Archivio di febbraio 2013
«I PM smentiti nel processo»
«Nessun sodalizio criminale, nessun comportamento anomalo da parte dell’ing. Catanzariti». Così nella sua arringa l’avv. Giaquinto, legale difensore dell’ex responsabile Carries Sales Italy di TIS
Arringa fiume, quella di oggi, durata ben 7 ore e mezzo, di fronte al Collegio giudicante della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore. A prendere la parola, gli avvocati Floria Carucci, in sostituzione dell’avv. Marazzita, e Giovanni Maria Giaquinto, entrambi legali difensori dell’ing. Antonio Catanzariti, già responsabile Carries Sales Italy di Telecom Italia Sparkle.
Un’arringa iniziata con una dura contestazione nei confronti delle «suggestioni» della Procura, in particolare laddove i PM hanno sostenuto che «il processo doveva ritenersi esaurito con l’applicazione delle misure custodiali». «Le prove al contrario – ha esordito l’avv. Giaquinto – si formano nel dibattimento, e quanto raccolto dai PM è stato oggetto di smentita sia documentale che testimoniale».
«Infatti – ha sottolineato il legale – in nessun elemento del percorso contrattuale l’ing. Catanzariti ha mai aderito all’eventuale sodalizio criminale posto in essere da terzi. Viceversa, nel corso del processo si è dimostrato che sono state applicate in maniera scrupolosa tutte le direttive aziendali e non vi è mai stato alcun rapporto privilegiato con Carlo Focarelli, quindi con le aziende I-Globe e Acumen».
«L’ing. Catanzariti – ha proseguito Giaquinto – si è interfacciato con tutti i dipendenti del settore commerciale di TIS, tutte persone ascoltate in aula come testimoni, che hanno confermato di aver trattato con Focarelli».
Anche in merito ai cosiddetti «pagamenti in giornata», l’avv. Giaquinto ha sottolineato come l’ing. Catanzariti non abbia avuto «alcun ruolo nella decisione su tali pagamenti e come invece sia stato un ruolo proprio dell’Ufficio Amministrazione, Controllo e Finanza». E laddove la Procura ha ritenuto di poter definire «anomalo» il fatto che Catanzariti non abbia sollevato dubbi sul traffico telefonico, il legale ha messo in evidenza come «in aula si sia dimostrato come nessuno in azienda abbia mai sollevato dubbi. Nemmeno l’ufficio preposto, cioè il Servizio Rete, che faceva capo all’ing. Ciccarella». «Anzi – ha continuato – è stato proprio il Servizio Rete a decidere tutti gli aspetti tecnici del traffico telefonico e a monitorarlo giornalmente».
Quindi nessun comportamento «anomalo» – a differenza di quanto sostiene la Procura – può essere imputato all’ing. Catanzariti «poiché nulla di anomalo è mai emerso, poiché neanche il Servizio Rete ha mai sollevato dubbi sul traffico medesimo».
Nel corso del processo si è invece potuto chiarire che – ha concluso Giaquinto – «sia l’ing. Catanzariti, sia gli altri dirigenti di TIS, non hanno mai avuto dubbi sulla liceità del traffico telefonico, anzi sono stati più volte tranquillizzati sulla professionalità di Focarelli da parte di colui che lo aveva introdotto in TIS, e cioè Giuseppe Crudele».
«Dal processo emerge l’estraneità manifesta dei telefonici»
L’arringa dell’avvocato Merluzzi difensore di Comito e Mazzitelli. I vertici hanno effettuato controlli accurati, come hanno confermato pure i loro successori. Dal dibattimento sono emersi dati consistenti ed oggettivi. Al contrario di sensazioni provocate dal fenomeno, noto in psicologia, dell’«euristica della disponibilità»
«Il dibattimento ha consentito di far luce su molti dati di cui le indagini non hanno potuto tener conto perché, all’epoca, erano ignoti. Dati che il Tribunale ha potuto apprezzare nella loro piena consistenza ed oggettività». Lo ha sottolineato più volte l’avvocato Fabrizio Merluzzi, difensore di Stefano Mazzitelli e di Massimo Comito, nel corso della sua lunga ed accurata requisitoria di fronte al Collegio giudicante della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore.
