Archivio di maggio 2012

TIS. La vendor due diligence da parte di due primarie società di revisione: nessun rischio per il gruppo dall’operazione in oggetto


Si è conclusa per il momento la sfilata dei testi dei manager TIS. La Dr.ssa Di Nenna: il contratto Acumen è stato giudicato regolare dall’audit, dalla due diligence di due primarie società esterne e dal collegio sindacale


È proseguita ieri al processo per l’“Iva Telefonica” la sfilata dei testi chiamati a deporre dalla difesa degli ex manager di TIS. Davanti alla giuria della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore è comparsa la Dr.ssa Federica Martini Di Nenna, oggi operante nello staff del CFO di Telecom Italia, all’epoca operante nell’area Amministrazione e Controllo di TIS con responsabilità sul reporting del business Voce e dopo Program Manager dipendente direttamente dal Dr. Mazzitelli, ed il Dr. Vittorio Zinzi, incaricato della regolarità fiscale delle operazioni. Per la difesa di Antonio Catanzariti sono stati sentiti anche i due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi. Sono inoltre state ascoltate Antonella Giammattei e Olga Montanari, segretarie del Dr. Mazzitelli all’epoca dei fatti e degli altri due AD di TIS che si sono succeduti.


La Dr.ssa Di Nenna ha ribadito che i rapporti contrattuali con Acumen erano a conoscenza della prima e della seconda linea del management e ovviamente della capogruppo, in tutto alcune centinaia di persone. Inoltre, sia del vecchio che del nuovo management di Telecom Italia a cui veniva rappresentato il fenomeno degli anni precedenti durante le business review. Nel 2006 nell’ambito delle normali verifiche a campione degli auditors vennero indicati 10 contratti tra i quali le relazioni in questione. Il Dr. Mazzitelli non era nemmeno coinvolto nel processo che veniva gestito in autonomia dalla funzione Amministrazione e Controllo. Nessun rilievo. Quando nel 2009, su incarico di Telecom Italia (sotto la guida dell’AD di Telecom Italia Franco Bernabé), venne effettuata la vendor due diligence in vista di una possibile vendita di TIS, il business in questione e le discontinuità normalmente evidenziata nei bilanci TIS, vennero esplicitamente monitorate dalle due primarie società di consulenza incaricate da Telecom Italia (Price Water House e Arthur the Little), presenti in azienda con decine di persone per mesi interi e che hanno avuto la possibilità, fra le altre, di esaminare specificatamente la questione come risulta dal loro report finale. Dall’esame emerse l’assoluta regolarità del comportamento aziendale e l’assenza di qualsiasi rischio connesso all’operazione per il gruppo. Ha ribadito come l’azienda non ha mai operato nessun accantonamento né prima né in corso di vendita. La Dr.ssa Di Nenna, numeri alla mano, ha inoltre evidenziato il reale peso dell’operazione Premium nei numeri TIS nel periodo 2005-2007: 1,2% dei minuti totali trasportati da TIS e solo il 4% dei ricavi netti totali di TIS (margine dell’operazione) mettendo nella giusta luce quella che i PM definiscono la «dipendenza» di TIS da questa operazione: la dipendenza proprio non esisteva.


Il Dr. Zinzi è stato invece chiamato a testimoniare sulle ragioni che spinsero a trasformare i contratti da mandati con rappresentanza a mandati senza rappresentanza. In piena sintonia con quanto già dichiarato dall’avv. Stefano D’Ovidio nell’udienza precedente, il Dr. Zinzi ha spiegato che l’operazione nasceva dalla volontà di fornire al mercato una rappresentazione più fedele della portata del business vista la crescita del business in questione; in questo modo, infatti, viene evidenziato il dato sull’EBTIDA, ovvero l’effettivo margine di utile, piuttosto che i volumi di traffico, meno rappresentativi in questo genere di attività che genera volumi di traffico ad alto prezzo unitario ma che comporta anche alti costi.


