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Scaglia story by Vincino: “giudizio immediato”

Vincino interpreta la decisione del “giudizio immediato”


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Nella versione inglese di www.silvioscaglia.it troverete l’articolo apparso oggi sulle pagine del Financial Times di commento alla decisone del giudizio immediato.


“Giudizio immediato: del tutto illegittimo per chi aveva i termini di carcerazione per il reato fiscale già decorsi come Scaglia”


Il codice di procedura penale parla chiaro, commenta Piermaria Corso, difensore di Scaglia: se l’indagato non è sotto custodia cautelare per tutti i capi di contestazione, ma almeno per uno di questi sono decorsi i termini di detenzione, prevale il rito ordinario (art 453 comma 2)”.

Ed è il caso di Silvio Scaglia e di molte altre posizioni che riguardano gli ex manager delle società telefoniche. Il gip chiamato ad emettere il decreto di giudizio immediato avrebbe dovuto tenerne conto e quindi non avrebbe dovuto accogliere la richiesta di giudizio immediato.


Telecom Sparkle – Fastweb: sì al giudizio immediato, ma non per “prova evidente”

Il gip Paolicelli accoglie la richiesta della Procura di Roma per 36 dei 37 indagati.


Con il deposito di due diversi provvedimenti, avvenuto ieri in tarda serata, il gip Maria Luisa Paolicelli ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai magistrati della Procura di Roma per 37 degli indagati del caso Telecom Sparkle – Fasweb, mentre ha rigettato analoga richiesta per Antonio Catanzariti, uno dei tre ex dirigenti di Telecom Sparkle, all’epoca responsabile del settore “Carrier sales Italy”, l’unico per il quale pertanto si procederà invece con il rito ordinario.


In particolare il gip Maria Luisa Paolicelli ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri, ma non in base alla presenza della “prova evidente” (come prescrive l’art. 453 sul giudizio immediato), ma per il fatto che per Scaglia e altri manager le misure cautelari risultano ancora in vigore sia per frode fiscale sia per associazione per delinquere.


La prima udienza è stata fissata per il 2 novembre presso la quarta sezione penale collegiale del Tribunale di Roma.


Rinvio a giudizio inchiesta Fastweb – Telecom Sparkle

I legali di Scaglia: “Nessuna prova, dimostreremo  l’innocenza di Silvio Scaglia in Tribunale. Pur con tutte le riserve sull’adozione del rito immediato, è positivo che si vada presto a processo. Ci auguriamo che venga rimesso subito in libertà: da innocente ha trascorso quasi 6 mesi in detenzione”


La conferma del giudizio immediato è così commentata dagli avvocati difensori di Silvio Scaglia, Prof. Piermaria Corso e Prof. Antonio Fiorella: “Pur con tutte le riserve sull’adozione  del rito immediato, riteniamo positivo che si possa andare subito a processo, anche perchè, finalmente, sarà possibile consultare tutta la documentazione raccolta dagli inquirenti. Scaglia è innocente e i capi di imputazione formulati a suo carico sono del tutto inappropriati in quanto non giustificati da nessuna prova. Il dibattimento di fronte al Tribunale darà finalmente modo di dimostrare la sua totale estraneità al meccanismo di frode creato alle sue spalle e a quelle della società”.


“Per quanto attiene il tema della libertà personale – aggiungono i legali – continueremo a lottare in tutte le sedi appropriate per dimostrare che non esiste nessuno dei tre motivi per i quali l’Ing. Scaglia debba subire uno stato di custodia cautelare: non può fuggire, non sarebbe rientrato, non può inquinare prove già datate, non può reiterare il presunto reato in quanto non ha più né cariche né interessi in Fastweb”.


L’Ing. Scaglia ha il diritto di potersi presentare in Tribunale da uomo libero e non si capisce perché debba continuare ad oltranza questo stato di privazione delle libertà fondamentali”.


Conto alla rovescia per l’inchiesta TI Sparkle – Fastweb

Attesa domattina la decisione sul “giudizio immediato” del gip Maria Luisa Paolicelli


Il conto alla rovescia è ormai iniziato: questione di ore poi, con ogni probabilità entro domattina, verrà resa nota la decisione del gip Maria Luisa Paolicelli, titolare del fascicolo, in merito alla richiesta di “giudizio immediato” avanzata dai magistrati della Procura di Roma nei confronti di 37 indagati nell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb, fra cui Silvio Scaglia.
 

Nel frattempo si moltiplicano sul tavolo dello stesso gip le memorie presentate da alcuni avvocati difensori. In particolare, secondo diversi legali, non vi sarebbero per i loro assistiti le condizioni per dare corso alla richiesta di “giudizio immediato” dei pm, in quanto “fuori dalle ipotesi stabilite dalla legge”.
 

