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Caso Micucci: 14 mesi di “condanna” al silenzio


Su Il Messaggero nuovi particolari sulla vicenda dell’imprenditore edile coinvolto nel processo per l’Iva telefonica, arrestato e “dimenticato” in cella per 14 mesi. Adesso è ai domiciliari e parla tramite i suoi avvocati. All’accusa di esportazione di capitali sporchi replica così: «Bastava interrogarmi, ma i PM non hanno voluto farlo»


Sarebbe bastata una “visura societaria”, soltanto quella, sufficiente a discolparlo dall’accusa di avere esportato capitali sporchi provenienti dal “giro” Mokbel. Così dice oggi – tramite i suoi legali – Massimo Micucci, l’imprenditore edile coinvolto nel processo sull’Iva Telefonica, arrestato e “dimenticato” in cella per 14 mesi, ora ai domiciliari per decisione dei giudici del Tribunale di Roma. E saranno gli stessi giudici a stabilire se ciò corrisponde al vero o meno, ma intanto Micucci ha trascorso più di un anno in carcereun’esperienza allucinante»), condannato al silenzio, senza che nessun PM si prendesse la briga di ascoltarlo, nonostante la richiesta avanzata per iscritto dai suoi avvocati fin dal 30 marzo 2010.

 

È il quotidiano Il Messaggero, a firma di Massimo Martinelli, ad aggiungere oggi nuovi particolari di questa incredibile vicenda. Racconta ancora Micucci, sempre tramite i legali: «Malgrado l’impossibilità di fornire agli avvocati gli elementi di prova a mio favore, dopo il sequestro dei computer e di tutta la documentazione societaria, il 30 marzo 2010 ero pronto a rispondere ai PM. Quel giorno i miei difensori depositarono una richiesta scritta ma nessuno mi ha mai convocato per sentire cosa avevo da dire».


«Ho passato nove mesi di aria razionata – insiste l’imprenditore, nel descrivere l’esperienza del carcere – poi pian piano, grazie anche all’aiuto di alcuni detenuti, ricominci a farti forza e capisci che in qualche modo devi reagire, la depressione è sempre in agguato». Quasi un remake all’italiana di Urla del silenzio, ma non in Cambogia, a Regina Coeli.


Udienza 25


Nell’udienza numero 25 del processo “Iva telefonica” svoltasi ieri, 3 maggio, è iniziato l’esame di un teste-chiave dell’accusa: il capitano della Guardia di Finanza Luca Meoli che a suo tempo diresse le indagini sull’evasione dell’Iva attraverso l’uso delle Phuncard e del traffico telefonico


La testimonianza, destinata a protrarsi per diverse sedute, si è sviluppata su temi di natura tecnica. Si è parlato della cornice in cui è maturata l’operazione fraudolenta (giudicata inesistente) le caratteristiche delle Phuncard, i soggetti coinvolti, gli aspetti contrattuali ed i flussi finanziari che hanno interessato Fastweb.


Dopo questa introduzione, la testimonianza di Meoli è destinata ad entrare nel vivo nella prossima udienza, fissata per il giorno 5 maggio. Il calendario del mese proseguirà con le udienze del 17, 23, 25, 26, 30 e 31 maggio.


L’Angolo di Vincino | Martedì 3 maggio


Il “caso Micucci” sotto i riflettori


L’edizione online del settimanale Tempi: «Micucci, 14 mesi in carcere senza poter parlare con un PM»




«Prosegue il processo per il presunto maxi riciclaggio di due miliardi di euro che coinvolge anche ex manager delle società telefoniche Fastweb e Telecom Italia Sparkle. L’udienza 24 del processo è stata dominata dalle dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata resa dall’imprenditore Massimo Micucci, accusato di aver contribuito in vario modo a riciclare i capitali in capo a Carlo Focarelli.

Nell’udienza della mattinata, prima di sapere della sua prossima scarcerazione, Micucci aveva fatto presente, con una dichiarazione spontanea, di non esser mai stato interrogato nel corso dei 14 mesi di detenzione, nonostante le richieste in tal senso del suo difensore. «In data 30 marzo 2010 – conferma l’avvocato Fabio Federico – ho presentato per conto del mio assistito un’istanza in tal senso. Ma non ho mai ricevuto una risposta ufficiale». E in via informale? «Mi è stato spiegato che se il mio assistito avesse voluto fornire elementi utili per l’accusa sarebbe stato ascoltato volentieri. Altrimenti, l’interrogatorio sarebbe risultato inutile».

Insomma, si può stare 14 mesi in carcere senza incontrare un inquirente per spiegare la propria posizione, a meno che non si vogliano rendere dichiarazioni gradite alla tesi di accusa? «È così – conferma l’avvocato Federico – anche se, in realtà, l’articolo 358 del codice di procedura penale prevede che il pm indaghi anche fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini. Inoltre, secondo l’articolo 374, il pm riceve le dichiarazioni spontanee dell’indagato, cosa che, a mio avviso, vale a maggior ragione per chi sta in carcere».

In 14 mesi, dunque, Micucci non è riuscito a parlare con un pm. La sua detenzione, dall’arresto nel febbraio 2010 nell’ambito dell’inchiesta “Iva telefonica” con l’accusa di associazione per delinquere e riciclaggio internazionale, si collega all’ordinanza firmata dal gip Aldo Morgigni. In essa si accusa lo stesso Micucci, amico di Carlo Focarelli, di aver collaborato in qualità di amministratore unico di alcune società che facevano capo allo stesso Focarelli, per favorire l’evasione fiscale di quest’ultimo attraverso le società da lui amministrate.