I due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi, hanno invece ribadito che non c’è stata alcuna stranezza nella gestione dei clienti inglesi e del fornitore I-Globe prima e Planetarium dopo e che tutto si è sempre svolto in linea con l’usuale gestione di clienti e fornitori da parte del settore commerciale e tecnico. In particolare la Dr.ssa Secchi ha spiegato la genesi della presentazione, da parte dei funzionari di Fastweb, del Dr. Focarelli a lei e all’Ing. Catanzariti. Non c’era alcuna anomalia, secondo i due funzionari, nemmeno nel comportamento dei clienti inglesi (Acumen, ndr): gente competente, e di spessore, con esperienza nel business, caratteristica assai rilevante in un settore ed in un periodo di forte sviluppo del mercato in cui non era infrequente imbattersi in start-up. Entrambe hanno affermato che un flusso di pagamenti rapido è condizione necessaria in un business quale quello dei Premium in cui i content provider hanno necessità di forti investimenti pubblicitari.


Circa l’uso del timbro per la firma dei mandati di pagamento in assenza dell’AD e previa autorizzazione via mail o via telefono da parte dell’interessato, le due segretarie del Dr. Mazzitelli hanno spiegato che anche questa procedura non era anomala né tanto meno era nata per la gestione di questi contratti e veniva utilizzata anche da altri AD. In questo modo si poteva assicurare l’operatività dell’azienda anche in assenza del responsabile impegnato in viaggi all’estero. I pagamenti così autorizzati, ma anche la firma di contratti e partecipazione a gare, sono stati, nel corso degli anni, di varia di natura e di entità.


Si è così conclusa, per il momento, la serie di testimonianze chieste dai manager di Telecom Italia Sparkle. Il processo riprenderà giovedì 17 maggio con un’udienza dedicata ai testi chiamati a deporre dal manager Fastweb Roberto Contin.


Contratti, Governance e traffico: non c’erano anomalie


Infatti l’azienda Telecom Italia, responsabile della politica fiscale di gruppo, non aveva mai proceduto ad accantonamenti o altro pur in presenza di tre CFO succedutisi in Sparkle, un nuovo AD e la nuova gestione Telecom Italia


Francesco Armato, successore di Mazzitelli, spiega in aula il ruolo del capo azienda. In aula anche le testimonianze di Stefano D’Ovidio (Capo Ufficio Legale) e dell’ingegnere Mario Pirro (Capo di Ingegneria di Rete e stretto collaboratore di Gianfranco Ciccarella).


In una struttura organizzativa complessa i contratti che arrivano alla firma dei vertici sono già stati vagliati e validati da tutte le funzioni dell’azienda. Francesco Armato, successore di Stefano Mazzitelli ai vertici di Telecom Italia Sparkle (e precedentemente Responsabile Commerciale della Regione Sud America di TIS e Ad della controllata sud americana LAN), ha così spiegato il mestiere dell’amministratore delegato in una grande struttura nel corso della testimonianza al processo per l’”Iva telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma. Armato è uno dei testi chiamati a deporre ieri dalla difesa dei manager di TIS: oltre a lui, l’avvocato Stefano D’Ovidio, Responsabile dell’ufficio legale di TIS, e l’ingegnere di Rete Mario Pirro che rispondeva direttamente a Gianfranco Ciccarella, già Responsabile dal 2005 dell’Area Network di TIS.


L’avvocato D’Ovidio (oggi dirigente di prima linea dell’Ufficio Legale di Telecom Italia) si è soffermato sulla natura dei contratti predisposti nel caso in oggetto: le fattispecie, ha detto l’avvocato, non presentavano alcuna anomalia rispetto a casi analoghi. Anche la trasformazione dei contratti da mandati con rappresentanza a mandati senza rappresentanza non solo non era indice di una particolare criticità, bensì era funzionale a dare una rappresentazione più fedele, agli occhi del mercato, della portata del business: in questo modo, infatti, viene evidenziato il dato sull’EBTIDA, ovvero il margine d’utile, rispetto al dato, meno rilevante, del volume di fatturato. Chiarificatore il passaggio in cui l’avv. D’Ovidio, a proposito della variazione continua dovuta all’operatività dei contenuti degli allegati ai contratti – allegati tecnici o listini prezzi – ha affermato che lui stesso aveva preso la decisione di eliminare dalla contrattualistica standard tali allegati che furono lasciati allo scambio fra le parti, commerciali e/o tecniche.


