Archivio di aprile 2012
Fattore Umano | Carceri: le priorità dei Garanti
Nell’incontro con il Presidente Napolitano, i punti urgenti che chiedono risposta: una Autorità di monitoraggio, un tavolo operativo fra Amministrazione e Garanti stessi, un provvedimento che alleggerisca la presenza di tossicodipendenti detenuti «per reati di lieve entità»
Oltre 66mila erano, circa 66mila restano. A parte qualche centinaio, fuoriusciti con la seconda “svuota-carceri”. Questi i numeri dei galeotti ospiti delle patrie galere. Compreso il dato – senza uguali – dei carcerizzati per reati di droga, magari lievi, nella certezza che tutto può accadere in carcere tranne che si venga curati. Ma c’è di più. Un detenuto costa allo Stato italiano, tutto compreso, 12mila euro al mese, quanto un deputato. I calcoli li ha fatti l’Osapp (Sindacato autonomo polizia penitenziaria): tra personale, manutenzioni, vitto, alloggio e attività ricreative, se si divide la cifra per 66.153 detenuti si arriva «a circa 12mila euro mensili pro-capite, quasi identica allo stipendio di un parlamentare italiano». «Un’emergenza assillante, dalle imprevedibili e forse ingovernabili ricadute», così nel luglio 2011 il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva definito la questione del “sovraffollamento” dei penitenziari. Aggiungendo «va affrontata con i rimedi già messi in atto e con ogni altro possibile intervento, non escludendo nessuna ipotesi che potrebbe essere necessaria».
Che fare? Quali priorità? È il tema sollevato nell’incontro che il Presidente della Repubblica ha auto al Quirinale con alcuni Garanti regionali dei detenuti, fra cui Desi Bruno, Salvo Fleres, Alessandro Margara, Angiolo Marroni, Italo Tanoni e Adriana Tocco, accompagnati da Mauro Palma del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale e Francesco Corleone, Coordinatore dei Garanti comunali e provinciali. Presente anche il Capo dipartimento della Polizia penitenziaria, Giovanni Tamburino.
Il primo nodo – secondo i Garanti – è l’istituzione di una autorità indipendente di monitoraggio. Proprio l’Italia non ha infatti ancora ratificato il Protocollo Opzionale delle Nazioni Unite che prevede un simile organo di supervisione e controllo. In secondo luogo, dare piena attuazione a quanto previsto dal Regolamento adottato fin dal 2000, ma attuato in maniera limitata, e avviare un tavolo operativo che permetta il dialogo di operatori, dell’amministrazione penitenziaria e dei Garanti stessi. Terzo punto la possibilità di incidere, pur nel quadro normativo vigente, con un provvedimento “anche parziale”, sull’universo dei detenuti tossicodipendenti, nel caso di reati di lieve entità. Infine, la necessità di rifinanziare la legge per il lavoro detentivo, il nodo dei Direttori mancanti e la riduzione delle figure di educatori e assistenti.
Durante l’incontro il Garante delle Marche Italo Tanoni ha consegnato al Capo dello Stato la relazione annuale sulle carceri delle Marche (sette istituti, in cui sono rinchiusi 1.146 detenuti) e una lettera nella quale auspica un intervento per risolvere la questione del sovraffollamento. In particolare ha sottolineato la necessità di rendere pienamente funzionante la Casa di reclusione di Ancora-Barcaglione, dove ci sono 36 detenuti ma «esistono 90 camere di detenzione non utilizzare che potrebbero ospitare altri 180 reclusi, previo rafforzamento del personale di Polizia Penitenziaria».
