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Comito: Agli occhi di una carrier di transito come TIS tutto era coerente e senza anomalie
Conclusi gli interrogatori dei “colletti bianchi” di TIS. Si riprende il 7. Cinque imputati si avvalgono della facoltà di non rispondere. Il 12 marzo la testimonianza di Luca Berriola
Si è concluso ieri, con l’ultima parte dell’interrogatorio di Massimo Comito, già Responsabile commerciale per l’Europa di TIS, il ciclo di testimonianze dei manager Telecom Italia Sparkle coinvolti nel processo per l’“Iva Telefonica”.
Davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, Comito ha ribadito che le operazioni contestate, viste dall’azienda, non presentavano alcuna criticità. Non era anomalo che i clienti operassero sia con Fastweb che con TIS così come non era infrequente, nel mondo dei Servizi Premium, che un operatore andasse ad operare in un Paese dell’Est come la Russia (I-Globe, ndr).
Anche i volumi non destavano particolare stupore ed erano in linea con lo sviluppo del mercato dei servizi premium in quegli anni. Già nel 2004, ha spiegato al PM Giovanni Bombardieri lo stesso Comito, con il supporto di documenti di una delle maggiori società di consulenza internazionale nelle telecomunicazioni depositati agli atti, il mercato del traffico Premium ammontava nella sola Europa a 6,5 miliardi. Solo in Italia la stima del mercato nel 2006 era oltre il miliardo di euro. Non era poi così anomalo, dunque, il fatto che un servizio aggregato in tutto il mondo (Europa, America Latina ed Asia, area delle attività dei tre clienti inglesi, ndr), raggiungesse i volumi di fatturato coerenti con le quote di mercato di TIS in quel periodo. Insomma, costante che ha distinto questo round di interrogatori, anche Comito ha saputo confortare le sue affermazioni con riscontri documentali, senza contraddizione tra i vari testi.
Ora il processo si interrompe per qualche giorno per riprendere il 7 marzo. Non è ancora chiaro il calendario dell’udienza, anche perché ieri ben cinque imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Si tratta di: Riccardo Scoponi, Manlio Denaro, Luca Breccolotti, Aurelio Gionta e Silvio Fanella. Per il giorno 12 marzo è invece fissato l’esame del Maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola.
Catanzariti: Da parte nostra ci fu la massima trasparenza
L’ex manager di TIS presenta mail e documenti. «Non ho avuto alcun sospetto anche dopo la visita alla sede di Acumen». Fissato il calendario, saltano le udienze del 17 e 23 febbraio
L’esame dell’ingegner Antonio Catanzariti, già responsabile Carrier Sales Italy di Telecom Italia Sparkle, ha occupato l’intera udienza del processo per l’“Iva Telefonica” in corso alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduto da Giuseppe Mezzofiore. Nell’arco del lungo interrogatorio, 6 ore in tutto, l’ingegner Catanzariti ha ricostruito l’intera vicenda fin dalle origini. Fu Giuseppe Crudele, allora in Fastweb, a presentare Carlo Focarelli, rappresentante sia dell’italiana I-Globe che della britannica Acumen, a Catanzariti. L’esigenza prospettata da Focarelli, come si evince dalla documentazione, era di allargare l’attività ad una società, TIS, in grado di sostenere volumi di traffico sempre più impegnativi. Circostanza non eccezionale, ha sottolineato Catanzariti facendo denariferimento a statistiche internazionali, vista la crescita esponenziale delle utenze Premium in quel periodo. Non era nemmeno eccezionale, ha risposto il manager al PM Giovanni Bombardieri, che lo stesso intermediario rappresentasse sia il cliente che il fornitore. Anzi, come dimostrano esempi illustrati in Aula, si trattava di una pratica abituale. Anche la visita alla sede di Acumen a Londra, il 2 agosto 2005, così come a quella di Ubique (cui I-Globe aveva affidato la gestione tecnica del traffico), non aveva destato alcun sospetto sulla natura dei soggetti dell’operazione. In particolare, ha sottolineato Catanzariti, nulla ha mai avvalorato il sospetto che il traffico telefonico potesse essere fittizio e non reale.