Il Dr. Armato (oggi dirigente di prima linea di International Operations di Telecom  Italia nonché membro del CdA di TIS) ha sottolineato, nel corso della sua deposizione, che in una società come TIS dal punto di vista organizzativo è prevista una netta separazione delle funzioni. Quando un contratto arriva sulla scrivania dell’Ad, in sintesi, è già stato monitorato dalle funzioni competenti. Il numero uno, dunque, si limita a certificare un lavoro svolto secondo procedure e regole definite dall’Azienda. Questo era vero, in particolare, nel caso di Mazzitelli che, nel periodo oggetto dell’inchiesta, aveva assunto anche l’incarico di Responsabile delle Operazioni broadband europee di Telecom Italia, incarico che lo portava spesso fuori sede. Proprio per garantire l’operatività di tutte le attività di TIS – e non solo quelle relative a questi contratti –, ha spiegato Armato su richiesta del PM, per i pagamenti aziendali si fa ricorso all’utilizzo di timbri da utilizzare anche in assenza del diretto interessato, naturalmente dietro la sua previa autorizzazione telefonica alle assistenti di direzione. Anche dal punto di vista commerciale l’attività delle aziende coinvolte nel caso dell’”Iva telefonica” non presentava anomalie che potessero destare sospetti. Nel mercato di riferimento, infatti, si è registrata e si continua a registrare un’estrema volatilità del traffico (aggregazioni di traffico all’ingrosso in uno scenario multi-hub/fornitore) anche da parte di società destinate ad una rapida crescita ma anche ad un altrettanto rapida scomparsa. Sotto questo profilo le operazioni a valle, con gli aggregatori di contenuti, e a monte, con i clienti inglesi, del caso in questione non sono assolutamente un’eccezione. I volumi delle operazioni, del resto, erano assolutamente coerenti con i mercati di riferimento e in particolare quello dei servizi Premium. Confermato anche dal Dr. Armato come per un’azienda come TIS, Operatore di Transito internazionale, le operazioni fuori applicazione IVA sono fatto intrinseco del settore e rappresentano circa l’85 % del fatturato.


Infine l’ing. Pirro (oggi Responsabile dell’Area Network di TIS), chiamato a suo tempo a risolvere alcuni problemi tecnici legati all’attività di interconnessione con i clienti e il fornitore e quindi conoscitore diretto della gestione tecnica del contratto. Tra questi spicca la temporanea incapacità di gestione, da parte delle società inglesi coinvolte, del doppio zero (in luogo del +), circostanza non infrequente in questo tipo di business. Appunto una difficoltà tecnica e non un’anomalia sospetta e che nell’industria viene usualmente risolta, da parte degli operatori di fascia alta come TIS (Tier-1, ndr) con i c.d. “Work around” o soluzioni temporanee di rete. Del resto, la presenza di una grande carrier in un’architettura tecnica tra il cliente Acumen ed il fornitore I-Globe ha una valenza più che essenziale: nel mondo delle operazioni Premium ove un piccolo operatore può ritrovarsi ad essere un grande aggregatore di traffico per le relazioni commerciali che riesce ad intessere, la funzione di una “carrier” stabile e strutturata è strategica. Solo un grande operatore, infatti, può svolgere la funzione di facilitatore tecnologico, di controllo della rete, di monitoraggio del traffico e della qualità del segnale nell’arco di tutte le 24 ore. L’ing. Pirro ha anche spiegato il significato della mail del suo collaboratore ing. Perfetti, scambiata fra soli tecnici di TIS all’inizio dell’interconnessione, dicendo espressamente che l’ing. Perfetti in quel momento ignorava che si trattasse di un’interconnessione che doveva gestire traffico Premium in cui l’istradamento rigido o statico è una necessità.