Rossetti: «Le indagini interne erano fisiologiche»
L’ex Cfo di Fastweb: «L’audit serviva ad analizzare lo stato della società. Io mi occupavo della finanza, non della gestione amministrativa». Una testimonianza lineare, senza alcuna contestazione
Dalle indagini condotte dall’audit di Fastweb sul Traffico Telefonico e sulle Phuncard non è emersa alcuna anomalia. Del resto, controlli di quel genere erano assolutamente fisiologici nella vita della società. È quanto ha sostenuto ieri Mario Rossetti, già Chief financial officer della società, nel corso dell’udienza sul processo per l’“Iva Telefonica” che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
Nel corso della sua testimonianza, che si è conclusa in tarda mattinata, Rossetti, in Fastweb dal 2002, ha inteso precisare che le sue competenze riguardavano la finanza, non la gestione amministrativa dei business, comprese le attività oggetto dell’inchiesta gestite dal settore commerciale. Rispondendo alle domande del PM, la dottoressa Francesca Passaniti, ha ricostruito l’organigramma aziendale, la ripartizione delle mansioni e la dinamica delle varie attività di controllo, del tutto fisiologiche nell’ambito della gestione. Anche le indagini condotte dall’audit sulle attività in questione rispondevano all’esigenza di analizzare lo stato complessivo della società, piuttosto che a sospetti, di cui Rossetti, competente per la finanza, non ha mai avuto sentore alcuno.
In sostanza Rossetti ha avuto finalmente la possibilità di spiegare la sua attività in Fastweb e il suo ruolo rispetto alle operazioni contestate, che non rientravano nell’ambito delle sue competenze. Una testimonianza in un clima di massima linearità come emerge dal fatto che né la difesa di Rossetti né di altri imputati ha ritenuto di dover procedere ad un controesame dopo l’interrogatorio del PM Passaniti che ha preso atto senza obiezioni delle risposte dell’ex Cfo di Fastweb.
Si è così conclusa in tre ore l’udienza 84, interamente occupata da Rossetti. Il 2 maggio riprenderà l’interrogatorio di Carlo Focarelli. Le udienze successive saranno dedicate ai testi chiamati a deporre dalla difesa dei manager di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli e Massimo Comito e successivamente dalle difese di Bruno Contin e Mario Rossetti.
Zito: «L’interruzione delle Phuncard? Per motivi commerciali»
Si completa l’esame dell’ex dipendente di Fastweb. L’avvocato di Contin chiede chiarimenti sui rapporti con FCZ e sul contratto con Web Wizard
L’operazione Phuncard è stata al centro della seconda parte della testimonianza dell’ingegner Bruno Zito che ha occupato l’udienza del processo sull’Iva Telefonica di lunedì 23 aprile. Davanti alla Corte della Prima Sezione penale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, il PM Giovanni Bombardieri si è concentrato sull’esame delle ultime fasi dell’operazione Phuncard, in particolare sulle ragioni dell’interruzione temporanea del business, richiesta da Fastweb e sulla sua ripresa. Zito ha ricostruito le ragioni dell’interruzione, motivata dal fatto che «il settore commerciale aveva probabilmente spinto troppo l’attività» con effetti problematici sul cash flow dell’azienda. Anche questo serve a confermare l’aspetto marginale del business delle Phuncard nel quadro delle attività di Fastweb, un business gestito dagli operativi competenti ma senza il coinvolgimento dei responsabili delle strategie.
Dopo l’esame del PM Bombardieri, si è svolto il controesame del teste da parte degli avvocati degli altri imputati. In particolare l’avvocato Carlo Tremolada, difensore di Roberto Contin, ex direttore Large Account di Fastweb, ha chiesto delucidazioni su alcune affermazioni rese nel corso dell’audizione: in primis a proposito dei rapporti tra Zito e la FCZ, traendo spunto da una nota di spese emersa nella documentazione presente nel computer sequestrato a casa sua nel 2006 («si tratta di spese personali» ha risposto Zito) poi alle differenze che emergono tra due contratti reltivi ai rapporti tra Fastweb e Web Wizard; infine in merito all’incontro tra Zito e i legali di Fastweb.
