contin ha  rilevato di non aver promosso o favorito in alcun modo lo stesso Crudele, che dipendeva dal suo settore di competenza. Un dato di fatto che “smonta” l’ipotesi accusatoria che vede Contin e Crudele soci in una presunta “associazione a delinquere”.


Dopo la testimonianza di Contin è iniziata l’audizione di Carlo Focarelli, secondo l’ipotesi di accusa il vero “cervello” della presunta truffa. Focarelli, nella prima parte del suo interrogatorio che proseguirà nell’udienza del 29 marzo, ha ricostruito l’origine dell’operazione, a partire dai primi contatti con le società inglesi ed i suoi rapporti con Fabio Arigoni, Augusto Murri e Gennaro Mokbel.


In particolare, Focarelli ha ribadito di aver versato somme di denaro a favore di Giuseppe Crudele e Bruno Zito, ma solo come forma di investimento in una loro iniziativa imprenditoriale.



Fattore Umano | La marcia di Pasqua

L’appello di Rita Bernardini, Maurizio Turco e Irene Testa: a Roma, domenica 8 aprile, giorno di Pasqua, la seconda Marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà



Già sette anni fa, il giorno di Natale del 2005, abbiamo sfilato da Castel Sant’Angelo, e poi toccato luoghi simbolo come il carcere di Regina Coeli e luoghi istituzionali (presidenza della Repubblica, presidenza del Consiglio, Camera e Senato), invocando un provvedimento di amnistia e di indulto, per ridurre in modo significativo i carichi processuali che da anni soffocano tribunali e uffici giudiziari, e per sgravare il carico umano che soffre – in tutte le sue componenti, i detenuti, il personale amministrativo e di custodia – la condizione disastrosa delle prigioni italiane: oggi in Italia, nonostante i recenti provvedimenti varati dal Governo ci sono oltre 7mila detenuti in più che nel 2005.


Da allora la situazione si è ulteriormente aggravata e incancrenita. Ci troviamo, come Stato e come Repubblica, nella situazione, innegabile – anche tecnica – di costante, palese flagranza criminale; una ripetuta e continuata violazione di tutte le legislazioni vigenti, internazionali, europee e nazionali, provocata dagli oltre dieci milioni di procedimenti penali e civili pendenti; in conseguenza a ciò il nostro paese è costantemente sanzionato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, per «l’irragionevole durata dei processi che costituisce un grave pericolo per lo stato di diritto».


Rileviamo che nel frattempo, non un solo grande dibattito e confronto né dal servizio pubblico radiotelevisivo, né da quello privato, è stato dedicato a questo grande tema, lavera, grande emergenza del paese. Gli obiettivi della Seconda Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà sono gli stessi della prima marcia del 2005. Per queste ragioni invitiamo tutti i convocatori di allora a manifestare e manifestarsi, perché oggi la situazione è palesemente più grave.


«Noi vogliamo servire lo Stato, non essere complici di violenza e illegalità contro la giustizia e lo Stato stesso”, affermano i Direttori Penitenziari». E noi tutti, promotori della Seconda Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà diciamo senza inimicizia e ostilità nei confronti di alcuno che intendiamo offrire come forza supplementare quella che devono avere in primo luogo tutti i responsabili istituzionali.


Se desideri sottoscrivere l’appello compila il modulo online che trovi qui.

 

Grazie, a presto

Maurizio Turco, Rita Bernardini, Irene Testa


Fattore Umano | Tutti in cella, per capire


A Fa’ la cosa giusta! la possibilità di vivere 5 minuti come i detenuti italiani. Appuntamento dal 30 marzo a Fieramilanocity con la Caritas


La Caritas Ambrosiana invita il pubblico ad entrare in cella. L’appuntamento è all’edizione nazionale di Fa’ la cosa giusta! a Milano il 30 marzo presso il padiglione 4 nell’area Pace di Fieramilanocity. Fino al 1° aprile, a gruppi di 6 persone, i visitatori potranno partecipare a Extrema Ratio e vivere l’esperienza emotiva della reclusione, passando 5 minuti in una cella di 8 metri quadrati.