L’operazione, del resto, era stata condotta all’insegna della massima trasparenza aziendale: il contratto aveva seguito l’iter previsto, coinvolgendo, oltre al settore commerciale, il marketing, l’ufficio legale e quello finanziario di TIS. L’avvio dell’attività era stato poi gestito, per competenza, dal servizio Rete, sotto la diretta supervisione dell’ingegner Menghini. Una lunga analisi, insomma, che ha permesso di ribadire, con una puntigliosa documentazione cartolare, la posizione dei “colletti bianchi” di TIS. In attesa dell’ultimo atto di questo capitolo del processo: oggi, infatti, è prevista l’ultima parte dell’interrogatorio di Massimo Comito, già Responsabile commerciale per l’Europa di TIS.
L’esame di Comito chiude una fase del dibattimento che riprenderà il 7 marzo (sono saltate le udienze del 17 e del 23 febbraio). Il Presidente Mezzofiore ha annunciato, a fine udienza, il calendario del processo. Si riprenderà con l’interrogatorio di Silvio Fanella cui seguirà l’esame di Gennaro Mokbel e Antonio Ricci. L’elenco provvisorio (non è escluso che uno o più imputati rinuncino all’interrogatorio o si riservino una dichiarazione spontanea) prevede poi nell’ordine: Riccardo Scoponi, Manlio Denaro, Luca Breccolotti, Aurelio Gionta, Luca Berriola, Paolo Colosimo, Giuseppe Cherubini, Carlo Focarelli, Massimo Micucci, Luigi Marotta, Francesco Fragomeli e Giorgia Ricci.
I dirigenti di Fastweb saranno senti per ultimi: Roberto Contin e Mario Rossetti. A chiudere la lista sarà l’ingegner Silvio Scaglia.
Si completa la testimonianza del Capitano De Lellis
“Iva Telefonica”: lunga udienza quella di ieri dedicata all’ufficiale dei ROS. Oggi in Aula il proseguimento dell’interrogatorio di Massimo Comito e l’inizio dell’esame di Antonio Catanzariti
Il Capitano dei ROS Francesco De Lellis è stato il protagonista dell’udienza di ieri al processo per l’“Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma, presieduto da Giuseppe Mezzofiore.
La prima parte della lunga testimonianza, che si è conclusa solo alle 16, è stata assorbita dall’esame del Pubblico Ministero Giovanni Bombardieri, poi è iniziato il controesame da parte di alcuni difensori.
Oggi, archiviata la deposizione del Capitano De Lellis, si riparte con la conclusione della deposizione iniziata venerdì scorso di Massimo Comito, già Responsabile commerciale per l’Europa di Telecom Italia Sparkle, e l’audizione di Antonio Catanzariti, ex Responsabile Carrier Sales Italy di TIS.
Comito: Per noi nessun dubbio sulla regolarità del traffico e il Mercato giustificava ampiamente i volumi
Il manager di TIS: le intercettazioni avrebbero permesso di accertare la presenza di contenuti audio/video nel traffico telefonico ampiamente documentato con i CDR (Call Detail Record, ndr.) consegnati da TIS alla GdF. Martedì 14 in Aula Antonio Catanzariti, altro dipendente di Sparkle
Il traffico telefonico, all’esame ex post dei protocolli IP attivati sulla rete di TIS, non presentava alcuna anomalia ed attestava la presenza di contenuti audio/video. Come già detto anche da diversi testi dell’accusa compreso l’Ing. Ciccarella anche Comito ha affermato che un’attività di intercettazione avrebbe potuto indicare in maniera definitiva che, oltre alla presenza del traffico di segnalazione regolarmente trasportato e documentato dai CDR, sulla rete TIS, vi fosse pure la presenza dei contenuti audio/dati che viaggiavano su Internet secondo quanto il tipo di interconnessione VoIP prevedeva: audio di persone fisiche o voci registrate (IVR-Interactive Voice Responder, ndr.), download di dati, ecc.
Massimo Comito, già Responsabile commerciale per l’Europa di Telecom Italia Sparkle ha chiarito questo ed altri elementi nel corso del suo interrogatorio di ieri al processo per l’”Iva Telefonica” in corso presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore.
Rispondendo alle domande del PM Giovanni Bombardieri, Comito ha fatto presente che nella relazione alla Procura del Capo della Rete TIS era chiaramente scritto che dai controlli da lui svolti in quel periodo post notizia criminis, non vi era evidenza che potesse far sorgere il sospetto che il traffico non fosse reale anche perché nel periodo ottobre 2006-maggio 2007 avevano rilevato la presenza sulla rete TIS, per la porzione di traffico trasportato, di protocolli (UDP e RTP, ndr.) che si attivano solo in presenza di contenuti informativi.