A queste accuse Micucci oppone, come dichiarato in aula, di aver assunto l’incarico di amministratore delle società di Focarelli dopo i fatti contestati nell’ambito della frode fiscale. Le accuse verranno esaminate nella loro sede processuale ma occorre riflettere su questi 14 mesi di silenzio “forzato”».


L’Angolo di Vincino | La parola a…


Udienza 24: anche Massimo Micucci esce dal carcere


Dopo la dichiarazione spontanea in aula: «Io, in cella da 14 mesi, senza esser interrogato»


L’udienza 24 del processo sull’Iva telefonica è stata dominata dalle dichiarazioni spontanee. La più drammatica è stata resa dall’imprenditore Massimo Micucci, accusato di aver contribuito in vario modo a riciclare i capitali in capo a Carlo Focarelli. Micucci ha fatto presente che la sua richiesta avanzata tramite i difensori di essere interrogato per poter chiarire la sua posizione non ha ricevuto risposta alcuna durante i 14 mesi di detenzione preventiva. Poche ore dopo, nel pomeriggio, è stata firmata l’istanza di scarcerazione per lo stesso Micucci che si unisce così alla schiera di altri imputati (dodici) che hanno lasciato il carcere prima di Pasqua. Attualmente risultano ancora detenuti: Gennaro Mokbel, Franco Pugliese, Carlo Focarelli, Luigi Marotta, Silvio Fanella e Luca Breccolotti.


Nel corso dell’udienza si sono registrate anche le dichiarazioni spontanee del Maggiore della Guardia di Finanza Luca Berriola che ha tenuto a precisare di non aver maneggiato dossier secretati ma di aver avuto a che fare, al contrario, con indagini assegnate secondo criteri trasparenti, e dell’avvocato Paolo Colosimo, che ha tenuto a precisare come, al contrario di quanto emerso da alcuni interrogatori, abbia sempre agito su mandato professionale per conto dell’ex senatore Nicola Di Girolamo e come la sua frequentazione della gioielleria di Fabrizio Soprano fosse da collegare alla sua passione per gli orologi non agli affari di Gennaro Mokbel. Quest’ultimo, invece, è intervenuto per precisare che, al contrario di quanto gli viene comunemente attribuito dagli organi di stampa, non è, da sempre, un estremista di destra. Al contrario, Mokbel rivendica le sue origini di uomo della sinistra, almeno finché, causa il suo arresto per reati legati agli stupefacenti, non ha fatto conoscenza in carcere di esponenti dell’estrema destra della Capitale e di esponenti della banda della Magliana.


Udienza 23: un solo teste in aula


Tutti assenti, con diversa motivazione, salvo Fabrizio Soprano, guardia di Ps, chiamato a rispondere sul trasporto di alcuni valori da una gioielleria di Mokbel. Prossima udienza il 29, poi dal 3 maggio al via le deposizioni dei “verbalizzanti”, a partire dal Capitano della GdF Luca Meoli


È stata un’udienza breve, durata soltanto poco più di un’ora, quella di stamane al processo per l’“Iva Telefonica”. Il motivo è che rispetto al lungo elenco dei testimoni attesi se ne è presentato uno solo: Fabrizio Soprano, guardia di Ps, il quale assieme al collega Mirko Pontelini, svolgeva anche un secondo lavoro, sia come autista che come vigilante e portavalori, presso una galleria d’arte e una gioielleria che facevano capo a Gennaro Mokbel. In aula, Soprano ha risposto proprio ad alcune domande relative ad un trasporto di gioielli avvenuto da Milano a Roma. Assente, invece, uno dei testi di maggiore interesse, Maurizio Laurenti, già collaboratore e amico di Carlo Focarelli, che ha motivato l’impossibilità a presentarsi “per ragioni di salute”.


Il processo proseguirà quindi venerdì 29 aprile quando, a meno di ulteriori assenze, sfileranno davanti ai giudici: Milena Migliozzi, Pietro Santini (maresciallo della Polizia valutaria), Isabella Sorgi (ex compagna del Maggiore GdF Luca Berriola), Paolo Casamenti e Sergio Placidi, entrambi ex poliziotti.


Infine, il 3 maggio terminato il controinterrogatorio dell’avvocato Federico Palazzari, esperto di questioni legali e societarie ad Hong Kong, sarà la volta del Capitano della Guardia di Finanza, Luca Meoli, con cui inizieranno le deposizioni dei “verbalizzanti”, ovvero i poliziotti e i finanzieri che hanno effettuato le indagini.



Riparte il processo “Iva telefonica”: in aula il collaboratore di Carlo Focarelli


Dopo i patteggiamenti, le assoluzioni e le condanne comminate venerdì scorso, dopo una camera di consiglio di dieci ore dal Gup Zaira Zecchi, riparte oggi, 27 aprile, il processo per l’Iva telefonica davanti alla Prima Sezione penale del Tribunale di Roma con un nutrito programma di esame dei testi. Davanti alla Corte sfileranno, infatti, Fabrizio Soprano, Fabrizio Rubini, Andrea Vecchione, Andrea De Dominicis e Maurizio Laurenti, collaboratore di Carlo Focarelli.


Intanto, escono dal processo alcuni protagonisti. Il Gup, infatti, ha respinto solo la proposta di patteggiamento (cinque anni) concordata dall’ex senatore Nicola Di Girolamo, accogliendo invece la proposta di cinque anni di reclusione per l’ex dipendente di Fastweb Giuseppe Crudele e per il broker Marco Toseroni, puniti per associazione per delinquere transnazionale finalizzata all’evasione fiscale, riciclaggio transnazionale aggravato, dichiarazione infedele mediante l’uso di fattura per operazioni inesistenti.


L’Angolo di Vincino



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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World