Lo sviluppo del processo, in particolare, ha consentito, tra l’altro, di far apprezzare «l’estraneità manifesta» da qualsiasi disegno di natura criminale di Mazzitelli, già amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, e di Massimo Comito, ex responsabile commerciale per l’Europa della società. In sintesi, dall’analisi del comportamento dei vertici delle società telefoniche emerge che non solo non c’è stata negligenza (comunque non punibile penalmente) da parte dei manager ma che le società coinvolte hanno effettuato verifiche scrupolose ed attente, ben al di là di quanto richiesto dall’ordinaria diligenza. Si tratta, per giunta, di un dato di fatto certificato dai manager che sono loro succeduti ai vertici della società che è «un’azienda sana».
Insomma, nella requisitoria dell’avvocato Merluzzi sono stati sottolineati i dati raccolti nella lunga fase dibattimentale, una realtà processuale che rischia di essere sommersa da quella che l’avvocato ha definito l’«euristica della disponibilità» richiamandosi ad una teoria in uso nella psicologia cognitiva in base alla quale ogni persona sfrutta prima ciò che gli viene subito in mente, magari anche informazioni di cui ha soltanto sentito parlare, ed eventualmente in seconda istanza anche le altre informazioni. Un fenomeno ingannevole e talvolta fuorviante che si manifesta anche senza che la persona se ne renda conto. Come è successo, ha commentato l’avvocato, quando nel trascrivere il testo di una conversazione telefonica tra i suoi due assistiti in cui si parla di tre dipendenti Telecom, due nomi sono stati omessi ma non quello di Marotta, solo omonimo di Luigi Marotta, anche lui inquisito. L’eccessiva sicurezza nelle proprie intuizioni può, insomma, giocare brutti scherzi.
“Iva Telefonica”. I PM chiedono 25 condanne
Per l’ingegner Scaglia la richiesta è di sette anni. I legali: «Non è emersa in dibattimento una sola prova o una testimonianza che lo coinvolga. Confidiamo nell’oggettiva valutazione dei giudici». Chiesti 7 anni anche per l’ex Ad di TIS, Stefano Mazzitelli. Sedici anni per Mokbel, 14 per Focarelli
Si è chiusa con la richiesta di venticinque condanne la requisitoria del pubblico ministero al processo per l’“Iva telefonica”, che si celebra presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Francesca Passaniti, Giovanni Bombardieri e Giovanni Di Leo, titolari del procedimento, contestano agli imputati, a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata finalizzata al riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, l’evasione fiscale, il reinvestimento di proventi illeciti e delitti contro la pubblica amministrazione.
Per l’ingegnere Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, la richiesta di pena è di 7 anni di reclusione. A questo proposito i difensori dell’imprenditore, gli avvocati di Carlo Federico Grosso e Antonio Fiorella, rilevano dopo la requisitoria dei PM, che «Nel corso di questi due anni di processo non è emersa nessuna prova documentale né testimonianza diretta od indiretta che coinvolga l’ing. Silvio Scaglia nei presunti capi di accusa. Anzi il quadro probatorio dà una chiara indicazione che l’azienda ed i vertici stessi siano stati raggirati». «Sia Phuncard che Traffico telefonico – commentano i legali dell’ing. Silvio Scaglia – apparivano operazioni assolutamente esistenti agli occhi delle società telefoniche ed erano sicuramente in linea con il business del mercato a livello internazionale. Infatti le carte telefoniche sono state utilizzate e commercializzate e il traffico telefonico regolarmente registrato». «Non ultimo – aggiungono –, non sussiste il movente in quanto Fastweb, anche senza questi business, ha raggiunto gli obiettivi di budget prefissati, ha pagato tutta l’Iva e il credito d’Iva non è mai stato utilizzato dall’azienda avendo già ampi crediti maturati dagli scavi relativi alla posa della fibra ottica». I penalisti concludono affermando di «confidare nella oggettiva valutazione dei Giudici che hanno seguito con attenzione il processo augurandoci che venga fatta giustizia».
