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Panorama Economy: “Un anno di libertà negata”


Il settimanale diretto da Giorgio Mulè dedica un ampio servizio ai “colletti bianchi” del processo per la “frode Carosello”, dando voce ai legali difensori, a quasi un anno di distanza dai provvedimenti di custodia cautelare. Perché, scrive il giornale, “le ragioni per la limitazione della libertà sono scadute da tempo”. Mentre sull’intera vicenda “è caduto un inquietante cono d’ombra


 

 

Un anno fa, nel febbraio 2010, Silvio Scaglia, ai Caraibi, per una breve vacanza con moglie e alcuni amici, venne raggiunto da una notizia che, al momento, gli fece probabilmente l’effetto di un pesce d’aprile fuori stagione”. Inizia così l’ampio servizio che Panorama Economy dedica ai “colletti bianchi” del processo per la “frode Carosello”, a circa un anno di distanza dai provvedimenti di custodia cautelare, per i quali – sottolinea il settimanale – “le ragioni per la limitazione della libertà sono cadute da tempo”.


Scaglia, si sa – prosegue l’articolo –, reagì come farebbe chiunque crede nella giustizia, così come è e dev’essere amministrata in un Paese civile: organizzò il viaggio di rientro per arrivare il più in fretta possibile in Italia, mettersi a disposizione degli inquirenti sia per chiarire la sua posizione sia per contribuire, con la sua conoscenza del business, alla buona riuscita delle indagini. Una scelta doverosa, ma non la migliore, a giudicare dal seguito”.


Scaglia, infatti, nonostante il suo rientro precipitoso, dopo aver trascorso tre mesi di carcere, si trova tuttora ristretto da circa nove mesi ai domiciliari in Val d’Ayas. Ma in quest’anno l’ex fondatore di Fastweb, sottolinea il servizio, “è stato sentito dagli inquirenti in una sola occasione, su sua richiesta, ad aprile 2010”. Poi il silenzio, il vuoto, l’impossibilità di chiarire altri elementi. E ciò a fronte del venir meno dei presupposti per la limitazione della libertà personale: l’impossibilità di inquinamento della prove “ormai acquisite dal giudice competente” o il rischio di “reiterazione del reato” visto che Scaglia “non ricopre più alcun incarico in Fastweb”.


Adesso il procedimento è entrato nel vivo con un calendario di udienze che, a partire dal 16 febbraio, vedrà sfilare i primi testi per gli interrogatori. “In quella sede – si legge ancora – si potrà stabilire l’innocenza o la colpevolezza di singoli imputati”. “Ma, nel frattempo, si pone un problema di libertà negata che ha il sapore della condanna preventiva”. Per questo – insiste l’articolo – dando voce alla difesa dei singoli imputati si vuole accendere un riflettore su una vicenda su cui è caduto un inquietante cono d’ombra.


Una “parola alla difesa” cui anche il blog intende dare il suo contributo con la pubblicazione nei prossimi giorni delle interviste rilasciate dai diversi legali dei “colletti bianchi”.


Dalla Cassazione un terzo annullamento a favore di Catanzariti

Non vi sono ragioni sufficienti per privare della libertà personale l’ingegner Antonio Catanzariti, l’ex manager di Telecom Italia Sparkle, coinvolto nel processo per la “frode Carosello” e tuttora agli arresti domiciliari


Court of Cassation




È quanto stabilito dalla Terza Sezione della Cassazione che ieri ha “annullato con rinvio”, per la terza volta consecutiva nel giro di pochi mesi, il provvedimento del Tribunale della libertà che aveva confermato la decisione del GIP, su richiesta della Procura, in relazione alle esigenze di custodia cautelare. L’avvocato Giaquinto: “Mi rivolgerò direttamente al Tribunale ordinario per chiedere la scarcerazione, forse già nella prossima udienza del 16 febbraio”.



Si tratta di un altro punto a favore della difesa dell’ex responsabile carrier sales Italy di TIS, dopo che già due volte in precedenza la Suprema Corte aveva rigettato l’ordinanza del Riesame. Spiega l’avvocato difensore Giovanni Maria Giaquinto: “Resto in attesa delle motivazioni della Cassazione, ma posso già anticipare che con questo provvedimento, cioè il terzo annullamento con rinvio della decisione del Riesame, mi rivolgerò a questo punto anche direttamente al Tribunale ordinario per chiedere la scarcerazione del mio assistito. Se possibile articolerò la richiesta di revoca già alla prossima udienza del 16 febbraio, chiedendo che ci si attenga al ‘dictum’ della Cassazione”.