In sintesi, dalla deposizione emerge la ricostruzione dei rapporti commerciali tra Carlo Focarelli e Fastweb, compatibili con le attività della società tlc; operazioni quindi laterali rispetto al core business dell’azienda cosa che spiega, secondo Zito, l’interruzione chiesta dai vertici di Fastweb (tra le proteste di Focarelli nei confronti dello stesso Zito). Un’attività del tutto normale, inquadrata e gestita sotto il controllo dei manager operativi dei settori competenti, senza il coinvolgimento dei vertici apicali, cui spettava l’elaborazione delle strategie.
Il processo “Iva Telefonica” proseguirà domani, 26 aprile. La giornata sarà dedicata alla testimonianza di Mario Rossetti, già Chief financial officer di Fastweb.
Fattore Umano | Quel bluff della “svuota carceri”
Da Antigone i primi numeri: 322 detenuti in meno, rispetto ai 5-6mila attesi. Intanto è conto alla rovescia per la Seconda Marcia per l’Amnistia. A Roma il 25 aprile
Mentre prosegue il conto alla rovescia per la Seconda marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà che si terrà il 25 aprile a Roma, promossa dai Radicali con l’adesione già pervenuta di realtà del volontariato e dell’associazionismo cattolico, ci sono altri numeri dell’universo carcerario che non lasciano spazio all’ottimismo. Uno stillicidio di dati che, dal Nord al Sud della penisola, non cambia mai spartito. Isole comprese, osservando quanto scrive l’Amministrazione penitenziaria, ad esempio, sulla Sardegna: da quando è diventata legge, cioè fin dal 2010, la cosiddetta “svuota carceri” (di cui l’ultimo decreto legge è solo un’estensione), ha consentito l’accesso ai domiciliari di 258 cittadini (67 stranieri). Numeri irrisori se si considera che ci sono voluti 16 mesi di tempo, che hanno tenuti impegnati per una montagna di ore i magistrati, le forze dell’ordine e gli assistenti sociali della regione.
Ma non solo: ottenuti i domiciliari, iniziano gli adempimenti delle forze dell’ordine per verificare il rispetto delle prescrizioni ingiunte al “ristretto”, a partire dai controlli notturni. Controlli doverosi, ma che spingono alcune famiglie persino a rifiutare l’accoglimento del parente detenuto. Dalla Sardegna all’Emilia, il sovraffollamento riguarda anche i minori. Come denuncia il Garante regionale dei diritti dei detenuti, avv. Desi Bruno – al Pratello di Bologna, istituto penale per minorenni, la condizione dei troppi “ristretti” permane «anche se è diminuita passando da 29 a 25, ma per regolamento dovrebbero essere 22».
Non bastassero le notizie di singole realtà, ci pensa l’associazione Antigone a ricostruire i numeri esatti delle “cayenne” tricolori. Il primo dato è sconfortante: «A quattro mesi dalla seconda “svuota carceri” sono solo 312 i detenuti in meno». Le stime parlavano di 5-6 detenuti che avrebbero potuto usufruire dell’allungamento a 18 mesi (residui di pena) da scontare ai domiciliari. Ma la distanza è siderale. Spiega Patrizio Gonnella, presidente nazionale di Antigone: «È stato smascherato quello che è il “bluff” della capienza regolamentare. Apparentemente, la capienza dei nostri istituti in questi anni è cresciuta, ma in realtà si tratta semplicemente del fatto che, negli stessi istituti, si stipano sempre più i detenuti, trasformando in celle tutti gli altri spazi, a scapito di spazi comuni indispensabili per la vivibilità degli istituti».
C’è poi un paradosso. Aggiunge Gonnella: «Dal dicembre 2010 sembrerebbe che qualcosa di positivo sia avvenuto: risultano 5.533 i detenuti usciti. Ma allora perché non si hanno 5.533 detenuti in meno nelle carceri?». «Perché – insiste – si tratta di persone che sarebbero potute uscire con i provvedimenti già esistenti». Insomma, un bluff.
Che fare, dunque? «Servirebbero norme di ampio respiro – spiega Mauro Palma del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa – ma l’Italia non adotta provvedimenti di questo tipo, perché la frequenza delle dispute elettorali, troppo ravvicinate, fa sì che non si rischi l’impopolarità intervenendo su queste tematiche».