La cella è stata realizzata dai lavoratori detenuti della falegnameria interna al carcere di Bollate. Gli arredi sono stati forniti dalla direzione dell’istituto, grazie all’autorizzazione del Dipartimento Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. Dicono i promotori: «Poiché non è possibile portare i visitatori dello stand in una cella, portiamo una cella nello stand».


I visitatori saranno invitati a farsi fotografare, lasciare le proprie impronte digitali e depositare le borse prima di iniziare «l’esperienza di detenzione volontaria nella cella» con la ritualità e le modalità di fruizione presenti nel carcere. Al termine dei cinque minuti di reclusione, alcuni operatori offriranno delle letture del breve percorso ed informazioni sulla situazione attuale delle prigioni italiane.



L’esperienza di Extrema Ratio sarà un’occasione «per fermarsi e riflettere su una condizione carceraria nazionale che presenta ormai tratti di preoccupante gravità». Basti dire che in Lombardia il tasso di sovrappopolamento carcerario è del 173%. Per provare sulla propria pelle – spiegano gli organizzatori – «la reale condizione di restrizione della libertà personale» e stimolare nella gente una seria riflessione sulla possibilità di una «diversa concezione della pena».


«Il titolo dell’iniziativa – spiega Don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana –, richiama una citazione del Cardinal Carlo Maria Martini: “la carcerazione va vista come un intervento di emergenza, un estremo rimedio per arginare una violenza gratuita e ingiusta impazzita e disumana. Andrebbero privilegiate l’utilizzazione di forme sanzionatorie diverse dal carcere, che in molti casi potrebbero assumere un significato costruttivo”». Per limitare i danni dell’attuale sistema bisognerebbe «incentivare le misure alternative alla detenzione – aggiunge Don Davanzo –, depenalizzare alcune tipologie di reati e superare i limiti che negano la possibilità per i recidivi di godere dei benefici di legge».


Sempre venerdì 30 marzo, dalle 18,30 alle 20, presso la Sala Africa, la Caritas Ambrosiana ha anche organizzato un incontro dal titolo Il perdono responsabile. Un’occasione di dialogo sui temi della carcerazione, l’efficacia del sistema penitenziario, le finalità di tali pratiche di reclusione, la giustizia riparativa e il perdono. A partire dall’esperienza di Gherardo Colombo, già Magistrato del Tribunale di Milano, e Don Virgilio Balducchi, Ispettore Generale dei Cappellani dell’Amministrazione Penitenziaria.


Fattore Umano | Tra le serre di Cascina Bollate


Una mattina fra 90mila piante e detenuti dalla faccia tranquilla. «Benvenuti in un carcere normale», spiega la fondatrice della Onlus, Susanna Magistretti. Per partecipare alle visite basta spedire una mail a info@cascinabollate.org



Il doppio portone in ferro fa capire che si sta entrando in un luogo ristretto. Eppure, il carcere di Bollate presenta subito qualcosa di diverso. Il giallo pallido degli edifici è ravvivato da finestre scontornate di colori vivaci. Sarà poco, ma la policromia agisce anche sugli stati d’animo. E’ può far bene. Stamane, poi, caso vuole che il primo saluto lo dia un cavallo bianco con un paio di robusti nitriti. È uno dei sei accuditi nel maneggio interno.


La visita al vivaio di Cascina Bollate inizia poco dopo le 10 del mattino, come ogni primavera, con una media sono 3-4 appuntamenti al mese fino ad ottobre. Sono aperti al pubblico e chiunque, purché maggiorenne, può chiedere di partecipare inviando una mail a info@cascinabollate.org.


Attualmente la cooperativa sociale che gestisce Cascina Bollate dà lavoro a una decina di persone, di cui sei giardinieri-detenuti. Nata a inizio 2008, vanta oggi circa 90mila piante seminate su un ettaro di terra e un fatturato annuo di 170mila euro che permette di ripagare spese e stipendi.


«A Bollate si fa quel che si dovrebbe fare in ogni carcere, sono gli altri l’eccezione», spiega Susanna Magistretti, fondatrice e animatrice della cooperativa. Esperta in piante e fiori, di mestiere progetta e sistema giardini. «È la legge – aggiunge – a stabilire che la pena deve puntare al reinserimento sociale. Per questo a Bollate si dedica grandissima attenzione al modo in cui i detenuti impiegano il tempo».