Inoltre nella stessa relazione viene fatta la fotografia in quel momento delle configurazioni della rete TIS in termini di indirizzi IP (che cambiano nel corso dei diversi potenziamenti/cambiamenti delle reti di interconnessione, ndr.) fisicamente residenti sulle centrali telefoniche senza i quali il traffico non può fluire. Nella stessa relazione inoltre il Capo della Rete TIS asserisce la “certificazione” dei CDR prodotti dalle centrali telefoniche (che alimentano i sistemi di fatturazione anch’essi certificati) fugando ogni dubbio sulla presenza effettiva del traffico nell’ottica di una Carrier di transito come TIS.
Quanto al tema dell’ABR (parametro tecnico che misura la qualità della terminazione del traffico, ndr.), Comito ha ampiamente spiegato come valori tipici di tale parametro sono appunto elevati proprio per il tipo di servizio Premium che si realizza con apparati IVR sempre disponibili alla risposta e con dimensionamenti di rete robusti (senza colli di bottiglia, ndr.) come nel caso di quelli operativi nel corso dell’interconnessione con I-Globe/Planetarium.
Nel corso dell’udienza, al PM Bombardieri che ha inoltre introdotto il tema della mail del tecnico di rete Perfetti di TIS (mail scambiata fra soli tecnici nel corso del progetto di interconnessione con i clienti/fornitori in discussione, e conosciuta a tutti dagli atti depositati, ndr.) e che sollevava dubbi sul tipo di interconnessione «rigida», Comito ha spiegato leggendo in Aula il passaggio chiave di tale mail dove emerge con chiarezza che Perfetti non aveva in quel momento l’informazione «basilare» e cioè che TIS avrebbe trasportato e istradato via I-Globe solo una direttrice Premium e non come scrive Perfetti «qualunque sia la destinazione chiamata», opzione quest’ultima tipica dell’istradamento di traffico Person to Person.
Comito ha poi ripercorso nel dettaglio i modelli commerciali del traffico Premium spiegando fra l’altro le ragioni economiche per cui tra la stipula del contratto e la successiva utilizzazione delle numerazioni per l’affettivo istradamento del traffico possono passare intervalli di tempo di mesi visti i tempi di interconnessione delle reti.
Ha inoltre introdotto il tema del mercato potenziale dei servizi Premium che nella sola Europa, secondo uno studio internazionale di primaria società di consulenza, ammontava a fine 2004 a 6.5 miliardi di euro ma con picchi superiori non ben identificabili.
Infine, a proposito dei presunti omessi controlli su Carlo Focarelli, Comito ha fatto che presente che la struttura preposta di Finanza e Controllo di TIS, come da prassi, ha effettuato controlli sulle società clienti/fornitori, non sul consulente quale in realtà era Focarelli.
I PM si sono riservati di proseguire l’interrogatorio di Comito nell’udienza di lunedì 13 che proseguirà con la testimonianza del Capitano Francesco De Lellis. Solo martedì 14 dovrebbe prendere il via l’esame di Antonio Catanzariti, l’ex Responsabile Carrier Sales Italy di TIS.
Mazzitelli: cinque periti a suo tempo hanno assolto TIS
L’Ex AD di TIS: Anche i nuovi vertici di TI esclusero un possibile rischio fiscale. Giovedì in programma l’interrogatorio di Massimo Comito e Antonio Catanzariti
La Procura della Repubblica, al contrario di quanto chiesto nell’ultima seduta del processo, ha rinunciato ieri a proseguire l’interrogatorio di Stefano Mazzitelli, ex AD di Telecom Italia Sparkle. L’udienza del processo per l’”Iva Telefonica”, ripreso ieri presso la Prima Sezione penale del Tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore, ha così registrato solo la prosecuzione del controinterrogatorio del Capitano dei ROS Francesco De Lellis.