È evidente – aggiunge il legale – che per la terza volta la Suprema Corte ci sta dando ragione: non vi sono motivi attuali e concreti per ritenere necessari gli arresti, sia in relazione al rischio di inquinamento probatorio, sia in relazione alla possibilità di reiterazione del reato”.


Diversamente da altri manager tlc, l’ingegner Catanzariti verrà processato separatamente per i reati di “associazione” e “frode fiscale” dei quali è accusato, poiché fin dallo scorso agosto aveva ottenuto la libertà per la presunta evasione fiscale, motivo per cui il GIP aveva respinto nei suoi confronti la richiesta di rito immediato avanzata dai PM. Salvo ripristinarlo per la sola “associazione”, su ulteriore richiesta della Procura.


In ogni caso, l’orientamento che emerge dalle pronunce della Cassazione apre uno spiraglio a favore delle posizioni dei “colletti bianchi” di Fastweb e di TIS coinvolti nell’inchiesta: per tutti appaiono sempre meno convincenti i motivi per protrarre la limitazione della libertà personale a quasi un anno dagli arresti.


“Frode Carosello”. Dopo Arigoni e Murri tocca a Di Girolamo


Dal 16 febbraio cominciano gli interrogatori. L’elenco continua con Toseroni e Crudele



La lunga pausa del “Processo Carosello”, come già anticipato, terminerà solo il 16 febbraio, quando finalmente, entrerà nel vivo la fase dibattimentale. Va ricordato che, giusto una settimana dopo, sarà passato un anno esatto dall’emissione dei provvedimenti cautelari nei confronti dell’ingegner Silvio Scaglia che, rientrato in Italia il 26 febbraio e detenuto nel carcere di Rebibbia per tre mesi, è sottoposto al regime degli arresti domiciliari in Val d’Ayas dal 17 maggio scorso, senza che ormai ricorrano gli estremi della carcerazione preventiva.


Il 16 febbraio, davanti al Collegio giudicante della Prima Sezione Penale del Tribunale di Roma, dovrebbe cominciare la sfilata degli interrogatori. Il primo sarà, com’è noto, quello di Fabio Arigoni, già amministratore di Telefox e Telefox International, società costituite nell’ambito dell’operazione Phuncard.


Dopo Arigoni, l’audizione proseguirà con Augusto Murri che dovrà riferire, tra l’altro, in merito “alla costituzione delle società panamensi e all’estero”. Seguirà, sempre nelle vesti di indagato in reato connesso, la testimonianza dell’ex senatore Nicola Paolo Di Girolamo per riferire “in ordine tra l’altro sulle attività di riciclaggio… sui rapporti con Focarelli Carlo… sulle circostanze relative alla candidatura al Senato dello stesso Di Girolamo...”. Dopo sarà la volta di Marco Toseroni. Infine, è stata fissata la convocazione di Giuseppe Crudele, già dipendente di Fastweb, per riferire, recita la richiesta della Procura, “in merito alla gestione dell’operazione Traffico Telefonico all’interno di Fastweb”, al rapporto con Carlo Focarelli ed ai rapporti avuti con dirigenti di Telecom Italia Sparkle.


Non è difficile prevedere che queste testimonianze occuperanno le udienze previste per il mese di febbraio, fissate per i giorni 16, 18, 23, 25 e 28.


Intanto il Collegio ha aggiornato il calendario delle udienze.

  • marzo: 1, 3, 9, 10, 11, 16, 18, 25, 28, 29, 30 e 31;
  • aprile: 7, 8, 26, 27 e 29;
  • maggio: 2,3,5, 17,20, 23, 25, 26, 30 e 31.


“Frode Carosello”. Slitta l’udienza


Si riprenderà il 16 febbraio: dopo Fabio Arigoni, sarà interrogato Augusto Murri


Slitta ancora l’inizio della fase dibattimentale del processo per la “Frode Carosello”. L’ottava udienza, che doveva essere dedicata all’audizione del primo teste convocato dalla Procura, Fabio Arigoni, è stato rinviato per il legittimo impedimento del difensore, impegnato in un interrogatorio di garanzia al tribunale di Napoli. Non si terrà nemmeno l’udienza già prevista per il 3 febbraio prossimo.


Il calendario del processo, dunque, slitta al 16 febbraio prossimo. Solo in quell’occasione, quindi, il collegio esaminerà le eccezioni presentate dalle difese sulle prove prodotte dalla Procura. Poi, nella stessa mattinata, inizierà la testimonianza di Fabio Arigoni, già Ad di Telefox, cui seguirà quello di Augusto Murri.