Nel concreto: celle aperte 12 ore al giorno, con possibilità di lavoro, studio e attività ricreative. Come risultato, Bollate costa meno di altri carceri e il rischio recidiva non supera il 15%, rispetto ad una media nazionale che va oltre il 60%.


Certo, Bollate è un carcere a custodia attenuata: 1200 detenuti, di cui circa 60 donne. Celle da 12 metri con cucinino e fino a quattro letti, oppure singole per detenuti anziani. La percentuale di chi lavora è intorno al 50%, di cui 120 esterni come articolo 21. Diverse le cooperative sociali che si occupano di catering, sartoria, scenografie teatrali e call center. Ad esempio, pochi sanno che le informazioni del numero 1254 possono partire da Bollate.


Ora però il lavoro però scarseggia. «Bollate – prosegue Magistretti – sconta la crisi, come tutto il paese, e la legge Smuraglia nata per favorire l’attività lavorativa dei detenuti viene rifinanziata meno di prima. Mentre anche Comune e Regione, benché sensibili al tema, hanno le casse vuote».


Per chi visita il vivaio di Cascina Bollate comprare piante non è un obbligo: ovviamente è gradito. Del resto, è difficile trattenersi una volta che si è lì. Anche perché vi riempiono di consigli preziosi: se anche non capite niente di Lavandule, Aspidistre o Viole Cornute, uscirete perfettamente istruiti.


L’Angolo di Vincino | Amnistia pasquale

Fattore Umano | Pasqua: Marcia per l’amnistia, la giustizia e la legalità


*di Rita Bernardini e Irene Testa


Nel Natale del 2005, forse anche tu hai marciato con noi a Roma per l’amnistia, la giustizia e la legalità. Per denunciare e chiedere al Parlamento un impegno concreto e solerte per far fronte alle drammatiche condizioni in cui versano la giustizia e le carceri nel nostro Paese.


Allora e anche oggi, ormai da decenni, si tratta di una delle più grandi questioni sociali in Italia, fonte continua, ripetutamente sin dal 1980, di condanne da parte delle corti di giustizia europea e internazionali, per violazione di diritti umani fondamentali.


Non si tratta solo della condizione delle carceri, nelle quali 67.000 detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 45.000, ma della vita di milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie, che sono parti in causa negli attuali oltre 10 milioni di procedimenti penali e civili pendenti nei nostri tribunali, molti dei quali destinati a risolversi dopo troppi anni se non anche vedere i reati imputati cadere in prescrizione; in media sono infatti 500 ogni giorno le prescrizioni di reati che maturano nel silenzio.


Anche oggi, come ieri, continuiamo a ritenere che per far fronte a questa grave situazione, solo uno strumento tecnico quale un provvedimento di amnistia, la più ampia possibile, che possa da subito ridurre drasticamente il carico processuale della Amministrazione della Giustizia, perché essa, sollevata dal peso immane di un arretrato impossibile da smaltire, possa così tornare al più presto a operare con efficienza. Amnistia che sia premessa e traino di quella Riforma della Giustizia da anni invocata e mai realizzata. Assieme a questa, un indulto. Per ripristinare la legalità nelle nostre carceri.


Per rilanciare nuovamente con forza queste istanze, da tempo e sempre più avvertite come insostituibili esigenze sociali, stiamo in queste ore verificando la fattibilità in termini di slancio e di presenze di una “Seconda Marcia per l’amnistia, la giustizia e la legalità” nel giorno di Pasqua, il prossimo 8 aprile. I tempi sono strettissimi e l’obiettivo molto ambizioso, ma, crediamo, anche doveroso.


L’idea è di ripercorrere lo stesso tracciato che nel 2005 portò alla costituzione di un Comitato promotore della marcia, e nelle prossime ore avvieremo un primo giro di contatti per capire chi di quei promotori di allora voglia far parte oggi di questa nuova iniziativa, e anche per sondare e suscitare nuove eventuali adesioni. Don Antonio Mazzi, Giulio Andreotti, Emilio Colombo, Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini, Giorgio Napolitano, Sergio Pininfarina, Antonio Baldassarre, Giuliano Vassalli, questi i nomi prestigiosi che convocarono la Marcia del 2005.