Ma l’udienza è anche servita a fare il punto sulle attività che sia in Telecom Italia Sparkle che presso Telecom Italia sono scattate non appena è emerso il rischio di possibili profili di responsabilità fiscale per l’azienda dopo l’avvio delle indagini della Guardia di Finanza. Stefano Mazzitelli ha fatto presente che, oltre alle indagini ed ai controlli interni, l’azienda ha messo a disposizione il materiale a diverse strutture professionali esterne e alla società di revisione del gruppo Telecom (cui nel marzo 2008 è stato riconosciuto un supplemento rispetto al prezzo concordato per la revisione, vista la mole di lavoro supplementare), per verificare l’eventuale rischio di infrazione fiscale. Tutti i periti esterni hanno escluso il rischio che l’azienda potesse essere chiamata a rispondere per un’eventuale “frode fiscale”.
Lo stesso Mazzitelli ha rilevato che il nuovo vertice di Telecom Italia non ha ritenuto nel 2008 (bilancio 2007) di procedere ad accantonamenti o svalutazioni per l’eventuale rischio nonostante in quel periodo avesse proceduto a stanziare «maggiori fondi per rischi vari» nell’ordine di centinaia di milioni, come è consuetudine in occasione di cambi di gestione quando, ed era il caso di Telecom Italia, esistono riserve sufficienti. Anche questa, ha fatto notare l’ex AD di TIS, è una prova che il comportamento dell’azienda era stato considerato regolare, anche nel caso fosse emersa una frode Iva perpetrata da altri soggetti. Eppure, sulla base dello stesso materiale messo a disposizione dalla società ai cinque periti esterni, come ha confermato il Capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli, le conclusioni della Procura sono state ben diverse (anche se ricordiamo nella CNR della GdF i dirigenti di TIS non sono stati considerati indagabili per il reato associativo, ndr).
Giovedì il processo continua con la testimonianza di due altri manager di Telecom Italia Sparkle, Massimo Comito ed Antonio Catanzariti. Lunedì, dopo l’ultima parte della testimonianza del capitano De Lellis, toccherà a Rosario e Maria Teresa La Torre, accusati di aver fatto da prestanome per immobili (anche un ristorante) che in realtà farebbero capo a Gennaro Mokbel.
“Iva Telefonica”: domani si riparte
Tribunale di Roma chiuso causa “maltempo”. Slitta a domani l’audizione dell’ex AD di Telecom Italia Sparkle Stefano Mazzitelli
Nella prima parte della sua testimonianza, l’ex AD di TIS ha avuto modo di ricostruire il quadro completo del business del traffico telefonico in ogni suo aspetto, compreso il capitolo dei controlli effettuati dall’interno e dalla casa madre da fiscalisti, Comitati di controllo, verifiche ai sensi della 231 e attività del Collegio sindacale.
L’audizione di Mazzitelli potrebbe concludersi domani in poche ore, come dimostra il fatto che il programma prevede anche la convocazione del Capitano Francesco De Lellis che dovrebbe completare in giornata la sua deposizione. Nel corso della seduta di domani sarà comunicato l’elenco dei prossimi testimoni chiamati a deporre nelle prossime udienze.
Fattore Umano | Chiusura Opg
On. Marino: «Le esigenze di tutela della collettività non possono mai giustificare misure tali da recare danno alla salute del malato, quindi la permanenza negli ospedali psichiatrici giudiziari che aggrava la salute psichica dell’infermo non può proseguire»
La chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari prevista dai nuovo decreto sulle carceri a marzo 2013 è stata giudicata «avventata e irresponsabile da alcuni» e da altri «il frutto acerbo di un mancato confronto con gli esperti del mondo psichiatrico e giudiziario». Commenta così l’On. Ignazio Marino sulle pagine de l’Espresso il recente voto del Senato.
Se la Camera confermerà la proposta di riforma approvata da Palazzo Madama cosa accadrà da qui al 31 marzo 2013? Per il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale «gli ospedali psichiatrici giudiziari diverranno ciò che non sono mai stati: veri luoghi di cura. Nuove e diverse strutture al posto delle vecchie, degradate e fatiscenti, che saranno definitivamente chiuse». Negli attuali Opg, secondo i dati della commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario ripresi da l’Espresso, ci sono circa 1.400 persone di cui più di 900 riconosciute ancora pericolose per sé e per gli altri (saranno loro ad essere trasferite nelle nuove strutture) e 500 circa ritenute «non più socialmente pericolose», pazienti che dovevano per legge già uscire dal circuito degli Opg ma che per mancanza di fondi e varie proroghe hanno visto trasformare il loro diritto in un «ergastolo bianco»). Per loro è previsto il riaffido alle Asl: saranno dimesse e assistite sul territorio dai dipartimenti di salute mentale.
