Archivi per la categoria ‘Mario Rossetti’
L’avvocato di Mario Rossetti: In attesa della decisione dei magistrati
“Siamo in attesa della decisione dei magistrati sull’istanza presentata per la scarcerazione del dottor Mario Rossetti”.
L’avvocato Lucio Lucia, difensore dell’ex direttore finanziario di Fastweb, è fiducioso che presto, forse nel giro di giorni se non di ore, il suo assistito possa ottenere la libertà provvisoria ed uscire dal carcere di Rebibbia. Ma è altrettanto consapevole che questi sono momenti delicati, in cui non resta che attendere, con pazienza, il parere di pm e gip. Cosa che, del resto, sia Rossetti che la sua famiglia fanno da mesi.
In quali condizioni si trova la famiglia del suo assistito?
“A Mario Rossetti è stato sequestrato tutto, a partir dai conti correnti necessari per la sopravvivenza quotidiana. La famiglia si trova, dal momento del suo arresto, in condizioni di estrema difficoltà. Faccio presente che il dottor Rossetti ha tre figli: il più piccolo ha solo due anni”.
E’ nato dopo i fatti contestati, quindi?
“Non solo. Il dottor Rossetti, a differenza dell’ingegner Scaglia, non ha potuto dimettersi dal consiglio di Fastweb, perché ne era uscito tre anni e mezzo fa. Il suo rapporto di lavoro in qualità di direttore finanziario era cessato quattro anni fa”.
Quel rapporto di lavoro è costato, per ora, quasi tre mesi di detenzione.
“Confidiamo di essere vicini alla svolta. Questo perché il dottor Rossetti ha risposto con spirito collaborativo a tutte le domande che gli sono state poste nel suo interrogatorio del 13 aprile”.
E da allora che è successo?
“Non sono a conoscenza, ovviamente, degli sviluppi dell’attività di indagine. Ma per quanto riguarda Rossetti non gli è stato chiesto nulla di più”.
Non resta che pazientare, dunque. Consapevoli che i tempi della giustizia penale non giocano a favore delle garanzie prestate ai cittadini. Basti, al proposito, pendere atto che l’udienza della Cassazione che dovrà esaminare il ricorso sulla carcerazione di Rossetti (e probabilmente degli altri indagati) è stato fissato per il prossimo 23 giugno, quasi quattro mesi dopo l’arresto del manager.
Craxi e Stracquadanio: “Scarcerate Mario Rossetti”
Silvio Scaglia, ma non solo. “C’è un’altra persona che attende giustizia: è Mario Rossetti, ex consigliere d’amministrazione ed ex direttore finanziario di Fastweb, arrestato tre giorni prima di Scaglia e tuttora privato della libertà”.
Lo affermano, tramite una nota, il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi e Giorgio Stracquadanio. I due parlamentari del Pdl si interrogano “sulle ragioni giuridiche che stanno alla base del protrarsi della sua detenzione”, aggiungendo che “non può certo valere la motivazione che Mario Rossetti non abbia voluto rendere deposizioni. L’interrogatorio è infatti uno strumento di difesa dell’imputato e non già un mezzo di pressione da utilizzare in maniera del tutto impropria”.
Tra l’altro la nota ricorda che Mario Rossetti ha subito “il blocco di tutti i conti correnti, misura che ha messo la moglie ed i figli nell’impossibilità di condurre una normale vita quotidiana”. “Siamo pronti – concludono Craxi e Straquadanio – a farci promotori di un’iniziativa politica per reclamare a gran voce la scarcerazione di Mario Rossetti, la cui ingiusta detenzione aggrava una vicenda che ha varcato i confini dell’assurdo”.
Che fine ha fatto Mario Rossetti?
“Oggi, forse (pare, si dice), la procura darà parere favorevole alla scarcerazione di Silvio Scaglia”. Inizia così l’articolo che Massimo de’ Manzoni dedica dalle colonne de “il Giornale” al fondatore di Fastweb, in cella a Rebibbia da 80 giorni. Manzoni sottolinea la necessità di “formule dubitative”, a proposito della scarcerazione, visto che finora “né il giudice per le indagini preliminari Aldo Morgigni (…), né il Tribunale del riesame si sono dimostrati propensi a rispettare la lettera e lo spirito del codice di procedura penale che disciplina la carcerazione preventiva”.
Ma il giornalista non se ne stupisce, tenuto conto – prosegue ancora – “della carcerazione preventiva usata in modo assolutamente improprio: come arma di pressione”. Manzoni ricorda poi, accanto a quello di Scaglia, il caso di Mario Rossetti, l’ex consigliere d’amministrazione e direttore finanziario di Fastweb, arrestato tre giorni prima di Scaglia, il 23 febbraio scorso, ma che “evidentemente come il suo capo, non ha soddisfatto le aspettative dei magistrati”.