Sette anni è anche la richiesta della Procura nei confronti dell’ex amministratore di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli. Per Gennaro Mokbel, la richiesta è di 16 anni, mentre è di 14 anni per Carlo Focarelli, descritto dall’accusa come una delle menti del maxiriciclaggio. Sollecitata, inoltre, una pena a 9 anni per la moglie di Mokbel, Giorgia Ricci e a 9 anni per l’ex ufficiale della Guardia di Finanza, Luca Berriola.
“Iva Telefonica”: prosegue l’arringa del PM
Il dottor Bombardieri ribadisce le accuse sul traffico telefonico. Domani le richieste sui singoli imputati
Seconda giornata dedicata alla requisitoria della pubblica accusa al processo per l’”Iva Telefonica”. Davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore, il pubblico ministero Giovanni Bombardieri, si è soffermato sulle caratteristiche delle Phuncard, completando l’esame della dottoressa Francesca Passaniti, e dell’operazione “Traffico Telefonico”, affrontata sia dal punto di vista tecnico (secondo le tesi della pubblica accusa il traffico risulta inesistente) che degli aspetti commerciali dell’affare, sottolineando la mera circolarità dei flussi finanziari.
L’arringa del dottor Bombardieri proseguirà nell’udienza di domani, giovedì 7 febbraio. L’analisi del PM si soffermerà innanzitutto sull’aspetto dei presunti illeciti tributari e del reato di riciclaggio. Poi si passerà all’esame della posizione dei singoli imputati.
“Iva Telefonica”: è iniziata la requisitoria dei PM
Il dibattimento, secondo il PM, avrebbe confermato tutte le accuse
È iniziata, con la requisitoria dei PM Francesca Passaniti e Giovanni Bombardieri, la fase conclusiva del processo per l’”Iva Telefonica” che si celebra davanti al Collegio della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giovanni Mezzofiore.
Si è trattato di un lungo intervento, quasi sei ore in tutto, che proseguirà nelle prossime due udienze. Per prima ha parlato il PM Passaniti che ha introdotto in via generale le tesi dell’accusa, valorizzando in particolare l’argomento secondo il quale le operazioni, per via della circolarità dei flussi finanziari, sarebbero del tutto fittizie. Il PM ha poi esaminato la vicenda dal punto di vista degli ipotetici collegamenti esistenti tra i promotori della frode e le società telefoniche, per poi esaminare l’operazione “Phuncard”.
Dopo la pausa, è stata la volta del dott. Giovanni Bombardieri, che si è concentrato in particolare sul valore degli elementi emersi per l’accusa di associazione a delinquere. A questo scopo il PM si è soffermato sui legami tra Gennaro Mokbel e gli indagati a lui più vicini. La requisitoria prosegue oggi.
“Iva Telefonica”: inizia la requisitoria del PM
Inizia il 4 febbraio la fase delle conclusioni del processo. L’arringa dei PM occuperà anche le sedute del 5 e del 7 febbraio, seguita dalle richieste delle parti civili. Poi la parola passerà alle difese. La discussione dovrebbe chiudersi il 18 aprile
Il processo in primo grado per l’“Iva Telefonica” entra nella sua fase finale. Comincia lunedì 4 febbraio, presso l’aula della Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, l’esposizione delle conclusioni da parte del pubblico ministero. Il dottor Giovanni Bombardieri terrà la sua arringa davanti al Collegio presieduto da Giovanni Mezzofiore. La requisitoria, secondo il calendario predisposto dal Collegio, dovrebbe occupare anche le sedute del 5 e del 7 febbraio prossimo mentre alle richieste delle parti civili è stata riservata l’udienza dell’11 febbraio.
La parola passerà alle difese dal giorno 15 febbraio. Secondo il calendario (indicativo) la fase delle conclusioni dovrebbe concludersi il prossimo 18 aprile. Ma sono già state fissate alcune udienze di “riserva” nel caso di slittamento per cause maggiori: il 7, il 9 e il 13 maggio.