Uniamo a questa comunicazione la richiesta di una vostra valutazione e riflessione in merito a questa proposta, e dell’eventuale disponibilità a partecipare ai prossimi appuntamenti convocati a breve, durante i quali andremo definendo meglio cosa sarà opportuno fare, con la convinzione, crediamo da te condivisa, che per realizzare questo nostro obiettivo, sia ovviamente essenziale la massima disponibilità di tutti.


*L’on. Rita Bernardini è membro della Commissione Giustizia alla Camera

Irene Testa, dirigente Radicale, è Segretario dell’Associazione Il Detenuto Ignoto

Contin: «Agli occhi di Fastweb, tutto regolare»


Interrogato oltre 5 ore dai PM, il manager della società tlc ha ribadito in aula quanto dichiarato nell’interrogatorio del febbraio 2010. L’operazione Traffico Telefonico non destava alcun sospetto


Agli occhi di Fastweb l’operazione Traffico Telefonico era del tutto regolare, non appariva alcuna anomalia, non vi erano ragioni di sospetto. È quanto ribadito in aula, nel corso dell’udienza di ieri, da Roberto Contin, manager di Fastweb, ex direttore Large Account della società telefonica.


Davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, Contin ha così ripetuto quanto già dichiarato fin dal primo interrogatorio, avvenuto in carcere nel febbraio 2010, compreso il fatto che all’epoca dell’operazione Phuncard era dirigente dell’area di Torino di Fastweb, dunque non ha avuto nulla a che fare con l’operazione.


L’esame del manager, rinviato per le conclusioni alla prossima udienza del 27 marzo, è durato oltre cinque ore, durante le quali il PM Bombardieri ha ripercorso le tappe delle vicende oggetto del processo, senza tuttavia muovere alcun addebito diretto, con atti o documenti, nei confronti di Contin.


In particolare, in merito a Traffico Telefonico, Contin ha chiarito in aula che, per la sua posizione ricoperta in Fastweb all’epoca dei fatti, non ebbe esitazioni nel firmare i contratti con il cliente, la società Diadem, e con il fornitore, la società I-Globe, non ravvisando ragioni per dubitare della regolarità dell’operazione commerciale.


“Iva Telefonica”: Al via l’esame di Roberto Contin


Stamane davanti ai giudici il manager di Fastweb; l’udienza di ieri dedicata agli interrogatori di Francesco Fragomeli e Luigi Marotta


Con l’esame di Roberto Contin, manager di Fastweb, ex direttore Large Account della società tlc, riprende questa mattina il processo “Iva Telefonica” davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore. Ieri intanto è stata la volta degli interrogatori di Francesco Fragomeli e Luigi Marotta.


In particolare Fragomeli, già amministratore unico della FCZ Srl, ha risposto ad alcune domande del PM Bombardieri in merito al nome della società che, secondo la Procura, sarebbe l’acronimo delle iniziali dei cognomi dello stesso Francesco Fragomeli, di Giuseppe Crudele, ex responsabile del settore Vendita e Servizi Voce di Fastweb e di Bruno Zito, ex responsabile marketing della compagnia tlc.


Fragomeli ha confermato di avere avuto rapporti con i due ex manager Fastweb, ma ha contestato tale lettura del PM, sostenendo che il nome FCZ farebbe riferimento a Colon Free Trade Zone, una località del Centro-America, aggiungendo che la società si occupava dell’acquisto e commercio di traffico telefonico e di acquisizione di contenuti “per adulti” e che, per tali ragioni, era in rapporti con Carlo Focarelli.


Sempre a proposito di rapporti con Carlo Focarelli, nel corso del suo esame Luigi Marotta ha sostenuto – in merito a un bonifico ricevuto – che non si trattava di soldi legati a rapporti d’affari, ma di un prestito da lui effettuato lontano nel tempo.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World