Nel dettaglio, nelle memorie si sottolinea come per alcuni imputati (gli ex manager delle due società telefoniche, oltre a Silvio Scaglia) accusati di “reato associativo” e di “reato tributario”, risultino ormai ampiamente decorsi i termini della custodia cautelare sul secondo punto (tre mesi), mentre permangono solo sul primo (sei mesi).  Ma proprio per questo, sostengono i legali, essendo i due “presunti reati” a tutti gli effetti strettamente connessi, sulla base del codice (art.453 comma 2), deve prevalere il rito ordinario. Come si legge infatti nel citato articolo del codice di procedura penale: “Quando il reato per cui è richiesto il giudizio immediato (in questo caso quello associativo ndr.) risulta connesso con altri reati (quello fiscale ndr.) per i quali mancano le condizioni che giustificano la scelta di tale rito, si procede separatamente per gli altri reati e nei confronti degli altri imputati, salvo che ciò pregiudichi gravemente le indagini. Se la riunione risulta indispensabile, prevale in ogni caso il rito ordinario”. 


Quindi i casi sono due: o i due reati sono separati (ma come si fa a discutere dell’uno senza discutere dell’altro) oppure sono connessi. E a quel punto secondo l’art. 453 comma 2, deve prevalere il rito ordinario.


Insomma, fuori dal linguaggio strettamente tecnico-giuridico, la tesi dei legali è che non vi possa essere un processo con “giudizio immediato” sul solo reato associativo, scorporato da quello tributario, che implicitamente lo avrebbe motivato, secondo le stesse tesi avanzate dai pm della Procura.


Mokbel: “Mai conosciuto dirigenti di Fastweb e di TI Sparkle”


Nel corso del suo interrogatorio di inizio marzo nel carcere di Rebibbia, Silvio Scaglia lo aveva detto e ribadito: “Non ho mai visto, né conosciuto Gennaro Mokbel”. A conferma, valgano anche le parole di uno dei suoi legali. Quello stesso giorno, infatti, il prof. Piermaria Corso dichiarava alla stampa: “Di tutti questi soggetti, venuti fuori a vario titolo in questa vicenda, a partire da Di Girolamo, Scaglia non li ha mai visti né conosciuti”.


Ora è lo stesso Gennaro Mokbel che parla dal carcere, con una lettera inviata ai pubblici ministeri romani, ripresa e pubblicata dai quotidiani “Il Messaggero” e “Il Mattino”. Dichiara l’imprenditore romano, accusato di essere il “capo” della maxifrode all’origine dell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb: “Non ho mai conosciuto o fatto affari con nessun dirigente di Telecom, con nessun dirigente di Fastweb e con nessun dirigente di Finmeccanica”. “Nella missiva – si legge ancora – lo stesso Gennaro Mokbel chiede che siano interrogati “tutti i dirigenti di quelle aziende, e non uno di loro potrà dire di avermi conosciuto”. Mokbel aggiunge di non aver mai posseduto o gestito società che hanno avuto rapporti con quelle aziende”.


Intanto, sul fronte dell’inchiesta stessa, si attende nelle prossime ore o al più tardi nei prossimi giorni, che il gip Maria Luisa Paolicelli decida se accettare o rigettare la richiesta di giudizio immediato avanzata nei giorni scorsi dai magistrati della Procura di Roma.


Giudizio immediato per TI Sparkle – Fastweb: tanti dubbi e qualche perché

I possibili scenari dopo la richiesta avanzata dai pm. Sorprende la decisione della Procura di “secretare” le carte, mentre gli indagati rischiano altri 6 mesi di custodia cautelare.


Dunque, come si intuiva da qualche giorno (comprese le “voci” insistenti che circolavano tra le redazioni dei giornali), i pm dell’inchiesta Telecom Sparkle – Fastweb, ovvero il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Francesca Passaniti, Giovanni Bombardieri e Giovanni Di Leo, hanno deciso che il dado andava tratto. Da qui la richiesta di “giudizio immediato” per 37 persone, coinvolte a vario titolo nell’indagine, per singoli reati assai diversi.


Una richiesta che, guarda caso, arriva a ridosso dei circa sei mesi di “custodia cautelare” inflitta agli indagati. Un periodo oltre il quale, per diversi di loro, in caso di rinvio a giudizio per via ordinaria, si sarebbero invece aperte le porte del carcere o degli “arresti domiciliari”, in attesa di stabilire poi in sede di processo, se colpevoli o meno dei reati di cui sono accusati.


Un tempismo che fa riflettere. Infatti, ove il gip accogliesse la richiesta dei pm, il cronometro dei termini della custodia cautelare ripartirebbe da zero. Detto in parole semplici: gli indagati, ad oggi “presunti innocenti” (fino a quando in un aula di tribunale non si stabilirà eventualmente il contrario), rischierebbero di rimanere altri 180 giorni (sei mesi) in stato di privazione della libertà personale. Pur senza aver subito alcuna condanna.