Prossima udienza il 1° febbraio


Dopo l’ordinanza del Collegio dei giudici sull’ammissione delle prove il procedimento proseguirà l’interrogatorio del primo testimone Fabio Arigoni, ex Ad di Telefox e Telefox International





Slittata l’ottava udienza prevista per oggi, il processo per la “frode Carosello” riprenderà il prossimo martedì 1° febbraio. Il primo passaggio in aula sarà relativo all’ordinanza del Collegio dei giudici che indicherà quali prove il Tribunale intende ammettere o respingere al dibattimento. Le ultime due udienze sono infatti state dedicate alla presentazione dell’intero quadro delle richieste probatorie avanzate dai PM e alle successive obiezioni o richieste di integrazione dei materiali da parte degli avvocati difensori.




In particolare, i legali hanno eccepito che all’attenzione della Corte venga sottoposto tutto, e non solo parte, del materiale raccolto dalla Procura, compreso quello ancora da “decrittare” con l’ausilio di tecnici, e i supporti informatici prodotti dal consulente Genchi (comprensivi di email e chat).


Dopo la lettura dell’ordinanza inizierà l’istruttoria dibattimentale con l’interrogatorio del primo testimone richiesto dalla pubblica accusa. Si tratta di Fabio Arigoni, ex amministratore delegato di Telefox e Telefox Int.


Il calendario delle udienze di febbraio: 1, 3, 16, 18, 23, 25, 28.


“Ci vuole la trascrizione di tutte le intercettazioni”


Settima udienza. La difesa di Scaglia: all’attenzione della Corte deve esserci il materiale integrale


Le prove prodotte dalla Procura sono state al centro della settima udienza per il processo sulla “frode Carosello”. Al proposito, non sono mancate le obiezioni da parte delle difese.


Innanzitutto, è stato eccepito, da parte di alcuni legali (in particolare degli indagati sottoposti alle misure cautelari più dure) che non c’è chiarezza sulla data di iscrizione al registro degli indagati per i diversi reati, elemento decisivo per verificare la validità degli atti di indagine.


La difesa di Silvio Scaglia, al contrario, si è soffermata sul tema delle intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, e dei supporti informatici depositati dalla Procura. Nulla da eccepire su quanto prodotto, semmai su quanto non è stato presentato dalla pubblica accusa.


La richiesta della difesa è che venga sottoposto all’attenzione della Corte tutto il materiale raccolto dagli inquirenti, anche quello che potrà essere decrittato solo con l’ausilio di tecnici specializzati. E dovranno essere presentati pure supporti informatici (compresi email e chat) affidati al consulente Genchi.


Il quadro probatorio, insomma, dovrà essere a disposizione del Collegio giudicante in forma integrale: all’interno di questo materiale, infatti, ci potrebbero essere elementi di interesse per il Collegio. Allo stesso scopo le difese, compresi i difensori dell’ingegner Silvio Scaglia, hanno chiesto che vengano prodotte le traduzioni delle rogatorie internazionali effettuate nel corso dell’indagine.


Giancarlo Mazzuca: “Per Scaglia firmerei anche un manifesto”

Per il deputato del Pdl, ex direttore di quotidiani: “Il suo caso sembra già un’espiazione. Rispetto le sentenze, ma dovrebbe andare a processo da persona libera




Non ho l’abitudine di firmare i manifesti degli intellettuali, ma se qualcuno lo facesse per chiedere la liberazione di Silvio Scaglia lo sottoscriverei”. Parla così Giancarlo Mazzuca, ex direttore di quotidiani come Il Resto del Carlino e Il Giorno, oggi deputato del Pdl, di cui è responsabile Comunicazione al gruppo della Camera e membro della Vigilanza RAI.


A distanza di quasi un anno dal suo arresto – che ricordo bene – mi sembra abbia diritto a presentarsi al procedimento da persona libera. Sono uno che rispetta le sentenze, se venisse condannato non aprirei bocca, ma in questo caso mi sembra che stia subendo un’espiazione preventiva. Prima di punire qualcuno, ci vuole una sentenza”.




On. Mazzuca, perché in Italia succede questo?

Sono convinto che una riforma della giustizia sia sempre più urgente e mi auguro che si faccia in tempi brevi. Ci sono casi in cui si finisce perseguitati, altri in cui si percepisce di una sorta di strana clemenza, che offende la coscienza dei cittadini. È una giustizia che va rimessa in sesto.


