Fattore Umano | «Io manager offro una chance ai carcerati»
Alessandro Proto incontra i giovani detenuti di San Vittore per aiutarli a trovare un lavoro una volta usciti dal penitenziario
Alessandro Proto, titolare società di consulenza che porta il suo nome, si occupa tutti i giorni di finanza e immobiliare. Da qualche mese, però, fa anche altro. In agenda ha inserito degli appuntamenti nella Casa circondariale di San Vittore per spiegare ad alcuni giovani detenuti come affrontare la sfida di trovare un lavoro una volta usciti dal penitenziario. «Sto cercando di far capire ai ragazzi – racconta – che non è molto diverso vendere aziende, case o titoli azionari. Quel che conta è come proponi te stesso. La differenza non la fa il prodotto ma la facciamo noi». «E tutti – aggiunge – devono avere una seconda possibilità. Soprattutto chi non ha mai avuto la prima»
Come si è avvicinato al carcere?
È da molto tempo che seguo quanto accade nelle carceri italiane e il degrado che circonda le persone detenute, molte delle quali in attesa di giudizio quindi, fino a prova contraria, innocenti. Molti, tra l’altro, sono ancora in attesa del processo di primo grado ed è quindi assolutamente deprecabile che siano rinchiusi per mesi. La molla che ha fatto scattare la volontà di fare qualcosa è stata la lettura dell’ennesima notizia di un ragazzo suicida. Ho pensato che dovevo fare qualcosa, magari poco, però qualcosa. Così ho chiamato la direttrice del Carcere di San vittore…
E cosa è successo?
La dottoressa Manzelli è stata gentilissima, subito disponibile e attiva. Ci siamo sentiti e dopo due giorni ci siamo incontrati, ho illustrato quale era la mia idea e in meno di un mese abbiamo iniziato. Sono stato molto colpito dalla sua umanità e dalla sua disponibilità.
Cosa insegna ai detenuti?
Insegniamo la base che deve sapere chiunque cerchi di affacciarsi al mondo del lavoro. Come ci si presenta, la stretta di mano, la posizione da assumere, il tono di voce, cosa dire e cosa non dire, per poi passare a temi più tecnici, come le tecniche di vendita, la gestione del rifiuto, come controbattere a un NO, ma soprattutto cerchiamo di fargli capire che oggi ci sono tante possibilità. Bisogna solo essere in grado di coglierle nel modo giusto.
Un profilo dei suoi corsisti?
Ragazzi dai 20 ai 26 anni. Alcuni italiani altri stranieri che però parlano bene l’italiano. Ragazzi che hanno voglia di rifarsi una vita onesta però non hanno gli strumenti necessari. Noi glieli forniamo.
Qualche reazione da parte delle aziende?
Quando la notizia è diventata di dominio pubblico molte aziende ci hanno chiamato per sapere perché facevamo questa cosa e se secondo me ci potessero essere ragazzi validi da assumere o da “provare”.
Quali le maggiori tensioni e preoccupazioni dei suoi… studenti?
La maggiore preoccupazione è data dal pregiudizio che la gente può avere nei loro confronti, ma è una preoccupazione semplicemente superabile. Per il resto non ho avuto difficoltà di gestione. Anzi, devo dire che sono sempre molto attenti e fanno interventi appropriati. Hanno sempre una concentrazione alta e non è semplice su 3 ore continuative di corso.
A che punto siete del corso? Un primo bilancio?
Siamo quasi alla fine. Verrà poi rilasciato loro un attestato di frequenza che potranno spendere una volta usciti. Il bilancio è molto più positivo di quanto potessi immaginare.
Andrà avanti? Pensa già ad un altro corso?
L’esperienza di San vittore continuerà. Finito il corso con questi ragazzi ne faremo altri e continueremo. L’idea o il sogno è quella di prendere altre persone e poter fare la stessa cosa in altre carceri in Italia. Spero solo di ricevere lo stesso supporto che abbiamo ricevuto dalla direzione di Milano.