«Al posto degli Opg – spiega il Senatore – sorgeranno piccole strutture da 30 o 40 posti letto, dotate di tutta l’attrezzatura necessaria per l’assistenza ai pazienti, con infermieri, medici, psichiatri ed esperti di riabilitazione che possano finalmente fare il loro mestiere: curare la mente e il corpo. Non è stata sottovalutata, tuttavia, la necessità dì garantire la sicurezza, per cui all’esterno dei centri di cura la sorveglianza sarà assicurata dalla polizia penitenziaria». Tutto ciò sarà realizzabile? «Certamente – risponde il Prof. Giuseppe Armocida, noto specialista psichiatrico-forense –. Come da tempo gli specialisti del settore stanno suggerendo, attraverso istituti che abbiano caratteristiche di efficacia in chiave terapeutica e riabilitativa garantendo comunque i migliori criteri operativi con soggetti per i quali è stata riconosciuta una pericolosità sociale». «Bisogna operare per la difesa sociale – dice – senza applicare le crudeltà di reclusione in istituti nei quali veramente il momento terapeutico e riabilitativo non si scorge, a fronte della dominante condizione carceraria».
Fattore Umano | Tanti detenuti, poco lavoro
In un Dossier di Ristretti le statistiche e proposte di legge in materia di «lavoro penitenziario», dove emerge che le risorse sono scarse, e il diritto-dovere di lavorare per chi è condannato non viene rispettato
«Il lavoro è obbligatorio per i condannati e per i sottoposti alle misure di sicurezza (…)» (art. 20, c. 3, O.P., Legge n° 354 del 1975). L’obbligatorietà del lavoro dei detenuti, elemento cardine del trattamento penitenziario e «strumento privilegiato» diretto a rieducare il detenuto e a reinserirlo nella società, rischia di venire meno.
La causa? La carenza di risorse economiche. Negli ultimi 5 anni, infatti, i fondi messi a disposizione per retribuire i detenuti-lavoratori sono diminuiti del 30,5%. I dati forniti dal DAP parlano chiaro: dai 71.400.000 euro del 2006 ai 49.664.000 euro del 2011. Una diminuzione di risorse che ha portato inevitabilmente alla contrazione della popolazione carceraria lavorante, con la conseguente rinuncia da parte dei detenuti al loro diritto-dovere di lavorare. Lo scorso anno gli “occupati” alle dipendenze di cooperative o imprese esterne rappresentavano solo il 20,4% della popolazione detenuta. E ciò, nonostante le agevolazioni contributive e fiscali per chi assume detenuti introdotte nel 2000 dalla Legge 193, la cosiddetta «Smuraglia» e malgrado la concessione di numerose commesse per la realizzazione di elementi di arredo delle nuove strutture previste dal «Piano Carceri». Insomma, gli sforzi e gli incentivi non sono bastati.
Ma andiamo oltre. Il nostro Ordinamento Penitenziario recita: «Il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo ed è remunerato», in accordo con quanto detta l’art. 27 della Costituzione sulla finalità rieducativa della pena. Ed è così. In effetti il lavoro alle dipendenze del DAP viene retribuito avendo come riferimento economico i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro di vari settori, in misura non inferiore ai 2/3 del trattamento previsto nei contratti stessi, così come indicato nell’art. 22 dell’Ordinamento penitenziario. Tuttavia – si legge nel Dossier di Ristretti – «l’adeguamento ai CCNL non è stato più effettuato dal 1994». Sempre per carenza di risorse economiche. «Nel 2006 – si legge – un’apposita Commissione stimava la necessità di una integrazione sui corrispondenti capitoli di bilancio per il solo anno preso in esame di circa 27.345.000 euro. Il mancato adeguamento ai CCNL vigenti ha dato vita ad un contenzioso, in cui l’Amministrazione Penitenziaria è costantemente soccombente, con ulteriori costi a carico della finanza pubblica». Costi che potrebbero essere evitati a favore di un aumento del budget disponibile per aumentare le retribuzioni dei detenuti-lavoratori che da 18 anni sono ferme. E bassissime: un detenuto che presta servizio “domestico” in carcere percepisce mediamente 2.843 euro lordi l’anno (cifra che si dimezza al netto degli oneri previdenziali e del rimborso delle spese di mantenimento in carcere concernenti gli alimenti e il corredo).