Nel caso di Scaglia?

Sappiamo che è rientrato dall’estero per spiegarsi con i giudici: di questi tempi in Italia andrebbe considerato un merito, invece nel suo caso è subito finito agli arresti, da quasi un anno, come accennavo poc’anzi. Del resto, se Scaglia avesse voluto nascondere qualcosa lo avrebbe fatto. Invece si è comportato in modo limpido…


C’è un ampio ritratto di Scaglia, in un suo libro dal titolo “I signori di Internet” pubblicato qualche anno fa. Che impressione ne ebbe incontrandolo?

Il libro fu scritto in pieno boom di Internet, erano gli anni d’oro della new economy. Feci parecchie interviste ai cosiddetti “faraoni del web” e a colpirmi di Scaglia fu innanzitutto il suo incontenibile entusiasmo. Mi apparve un uomo determinato e deciso, aveva le idee chiare e infatti ha saputo costruire una grande azienda, a differenza di altre storie dell’epoca che si sono sgonfiate. Per questo lo ricordo con grande stima e gli auguro di potersi presentare al processo senza essere privato della libertà personale.


Dalla Cassazione ancora un annullamento per Catanzariti


I giudici della Suprema Corte hanno annullato ieri, per la seconda volta, il provvedimento del Tribunale della Libertà sulle esigenze di custodia cautelare nel confronti dell’ex manager di TIS. Ora il Riesame dovrà tornare ad esprimersi. Ma intanto l’avvocato Giaquinto preannuncia: “In una prossima udienza chiederò ai giudici del Tribunale di Roma la revoca dei domiciliari per il mio assistito




Antonio Catanzariti potrebbe presto tornare libero. Per l’ex manager di TIS, imputato al processo per la “frode Carosello” e attualmente agli arresti domiciliari, non sussistono ragioni sufficienti per privarlo della libertà personale.


È quanto ha stabilito ieri la Suprema Corte, annullando un provvedimento del Tribunale della Libertà che aveva invece confermato le esigenze di custodia cautelare, richiesta a suo tempo dalla Procura e confermata dal GIP. Ora toccherà nuovamente al Tribunale del Riesame tornare ad esprimersi.


Va sottolineato che non è la prima volta che la Cassazione decide in tal senso, proprio nei confronti dell’ex responsabile carrier sales Italy di TIS. Spiega il suo legale, l’avvocato Giovanni Maria Giaquinto, “Già lo scorso giugno 2010 la Cassazione ci aveva dato ragione, annullando quanto sostenuto dal Tribunale del Riesame, sia sotto il profilo del rischio di inquinamento delle prove, sia rispetto alla possibile reiterazione del reato. Di questo ultimo provvedimento, del quale attendiamo di leggere le motivazioni nelle prossime settimane, si può però già dire che, per la seconda volta, vede accolte le nostre istanze, e cioè che non esiste alcuna ragione ‘attuale e concreta’, come prevede il codice, che giustifichi il permanere degli arresti”.


Si tratta dunque di un punto forte, a favore della difesa di Catanzariti, che potrebbe riverberarsi positivamente su tutti gli altri manager tlc, da quasi un anno privati della libertà personale. “Si è aperto uno spiraglio importante – prosegue l’avvocato Giaquinto – e posso già anticipare che in una delle prossime udienze del processo formalizzeremo ai giudici del Tribunale una richiesta di revoca dei domiciliari”.


Va ricordato che, differenza degli altri manager tlc, Catanzariti verrà processato separatamente per i due reati dei quali è accusato: delitto associativo e frode fiscale. Questo perché, lo scorso 10 agosto 2010, l’ex manager di TIS aveva già ottenuto la libertà per la presunta evasione dell’Iva, stante la scadenza dei termini di custodia, motivo per cui il GIP Paolicelli aveva respinto il giudizio immediato chiesto dalla Procura. Salvo poi, su ulteriore intervento dei PM, ripristinarlo per la sola “associazione”.


Frode Carosello, il processo entra nel vivo


All’udienza del 26 gennaio, l’ammissione delle prove di accusa e difesa




Un volta esaurite le eccezioni procedurali, il processo per la frode Carosello entra  nel vivo. Il giorno 26 gennaio, infatti, si procederà al giudizio di ammissione delle prove prodotte dall’accusa e dalla difesa. Poi si avvierà finalmente la fase dibattimentale, in cui verranno ascoltati i testi prodotti dalle parti.



