In aula i testi di Mokbel

L’udienza di ieri del processo “Iva Telefonica” ha visto sfilare di fronte al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore i testi chiamati dalla difesa Mokbel. Al centro del dibattimento l’analisi di alcuni aspetti relativi al progetto Alleanza Federalista e alla campagna elettorale dell’ex senatore del PdL Nicola Di Girolamo, eletto nella circoscrizione estera Europa


In aula Francesco Capalbo che all’epoca dei fatti si occupava del progetto politico di Alleanza Federalista che ha ricostruito la nascita dell’iniziativa politica e degli incontri avvenuti al ristorante romano “Filadelfia” il cui proprietario, secondo la Procura, era Gennaro Mokbel.


Sul banco dei testi sono sfilati anche due funzionari dell’allora consolato italiano a Bruxelles: il signor Aldo Mattiussi, che era responsabile dell’Aire, il registro per gli italiani all’estero, e Filomena Ciannella, che era a capo della cancelleria consolare presso l’ambasciata d’Italia a Bruxelles. Entrambi sono stati sentiti per chiarire alcune «anomalie» legate all’acquisizione della residenza all’estero di Di Girolamo (necessaria per l’iscirizone nelle liste elettorali per la candidatura nei collegi esteri). Particolari che, secondo l’accusa, si divergevano dalla prassi amministrativa con cui l’ex senatore era riuscito ad arrivare alle elezioni. Una procedura che secondo quanto ricostruito dalla Procura era iniziata «secondo prassi» attraverso l’allora responsabile effettivo di questi servizi (la signora Ciannella) per essere poi perfezionata con l’intervento «anomalo» di Mattiussi, deleagato invece agli archivi notarili.


Sentito in aula anche l’onorevole Marco Zacchera, dimessosi dal Parlamento per svolgere le sue funzioni di sindaco a Verbania. Zacchera è stato ascoltato in merito ai suoi rapporti con l’ex senatore Di Girolamo perché, all’epoca dei fatti, più precisamente nel 2006, era capo del Dipartimento Italiani nel mondo di AN e quindi responsabile della candidatura nei collegi esteri. Zacchera ha riferito di aver stilato l’elenco dei candidati senza alcuna pressione esterna. Elenco che inizialmente non conteneva Di Girolamo. Il suo nome fu infatti inserito in un secondo momento su suggerimento di Stefano Andrini a seguito del “buco” lasciato dalla cancellazione di un altro candidato. Di Girolamo aveva un ottimo curriculum vitae, conosceva la realtà degli italiani all’estero, era un avvocato affermato. Tutto regolare e Zacchera non si oppose. I risultati – ha commentato in aula il sindaco di Verbania – sono arrivati grazie alla campagna elettorale svolta da Di Girolamo.


A chiudere la sfilata dei testi Carla Tagliaferri, allora segretaria nella sede romana di Alleanza Federalista e Giovanni Bonanno, titolare di una gioielleria nella Capitale. La signora Tagliaferri ha dato conto su domande della difesa sull’effettiva «ordinaria» attività politica del circolo e di Di Girolamo che – secondo quanto descritto dalla teste – spediva numerose buste con messaggi elettorali in tutta Europa. Bonanno ha risposto invece in merito alle ragioni della cessione della sua attività a Marco Massoli e Marina Bongiorno (madre di Giorgia Ricci).


Prossima udienza fissata per l’8 ottobre. In aula i testi chiamati dalle difese Colosimo, Scoponi, Gionta e un residuo dei testi di Berriola.

I Commenti sono chiusi

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di silvioscaglia.it




ebook il caso scaglia

Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World