Fattore Umano | «San Vittore moderno gulag»
Diego Mazzola, militante di Senza Fissa Dimora, ha accompagnato il sen. Perduca in visita ispettiva nel carcere milanese. Presenti anche Nicolò Calabro e Andrea Andreoli dell’Associazione Enzo Tortora. Ecco il suo racconto
«Ho conosciuto per la prima volta la realtà di questo istituto circa trent’anni fa – spiega Diego Mazzola – e ricordo che allora c’erano tre “ospiti” in celle di circa otto metri quadrati. Oggi ce ne sono sei e guardando i volti dei 1.685 detenuti, su una capienza di soli 550, non posso fare a meno di pensare che non passi molta differenza tra queste carceri e i lager e i gulag dei totalitarismi novecenteschi e che la detenzione è solo un sostituto moderno, ma non meno violento, della pena di morte e della tortura».
«Provare per credere – aggiunge Mazzola –. Vorrei tanto che chiunque potesse vivere l’avventura di una visita a San Vittore o in qualsiasi altro carcere italiano. Il carcere insegna che chiunque può diventarne ospite, che ciascuno di noi può essere il “mostro” e che, forse, bisogna guardarsi dalla propensione a punire con tanta facilità o con troppo rigore».
Nella conferenza stampa che Mazzola ha indetto all’uscita dalla Casa circondariale di Milano, ha ribadito la necessità di lavorare per «superare il carcere» allo scopo di rispettare quanto recita l’articolo 27 della nostra Carta costituzionale: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Una tema che affiora anche da parte di ex magistrati, come Gherardo Colombo che ha scritto nel suo libro “Il perdono responsabile”, «il carcere, per come è congegnato, confligge con la dignità, con l’appartenenza al genere umano di chi vi è sottoposto, perché esclude dalla comunità e dalle relazioni con gli altri».
Zito: Phuncard operazione reale e già introdotta in azienda prima del mio arrivo
E dà la sua versione sui rapporti con Focarelli ad Hong Kong
A fine 2002, quando all’ingegner Bruno Zito viene affidato l’incarico di seguire il cliente Cmc, l’operazione Phuncard era già stata impostata nelle linee generali dai suoi superiori, il responsabile del marketing Stefano Parisse e da Emanuele Angelidis. È uno dei punti cruciali della testimonianza di Zito, l’ex dipendente di Fastweb incaricato dei rapporti con Carlo Focarelli, al processo sull’”Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
Nel corso dell’interrogatorio, che proseguirà nell’udienza del 23 aprile prossimo, Zito ha risposto sui suoi rapporti con Focarelli, a partire dai conti correnti aperti ad Hong Kong da lui e da Giuseppe Crudele, altro dipendente di Fastweb e suo socio in un business estraneo alla società di tlc, fino alla gestione delle Phuncard.
I rapporti personali d’affari con Focarelli, estranei all’attività svolta per Fastweb, spiega l’imputato, discendono dal tentativo di dar vita ad un progetto imprenditoriale basato su una nuova tecnologia di trasmissione su scala regionale. È Crudele, spiega Zito, a proporre di coinvolgere come socio Focarelli, assai attento alle opportunità delle nuove tecnologie. Per far decollare il progetto, secondo i primi calcoli, occorrono 8-9 milioni. È Focarelli a proporre la trasferta ad Hong Kong dove, a suo dire, ci sono i finanziatori adatti per sviluppare il business. Nel frattempo è lo stesso Focarelli ad anticipare, in cambio dell’80% delle quote della nuova società, a Zito e Crudele due milioni di dollari ciascuno che finiscono in due conti correnti a loro intestati. Il progetto, in realtà, non decollerà mai. E i soldi saranno poi restituiti a Focarelli.