La sfilata dei testi chiamati a deporre dalla difesa di Stefano Mazzitelli e Massimo Comito continuerà nell’udienza di giovedì 10. Davanti alla giuria presieduta da Giuseppe Mezzofiore sfileranno la Dr.ssa Federica Martini Di Nenna, Program Manager con competenza specifica di amministrazione e controllo, il Dr. Vittorio Zinzi, incaricato della regolarità fiscale delle operazioni. Per la difesa di Antonio Catanzariti, saranno sentiti i due funzionari commerciali, la Dr.ssa Simona Maga e la Dr.ssa Elisabetta Secchi.


Servizi Premium e traffico telefonico fra persone: due servizi “diversi”


La Prof.ssa Ruggieri, perito di parte degli ex manager TIS, spiega in aula come le presunte anomalie del traffico, rimarcate dai PM, non solo non siano tali ma siano piuttosto tutti elementi coerenti con architetture tecniche, tecnologie e modelli economico-commerciali del business premium


Il traffico telefonico collegato ai servizi Premium ha caratteristiche diverse da quelle del più tradizionale traffico Voce cosiddetto “person to person” e soprattutto le architetture tecniche, le scelte tecnologiche e le scelte economico-commerciali adottate da TIS sono state allineate ai requisiti strutturali dell’industria e del mercato. Sono stati certamente questi i passaggi di maggiore rilievo, emersi nell’udienza di ieri al processo per l’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma.


Davanti al Collegio giudicante, presieduto da Giuseppe Mezzofiore, è stata ascoltata la Prof.ssa Marina Ruggieri, Professore Ordinario di Telecomunicazioni presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università Tor Vergata (membro del CEPR, Comitato Esperti per la Politica della Ricerca, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Membro Straordinario del Consiglio Superiore delle Comunicazioni) e chiamata a deporre come perito di parte degli ex manager di Telecom Italia Sparkle.


Ad esempio – ha spiegato la Prof.ssa con estrema linearità espositiva – nel mercato «all’ingrosso o wholesale» le compagnie telefoniche che veicolano il traffico dei numeri Premium possono essere numerose ed essere parte di una catena produttiva complessa: dal punto di vista tecnico – ogni singolo operatore di transito (TIS o Fastweb, ndr) «vede» solo da chi arriva il traffico e solo verso chi va, senza che gli appaia l’intero percorso della chiamata o chi la gestisce nel suoi vari passaggi. Altro aspetto rilevante emerso è che la eventuale «uniformità» del traffico – o al contrario la sua apparente «omogeneità» o altre presunte anomalie – possono anche queste spiegarsi alla luce di alcune caratteristiche tecnico-commerciali del traffico Premium: dalla diversità dei servizi di intrattenimento/informazione erogati – es. fruizione mattutina, pomeridiana o notturna, dal lotto, alla cartomanzia ai servizi adult – al fatto che l’utenza, come nel caso in questione, possa riguardare fusi orari di tutto il mondo completamente distanti tra loro.


Altro elemento significativo – sottolineato dalla Prof.ssa Ruggieri – è che il mercato dei servizi Premium, già nel lontano 2004, aveva un valore stimabile nell’ordine dei 6.5 miliardi di euro solamente in Europa, per conseguenza era un business appetibile che riguardava tutti gli operatori di telefonia del mondo, a conferma del fatto che non vi fosse da parte di Telecom Italia Sparkle (o di Fastweb) alcun interesse speciale o particolare, diverso da quello di altre compagnie telefoniche nazionali e internazionali.