Il budget insufficiente assegnato per la remunerazione dei detenuti lavoranti all’interno degli istituti, unito all’incessante sovraffollamento carcerario, ha avuto una ricaduta diretta sulla qualità di vita intramuraria: le attività di manutenzione ordinaria dei fabbricati, i servizi di pulizia e di cucina sono stati tagliati non assicurando più il mantenimento delle condizioni di igiene e di pulizia delle aree detentive. Attività che rappresentano anche la principale fonte di sostentamento per molti detenuti.
Un segnale positivo però c’è stato: l’incremento del numero dei condannati assunti da imprese e cooperative all’interno delle carceri, ammessi al lavoro esterno e semiliberi: dai 2.058 del giugno 2010 ai 2.257 del giugno 2011. Questo dato, però – si legge nella relazione del DAP – tenderà inevitabilmente a contrarsi a causa della riduzione delle risorse economiche.
Parla Mazzitelli: ecco perché il nostro business era trasparente
L’ex AD di TIS ricostruisce le modalità del business, il complesso dei controlli interni ed esterni e della dichiarazione Iva che, nel maggio 2008, passò al vaglio dei nuovi vertici di Telecom
L’ex AD di Telecom Italia Sparkle Stefano Mazzitelli è stato il protagonista dell’udienza di ieri del processo “Iva telefonica”. Finalmente il manager ha avuto modo, in cinque ore di interrogatorio tra accusa e difesa, di poter tracciare un quadro completo del business del traffico telefonico in ogni suo aspetto, compreso il capitolo dei controlli effettuati dall’interno e dalla casa madre da fiscalisti, comitati di controllo, verifiche ai sensi della 231 e attività del collegio sindacale.
Una ricostruzione particolareggiata da cui è emerso che il business è stato gestito dalla società telefonica con trasparenza, senza alcun sotterfugio che potesse far sospettare l’esistenza di un traffico men che “normale”. A riprova della validità dei controlli effettuati secondo la normativa vigente, basti dire che, nonostante i controlli fossero stati allertati dalle prime indicazioni sull’inchiesta, la dichiarazione Iva relativa al 2007 venne sottoscritta non solo dai vertici di TIS ma anche, nel maggio 2008, dalla nuova dirigenza insediata in Telecom Italia che avrebbe avuto tutto l’interesse opportunistico ad accantonare partite a rischio. Né va sottaciuto, come è stato rilevato nel corso della testimonianza, che i flussi di denaro generati dall’attività, in particolare, sono sempre transitati da canali ufficiali visibili alle autorità del credito e della Banca d’Italia nonché della Guardia di Finanza.
Insomma, da parte delle società la gestione del traffico, in linea con l’attività usuale dell’Azienda, è stata gestita con la massima trasparenza attraverso canali facilmente monitorabili, come previsto dalla governance aziendale. Come del resto viene confermato dall’avallo che i nuovi vertici della società, nel 2008, hanno garantito ai conti di TIS, dopo l’esame di consulenti interni ed esterni. II che, naturalmente, non esclude che qualcuno si sia appropriato dell’Iva commettendo reati all’insaputa delle società (che non avevano i mezzi per accorgersene), ma esclude la corresponsabilità nella frode.
Di fronte a questa ricostruzione le prime contestazioni del Pubblico Ministero Giovanni Bombardieri (la testimonianza proseguirà nell’udienza del 6 febbraio) si sono concentrate sulla presunta confusione nella gestione e nei controlli sui contratti, cui Mazzitelli ha risposto con la ricostruzione analitica dell’architettura dei contratti, del meccanismo di riporto sui volumi del traffico e sull’analisi del mercato internazionale di questo tipo di traffico. Il dottor Bombardieri ha anche più volte sollevato il nodo della qualità e della fama del cliente: possibile, ha detto, che TIS non abbia mai avanzato sospetti sulla credibilità di un interlocutore come Carlo Focarelli? La risposta è che Focarelli, rispetto a TIS, era un semplice intermediario tra le due società inglesi, I-Globe ed Acumen.
L’esame del teste, come sopra accennato proseguirà nel corso della prossima udienza fissata per il 6 febbraio quando dovrebbe concludersi il controesame del capitano Francesco De Lellis. Ieri, prima dell’interrogatorio di Mazzitelli, è stata completata la testimonianza di Maurizio Laurenti.