Arrivando a concludere: “Mario Rossetti deve essere liberato assieme a Scaglia”.
Scaglia dal carcere: ‘La pena preventiva, una decisione incivile’
L’ex ad di Fastweb a Rebibbia da febbraio: “Non credo che accada in molti Paesi del mondo: la giustizia va riformata. Un gip fa l’interrogatorio per il Csm e l’interrogatorio salta. E’ normale?”
Il tempo dei giudici non è mai quello dei detenuti. Quanto sono lunghi settanta giorni, sedici ore, trentadue minuti e ventiquattro secondi? Silvio Scaglia arriva in questa stanzetta del carcere di Rebibbia.
Non è dimagrito. È in jeans scuri, una camicia chiara, un maglione beige. Qui, nel sottosuolo, passa una metro ogni tre minuti. Lui conta. Conta tutto. I passi, le sveglie, le notti, le pagine dei libri, i giorni di pioggia, il tempo perduto, quello ritrovato, le parole, i silenzi, le carte del processo, i respiri di tutti quelli in attesa di giudizio, la stecca dei condannati.
Lui conta, i magistrati no. Quando stai fuori il tempo non è circolare. Non si ferma. Scaglia conta gli uomini nella stanza: il direttore del carcere, l’ispettore e il parlamentare. Il terzo è Giorgio Stracquadanio, deputato Pdl.
L’ex signore di Fastweb, l’uomo che la giustizia accusa di conti sotterranei, riciclaggio, tasse non pagate e paradisi fiscali, il finanziere che aspetta un verdetto, stringe la mano al politico: «Ci siamo già conosciuti?». «Sono venuto a trovarla pochi giorni dopo l’arresto». «Mi scusi ma non ricordo nulla di quei giorni». Dicono che stare in carcere senza processo sia incivile. Forse. In Italia accade troppo spesso. La legge dice solo in casi eccezionali, per cautela, quando c’è pericolo di fuga o di inquinare le prove. Il sospetto è che il carcere venga visto come l’anticamera della confessione. Il direttore volta la testa, l’ispettore l’abbassa, l’onorevole guarda Scaglia e Scaglia resta muto.
Ci ha mai pensato?
«So solo che la giustizia dovrebbe essere rapida».
Lei sta diventando un caso?
«I casi sono tanti. A Marco Rossetti, mio coimputato, è andata peggio. È stato arrestato come me. In una notte gli sono stati bloccati tutti i conti correnti. La sua famiglia, moglie e figli, non aveva neppure i soldi per fare la spesa, mangiare, vestirsi. Vanno avanti con la solidarietà degli amici. Cos’è tutto questo, una pena preventiva? Me lo chiedo. Non credo che accada in molti Paesi del mondo».
Ha fiducia nella giustizia?
«Da quando sono qui ho capito qualcosa che mi sfuggiva. Prima sentivo parlare di riforma della giustizia e pensavo fossero chiacchiere politiche. Ora penso che la separazione delle carriere sia necessaria. Il sistema giudiziario italiano è un corpo unico, compatto, autoreferenziale. Non c’è un organo di controllo esterno e indipendente a cui appellarsi o che verifichi la sua azione».
È un discorso da manager?
«Può darsi. Ma cosa devo pensare quando leggo su un quotidiano che un gip non interroga perché è in campagna elettorale per il voto al Csm?».
Scaglia, lei è innocente?
«Sì, altrimenti…».
Altrimenti?
«Vivevo a Londra, restavo lì. Mi sono consegnato alla giustizia italiana».
Non è una prova di innocenza.
«Neppure di colpevolezza».
Perché lo ha fatto?
«Per il dovere e il diritto di difendermi. Per rispondere alle contestazioni e farlo più in fretta possibile».
Di solito quando uno si costituisce tenta di trattare delle condizioni. Io vi dico quello che so e voi vi impegnate a non utilizzare metodi coercitivi.
«Funziona così. Sarò un ingenuo ma non lo sapevo».
Come passa i giorni?
«Leggo, studio, guardo la tv. E questa è una novità».
La tv?
«Sì».
E le piace?
«No. La tecnologia corre. Ma non sappiamo cosa metterci dentro. Mancano i contenuti e quelli che ci sono si muovono rasoterra».
Lei è un innovatore.
«Ci provo».
Di cosa si occupa ora?
«Ho appena lanciato lo start up di Babelgum, che dovrebbe appunto fornire contenuti alla rete. Ho rilevato la casa discografica Emi in Cina e stiamo andando molto bene sul mercato interno».
E tutte queste cose le fa dal carcere?
«Se ne occupa mia figlia».
A Shangai il governo ha aperto il padiglione degli innovatori italiani.
«Mi piacerebbe vederlo».
C’è tempo fino a agosto.
«Sessanta giorni. Mi raccomando saluti tutti gli amici che si stanno battendo per me sul sito www.silvioscaglia.it. Li sento vicini».