Un passaggio importante è stato quello in cui la consulente ha spiegato di come, per motivi di tariffe applicate dagli operatori di accesso con numerazioni premium locali «tradotte» successivamente in numerazioni internazionali – es. tariffe premium con solo scatto alla risposta – è anche possibile che parte del traffico possa essere «processato artificialmente» da un operatore della catena produttiva per rendere coerente le modalità di pagamento “al minuto”: questo però non significa che il servizio non sia stato effettivamente erogato.


In ogni caso l’operatore di transito TIS non può ne poteva avere nessuna visibiltà di ciò: le chiamate e il traffico erano in rete come i «cartellini di traffico» o CDR (Call Detail Record) documentano.

Circa l’adozione della tecnologia VOIP, l’esperta di telecomunicazioni ha inoltre ribadito che questa era ed è la migliore soluzione tecnico-economica possibile da mettere in campo essendo stata definita, fra l’altro, tra le “Top 11 technologies of the decade” (2000-2010, ndr), in terza posizione dopo gli Smartphone e i Social Network.


Lunedì 7 e martedì 8 maggio si proseguirà con altri testi chiamati a deporre dalla difesa degli ex manager di Telecom Italia Sparkle. Lunedì sarà la volta dell’ex capo dell’ufficio legale di TIS, avvocato Stefano D’ovidio, poi toccherà all’ingegnere di rete Mario Pirro e, infine, a Francesco Armato, subentrato a Stefano Mazzitelli.


Focarelli: «L’esistenza del traffico sta nei registri»


Si chiude con un’udienza fiume la testimonianza di Carlo Focarelli. Venerdì tocca ai testi chiamati dalla difesa di Mazzitelli e Comito

 

Si è chiusa con un’udienza fiuscopme l’ultima parte della testimonianza di Carlo Focarelli al processo per l’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma. Davanti al Collegio presieduto da Giuseppe Mezzofiore, Focarelli ha ripercorso nei dettagli le operazioni commerciali contestate, i legami che intercorrevano tra le varie società coinvolte sia nell’operazione Phuncard che nel “Traffico telefonico” oltre che a descrivere i compiti affidati a ciascuna di loro.


In particolare Focarelli ha voluto sottolineare l’esistenza di registri informatici domiciliati presso vari server da cui si può ricavare prova concreta dell’esistenza di un effettivo “traffico telefonico”, tutt’altro che fittizio come contestato all’imputato.


Buona parte dell’udienza è stata dedicata al controesame da parte dei difensori di alcuni imputati. Tra questi il legale di Riccardo Scoponi, già amministratore di I-Globe, una delle società a valle del traffico telefonico e, soprattutto, l’avvocato Fabio Federico, difensore di Massimo Micucci, imprenditore accusato di aver contribuito in vario modo a riciclare i capitali in capo a Carlo Focarelli. L’avvocato Federico si è soffermato in particolare sui rapporti tra Focarelli e Micucci.


La giornata si è chiusa con il controesame del PM Giovanni Bombardieri che è tornato sul tema della presunta evasione dell’Iva nel passaggio tra le varie società, con particolare riferimento allo snodo Telefox – I-Globe.


Terminata la lunga testimonianza di Focarelli, il processo riprende domani, 4 maggio, con l’audizione di alcuni testi chiamati a deporre dalla difesa dei manager di Telecom Italia Sparkle, l’ex Ad Stefano Mazzitelli e Massimo Comito, già Responsabile commerciale per l’Europa della società.


Fattore Umano | 1° maggio senza sapone. E senza lavoro


Da Il Fatto Quotidiano la testimonianza dei detenuti di Ristretti Orizzonti presso la Casa di reclusione di Padova


L’impatto con il carcere di oggi è drammatico, e lo è in particolare per le persone giovani o al primo reato. Forse gli spazi ridotti non hanno un effetto diretto su chi decide di togliersi la vita, ma se in celle dove dovrebbero stare uno o due detenuti, ne vengono invece parcheggiati tre, quattro, cinque, la mancanza di una prospettiva, l’impossibilità perfino di immaginare un progetto di vita, forse qualcosa c’entrano. Il vero problema non sono i metri quadrati della cella che si riducono, ma il regime di vita che tiene le persone stese in branda per più di 20 ore al giorno, la monotonia della quotidianità che abbrutisce e la mancanza di attività. Sembra paradossale, ma all’aumento del numero dei detenuti sono seguiti, ogni anno, ripetuti tagli ai fondi destinati al carcere.