Ma come nasce il rapporto tra Zito e Focarelli? Il cliente Cmc, società che fa capo all’imprenditore romano, viene presentato a Zito da Andrea Conte, direttore dell’area centro della Fastweb di Roma che lo raccomanda come uno dei migliori clienti. Si trattava di un cliente importante per la società, sottolinea Zito, fin dai tempi dell’operazione sui “numeri Premium”. Il compito di Zito è di seguire l’operazione Phuncard, già impostata nelle linee generali dai suoi superiori. A novembre Zito mette a punto una sintesi del progetto su richiesta di Parisse. In sostanza, spiega Zito, l’operazione prevede che Fastweb si occupi della commercializzazione delle card da destinare a clienti già individuati dalla stessa Cmc.
Ma non si è chiesto – interviene il PM – perché dovesse esser coinvolta Fastweb? In che consisteva l’utilità del gestore tlc? Il coinvolgimento – replica Zito – rispondeva ad esigenze finanziarie; Fastweb aveva, a differenza delle società di Focarelli, i mezzi per anticipare l’Iva e metterla a credito.
Il progetto, continua il racconto di Zito, decolla dopo le dovute verifiche degli uffici amministrativi e fiscali, in pieno coordinamento tra il settore commerciale e le altre funzioni aziendali. Vengono così effettuate le necessarie verifiche sull’affidabilità di Cmc. L’esistenza delle card? Non solo non viene messa in discussione ma Alberto Trondoli, all’epoca direttore generale della società, ne chiede una decina.
Nel 2003 l’operazione subisce una battuta d’arresto: prima sono i partner inglesi ad interrompere gli acquisti perché non hanno più necessità di nuove carte, poi, a luglio, scatta l’audit di Fastweb sollecitato dagli “shareholders”. La decisione – specifica Zito – non riguarda solo le Phuncard bensì, per quel che gli risulta, tutti i business ritenuti non strategici e che portano nelle casse della società introiti occasionali. L’audit viene affidato a Beverly Farrow che, assieme a Vanessa Cioffi, si recò a Londra in visita alle società in affari con Cmc. Da queste verifiche non risultò alcuna anomalia nell’operazione Phuncard, tanto meno sull’esistenza delle card. Anzi, da una visita al magazzino risultò che era ancora lì almeno metà delle card. Dopo l’audit e l’assemblea che modificherà lo statuto di Fastweb riprenderà l’operazione Phuncard, fino al suo esaurimento. Poi riprenderà il business, ma stavolta al posto dei partner londinesi Focarelli individuerà l’americana Fulcrum.
Di questo si tornerà a parlare nella prossima udienza, fissata per il giorno 23. Nella sua lunga testimonianza Zito ha voluto far emergere che: a) il primo contatto di Focarelli con Fastweb avviene attraverso il dirigente romano Andrea Conte; b) il business delle Phuncard viene modellato direttamente da Stefano Parisse ed Emanuele Angelidis prima di essere affidato allo stesso Zito; c) il business appariva perfettamente normale e comprensibile, viste le esigenze finanziarie; d) prima dello stop imposto dall’audit, c’era stata un’interruzione dettata da esigenze commerciali dei partner inglesi; e) l’audit non ha riscontrato alcuna anomalia; f) i rapporti d’affari tra Focarelli, Zito e Crudele sono estranei sia alle Phuncard che al Traffico Telefonico.
Al termine dell’udienza, l’ingegner Silvio Scaglia ha voluto fare una dichiarazione spontanea relativa a due punti della testimonianza che potevano generare dubbi: a) l’ingegnere ha ribadito di non aver mai conosciuto Carlo Focarelli (presentato da Zito come «uno dei principali clienti di Fastweb»); b) di non aver mai partecipato all’attività di comitati direttivi o ad operational review, sedi in cui si è trattato in specifico delle operazioni in oggetto.
Fattore Umano | Una borsa per una nuova vita
Le borse di Veri Avanzi di Galera al FuoriSalone di Milano dal 17 al 22 aprile
Al via domani il Salone del Mobile di Milano, importante vetrina internazionale del design che fino al 22 aprile animerà l’intera città tra eventi culturali ed happening.