Sarà, in pratica, il primo confronto sul merito della vicenda, dopo la decisione di procedere al rito immediato. Una decisione che, si legge nell’ordinanza con cui il Collegio giudicante ha respinto le eccezioni delle difese, “non può considerarsi il frutto di un provvedimento obbligato ed acritico del GIP ma consegue solo all’esito di quel complesso iter procedimentale che ha posto il prevenuto in condizione di esercitare un valido contraddittorio su tutti i presupposti della misura cautelare, sotto il duplice profilo dei gravi indizi e delle esigenze cautelari”.



In vista dell’avvio della fase dibattimentale, il Blog ha deciso di mettere a disposizione del pubblico una carrellata sui cosiddetti “gravi indizi” così come sono emersi dagli interrogatori nel corso dei cosiddetti “colletti bianchi”, ovvero i vertici delle società telefoniche Fastweb e Telecom Italia Sparkle.


Per questo motivo nei prossimi giorni pubblicheremo ampi stralci dai verbali dei manager, soprattutto per capire se e in quale misura l’inchiesta abbia approfondito la natura del business telefonico contestato e i meccanismi di governance e di gestione di una società del settore.


Anche Scaglia simbolo di giustizia negata


Adriano Sofri scende in campo sulla condizione delle carceri





Anno 2011, il carcere dopo Cristo”. Adriano Sofri, dalle colonne di Repubblica lancia un disperato appello sulla situazione delle carceri italiane, accendendo i riflettori su una  situazione esplosiva. A chiusura del suo appello, Sofri fa riferimento alla situazione di alcuni casi esemplari, oggetto delle cronache politiche-giudiziarie, tra cui promuove l’ingegner Silvio Scaglia assieme ad altri personaggi famosi, comunque sotto i riflettori.





Ma l’intento è lodevole: riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica, continuamente sviata da emozioni forti, politicamente mirate e intellettualmente non sempre oneste, il tema della giustizia negata. Cosa che riguarda un “colletto bianco” come Silvio Scaglia, da quasi un anno privato della libertà personale per “gravi indizi” mai sottoposti ad un serio esame, degno di una società civile, così come tutti i cittadini che, sottolinea Sofri, “dovrebbero inquietarsi delle condizioni delle carceri anche se immaginano, buon per loro, di non doverci finire mai”. Ma che assume un valore particolare per “quei 70mila detenuti, senza faccia, senza nome – se non nelle statistiche sui decessi – con la loro branda a castello e il loro fornelletto da sniffare e farsi il caffè, prima che gli tolgano anche quello”.


È difficile che l’ingegner Scaglia possa rallegrarsi per il fatto di essere stato “promosso” da Sofri al rango di caso giudiziario di scuola, emblematico del funzionamento della macchina giudiziaria italiana (non parliamo di giustizia, per carità). Più facile che l’ingegnere, che ha provato sulla sua pelle per tre mesi le condizioni di vita a Rebibbia, sia sensibile e solidale nei confronti di detenuti, magari per reati lievi, che sono alla balìa di provvedimenti di legge ispirati più all’opportunità politica che alla volontà di render giustizia.


Una situazione che non riguarda solo il Parlamento dove, spiega Sofri, in questi anni si è legiferato in questi anni all’insegna di emozioni e di sussulti emotivi, ma anche la giurisprudenza, ad ogni livello, che tiene in massimo grado conto delle esigenze dell’accusa, ma non dei diritti degli imputati. Al punto che Scaglia si avvia a “festeggiare” (si fa per dire), un anno di mancata libertà da quando decise di presentarsi spontaneamente per aiutare a far luce sulla “frode Carosello”. In questo senso c’è un filo comune che lega le ordinarie violenze della realtà carceraria contro i più umili a quanto sta subendo il fondatore di Fastweb. Insomma: “L’ingiustizia è uguale per tutti”.


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“Questo Blog è dedicato alla figura di Silvio Scaglia, imprenditore ed innovatore, protagonista di start up (Omnitel, Fastweb, Babelgum) oggi impegnato in nuove sfide come il rilancio de La Perla, marchio storico del made in Italy. E' un luogo di informazione e di dibattito per tutti gli stakeholders (dipendenti, collaboratori, clienti) ma anche comuni cittadini che hanno seguito le vicende in cui Scaglia, innocente, si è trovato coinvolto fino alla piena assoluzione da parte della giustizia italiana.” - Stefania Valenti, Chief Executive Officer Elite World