Oggi l’amministrazione non passa quasi più nulla dei prodotti per l’igiene, come stracci, secchi, scope, che adesso vengono forniti per lo più solo a pagamento. Mentre prodotti come saponette, dentifrici, rasoi e shampoo, sono ormai forniti quasi sempre dai volontari ai detenuti poveri. La carenza d’igiene viene aggravata dal fatto che le persone devono trascorrere gran parte del tempo in cella. Le Regole europee chiamano le celle «camere di pernottamento», poiché dovrebbero essere usate, appunto, per dormire alla sera. In realtà, nella maggior parte delle carceri italiane, si può uscire dalla cella alla mattina per andare all’aria, per due ore, e lo stesso si può fare dopo pranzo, sempre per due ore.



Per il resto si deve rimanere in cella, dove ormai dappertutto hanno installato, in celle da uno o da due, la terza, e magari la quarta e la quinta branda. Per molti le uniche uscite dalla cella sono quelle per i passeggi, ma ormai “l’aria” assomiglia sempre più a un mercato affollato, i cortili sono progettati per contenere le 25 persone di una sezione, se invece ci va tutta la sezione, che ormai è fatta di 75 persone, dovrebbero stare tutti immobili perché camminare sarebbe impossibile. Tre persone che dividono circa undici metri quadri di cella producono sicuramente conseguenze psicologiche pesanti.


In quello spazio sono sistemate le brande, gli stipetti per il vestiario e un piccolo bagno con water e lavabo, il che significa che se uno si muove, gli altri devono stare fermi. Il dover trascorre intere giornate in una situazione del genere fa saltare i nervi, e uno dei problemi principali che la promiscuità causa è l’aumento del disagio mentale e della depressione. Un disagio che trova la sua diretta manifestazione nell’enorme abuso di psicofarmaci, il «contenimento chimico», come lo ha definito un sindacato della Polizia penitenziaria.

 


Anche lavarsi sta diventando un incubo. Mediamente sono funzionanti tre-quattro docce per sezione: concepite inizialmente per 25 detenuti, ora dovrebbero far fronte alle necessità di Ma il sovraffollamento influisce soprattutto sul lavoro. Nel senso che, mentre il numero dei detenuti cresce, i posti di lavoro sono sempre gli stessi. Quando spesso sentiamo dire dei detenuti «che almeno lavorino!», noi rispondiamo «magari!».


Tutti qui dentro vorrebbero lavorare, perché avere un reddito, anche se minimo, ti fa vivere in modo un po’ più dignitoso in un luogo dove di dignitoso c’è rimasto davvero poco. E però il lavoro non c’è, e di conseguenza sono pochi i detenuti che hanno la possibilità di acquistare dei prodotti alimentari extra, quindi le persone nella stragrande maggioranza aspettano che passi il carrello per consumare i loro pasti.  Ma l’amministrazione spende poco più di tre euro al giorno per i tre pasti giornalieri che spettano a ogni detenuto e, con i numeri triplicati, il cibo scarseggia sempre, e l’unico lavoro che non vuol fare quasi più nessuno è il porta vitto.


Qualsiasi ragionamento sul miglioramento delle condizioni di vita in carcere dovrebbe partire dal concetto di «riduzione del danno da carcere». E per ridurlo bisogna pensare a una galera che dia speranze concrete e offra le possibilità di progettare un futuro migliore. Perché non avere una prospettiva, non vedere nella tua vita niente che ti possa aprire uno spiraglio di speranza, si traduce in un forte rischio per le persone, ma anche per la società che prima o poi dovrà riaccoglierle.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World