All’interno della 51a edizione del Salone ci sarà spazio anche per i prodotti dal carcere: la linea Vag Spring Edition sarà infatti presentata nel cuore del FuoriSalone nello spazio allestito nell’edificio di Young & Rubicam Brands di via Tortona 37 che ospita anche oggetti di arredo realizzati con materiale di recupero.
La produzione della collezione è stata affidata alle cooperative che gestiscono laboratori interni alle case di reclusione e si occupano di formare i detenuti in previsione del reinserimento nella quotidianità. Le 500 borse realizzate dalle detenute italiane sono firmate da Veri Avanzi di Galera, e sono state realizzate con materiali di recupero provenienti dal carcere stesso e dal territorio: stoffe per materassi, tessuti d’arredamento mandati al macero, vele in disuso e cinture di sicurezza delle auto in rottamazione.
La vendita delle borse proseguirà nei negozi distribuiti in tutta Italia che aderiscono alla rete di Recuperiamoci! e all’Of-Fucina di Prato. Per ulteriori informazioni: www.recuperiamoci.org.
Focarelli: concluso l’esame dei PM
Al via il controesame dei legali, non continuerà però nella prossima udienza per impegni pregressi dell’avvocato difensore. Il 17 in aula Bruno Zito, ex dirigente area commerciale Fastweb
Le cassette di sicurezza nei magazzini Harrods a Londra, i rapporti con Gennaro Mokbel, Fabio Arigoni e Augusto Murri, le attività con alcune società inglesi, fra cui LBB Trading. Questi i punti principali toccati dai PM nel corso dell’udienza che ha concluso l’esame di Carlo Focarelli, davanti ai giudici della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
Il controesame dei legali, già iniziato, verrà però sospeso nella prossima udienza a causa di impegni pregressi dell’avvocato difensore di Focarelli. A sedersi davanti alla corte sarà Bruno Zito, ex dirigente dell’area commerciale di Fastweb.
In particolare, i PM hanno chiesto di chiarire il contributo effettivo che Mokbel, Arigoni e Murri avrebbero apportato alle operazioni Phuncard e Traffico Telefonico. Focarelli ha sostenuto che si trattava di un ruolo imprenditoriale, in quanto soci di aziende che fornivano i contenuti.
Quanto alle domande della difesa un passaggio significativo ha riguardato il problema della cosiddetta “piattezza” o uniformità del traffico telefonico registrato. Focarelli ha sostenuto che si trattava di traffico normale, poiché l’espressione “piattezza” indica solamente che non venivano superati alcuni massimi e minimi, all’interno di un range definito.
Focarelli “spiega” il Traffico Telefonico
L’attività delle società inglesi “a monte” e i rapporti con i partner italiani al centro delle domande del PM Bombardieri. L’interrogatorio continua nell’udienza del 13
Continua, presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, la testimonianza di Carlo Focarelli. Ieri le domande del PM Giovanni Bombardieri si sono concentrate sul capitolo del “Traffico Telefonico”. In particolare, Focarelli è stato chiamato prima a spiegare le relazioni della sua Ubique con le società a monte del business, con un’attenzione particolare rivolta alle trasferte inglesi dello stesso Focarelli. Poi l’analisi si è soffermata sull’attività delle società a valle del “Traffico Telefonico” cioè le italiane I-Globe e Planetarium. L’attenzione del pubblico ministero si è soffermata, in particolare, sui rapporti tra Focarelli e i partner italiani, tra gli altri Gennaro Mokbel, Fabio Arigoni e Augusto Murri.
L’esame del teste Focarelli proseguirà nella prossima udienza. Al contrario di quanto già previsto, nell’udienza di venerdì 13 aprile non ci sarà la testimonianza del consulente tecnico di TIS bensì proseguirà l’interrogatorio di Focarelli.
Ancora da definire, invece, il programma dell’udienza del prossimo 17 aprile. Quel giorno, infatti, non potrà essere presente uno dei due difensori dello stesso Focarelli. Nel caso la testimonianza non si concluda domani, 13 aprile, perciò, l’esame del teste proseguirà in data da definirsi.