Non a caso, anzi soprattutto per questo, il codice penale subordina l’accoglimento del giudizio immediato ad alcune stringenti condizioni, trattandosi di un rito “speciale” che salta il passaggio dell’udienza preliminare davanti al gup: 1) l’evidenza della prova; 2) che la persona sottoposta a indagini sia stata interrogata sui fatti dai quali emerge l’evidenza della prova 3) che l’indagato, pur invitato a farlo, non si sia presentato.


Fatto altrettanto sorprendente, la richiesta dei pm risulta tuttora “secretata”. Spieghiamo bene: di solito, a fronte di una richiesta di giudizio immediato da parte dei pm, è consentito agli avvocati della difesa (è un diritto per gli imputati) conoscere immediatamente il contenuto della richiesta stesso, ovvero sapere quali sono esattamente le imputazioni dei propri assistiti e/o se vi sono nuove imputazioni precedentemente non ravvisate. Questo perché, per la difesa è possibile depositare delle nuove memorie sul tavolo del gip, in cui sostenere l’illegittimità stessa del “giudizio immediato” e motivare una richiesta di rigetto. Eppure, fino alla tarda mattina di oggi, l’accesso al registro della Procura risultava nei fatti “criptato”, ovvero le carte erano “secretate”, per i difensori.


Alla luce di quanto sopra, gli scenari possibili che si profilano sono i seguenti: 1) il gip può accogliere la richiesta e confermare il giudizio immediato; 2) il gip può rigettare la richiesta e rimettere gli atti ai pm. I quali, a loro volta, a quel punto hanno due strade: continuare le indagini oppure notificare un avviso di conclusione delle medesime, depositando tutti gli atti dell’inchiesta e mettendoli a disposizione di tutti gli avvocati. Poi devono aspettare 20 giorni, prima di fare richiesta di rinvio a giudizio per via ordinaria, con fissazione della udienza preliminare davanti al gup. Un percorso che, per i tempi obbligatori richiesti, comporterebbe inevitabilmente la scadenza dei termini di custodia cautelare, consentendo così a diversi indagati (non tutti) di presentarsi da persone libere e non “ristrette” al successivo processo. Con la possibilità di dimostrare pubblicamente la propria innocenza.

Monica Scaglia e Sophie Rossetti “damas in blanco” in un paese senza diritti

Giacalone su “Libero”: “La verità emersa dopo mesi senza libertà non è giustizia”


“Mentre sul nulla s’ingaggia battaglia sui quotidiani italiani escono, poco lette, le lettere delle mogli i cui mariti hanno pero la libertà senza mai essere stati giudicati”. Così Davide Giacalone, tra l’altro noto esperto delle tlc, rilancia sulle colonne di “Libero” le testimonianze di Monica Scaglia sul “Corriere della Sera” e di Sophie Rossetti su “Il Riformista”. Ecco l’articolo dedicato alle “Damas in blanco di un Paese senza diritto e dimentico dei diritti”.


“Prima Monica Scaglia poi Sophie Rossetti hanno preso carta e penna per descrivere la sorte dei rispettivi mariti (inchiesta Fastweb) oramai murati vivi e privati del diritto alla vita professionale e relazionale, il tutto non tanto per un capriccio mediatico di chi indaga, ma per la follia totale di un sistema giuridico che enuncia a chiacchiere la presunzione di innocenza, salvo poi stritolarla sotto i cingoli di una giustizia cieca, inefficiente e con tempi da tortura medievale”.


“Dicono le due signore che i mariti continuano ad avere fiducia nella giustizia – prosegue il commento di Giacalone – Le capisco, ma sbagliano. Io non ho alcuna fiducia nella giustizia. So che, nel corso del tempo e dei gradi di giudizio, la giustizia italiana ha una discreta propensione a centrare la verità. Ma una verità emersa dopo dieci anni di procedimento e dopo mesi di privazione della libertà non è giustizia, bensì un insulto alla medesima. Di questo però non ci si occupa. Chi se ne frega se il ricco manager agli arresti domiciliari (si immagina in condizioni di gran lusso e non si capisce che, invece, quella è una condizione terribile, quasi peggiore della galera) e chi se ne frega delle migliaia di anonimi miserabili le cui vite vengono schiantate nell’inferno burocratico della giustizia”.


Di qui una  valutazione amara. “L’Italia di oggi – scrive Giacalone – non è in grado e non vuole neppure porre rimedio, perché da molti anni ci si occupa di una cosa sola: usare le inchieste per annientare il nemico. In una follia distruttiva che non si ferma neanche davanti all’evidenza”.


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Perché un blog?

“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World